[ 13 marzo 2018 ]
Presentiamo ai lettori la prima delle risoluzioni approvate dalla II. Assemblea nazionale di Programma 101, svoltasi nei giorni 10 e 11 marzo. La risoluzione, che è stata scritta prima delle elezioni, non ha subito modifiche da parte dell'Assemblea.
«(1) L’assenza, il 4 marzo, di una lista
elettorale che tenesse assieme Costituzione e sovranità nazionale chiude un
ciclo per tutto il campo del cosiddetto “sovranismo”.
Questo ciclo si aprì nel 2010-2011, quando
sorsero come funghi organismi, associazioni, gruppi che rivendicavano il
ritorno alla sovranità monetaria. Malgrado come MPL avessimo svolto un ruolo
propulsivo non ottenemmo i risultati sperati. Non li ottenemmo nonostante
fossimo stati promotori di iniziative di grande importanza: il convegno fuori
dall’euro dell’ottobre 2011, il grande simposio “Oltre l’euro” del gennaio
2014, il primo Forum Internazionale di Assisi dell’agosto 2014, quindi la
nascita del Coordinamento europeo.
Cinque le ragioni essenziali che spiegano come
mai: (1) la nostra debolezza organizzativa; (2) l’entrata in scena del M5S,
verso cui confluirono il grosso delle energie liberate dalla crisi sociale e
politica; (3) il rifiuto delle sinistre tutte di impugnare la battaglia contro
euro ed Ue, quindi di ogni politica di sovranità nazionale; (4) era
predominante, nel campo del “sovranismo”, un’ostilità generale verso qualsiasi
cosa che fosse socialista e di sinistra; (5) il rifiuto diffuso della forma
partito.
(2) Fatto sta che in quelle condizioni di
accerchiamento ritenemmo prioritario agire come costruttori di una rete
unitaria piuttosto che di rafforzare l’MPL. Nella primavera del 2014, con la
nascita del Coordinamento nazionale della sinistra contro l’euro, pensammo di avere spezzato l’accerchiamento. Non fu
così. Malgrado l’alto livello di analisi e proposta, scolpito nel Vademecum su come si sarebbe dovuti
uscire dall’euro, il Coordinamento non riuscì né allargarsi né a portare a
compimento la trasformazione, apparentemente da tutti condivisa, in un unico
soggetto politico.
Grandi speranze si riaccesero con la nascita
della Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN) all’inizio del 2017.
Speranze che presto si infransero alle prime difficoltà. Davanti alla decisione
di prepararci alla prova elettorale del marzo 2018 sorsero le prime divisioni.
Malgrado ciò, nella consapevolezza
dell’importanza della tappa elettorale 2018, la CLN lanciò nell’estate 2017
l’appello per l’Italia Ribelle e Sovrana.
Questo tentativo di dare vita ad una lista del sovranismo costituzionale non ha
sortito l’effetto sperato. Abbiamo incontrato insipienza, infantilismo,
settarismo. Avevamo l’ennesima prova che non era possibile unire i
“sovranisti”, nemmeno in vista delle elezioni.
Il risultato negativo non poteva non
riverberarsi in modo distruttivo su una Confederazione già debole, causando la
sua diaspora.
Queste sconfitte non potevano non metterci in
serissime difficoltà. Facciamo le spese di avere dedicato la maggior parte
delle forze, intellettuali e organizzative allo costruzione di organismi di
fronte e percorsi unitari. Si conferma che non bastano chiarezza d’idee e
volontà ecumenica: nessuno organismo unitario può reggere agli urti senza un
baricentro organizzativo forte e coeso.
(3) Alle porte delle elezioni del 4 marzo
abbiamo assistito ad un processo di smottamento di tutto il campo del primo
sovranismo, uno smottamento che è consistito nell’approdo verso un nazionalismo
di destra. La candidatura di Alberto Bagnai con la Lega salviniana, quello di
Marco Mori con CasaPound Italia, della De Pin con Forza Nuova, erano solo la
punta dell’iceberg. Pochissime le eccezioni: oltre a noi e chi faceva parte
della CLN, il Fronte Sovranista Italiano.
Se questo esito è potuto accadere, è dipeso
anche dal discorso prevalente nel campo del primo sovranismo, ci riferiamo alla
litania che non ci sarebbero più destra e sinistra, che non ci sarebbero uscite
di sinistra o di destra dall’euro e dalla Ue.
Questo discorso, mentre esprimeva un
adeguamento alla concezione del pensiero unico predominante negli ultimi
decenni —la politica senza "ideologie", senza visioni del mondo,
quindi fondata, proprio come vuole il pensiero dominante, sui tecnicismi, la
centralità dei leader e l'evaporazione di partiti degni di questo nome, ovvero
portatori di idee sociali forti—, indicava l'opportunistico e insidioso rifiuto
di ammettere che dall'euro si può uscire anche con politiche neoliberiste, e
neo-autoritarie.
Se è stato corretto aver considerato quello del
primo sovranismo un importante campo di battaglia, è stato giusto contrastare
le tendenze latenti che portavano verso un nazionalismo di destra affinché non
diventassero egemoni. Lasciati sostanzialmente soli, dobbiamo ammettere che non
ce l’abbiamo fatta ad evitare che ciò che era incipiente (il sovranismo destrorso
e nazionalista) venisse alla luce e diventasse egemone.
Il risultato è che Lega salviana e CasaPound
Italia —in questo aiutati in modo determinante dai media di regime e
dall’ignavia delle sinistre, sia di regime che radicali— appaiono come “sovranisti”, anzi i soli
“sovranisti”. Ove quindi “sovranismo” è percepito come sinonimo di nazionalismo
e, spesso di revival fascistoide.
Riteniamo sia necessario, fermo restando
l’utilizzo imprescindibile del sostantivo “sovranità”, e dato per scontato che
non dobbiamo lasciare alle destre il campo di battaglia ideologico della
nazione, smettere di denominarci in prima istanza “sovranisti”, insistendo
invece sul concetto di patriottismo democratico e costituzionale.
(4) L’avvenuta scissione del primo sovranismo
in due campi opposti rende
impraticabile, rebus sic stantibus, una politica di fronte unito.
Occorre piuttosto non solo distinguersi nettamente ma combattare il sovranismo
nazionalista di destra.
D’ora in avanti, anche valutato cosa ci han
detto i risultati elettorali, la nostra attenzione va rivolta in tre direzioni
principali: (a) quel che maturerà nel campo delle sinistre no-euro; (b) quel
che accadrà nel Movimento 5 Stelle vista la svolta governista ed europeista;
(c) verso il tentativo in atto di trasformare SiAMO un vero e proprio movimento
politico indipendente.
Risoluzione approvata dalla II. Assemblea di MPL-Programma 101
11 marzo 208
5 commenti:
Attenzione anche la meloni e la russa parlano di patriottismo e si definiscono "patrioti". Per carita' nessuna demonizzazione di tali parole, ma non facciamone concetti ideologici assoluti, bensi' grimaldelli da utilizzare alla bisogna.
Credo invece che vada rilanciato un movimento della sinistra contro l'euro, sfidando a viso aperto, il movimento 5 stelle, la lega. Oggi la critica all'euro ha piu' incidenza, e' entrata nell'immaginario collettivo rispetto ai tempi in cui venne creato il coordinamento. Battersi contro l'euro ha una valenza anticapitalista ancora maggiore di prima.Poiche' il populismo sia di centro che di destra non rompera' con la gabbia della UE tocchera' a noi per rispondere all'acutizzarsi della crisi economico sociale essere promotori di un gruppo dirigente che spezzi il dominio dell'eurocapitalismo.
Concordo al 100%, c'è un punto di discontinuità nel movimento sovranista che sarebeb assurdo negare e che cambia perfino lo stesso significato del termine, forse mettendone in dubbio perfino l'utilità.
Essenziale iniziare subito con un appello a tutte le forze della sinistra noeuro per iniziare a tessere una serie di iniziative tese a ottenere visibilità. Il sovranismo o sarà socialista o non sarà
"In questa prospettiva è prioritario rafforzare la nostra organizzazione, come organismo di indirizzo programmatico e strategico, e come polo di irradiazione culturale e di educazione teorica e politica»."
In realtà Non serve un polo di irradiazione culturale ed educazione politico-strategica... serve un partito capace di rappresentare in parlamento o nelle altre istituzioni rappresentative ( anche nel sindacato...) gli interessi e valori delle classi subalterne alle elezioni ed ottenere almeno più del 3% della clausola di sbarramento.
Dal parlamento e dalle istituzioni, poi si potranno indicare strategie e politiche per peseguire i suddetti interessi e valori.
IL LIEVITO E IL PANE
Certo che serve un partito di massa, popolare.
Ma dati i tempi e il disastro storico della sinistra, un simile partito può solo essere di tipo "populista".
Come P101 ci consideriamo il lievito per fare il pane, un organismo per dare vita e presto ad un simile partito populista di sinistra.
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