[ 26 giugno 2018 ]
L'Unione europea sta per adottare un provvedimento gravissimo che riguarda il web.
In pratica si tratta di una censura preventiva, universale e assoluta.
In pratica si tratta di una censura preventiva, universale e assoluta.
Di Maio ha affermato che l'Italia non recepirà la norma.
Ben detto! Disobbedire e Resistere!
L’establishment globalista è in serie difficoltà. Il voto popolare, quindi il normale processo democratico, sta mettendo in ginocchio il progetto neoliberale di superamento degli Stati nazionali. Per questo i “globalisti” corrono ai ripari. Un tempo, quando era la politica ad avere un ruolo di supremazia sull’economia, i partiti cercavano di farsi carico delle istanze popolari espresse nelle urne. Oggi la sovranità popolare ha lasciato il posto alla dittatura della finanza e i gruppi di potere sovranazionali sono invece propensi a soffocare il dissenso.
Per questo il Comitato Affari Legali del Parlamento europeo, cioè la commissione giustizia dell’Europarlamento (JURI), ha approvato il testo di una Direttiva che prevede la tutela del diritto d’autore. Dietro la maschera della salvaguardia del copyright si cela in realtà un atto sconcertante, un passaggio fondamentale per la distruzione della democrazia in Europa.
In particolare vi sono due articoli molto controversi. L’articolo 11 che introduce una tassa sui link, con l’obbligo per tutte le piattaforme on-line (Facebook, Google, Twitter etc. ) di acquistare licenze da società di media prima di poter postare link con qualsiasi tipo di contenuto, e l’articolo 13 sul cosiddetto “filtro di caricamento“, cioè un controllo sull’eventuale violazione del copyright su tutto quanto venga caricato sul web all’interno della Ue.
Insomma una camicia di forza per la rete. Nessuno potrà più condividere direttamente post, video e articoli sui social. Le grandi piattaforme – come ad esempio Facebook e Twitter – dovranno prima verificare il rispetto del copyright. Una follia che impedirà alle informazioni di circolare liberamente. E nulla c’entra la pur condivisibile tutela del diritto d’autore, infatti chi oggi scrive sui giornali o pubblica libri vede il suo diritto tutelato dalla vigente normativa, che lascia all’editore la facoltà di pretenderne il rispetto da parte dell’autore (e di chi diffonde l’opera), o viceversa.
Non tutto è ancora perduto. E bene ha fatto Claudio Messora, il primo in Italia ad aver richiamato l’attenzione sulla gravità di questa direttiva, a iniziare una raccolta di firme per constrastarla. Il testo della direttiva dovrà essere approvato dal Parlamento europeo, cioè dall’Aula, dove all’interno dei due partiti di maggioranza (Ppe e Pse) vi sono parecchi mugugni. L’appuntamento è per il 4 luglio, ma non è escluso un rinvio a fine anno.
Poi c’è un altro aspetto. La nuova normativa sarà adottata tramite una Direttiva, cioè un atto giuridico della Ue che, per poter produrre i suoi effetti, necessita di un atto di recepimento da parte degli Stati membri. In Italia attraverso una legge ordinaria. Fino a quando ci sarà questa maggioranza giallo-verde possiamo almeno ragionevolmente pensare che una tale direttiva non verrà mai recepita.
Ma il nostro dissenso deve farsi sentire anche in Europa.
* Fonte: Byoblu
1 commento:
Una caciara a mio parere ingiustificata. Cominciamo col dire che il vero obiettivo di questa direttiva è quello di far pagare più tasse alle grandi piattaforme web tipo google, fb, tw e altre. La cosiddetta "tassa sui link" non è altro che il divieto di effettuare il grabbing di un articolo per realizzarne in automatico un meme. Interpretata in modo estensivo, questa norma potrebbe impedire ai motori di ricerca il loro lavoro di indicizzazione. Non dubito che le grandi piattaforme pagheranno. Quanto dipenderà dagli accordi reciproci, e a noi non ci riguarda.
Per noi blogger non cambia nulla perché se io, ad esempio, vi linko un articolo del Messaggero, nulla può impedire già oggi a quel giornale di non concedere l'accesso alla lettura senza un abbonamento. Addirittura ciò può essere fatto dal gestore di un sito in modo selettivo, ad esempio impedendo che siano attivi i link provenienti dal blog sollevazione e solo da questo. Per fare tutto ciò non serve una legge, perché ognuno, coi suoi contenuti, può fare quel che vuole.
Inoltre, se le grandi piattaforme rifiutassero di pagare la tassa, forse a perderci sarebbero proprio i fornitori di informazioni che vivono di click, ai quali sono associati introiti pubblicitari. Esempio: la stampa offre articoli solo ai suoi abbonati? faccia pure, i suoi introiti pubblicitari si ridurranno del 90%. La stampa non vuole essere indicizzata se non a pagamento? Si faccia, e bene, i suoi conticini...
C'è il timore che, una volta implementati, questi metodi possano essere estesi anche ai singoli blog? E dove sta il problema? Forse che i grandi giornali forniscono notizie così fondamentali e, soprattutto, veritiere? La rete reagirà, sorgeranno gruppi di attivisti che faranno controinformazione. Quest'ultima ne risulterà rivitalizzata, visto che è stato proprio l'accesso libero ai contenuti dei giornaloni a decretare la crisi di molte meritevoli iniziative. Tra l'altro, potremmo rinvigorire la sana abitudine di andare direttamente alle fonti, piuttosto che rilanciare continuamente sui social la merda che viene pubblicata dal mainstream.
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