[ 29 giugno 2018 ]
Il Campo Antimperialista si associa al dolore dei suoi cari e dei compagni del PCI.
Giustamente, in queste ore molti ricordano lo studioso, l'autore di molti libri, il docente universitario. Altri ancora, altrettanto giustamente, evidenziano la sua militanza di comunista non pentito, e dunque la sua vicinanza ai semplici ed alle classi popolari.
A noi compete mettere in luce un altro aspetto, certo collegato a quelli già menzionati: Domenico Losurdo è stato un convinto e coerente militante antimperialista, ed in quanto tale lo abbiamo avuto al nostro fianco in tante battaglie.
Diversi sono stati i momenti ed i temi della nostra collaborazione: dal sostegno alla causa del popolo palestinese, alla lotta contro gli occupanti in Afghanistan, all'appoggio alla Resistenza libanese e contro le aggressioni militari in Medio Oriente. Ma il momento di massima collaborazione fu quello, ormai lontano nel tempo ma sempre importante da ricordare, della mobilitazione a difesa delle ragioni della Resistenza irachena contro l'occupazione americana seguita all'invasione del Paese del 2003.
L'antimperialismo di Losurdo non si è mai limitato agli studi, ai libri, alle conferenze. Oltre a queste importanti attività, egli si è sempre schierato con decisione dalla parte dei popoli e dei movimenti in lotta contro l'oppressione imperialista e neo-coloniale. E lo ha fatto - cosa ancor più meritoria - in momenti difficili, sfidando l'ostracismo dell'intera sinistra istituzionale, Prc compreso.
Ci riferiamo appunto alle vicende del 2003, quando lanciammo un appello per una manifestazione nazionale dal tema inequivocabile: «Con il popolo iracheno che resiste». Domenico fu tra i promotori di quell'appello - come degli altri successivi (dal 2005 al 2007) affinché potesse svolgersi in Italia una conferenza sul Medio Oriente con la partecipazione di diversi esponenti della Resistenza irachena.
In quell'autunno 2003 aderirono alla manifestazione contro l'occupazione americana dell'Iraq anche tanti militanti di Rifondazione, come pure dirigenti sindacali ed iscritti agli allora DS. In tutta risposta i vertici di queste organizzazioni chiesero (peraltro senza troppo successo) ai propri aderenti di ritirare la loro firma. Nel frattempo, una violenta campagna di stampa (da Libero a Liberazione, passando per Repubblica e Corriere della Sera) cominciò ad attaccare la manifestazione, qualificandola - guarda un po' - come "rossobruna".
Domenico ebbe molte pressioni affinché si dissociasse da quella iniziativa. Egli invece, non solo mantenne la sua adesione, ma fu tra i principali protagonisti dell'assemblea del 13 dicembre, e fu subito dopo tra i promotori di IRAQ LIBERO - Comitati per la Resistenza del popolo iracheno, un organismo molto attivo negli anni successivi.
Anni in cui Iraq Libero sviluppò diverse iniziative per il riconoscimento politico della Resistenza irachena, alle quali Losurdo volle sempre dare il suo contributo. Ricordiamo qui, solo come esempio, il suo ruolo di protagonista nella grande assemblea che si tenne a Roma il 1° ottobre 2005 contro il servilismo del governo italiano che - su ordine della Casa Bianca - aveva negato i visti agli esponenti iracheni da noi invitati in Italia, compreso quello ad Haj Ali, l'uomo simbolo delle torture americane nel carcere iracheno di Abu Ghraib.
Queste poche righe non possono certo esaurire il ricordo del lavoro e dell'impegno di uno studioso e militante qual è stato Domenico Losurdo. Ma rammentare il suo coerente e coraggioso antimperialismo - tanto più in un'epoca dove questa coerenza e questo coraggio sono merce così rara, specie tra gli intellettuali - ci è sembrato il modo migliore di ricordarlo nel momento della dolorosa notizia della sua morte.
Fonte: Campo Antimperialista
2 commenti:
Mi associo convintamente.
Ricordo di avere avuto la fortuna di conoscerlo personalmente (per quanto fugacemente) al tempo della mobilitazione contro l' aggressione imperialistica all' Irak a Firenze, avendolo riconosciuto a una fermata dell' autobus alla stazione di Santa Maria Novella che prendemmo insieme per partecipare a una vostra iniziativa; mi é rimasta impressa la sua modestia e disponibilità a parlare "da compagno a compagno", disposto ad ascoltare per davvero, con attenzione, un semplice militante, quale io ero, privo di alcun titolo accademico e a lui perfettamente sconosciuto.
A parte questo ricordo personale, la mia condivisione degli sviluppi critici e creativi delle teorie del materialismo storico da lui propugnati é pressocché totale (da lui dissenti molto meno di voi, che giustamente date il vostro contributo alla lotta, anche sul terreno teorico, senza lesinargli critiche e obiezioni, cosa che credo proprio apprezzasse molto, al di là degli elementi di dissenso).
Giulio Bonali
La notizia della morte di Domenico Losurdo mi raggiunge in un
momento delicato e complesso della mia vita. In attesa di stilare una degna commemorazione della sua attività di studioso e militante politico,voglio qui ricordare il contributo prezioso che egli diede alla vita intellettuale della mia città,Salerno,a partire dal lontano 1990. Avevo avuto modo di ammirare la sua lucidità e il suo rigore ad un convegno alle Frattocchie,la vecchia scuola quadri del PCI, nella primavera 1989. Quando il grosso dell'intelligencija del Partito Comunista iniziava la lunga "virata" che l'avrebbe portata alla svolta della Bolognina io e gli altri compagni di Salerno rimanemmo colpiti dalla semplicità e profondità delle sue argomentazioni che nulla concedevano ai fautori della liquidazione del marxismo e della tradizione comunista.La posizione di Losurdo,che coniugava la continuità del discorso marxiano con la critica al neoliberismo e all'incipiente globalizzazione,storicizzando l'aspetto disumano del pensiero liberista,ebbe modo di precisarsi nelle frequenti conferenze che tenne,su invito del nostro gruppo di compagni,fra cui Fabrizio Campanile e Maurizio del Grippo,che furono altrettante occasioni di analisi e dibattito di altissimo livello e di approfondimento di volta in volta sulle parole -chiave del lessico politico moderno,su Marx e le storia del totalitarismo,sulla storia del Novecento (in risposta al Libro nero del Comunismo).Ricordo anche come,grazie alla mediazione dell'Istituto di Studi Filosofici di Napoli,collaborò attivamente coi nostri collettivi dell'epoca(dal Centro di iniziative politico-culturali V.Majakovskij a Punto Rosso) per precisare sempre con inappuntabile rigore,i temi del revisionismo storico,del linguaggio dell'Impero (lessico dell'ideologia americana),fino alla C ontrostoria del Liberalismo. Momenti significativi di confronto intellettuale e politico,di indelebile valore formativo,lasciati bellamente cadere (con l'eccezione del compianto Professor Racinaro,anch'egli grande studioso di Hegel) dall'Accademia(ormai) rosa e dalla Sinistra istituzionale e sedicente radicale,che avevano imboccato la direzione opposta a quella coerentemente professata dal grande e insieme umile(sono d'accordo col commento precedente) compagno,nonché grande amico Domenico. Nello De Bellis
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