[ 05 marzo 2010 ]
Stabilimento Merloni di Nocera Umbra
4 marzo: Cronaca di una bella assemblea operaia
Un’assemblea in cui il COMITATO DEI LAVORATORI ha dato una lezione di democrazia ai sindacalisti, dando la parola a tutti, lasciando che si esprimessero le opinioni, le proposte, la rabbia e il dissenso. In altri tempi si sarebbe detto: “una manifestazione dell’autonomia operaia”, di cui il COMITATO è perno e voce.
Abbiamo seguito le lotte in corso in tutt’Italia, le loro difficoltà e i loro limiti, e ci sentiamo di affermare che la battaglia del COMITATO della Merloni di Nocera Umbra è senz’altro tra le più avanzate, non fosse altro perché è il solo caso che conosciamo di autorganizzazione dal basso degli operai medesimi.
Per questo occorre sostenere questi operai, non lasciarli soli, non far spegnere la loro fiaccola di dignità. Fate circolare quest’articolo se potete.
Inviate la vostra solidarietà al loro blog: http://colavmerloni.wordpress.com/
Guarda il video autoprodotto dal Comitato: http://www.youtube.com/watch?v=VGSSmGUkkH8
Da molti mesi la grande fabbrica di elettrodomestici “Ardo”, gruppo di proprietà di Mario Merloni è chiusa. Da allora fallimento, commissariamento e cassa integrazione per i mille operai. Era una fabbrica dove si lavorava duro, quando erano molti i giovani che non ce l’hanno fatta a resistere ai ritmi disumani di produzione, mentre chi è restato ha sopportato tanti sacrifici per poter tirare a campare.
Il “modello marchigiano” esportato in Umbria. I sindacati, CISL anzitutto, hanno assicurato al padrone che i lavoratori ubbidissero in silenzio. In questo impianto più che altrove il sindacato si è rivelato uno strumento per ammansire il gregge o, peggio ancora, come una specie di polizia politica per conservare l’ordine e la disciplina, schedando ed emarginando i pochi ribelli.
Un sindacato di questa fatta, davanti alla chiusura, invece di chiamare alla resistenza e alla lotta, ha cincischiato, ha giocato al ribasso, sperando in una qualche soluzione, anche al ribasso. CGIL, CISL e UIL non hanno nemmeno chiamato tutti i lavoratori della regione alla solidarietà, hanno evitato di indire lo sciopero generale. Ma se i sindacalisti fossero stati solo pompieri sarebbe stato il minimo. Essi sono ricorsi all’inganno, mai dicendo davvero le cose come stavano e sempre presentando agli operai gli accordicchi come fatto compiuto, sempre evitando di rimettere ai lavoratori, titolari della sovranità decisionale, il diritto di dire sì o no.
Contro quest’andazzo, quaranta giorni fa, un gruppo di operaie e di operai, hanno autonomamente occupato lo stanzone che era dei guardiani della fabbrica, adiacente al grande stabilimento. Si sono costituti in COMITATO DEI LAVORATORI. Da allora sono in presidio permanente, giorno e notte.
Attorno alla loro lotta è stato costruito ad arte una specie di cordone sanitario. La stessa FIOM terrritoriale, che a parole dice di difendere l’autonomia dei lavoratori e che ogni decisione sindacale dev’essere sottoposta democraticamente al vaglio dei lavoratori, non ha mosso un dito per sostenere il COMITATO. Dietro le quinte ha anzi tramato per isolare gli operai in lotta, nella speranza che la loro sarebbe stata una sfuriata, che avrebbero mollato presto.
Ma non è andata così. Ieri sera il COMITATO, sfidando il boicottaggio sindacale, ha promosso un’assemblea aperta. La sala era strapiena. Quanti eravamo? centocinquanta, forse più. Solo dal numero, prima ancora che iniziassero gli interventi, si capiva che era un successo e si sentiva la soddisfazione dei promotori. In grande maggioranza operaie e operai della Merloni, i mariti o le mogli degli operai.
Un’assemblea in cui il COMITATO DEI LAVORATORI ha dato una lezione di democrazia ai sindacalisti, dando la parola a tutti, lasciando che si esprimessero le opinioni, le proposte, la rabbia e il dissenso. In altri tempi si sarebbe detto: “una manifestazione dell’autonomia operaia”, di cui il COMITATO è perno e voce.
Abbiamo seguito le lotte in corso in tutt’Italia, le loro difficoltà e i loro limiti, e ci sentiamo di affermare che la battaglia del COMITATO della Merloni di Nocera Umbra è senz’altro tra le più avanzate, non fosse altro perché è il solo caso che conosciamo di autorganizzazione dal basso degli operai medesimi.
Non è stato quindi difficile che si esprimessero posizioni di denuncia delle posizioni remissive e arrendevoli (come minimo) dei sindacati. Pur invitati CISL e UIL neanche sono venuti. Ostinati come sono a non dare legittimità al COMITATO DEI LAVORATORI. C’era la FIOM territoriale, il cui rappresentante ha fatto discorsi fumosi e pelosi, ma tuti lo hanno capito, fino ad esprimere apertamente un rancore cresciuto negli anni. Farfugliano parole sconnesse il rappresentante della FIOM ha giustificato l’esclusione del COMITATO dal tavolo delle trattative. Sarà il caso che Rinaldini e Cremaschi si occupino dell’operato dei loro funzionari in loco.
Nonostante il boicottaggio c’erano, a portare la loro solidarietà, molti sindaci del comprensorio e non solo. C’era il consigliere provinciale del PRC. Tutti convinti che si debba andare allo sciopero generale regionale e che non si debba firmare un “accordo bidone”. Hanno preso la parola anche altre realtà associative, e c’era pure il Vescovo di Nocera Umbra.
Una bella assemblea insomma. Certo la battaglia per far riaprire la fabbrica sarà dura e lunga. Adesso si vocifera di un “Accordo di Programma”, di cui non si conoscono però i termini. Il sospetto, fondato, è che sia appunto un accordo a perdere, che non garantirà i posti di lavoro, se non per una piccola parte. E non sarà facile, evitare la divisione dei lavoratori. Non sarà facile nemmeno che il COMITATO resista. Per questo c’è bisogno di far conoscere la loro lotta. Non lasciamoli soli. Vi terremo informati.
Report dei compagni di Foligno di Rivoluzione Democratica
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