[ 5 ottobre 2018 ]
Giorni addietro il "socialista" Commissario agli affari economici e finanziari della Commissione europea Pierre Moscovici ci era già andato giù pesante col governo giallo-verde:
Giorni addietro il "socialista" Commissario agli affari economici e finanziari della Commissione europea Pierre Moscovici ci era già andato giù pesante col governo giallo-verde:
«Gli italiani hanno fatto la scelta di un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio, tenta di sbarazzarsi degli obblighi europei».Ricordiamo, en passant, quanto Moscovici affermò il 12 settembre dando la sua spintarella allo spread: «non c’è Hitler ma dei piccoli Mussolini».
Ieri il nostro è tornato all'attacco rilasciando un'intervista a Le Monde. Egli ha parlato di molte questioni, ma l'affondo micidiale l'ha fatto contro i "populismi" e rimettendo sotto accusa il governo italiano.
Dato che così l'Unione non può andare avanti (e se arriva uno shock esogeno è destinata ad una rapida decomposizione) due due e solo due sono le vie d'uscita: la prima, "unionista", è quella che spinge per un salto verso gli Stati Uniti d'Europa e l'altra, "sovranista" la quale, scontando l'inesorabile tramonto della Ue, rimette al centro del gioco gli stati nazionali.
Non ci piace affatto Moscovici, ma le paure degli eurocrati a cui egli da voce non sono solo fuffetta propagandistica. Propagandistica è la tecnica di demonizzare il nemico, dietro c'è però un indiscutibile senso di realtà, la presa d'atto d'una tendenza oggettiva, quella al decesso dell'Unione europea.
A noi non piacciono, ovviamente, neanche la Le Pen, i Viktor Orban, i Kaczyinski o i Salvini. Ciò non toglie che la spinta "sovranista" che essi rappresentano è, come minimo, un "male minore" rispetto all'idea di fare della Ue un super-stato che sarebbe ancor meno democratico e ancor più oligarchico e imperialista di quanto i "populisti" hanno in testa.
In secondo luogo, vero è che il campo dei populismi è oggi in gran parte (non dappertutto, tantomeno in Italia) presidiato da partiti di destra. La risposta non può essere quella di mollare il campo populista per regalare su un piatto d'argento alle forze reazionarie l'egemonia. La risposta giusta è sfidare i "sovranisti" di destra per strappargli l'egemonia nel campo populista, che oggi è il solo in cui radicare un'opposizione popolare e patriottica.
«C’è una sfida esistenziale a cui deve far fronte l’Europa. Per la prima volta nella storia, la sua esistenza è minacciata: può implodere o essere sovvertita da responsabili di estrema destra, Matteo Salvini, Marine Le Pen o Viktor Orban... L’Europa è a un bivio: se non facciamo niente, gli Orban, i Salvini, i Kaczyinski, i Le Pen disegneranno un’Europa dove la giustizia e la stampa saranno sotto controllo, gli stranieri stigmatizzati, le minoranze minacciate. Populisti per gli uni, nazionalisti per gli altri, tutti questi leader di estrema destra sono per me i nemici delle democrazie aperte e liberali che abbiamo costruito dal 1945 per garantire la pace... Se non facciamo niente la giustizia e la stampa saranno sotto controllo, gli stranieri stigmatizzati, le minoranze minacciate».Moscovici, per nome e per conto dell'élite eurocratica, si fa quindi primo alfiere della crociata, tutta politica, per "salvare la Ue". Insistiamo, tutta POLITICA. Essa, apparentemente, si gioca sui decimali di sforamento di deficit e debito, invece è di carattere strategico e politico.
Dato che così l'Unione non può andare avanti (e se arriva uno shock esogeno è destinata ad una rapida decomposizione) due due e solo due sono le vie d'uscita: la prima, "unionista", è quella che spinge per un salto verso gli Stati Uniti d'Europa e l'altra, "sovranista" la quale, scontando l'inesorabile tramonto della Ue, rimette al centro del gioco gli stati nazionali.
Non ci piace affatto Moscovici, ma le paure degli eurocrati a cui egli da voce non sono solo fuffetta propagandistica. Propagandistica è la tecnica di demonizzare il nemico, dietro c'è però un indiscutibile senso di realtà, la presa d'atto d'una tendenza oggettiva, quella al decesso dell'Unione europea.
A noi non piacciono, ovviamente, neanche la Le Pen, i Viktor Orban, i Kaczyinski o i Salvini. Ciò non toglie che la spinta "sovranista" che essi rappresentano è, come minimo, un "male minore" rispetto all'idea di fare della Ue un super-stato che sarebbe ancor meno democratico e ancor più oligarchico e imperialista di quanto i "populisti" hanno in testa.
In secondo luogo, vero è che il campo dei populismi è oggi in gran parte (non dappertutto, tantomeno in Italia) presidiato da partiti di destra. La risposta non può essere quella di mollare il campo populista per regalare su un piatto d'argento alle forze reazionarie l'egemonia. La risposta giusta è sfidare i "sovranisti" di destra per strappargli l'egemonia nel campo populista, che oggi è il solo in cui radicare un'opposizione popolare e patriottica.
3 commenti:
Concordo con la diagnosi e la prognosi.
Tutto è meglio dell'eventualità che dalla sua crisi questa Unione ne esca potenziata e rafforzata.
Se invece essa si sfascia e i sovranismi di destra salissero al potere, tali e tante sarebbero le contraddizioni sociali e le sfide e e i drammatici problemi che essi avrebbero davanti, che ciò aprirebbe una fase di scontri e conflitti che sono il solo contesto che può aprire spazi alle forze popolari rivoluzionarie.
Il problema non è questo (non attardiamoci ancora ad aspettare chissà quali conversioni a sinistra).
Il problema è come, a partire dalle forze che ci sono, gettare le fondamenta di un partito di massa.
Siamo terribilmente indietro.
Direi che meglio di così non potevate spiegarlo, chi non vuol capire non capirà.
Siamo fra l'incudine ed il martello ma comunque ad un bivio. O la rivincita del deep state col rilancio velleitario dell'unipolarismo USA di cui l'UE è emanazione e la costituzione di una unionicchia molto scalcinata ma dolorosa, o la via che mette centro gli stati nazionali.
Leggo che l'uomo di Trump passa col soccorso dei dem. Segno che nella battaglia non tutti sono voluti arrivare fino in fondo e che molti sono pronti a riallinearsi nell'una o l'altra ipotesi.
Un rapido riallineamento e ciò che temo di più, una svolta rapida dal globalismo al sovranismo lascerebbe la transizione tutta interna al campo a noi avverso. Speriamo dunque che il vecchio establishment perda ma opponendo una fiera resistenza.
Giovanni
MoscoWC
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