[ 8 ottobre 2018 ]
«Piazza Affari maglia nera dopo lettera Ue, spread sopra 300 punti. In rosso tutte le blue chip milanesi, a partire dalle banche. L'euro scivola sotto quota 1,15 dollari».
Nessuna sorpresa per la lettera della Commissione europea arrivata al Ministro Tria ieri sera. Nessuna sorpresa per la preannunciata procedura di infrazione. Il Governo deve andare avanti. Fare passi indietro ora alimenterebbe incertezza. Incertezza genera instabilità e aggrava le prospettive per la finanza pubblica, le banche, le famiglie e le imprese.
Il Governo era consapevole delle conseguenze del significativo strappo sul 'saldo strutturale', sacro e arbitrario parametro della politica economica liberista incisa nei Trattati e nella disciplina mercantilista dell'eurozona. Sono le regole: il Patto di Stabilità e Crescita, il Six Pack, il Fiscal Compact. Certo, sarebbe facile chiedere ai due solerti autori della missiva della Commissione perché non scrivono anche a Berlino per le continue e devastanti violazioni da parte della Germania del limite, generosissimo, al surplus commerciale previsto nel Six Pack. O ricordagli l'arbitrio politico nelle comprensive valutazioni della loro Commissione verso le ripetute violazioni del Fiscal Compact di Francia e Spagna. Ma veniamo a noi.
La lettera da Bruxelles è un atto dovuto. È inevitabile. Il Vice-Presidente Dombrovskis e il Commissario Moscovici dovevano andare in automatico dopo aver ricevuto, giovedì sera, dal titolare del Mef la comunicazione degli obiettivi di deficit "fuori linea". Nessuna sorpresa: la Commissione richiama le sue "raccomandazioni" di Luglio scorso e invita a tornare il linea nella preparazione del Disegno di Legge di Bilancio. Ufficialmente, il 'controllo' di Bruxelles si avvia dopo il 15 Ottobre, con la ricezione dei contenuti della manovra. Ma la procedura di infrazione è pronta.
Il Governo vada avanti. L'innalzamento degli obiettivi di deficit per il triennio sono necessari a evitare stagnazione, ulteriore precarietà e sofferenza sociale e, aspetto rimosso dal coro dell'austera responsabilità, aumento del debito pubblico. La Nota di Aggiornamento al Def inviata alle Camere giovedì sera definisce uno scenario possibile. La previsione dell'impatto espansivo della manovra sul Pil, dalla crescita di 0,9% nello scenario 'tendenziale', all'1,5%, è realistica. Assume 'moltiplicatori' prudentissimi: 0,5% nel primo anno e poi in riduzione a 0,3% e 0,2%. Sono i moltiplicatori ordinari, utilizzati sempre negli ultimi anni dal Mef, condivisi dagli uffici della Commissione Ue. Vuol dire che, per il 2019, soltanto metà dei 22 miliardi di euro di maggiori risorse 'lasciate' all'economia reale diventano maggior prodotto.
È evidente che l'inasprirsi dello scontro politico interno e esterno può far deragliare il treno: i numerosi tifosi dello spread sono all'opera. Evidente la soddisfazione sulle prime pagine di tanti giornali stamattina. Certo, vi sono anche preoccupazioni vere per atti scomposti e per eccessive ossessioni elettorali. Il Governo lasci stare le polemiche. I loquaci Vice-Premier spieghino il merito dei provvedimenti e rinuncino ai duelli verbali con i Commissari Ue. Soprattutto, il Governo orienti l'extradeficit sugli investimenti pubblici e si prepari a controbattere alla procedura d'infrazione.
La posta in gioco è troppo alta. Il regime mercantilista del mercato unico e dell'euro è insostenibile per tutti, anche per la Germania Felix dove i campioni al governo, Cdu-Csu e Spd sono al loro minimo storico e AfD in ascesa. Soffoca la domanda interna, svaluta il lavoro, aggrava la sofferenza sociale e non migliora le condizioni del debito pubblico.
«Piazza Affari maglia nera dopo lettera Ue, spread sopra 300 punti. In rosso tutte le blue chip milanesi, a partire dalle banche. L'euro scivola sotto quota 1,15 dollari».
Questa la notizia battuta dalle agenzie questa mattina, quasi a confermare che "i mercati" si vanno arruolando nella crociata lanciata da Bruxelles contro il governo giallo-verde.
Stefano Fassina, che sarà uno dei protagonisti dell'incontro di Roma del 13 ottobre, interviene chiedendo al governo di resistere.
ANDARE AVANTI
di Stefano Fassina
* * *
Nessuna sorpresa per la lettera della Commissione europea arrivata al Ministro Tria ieri sera. Nessuna sorpresa per la preannunciata procedura di infrazione. Il Governo deve andare avanti. Fare passi indietro ora alimenterebbe incertezza. Incertezza genera instabilità e aggrava le prospettive per la finanza pubblica, le banche, le famiglie e le imprese.
Il Governo era consapevole delle conseguenze del significativo strappo sul 'saldo strutturale', sacro e arbitrario parametro della politica economica liberista incisa nei Trattati e nella disciplina mercantilista dell'eurozona. Sono le regole: il Patto di Stabilità e Crescita, il Six Pack, il Fiscal Compact. Certo, sarebbe facile chiedere ai due solerti autori della missiva della Commissione perché non scrivono anche a Berlino per le continue e devastanti violazioni da parte della Germania del limite, generosissimo, al surplus commerciale previsto nel Six Pack. O ricordagli l'arbitrio politico nelle comprensive valutazioni della loro Commissione verso le ripetute violazioni del Fiscal Compact di Francia e Spagna. Ma veniamo a noi.
La lettera da Bruxelles è un atto dovuto. È inevitabile. Il Vice-Presidente Dombrovskis e il Commissario Moscovici dovevano andare in automatico dopo aver ricevuto, giovedì sera, dal titolare del Mef la comunicazione degli obiettivi di deficit "fuori linea". Nessuna sorpresa: la Commissione richiama le sue "raccomandazioni" di Luglio scorso e invita a tornare il linea nella preparazione del Disegno di Legge di Bilancio. Ufficialmente, il 'controllo' di Bruxelles si avvia dopo il 15 Ottobre, con la ricezione dei contenuti della manovra. Ma la procedura di infrazione è pronta.
Il Governo vada avanti. L'innalzamento degli obiettivi di deficit per il triennio sono necessari a evitare stagnazione, ulteriore precarietà e sofferenza sociale e, aspetto rimosso dal coro dell'austera responsabilità, aumento del debito pubblico. La Nota di Aggiornamento al Def inviata alle Camere giovedì sera definisce uno scenario possibile. La previsione dell'impatto espansivo della manovra sul Pil, dalla crescita di 0,9% nello scenario 'tendenziale', all'1,5%, è realistica. Assume 'moltiplicatori' prudentissimi: 0,5% nel primo anno e poi in riduzione a 0,3% e 0,2%. Sono i moltiplicatori ordinari, utilizzati sempre negli ultimi anni dal Mef, condivisi dagli uffici della Commissione Ue. Vuol dire che, per il 2019, soltanto metà dei 22 miliardi di euro di maggiori risorse 'lasciate' all'economia reale diventano maggior prodotto.
È evidente che l'inasprirsi dello scontro politico interno e esterno può far deragliare il treno: i numerosi tifosi dello spread sono all'opera. Evidente la soddisfazione sulle prime pagine di tanti giornali stamattina. Certo, vi sono anche preoccupazioni vere per atti scomposti e per eccessive ossessioni elettorali. Il Governo lasci stare le polemiche. I loquaci Vice-Premier spieghino il merito dei provvedimenti e rinuncino ai duelli verbali con i Commissari Ue. Soprattutto, il Governo orienti l'extradeficit sugli investimenti pubblici e si prepari a controbattere alla procedura d'infrazione.
La posta in gioco è troppo alta. Il regime mercantilista del mercato unico e dell'euro è insostenibile per tutti, anche per la Germania Felix dove i campioni al governo, Cdu-Csu e Spd sono al loro minimo storico e AfD in ascesa. Soffoca la domanda interna, svaluta il lavoro, aggrava la sofferenza sociale e non migliora le condizioni del debito pubblico.
Per noi, qui e ora, è in ballo, innanzitutto, il ripristino di un modesto primato della politica sull'economia, condizione necessaria, purtroppo non sufficiente dati i rapporti di forza, per recuperare un minimo di sovranità costituzionale.
* Fonte: Huffington Post, 6 ottobre
6 commenti:
Onorevole Fassina , io , per andare avanti sarei anche piu' radicale. Nel senso che anziche' reddito di cittadinanza farei partire una robusta campagna di assunzioni nel pubblico impiego per centinaia di migliaia di lavoratori/impiegati/giovani laureati. Tanto lo si e' capito da un pezzo: il privato assume solo se c'e' convenienza (agevolazioni , detassazioni , etc) mentre cosi' veramente si rilancia l'economia , si aumenta il PIL e si abbatte il debito. Si da' dignita' al lavoro , si consente ai giovani di pianificare il proprio futuro. Altro che tagli ed austerita'
Anonimo delle 11.36....Con cosa paghi queste assunzioni se non hai sovranita' monetaria?
Mizzica, Il coniglio ha ruggito!
La sovranita' , in qualsiasi forma venga declinata , e' la conditio sine qua non , ovviamente
Ed ecco che spunta fuori la solita proposta democristianoide di fare assunzioni nel pubblico impiego (centinaia di migliaia quando i disoccupati poi si contano a milioni è nulla), tutti quelli del privato e gli altri che restano fuori dovranno accontentarsi del trickle-down dal pubblico impiego. Del resto il trickle è sempre comodo quando si sta dal lato giusto.
Giovanni
Bene Onorevole Fassina, è necessario andare avanti recuperando sovranità costituzionale e per far questo è necessario operare distinzioni dialogando con il Governo
La sinistra rilanci le parole d'ordine delle nazionalizzazioni e delle agenzie per il lavoro pubbliche, datrici dirette di lavoro
È il momento di ricomporre a sinistra avendo come base la scelta per lo Stato e l’economia mista con forte presenza pubblica
(a margine per l’on. Fassina: credo che LeU sia fuori strada, a quando la presa d’atto?)
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