[ 1 ottobre 2018 ]
La premessa scontata è che il rossobrunismo è una bufala inventata dalla sinistra globalista e genuflessa al capitale finanziario, quella millantata sinistra che ha svenduto le ragioni dei lavoratori e dei ceti produttivi agli interessi dell'estremismo capitalista e della finanza speculativa, quella sinistra che ha colpevolmente confuso e incentivato a confondere l'inter-nazionalismo dei lavoratori con il cosmopolitismo del capitale, quella stessa sinistra incidentata e sinistrata che ha barattato i diritti reali delle persone con i diritti civili degli individui, la sinistra che oggi, con un pizzico di spudoratezza, manifesta contro un un governo certamente discutibile e contraddittorio anche se oggettivamente in discontinuità con i governi che lo hanno preceduto del corso della cosiddetta Seconda Repubblica.
Ma codesta "sinistra" è dimentica di aver bollato come plebee e cialtrone le istanze legittime di ceti popolari che invocavano semplicemente lavoro e giustizia sociale, mentre i carrieristi a tinte rosse, pasdaran del pareggio di bilancio, accumulavano patrimoni e posizioni di privilegio, e, in ossequio agli ordini del capitale, condannavano alla miseria e alla nullità esistenziale intere generazioni.
Ma andiamo al dunque, e al mio polemico riconoscermi nella definizione di revisionista rossobruno.
Sono ROSSOBRUNO perché lo fu Che Guevara, quando nel discorso all’Assemblea Generale dell’ONU dell’11 dicembre 1964 pronunciò il famoso motto "Patria o muerte!".
Pochi sinistroidi sono a conoscenza del fatto che la Rivoluzione Cubana (oggetto della mia tesi di laurea) fu innanzitutto una rivoluzione nazionale, patriottica e anti-imperialista, pur riconoscendo il contributo de Partito Comunista Cubano, e che Fidel Castro diventò comunista successivamente alla presa del potere.
Sono ROSSOBRUNO perché l'AUTODETERMINAZIONE dei POPOLI, ovvero il diritto di un popolo a decidere del proprio destino nella propria terra, è la premessa della Sovranità Popolare, a sua volta premessa per lo sviluppo di una prospettiva di una società socialista, di libertà ed uguaglianza sociale.
Sono ROSSOBRUNO perché sono un populista, e affermo il populismo come una opzione, alternativa ad altre populiste, unica per la costruzione del politico verso il Socialismo.
Populista fu Che Guevara quando scrisse "La caduta di Peron mi tocca molto. [...] Con lui l’Argentina svolgeva, per noi che localizziamo il nemico a nord, il ruolo di paladino del nostro pensiero."
Populisti sono stati Chàvez, Evo Morales, Lula da Silva, ed io mi dichiaro populista insieme a loro.
Sono talmente ROSSOBRUNO da considerare la Costituzione Italiana del 1948 come il documento politico più evolutivo e ideologicamente pregnante di tutto il Novecento italiano, faro luminoso a indicare la rotta verso la democrazia e il socialismo, mentre i sinistri italiani agli ordini della finanza di JP Morgan hanno provato a rottamarla.
Sono ROSSOBRUNO come lo fu Pier Paolo Pasolini, quando la sua geniale e profetica diffidenza gli fecero prendere le distanze dai sessantottini figli di papà schierandosi con i poliziotti proletari;
anni dopo i ribelli dell'illimitatezza del desiderio diventarono classe dirigente nella sinistra e nel Paese, contro il Paese e gli interessi nazionali e popolari e a difesa del capitale globalizzato.
Sono e resterò ROSSOBRUNO fin quando gli imbecilli in pantofole, al riparo dei loro privilegi, non comprenderanno le ragioni di una richiesta di giustizia sociale e di riscossa nazionale che passa attraverso la definitiva sepoltura, nel nome del socialismo e della democrazia, della sinistra che ha tradito e della oligarchia finanziaria a cui essa è asservita.
Volentieri pubblichiamo quanto il compagno Franz Altomare ha scritto ieri sulla sua pagina facebook.
La premessa scontata è che il rossobrunismo è una bufala inventata dalla sinistra globalista e genuflessa al capitale finanziario, quella millantata sinistra che ha svenduto le ragioni dei lavoratori e dei ceti produttivi agli interessi dell'estremismo capitalista e della finanza speculativa, quella sinistra che ha colpevolmente confuso e incentivato a confondere l'inter-nazionalismo dei lavoratori con il cosmopolitismo del capitale, quella stessa sinistra incidentata e sinistrata che ha barattato i diritti reali delle persone con i diritti civili degli individui, la sinistra che oggi, con un pizzico di spudoratezza, manifesta contro un un governo certamente discutibile e contraddittorio anche se oggettivamente in discontinuità con i governi che lo hanno preceduto del corso della cosiddetta Seconda Repubblica.
Ma codesta "sinistra" è dimentica di aver bollato come plebee e cialtrone le istanze legittime di ceti popolari che invocavano semplicemente lavoro e giustizia sociale, mentre i carrieristi a tinte rosse, pasdaran del pareggio di bilancio, accumulavano patrimoni e posizioni di privilegio, e, in ossequio agli ordini del capitale, condannavano alla miseria e alla nullità esistenziale intere generazioni.
Ma andiamo al dunque, e al mio polemico riconoscermi nella definizione di revisionista rossobruno.
Sono ROSSOBRUNO perché lo fu Che Guevara, quando nel discorso all’Assemblea Generale dell’ONU dell’11 dicembre 1964 pronunciò il famoso motto "Patria o muerte!".
Pochi sinistroidi sono a conoscenza del fatto che la Rivoluzione Cubana (oggetto della mia tesi di laurea) fu innanzitutto una rivoluzione nazionale, patriottica e anti-imperialista, pur riconoscendo il contributo de Partito Comunista Cubano, e che Fidel Castro diventò comunista successivamente alla presa del potere.
Sono ROSSOBRUNO perché l'AUTODETERMINAZIONE dei POPOLI, ovvero il diritto di un popolo a decidere del proprio destino nella propria terra, è la premessa della Sovranità Popolare, a sua volta premessa per lo sviluppo di una prospettiva di una società socialista, di libertà ed uguaglianza sociale.
Sono ROSSOBRUNO perché sono un populista, e affermo il populismo come una opzione, alternativa ad altre populiste, unica per la costruzione del politico verso il Socialismo.
Populista fu Che Guevara quando scrisse "La caduta di Peron mi tocca molto. [...] Con lui l’Argentina svolgeva, per noi che localizziamo il nemico a nord, il ruolo di paladino del nostro pensiero."
Populisti sono stati Chàvez, Evo Morales, Lula da Silva, ed io mi dichiaro populista insieme a loro.
Sono talmente ROSSOBRUNO da considerare la Costituzione Italiana del 1948 come il documento politico più evolutivo e ideologicamente pregnante di tutto il Novecento italiano, faro luminoso a indicare la rotta verso la democrazia e il socialismo, mentre i sinistri italiani agli ordini della finanza di JP Morgan hanno provato a rottamarla.
Sono ROSSOBRUNO come lo fu Pier Paolo Pasolini, quando la sua geniale e profetica diffidenza gli fecero prendere le distanze dai sessantottini figli di papà schierandosi con i poliziotti proletari;
anni dopo i ribelli dell'illimitatezza del desiderio diventarono classe dirigente nella sinistra e nel Paese, contro il Paese e gli interessi nazionali e popolari e a difesa del capitale globalizzato.
Sono e resterò ROSSOBRUNO fin quando gli imbecilli in pantofole, al riparo dei loro privilegi, non comprenderanno le ragioni di una richiesta di giustizia sociale e di riscossa nazionale che passa attraverso la definitiva sepoltura, nel nome del socialismo e della democrazia, della sinistra che ha tradito e della oligarchia finanziaria a cui essa è asservita.
19 commenti:
Ricordo che quando il vecchio Pci fu sacrificato alla cosiddetta "modernita'" alcuni esponenti favorevoli ebbero a dire che era necessario cambiare per entrare nella stanza dei bottoni eliminando il famoso fattore K di cui parlava Ronchey , cosi' che , una volta entrati nei posti di comando i lavoratori ne avrebbero tratto poi enormi giovamenti .
Abbiamo visto come e' finita , cosa intendessero questi signori .
Ma quante banalità!
Questo è un articolo da rilanciare, certo, ma per leggere e criticare le sue semplificazioni, per farne deduzione circa l'arretratezza della coscienza dei proletari italiani (basta andare ad una assemblea del si cobas per sentire quanto sia più avanti la classe operaia immigrata, altro che concorrenza al ribasso), per capire da dove ripartire.
Andiamo con ordine.
Che Guevara parlava di "Patria o morte"...
Sì ma Cuba era una patria oppressa dall'imperialismo.
L'Italia non è una nazione oppressa dall'imperialismo. L'Italia è un PICCOLO paese imperialista in GROSSA crisi. Proprio questo sito parlava solo qualche giorno fa degli sporchi interessi dei Benetton in america latina. I Benetton sono una FAMIGLIA IMPERIALISTA ITALIANA. Eccoli strillare i sovranisti: ma i Benetton ormai fanno parte di quella ordo-borghesia plutocratica che ormai lavora per il nemico, per il Super Stato Europeo.
Bene allora prendiamo l'ENI. L'ENI è una azienda di Stato, solo in piccola parte privatizzata. E' l'emblema dell'alleanza fra il capitalismo di stato e il grande capitalismo privato . L'ENI è responsabile dell'invio dei militari italiani a Mosul, in difesa della diga che l'ENI ha preso in gestione. L'ENI è responsabile dell'invio di militari in Niger. L'ENI è responsabile pure delle politiche di imperialismo interno: come il gasdotto tap o il gasdotto che passerà lungo l'Appennino.
Insomma l'Italia ha una sua politica imperialista.
Ora, tale politica imperialista è evidentemente IN GROSSA CRISI. La Francia in particolare "ci" sta dichiarando guerra, sta tentando di "sottrarci" la colonia libica, sta cercando di occupare alcune aziende nazionali.
La nostra è una guerra tra due imperialismi, uno straccione ed uno egemone.
Nel mentre la Germania, che sul piano militare fa ridere i polli, dopo la sconfitta nelle Guerra potrebbe essere invasa dall'Olanda o dalla Repubblica Ceca domattina, gioca un imperialismo solo economico, gioca a fare la Svizzera.
Questo blocco "carolingio" (Francia e Germania) vuole occupare l'Europa. L'Italia che è la terza potenza d'Europa (esclusa la GB, ormai fuori) è evidente che prende botte da questo colosso formato dalla alleanza delle prime due. Queste sberle stanno producendo la crisi politica che il nostro paese vive da decenni. Noi dobbiamo stare quindi col nostro governo, col governo del nostro popolo oppresso??
Ebbene, nonostante questi colpi, l'Italia non è mica (ancora) un popolo oppresso!
Non è mica la Cuba di Che Guevara!
E' un paese in crisi che, nonostante la crisi, ha ancora la forza (sempre meno), di mandare soldati, di ammazzare, di stuprare, di distruggere con i Benetton la foresta amazzonica.
DIMENTICARE TUTTA QUESTA PARTE DEL DISCORSO SIGNIFICA FARE UNA POLITICA OPPORTUNISTA. significa tacere i crimini tricolori nel mondo, per il consenso del Popolo Bove che in questo momento si accorge solo del peggioramento delle proprie condizioni dato dal peggioramento del proprio imperialismo nel mondo.
Se proprio si dovesse fare un discorso rivoluzionario, si dovrebbe parlare non di ITALIA POPOLO OPPRESSO (falso) ma di ITALIA ANELLO DEBOLE DELL'IMPERIALISMO.
Un'analisi opposta alla vostra.
Quindi sì, se paragoni l'Italia a Cuba, se dimentichi dei crimini italiani nel mondo (Nigeri, Iraq, Amazzonia) e in casa (Tap, gasdotto contro l'Appennino, Sardegna militarizzata e nuclearizzata) per fare un discorso demagogico (i tedeschi e i franzosi ci vogliono maleeeee) beh sei davvero un rosso bruno.
Ma ti pare che Altomare abbia voluto paragonare l'Italia a Cuba? A me no.
Poi se si vogliono trovare solo degli appigli per dire che noi di patriottismo non dobbiamo parlare, cosa che ha come conseguenza implicita che la patria va bene solo quando è quella degli altri, il discorso è un altro.
Ad ogni modo, visto l'uso meccanico che fai di categorie considerate quasi fisse ed immutabili forse faresti meglio ad usare un altro nick, prova con "un manicheista".
Anonimo delle 16,20. A me pare che il discorso sia: se non denunci i massacri tricolori nel mondo e parli di Italia patria oppressa sei un opportunista.
Mi sembra così chiaro.
Siccome l'Italia è un paese oppressore in crisi i rivoluzionari avrebbero dovuto accellerare tale crisi non fare fronte con uno dei sue blocchi, né quello liberista ne quello patriottico
A me pare invece che il discorso sia un altro, se dichiarare che di essere patriottici equivalga tout court ad essere collaterali al nazionalismo. Se poi si vuole portare il discorso per forza su un altro piano per poter dire dimostrare di sì è un altra cosa.
Poi vogliamo forse credere che i rivoluzionari siano santi, che la rivoluzione non sia un pranzo di gala ma una messa in chiesa, e non facciano o non faranno mai crimini nel mondo?
Che dite, ci mettiamo a parlare dei massacri sovietici tanto per divagare? Il vostro discorso è specularmente opposto e quello che fanno i fascisti dall'altro lato e serve solo a trastullarsi nella propria presunta superiorità morale.
anonimo delle 16.20
Gentile Marxista sei un po' in confusione, forse sarebbe il caso che rilegessi l'imperialismo fase suprema del capitalismo. Ebbene l'Italia dal 1945 e' una nazione "sottomessa" all'imperialismo USA, pertanto gia' questo basterebbe per spingerci a lottare per la liberazione nazionale. L'UE nasce con il beneplacito degli americani a cui serviva e serve l'euro per rilanciare attraverso la svalutazione contenuta del dollaro le loro esportazioni e la loro economia interna. Condivido pienamente l'analisi di Franz, anzi ribadisco e mi auguro che la nuova sinistra populista riesca a tracciare una linea di separazione netta con i sinistri che ancora vanno appresso alle vecchie ferraglie del novecento ( Rifondazione e le sue microscssioni satellitari, il politicismo della Rete dei Comunisti, la disonesta' intellettuale dell'area negriana, le mistificazioni di Sinistra Italiana, L'infantilismo di Potere al Popolo). Se tutto questo vecchiume non muore il nuovo non nascera'.
Ora sembra nascano come funghi ferventi antimperialisti.
Ma dove eravate quando come Campo Antimperialista difendevamo la resistenza afghana, quella irachena, quella palestinese di HAMAS, quella libanese di Hezbollah?
NOn mi ricordo di voi, ci lasciaste soli, perché già allora parlavate di talibani fascisti, di fascismo di al qaeda, di dittatura fascista di Saddam Hussein.... e prima ancora forse eravate quelli del né-né nella guerra che squartò la Iugoslavia...
Mi sbaglio?
Ditemi da che parte stavate!
Noi stavamo dalla parte delle resistenze antimperialiste, senza sé e senza ma....
Non accettiamo lezioni di antimperialismo dagli ultimi venuti.
un compagno del campo
Sinceramente,a me, certi commenti di alcuni Compagnucci della parrocchietta, fanno pensare ad una gara a chi piscia più lontano. Solo che costoro sono talmente impegnati a guardare il pisello degli altri che si pisciano addosso.
Specchio, specchio delle mie brame chi è il più marxista del reame?
Grazie Franz, occorre uscire dalle torri eburnee del settarismo e del purismo pseudo-teoretico e gettarsi nella mischia. Tutto il resto è noioso moralismo bacchettone, la canzone la conosciamo benissimo, ed i risultati ci dicono chiaramente che questa è la strada da percorrere per affrontare il contesto sociale che ci si para davanti.
M.Micaela
In risposta al "Marxista" mi limito ad una semplice osservazione, evitando elucubrazioni dottrinali data la mia nota avversione alle Congreghe per la dottrina della fede e ai teologi che si attribuiscono il titolo di sedicenti marxisti.
Mi limito a banali considerazioni fondate sulla logica.
Il "marxista" in questione scrive:
"Che Guevara parlava di "Patria o morte"...
Sì ma Cuba era una patria oppressa dall'imperialismo.
L'Italia non è una nazione oppressa dall'imperialismo. L'Italia è un PICCOLO paese imperialista in GROSSA crisi... " e così via.
Quindi, secondo questa stramba visione, l'Italia è un paese oppressore ma non oppresso, un piccolo paese imperialista.
Forse è più corretto dire che l'Italia è una provincia dell'impero, ovvero un paese sottomesso e al servizio dell'imperatore?
Perché se l'Italia fosse un paese imperialista, e non succube e al servizio dell'imperialismo, potrebbe avere qualsiasi tipo di problema politico e sociale interno, ma non certo quello della sovranità nazionale.
Dove si sarebbe mai visto un impero che prende ordini dall'esterno per stabilire la propria politica economica e finanziaria?
A parte che le politiche militari di supporto mercenario all'impero USA sono state sdoganate e ideologicamente consacrate, in barba all'art.11 della Costituzione, proprio da quella sinistra "internazionalista" e liberista che il sottoscritto si permette di condannare senza troppi riguardi.
Ma dico, il popolo italiano e i ceti subalterni che colpa hanno di tutto questo?
Devono essere puniti perché forze politiche che si dichiarano di sinistra hanno consolidato il legame con il capitalismo finanziario e bloccato la dialettica democratica esautorando il Parlamento dei suoi poteri reali, affidando le sorti di milioni di italiani a enti sovranazionali che perseguono solo fini di profitto e accumulazione di capitali?
O forse per i puristi del marxismo il Parlamento è troppo borghese per avere il diritto di perorare la causa delle classi sfruttate?
Ma io credo che il vizio più atroce in un certo tipo di pensiero sia sempre il massimalismo con i glutei degli altri.
Io sono un laico che ha come riferimento filosofico il pensiero di Marx (altra cosa è definirsi marxisti) ma a volte mi diverto a immaginare un clerico marxista che arringa la folla in una periferia italiana accusando di complicità al fascioleghismo o di becero nazionalismo disoccupati e precari che dovessero caldeggiare rivendicazioni di welfare e diritti prima che si compia l'avvento del comunismo che verrà.
La realtà però non è una divertente disputa tra esperti o presunti esperti di dottrina!
Franz Altomare
Bene, lo sfogo isterico dell'anti-imperialista tricolorato mi permette finalmente di chiarire alcune faccende personali. Mi dispiace ridurla a questo punto, ma la personalizzazione ("noi c'eravamo, voi no") l'hai cominciata te.
Io ero al Campo antimperialista dal secondo campo. Ero al corteo ad Assisi contro la campagna di Libero. Ero al terzo campo del 2001 quando parlo il Black Block tedesco (con due K, era tedesco). Ero nei comitati Iraq Libero in Toscana. Ero sotto la Farnesina durante lo sciopero della fame di alcune compagne contro il visto negato al leader dell'alleanza patriottica irachena. E taccio per amor di Patria, il caso di dirlo, sul perché e per chi quella esperienza fallì.
Il punto è, ritorno al nodo teorico senza uscire dal personale, l'eclettismo isterichico, istrionico dei dirigenti del campo. Il punto è politico, teorico, ideologico allo stesso tempo: non puoi stare contro l'Italia che bombarda la Jugoslavia e 20 anni dopo stare con l'Italia che è oppressa dall'immaginario invasore tedesco. Questo salto gestltico - l'Italia che da paese imperialista diventa paese oppresso - voi non l'avete né teorizzato, né spiegato, né delineato gradualmente nel mentre avveniva.
Un giorno con le fasce verdi intorno alla fronte, un altro col tricolore.
Ecco dove ero, scommetto che ci siamo anche conosciuti anonimo campista. Poi ho partecipato al primo percorso di questo blog, alla campagna astensionista del 2008, al comitato no debito, poi diventato "fuori dal debito fuori dall'euro", infine solo fuori dall'euro, in un progressivo slittamento sul livello finanziario fantasmagorico - gli immaginari tedeschi, la moneta, ecc (come uno degli ultimi interventi di Mazzei nel quale addirittura non solo non si parla più di no debito, ma anzi si propongono i bond all'amatriciana) - . Personalmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il sostegno elettorale a m5s, poi il vaso è stato riempito di escrezioni con la raccolta firme per il governo Salvini.
Di questo volevo parlare, prima di venire aggredito virtualmente dall'anonimo campista.
Questo è il nodo teorico: l'Italia è o non è un paese imperialista? Rispondetemi!
Io penso che l'Italia sia un paese imperialista in grossa crisi. Non un popolo oppresso. Per questo è totalmente smantruppata l'Ipotesi del CLN, di un movimento di liberazione nazionale. Perché questa ipotesi, che non fa i conti con la parte di imperialismo superstite dell'Italia (pochi minuti fa rainews ha dato la notizia di un ordigno che ha colpito un veicolo italiano in Somalia) è un'ipotesi opportunista.
Dire invece che l'Italia è un paese imperialista in grossa crisi, l'anello debole della catena imperialista avrebbe detto Lenin, significa lottare per la rivoluzione, anche nazionale, ma per la disfatta, il crollo, la sollevazione della popolazione italiana. Non per la sua alleanza coi neo-nazionalisti che sono Reazione alla crisi di questo schifoso paese.
E' un nodo teorico, ma è anche un nodo etico.
Non ho simpatie no-border, ma che disgusto vedere i commenti dei vostri nuovi fan virtuali che dicevano che le donne stuprate sulla Diciotti scappate dai lager libici sostenuti dai soldi di Minniti prima e di Salvini ora, vedere quei commenti di odio, irrisione (stavano ballando e cantando, ha osservato la solita fake news nata dalle riprese di un momento di intervento psicologico degli operatori per superare un attacco di panico collettivo).
E lo schifo, quando è etico, quando è fuori da ogni morale operaia, di più da ogni morale cristiana, diventa rancore.
Avete perso quelli come me e avete trovato quelli che poi vi lasciano per andare in parlamento con la Lega o che scrivono per il blog di Casa Paund. Se ne siete capaci, fatevi un esame di coscienza.
Ciao Franz!
No, l'Italia non è solo la periferia dell'Impero. Quale impero? Non quello di Negri spero.
Sarebbe una banalizzazione. L'Italia ha sempre sperimentato un imperialismo indipendente. E' l'anello debole, ma comunque ha dei margini di manovra. Prendi l'eroe borghese Mattei, ammazzato perché ha provato a guadagnare un posto al sole ai saccheggiatori dell'ENI in concorrenza ai saccheggiatori delle altre multinazionali del petrolio.
Prendi la protezione dei governi Andreotti ai leader della resistenza palestinese.
Prendi il forte partito filo-russo del nostro paese (ieri il pci oggi la lega).
Prendi opere come il gasdotto tap, che serve a portare il gas russo in Italia in indipendenza dal passaggio per la Germania (che quindi fornisce la possibilità di non dipendere da un eventuale boicottaggio euro-tedesco a Putin e di sganciarsi da un'operazione di eventuale embargo).
L'Italia ha una situazione contraddittoria: oppressiva verso alcuni popoli (libici su tutti) e oppressa da potenze maggiori. La sua crisi politica permanente è espressione di questo fattore. Solo una rivoluzione lo può far saltare.
Quando scrivi:
"Perché se l'Italia fosse un paese imperialista, e non succube e al servizio dell'imperialismo, potrebbe avere qualsiasi tipo di problema politico e sociale interno, ma non certo quello della sovranità nazionale.
Dove si sarebbe mai visto un impero che prende ordini dall'esterno per stabilire la propria politica economica e finanziaria?"
Ti rispondo: ma quando hai mai visto un popolo sovrano sulla faccia della terra?
I nordamericani sono sovrani? Vivono in un regime di partito unico, che fa finta di essere due partiti, dove puoi scegliere o i repubblicani o i democratici, che anche da un punto di vista etimologico sono quasi sinonimi (come se in Urss si fossero fatte elezioni con due partiti: il socialista e il comunista). Sono sovrani i neri, i migranti messicani, i minatori, i portuali, gli operai americani??
I cittadini cinesi sono sovrani? I cittadini russi sono sovrani? I plebei di Roma, gli schiavi di Sparta, il 90% della popolazione di Atene che non aveva diritto di voto, gli Egizi, gli Ittiti, i Giapponesi sotto l'imperatore??
Non sono mai esistiti popoli sovrani nella storia.
Sveglia
Condivido tutto . Anch'io sono orgogliosamente rossobruno .
Rispondo al "MARXISTA" premettendo che non sono sicuro di esporre con la dovuta chiarezza il mio punto di vista, anzi il punto di vista del MPL. Lo farà nel caso la redazione.
Se il "MARXISTA", come sostiene, e debbo crederci, era con noi nelle battaglie antimperialiste, dovrà ammettere che come Campo eravamo i soli che, con estrema coerenza, difendevamo, contro la globalizzazione imperialista, il principio dell'indipendenza nazionale e quindi il diritto alla resistenza dei popoli oppressi.
Il "MARXISTA" dice che quello italiano non è un popolo oppresso poiché l'Italia è un paese imperialista.
Equazione sbagliata: ammesso che l'Italia sia un paese imperialista il nostro popolo è oppresso e come!
Il nostro popolo è oppresso dalla grande borghesia italiana globalista, la quale è una frazione della borghesia multinazionale che non ha patria, e che comanda grazie all'Unione europea a trazione tedesca.
Il "MARXISTA" si è perso, del nostro percorso, un passaggio decisivo, quando con la crisi del 2008-09, a fondazione del MPL (poi P101), quando dicemmo che la globalizzazione era al tramonto, che l'Unione europea avrebbe accentuato il suo carattere di gabbia, che i paesi Pigs (Italia anche) sarebbero stati sottoposti, via debito, a regimi di sudditanza neocoloniale.
e dicemmo che la grande borghesia italiana era agente dell'oppressione (vincolo esterno). Dicemmo che in questo nuovo peculiare contesto la battaglia per la sovranità nazionale era progressiva e diventava un'arma nella più generale battaglia rivoluzionaria contro la Ue ---che era ed è, questa si, un blocco imperialista tra l'altro alleato degli USA. MPL proponeva già allora un grande blocco popolare a trazione proletaria per riguadagnare la sovranità nazionale.
Le cose stanno, al di la delle chiacchiere, che la lotta contro la Ue è quindi una lotta antimperialista, come lo è quella contro la NATO.
Il posto dei rivoluzionari, è stare nel gorgo, nella battaglia per smantellare la Ue, non in combutta con la Lega ma opponendo il patriottismo democratico (lo stesso della resistenza partigiana) al nazionalismo di destra.
Per capire la portata antimperialista della battaglia contro la Ue e per la riconquista della sovranità nazionale è forse utile rispondere a questa domanda: è o non nell'interesse dei popoli oppressi e dei paesi colonizzati che venga giù la Ue?
Si o no?
La risposta è si.
Lui scrive
"Io penso che l'Italia sia un paese imperialista in grossa crisi. Non un popolo oppresso."
Inizia parlando di paese prosegue e con un volo pindarico passa a popolo. Allora io potrei ironicamente invertire i termini e scrivere che "è popolo imperialista e non un paese oppresso".
Un svista nella foga della scrittura oppure un rivelatorio lapsus freudiano?
Per non dire che tutta la parte sull'anello debole della catena ed una ipotetica rivoluzione continua a ripetere meccanicamente gli schemi di ciò che fu nell'illusione che possano di nuovo ripetersi tali e quali.
Ha ragione Altomare quando parla di congreghe per la dottrina della fede.
Non direi che il nostro "marxista" intende ripetere gli schemi di ciò che fu: Lenin si battè per l'interruzione immediata della guerra interpretando un sentimento popolare maggioritario. Mentre scriveva Stato e rivoluzione scrisse anche La catastrofe imminente e come lottare contro di essa, non "come accelerarla e aggravarla".
L'idea che propiziare l'arrivo della Troika, che se non è imperialista cos'è?, ossia attaccare gli interessi vitali della maggioranza della popolazione, che a quel punto, grata, seguirà l'organizzazione rivoluzionaria che se ne è fatta auspice (fortuna che non esiste), ha effettivamente più a che fare col pensiero magico che con qualsiasi forma di razionalità politica. Marx neanche lo nominerei. E neppure interloquirei con chi si balocca con simili assurdità.
Diciamo allora che egli ripete "gli schemi di ciò che fu" secondo la sua interpretazione che potremmo definire dogmatica oppure magica come suggerisci tu. Interpretazione che ovviamente manca di analisi concreta della situazione concreta sia di ieri che di oggi.
Proprio così,"analisi concreta della situazione concreta",esercizio troppo impegnativo per i sinistrati variamente colorati a cui è pressoché inutile rispondere, non si perda altro tempo con loro,sono irrecuperabili in quanto tali ed hanno già da tempo emesso le loro sentenze verso i "rossobruni"e i sovranisti ma soprattutto il campo in cui stare,antitetico e nemico giurato del nostro.Luciano
Certi "marxisti" della cattedra s'impiccano più che a dogmi, a formulette astratte.
Ma come si fa a dire che il popolo italiano, intendiamo la sua grande maggioranza e quindi anzitutto la classe operaia (che comprende come dice Marx, anche l'esercito industriale di riserva, i disoccupati) non è oppresso dall'Unione europea?
Certo che lo è.
E se si dice questo non si per nulla indulgenti con il grande capitalismo italiano, che domina e opprime anche grazie all'avere alle spalle questa maledetta unione, la sua moneta e la Bce.
Solo un cretino non vede che se cade la Ue viene portato un attacco formidabile alla grande borghesia ed ai suoi tradizionali apparati liberisti di dominio
Ci sono precedenti storici di paesi imperialisti trovatisi temporaneamente in condizioni di sudditanza rispetto ad altri imperialismi.
In questi contesti, senza diventare nazionalisti, si deve impugnare la questiona nazionale.
Se non lo si fa, in nome di una eterea purezza internazionalista e rivoluzionaria, si finisce in realtà ad aiutare l'avanzata delle forze più reazionarie.
In sintesi random: io non mi considero rossobruno, semplicemente cerco di non essere un rossoidiota. La storia insegna alcune cose: il 94% dei 200/300.000 partigiani all'aprile 1945, fino ad almeno al 1943 erano stati tutti fascisti, anche la stragrande maggioranza dei partigiani comunisti e socialisti. Un caso antelitteram di rossobrunismo. La Resistenza, ancorchè guidata da Pci e Psi, invece di lottare per la rivoluzione proletaria internazionalista (nostra patria è il mondo intero), combattè per il ripristino di uno stato sovrano nazionale prontamente riconsegnato alla Chiesa, alla Fiat e alla Mafia nella condizione di prona colonia dell'impero USA. Insomma un classico caso di populismo e sovranismo andato a male. Perchè la Resistenza è stato un grande movimento sovranista di lotta al collaborazionismo fascista e all'esercito occupante tedesco. Non bisogna dimenticare che la fase finale del fascismo si connota per la servile subordinazione alla Germania (come oggi il pd) e per la terminale assimilazione a un qualsiasi governo fantoccio Quisling. I partigiani combattevano, insomma, contro fascisti che erano anche sostanziali traditori della patria, appunto venduti all'occupante straniero. Allora il PCI e il PSI guidarono questo movimento composto anche da partigiani monarchici, democristiani etc. Allora i gialloverdi erano minoranza nel fronte sovranista populista che poi scrisse l'art. 1 della Cost....
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