[ 28 marzo 2018 ]
L’amico Aldo Giannuli [nella foto] invita tutta la sinistra o ciò che di essa rimane ad incontrarsi in una sorta di Stati Generali per capire il da farsi dopo l’evidente legnata elettorale.
Al di là della generosità e dello spirito di buona volontà che emerge dalle sue parole, mi pare però che la sua sollecitazione sia attraversata da una impostazione decisamente politicista, e per questo (ma non solo) non condivisibile su diversi punti fondamentali che mi accingo a spiegare.
Innanzitutto, io credo che prima di capire il da farsi alle prossime elezioni, siano esse le europee del 2019 o le eventuali politiche anticipate (date dall’impossibilità di formare un governo con un minimo di omogeneità politica e programmatica), sia molto più importante capire cosa si vuol essere e cosa si vuol fare da grandi, come si suol dire. Giannuli suggerisce invece di mettersi a tavolino per capire come mettere insieme una possibile ulteriore nuova formazione politica (come se non ne fossero già stati fatti fin troppi, nella storia della sinistra, di simili tentativi sistematicamente naufragati…) che possa comprendere in un unico contenitore ciò che rimane della sinistra (cioè Liberi e Uguali o ciò che di essa resterà in seguito a probabili scissioni, Potere al Popolo, più gli eventuali vari cespugli, gruppi e gruppetti della micro diaspora comunista, tutte forze politiche peraltro completamente diverse fra loro…), in modo tale da offrire, in linea teorica (io dico molto teorica…) una sponda a quell’elettorato, anche in fuga dal PD, che ancora ha un cuore che batte a sinistra, per così dire.
Ora, io personalmente sono convinto che ci sia tanta gente, anche molta di più di quanta noi pensiamo, che abbia un cuore che batte a sinistra. Ma sono anche convinto che questa gente non vede più nell’attuale “sinistra”, in tutte – e sottolineo, in tutte – le sue declinazioni, quella forza politica in grado di rappresentarle efficacemente (un punto di vista, peraltro, assolutamente logico e coerente che abbiamo già trattato qui …). E questa è la ragione per la quale alle attuali formazioni della “sinistra” si preferisce di gran lunga il M5S oppure l’astensione (o addirittura la Lega, in alcuni casi…).
Di conseguenza, penso che in questa fase storica non si debba avere nessuna fretta di mettere insieme una lista che per forza di cose non può che essere raffazzonata in fretta e furia e con un programma necessariamente velleitario e confuso (né potrebbe essere altrimenti, dato che il programma di un partito deve essere il risultato di una visione chiara, corretta e condivisa della realtà…), così come sono state raffazzonate, velleitarie e confuse sia LeU che Potere al Popolo, pur nelle loro rispettive e strutturali diversità.
Esempio pratico? Non ci si può presentare alle elezioni, come ha fatto ad esempio PaP, senza avere una posizione chiara e definita sull’UE (che costituisce, in questa fase storico-politica, la contraddizione principale, dal punto di vista politico). Non si può rimanere sul generico, del tipo “vorrei ma non posso”, “lancio il sasso ma nascondo la mano”, per camuffare posizioni diverse che si hanno al proprio interno e tentare una mediazione improbabile. Non su una questione così importante e strategica. Il risultato finale è stato appunto quello di presentarsi con un programma generico e velleitario, che diceva e non diceva, anche se “esteticamente” gradevole per il palato di un pubblico minoritario ed autoreferenziale di “sinistra radicale” (femminismo, ecologismo, pacifismo, cosmopolitismo, generico solidarismo ecc.). Ma è evidente che questo modo di procedere è, appunto, del tutto autoreferenziale e non può (e forse neanche vuole…) avere l’ambizione di rivolgersi alla maggioranza di quello che si ritiene essere il proprio potenziale corpo elettorale (se così non fosse, non si sceglierebbe di chiamarsi “Potere al Popolo”…). La contraddizione è quindi evidente. Intendiamoci, rivolgersi alla maggioranza non significa affatto correre dietro allo spirito dei tempi. Al contrario, significa avere le idee chiare su ciò che si è, innanzitutto, e su cosa si intende fare. E questo è ciò che deve essere fatto, ben prima di pensare a rabberciare l’ennesimo rassemblement identitario ed autoreferenziale di una “sinistra” improbabile, ormai neanche più percepita, ignorata e scomparsa dall’immaginario comune.
Tornando, quindi, in questo caso all’UE (ma le questioni sono molte e tutte di grande importanza), è bene stabilire quale posizione assumere nei suoi confronti. Ma per fare questo bisogna prima chiarirsi le idee. Innanzitutto, cosa è la UE? A quali interessi risponde? Qual è la sua funzione reale? Quale la sua strategia?
Una volta analizzata la questione si deve prendere una posizione netta e chiara. E cioè, o dentro o fuori. Cosa che nessuna forza politica della “sinistra”, ha fatto con la necessaria chiarezza, neanche Potere al Popolo, per non parlare di LeU che è addirittura dichiaratamente “europeista”. Anche la Lega e il M5S, sia chiaro, sono rimasti ambigui e hanno negli ultimi tempi (e non a caso) ammorbidito la loro posizione in tema, e però hanno raccolto i frutti del loro precedente atteggiamento dichiaratamente euroscettico. Ma è evidente che i consensi da loro ottenuti vanno ben oltre la questione specifica e riguardano la loro oggettiva capacità di intercettare ed entrare in una relazione dialettica se non simbiotica con il loro elettorato. Lo stesso che in linea teorica dovrebbe essere quello della sinistra, la quale però parla da tempo un altro linguaggio che non è compreso e anzi rifiutato da quel popolo che pure ambirebbe (anche un po’ presuntuosamente, data la situazione) a rappresentare.
E’ evidente quindi che una forza di Sinistra (ammesso che questo temine abbia ancora un senso, dati i tempi, quindi diciamo una forza popolare, di classe, democratica, socialista che abbia ancora l’ambizione di voler lavorare alla trasformazione dello stato di cose presente), non può essere ambigua e deve assumere una posizione chiara e distinta su questa questione. Che rimanda alla analisi e quindi alla visione che si ha dell’attuale sistema economico e sociale (capitalista) dominante. Tentennare sulla UE (e quindi anche sulla NATO) significa non avere le idee chiare sulla struttura di quel sistema e sul ruolo che si intende esercitare dentro o contro di esso.
Ma la questioni sono tante e non riguardano certo soltanto l’atteggiamento da assumere nei confronti dell’UE. Chi segue questo giornale sa da tempo che abbiamo prodotto un’analisi radicalmente critica nei confronti dell’ideologia politicamente corretta (in tutte le sue declinazioni) che riteniamo essere l’ideologia di riferimento dell’attuale sistema capitalistico.
L’amico Aldo Giannuli [nella foto] invita tutta la sinistra o ciò che di essa rimane ad incontrarsi in una sorta di Stati Generali per capire il da farsi dopo l’evidente legnata elettorale.
Al di là della generosità e dello spirito di buona volontà che emerge dalle sue parole, mi pare però che la sua sollecitazione sia attraversata da una impostazione decisamente politicista, e per questo (ma non solo) non condivisibile su diversi punti fondamentali che mi accingo a spiegare.
Innanzitutto, io credo che prima di capire il da farsi alle prossime elezioni, siano esse le europee del 2019 o le eventuali politiche anticipate (date dall’impossibilità di formare un governo con un minimo di omogeneità politica e programmatica), sia molto più importante capire cosa si vuol essere e cosa si vuol fare da grandi, come si suol dire. Giannuli suggerisce invece di mettersi a tavolino per capire come mettere insieme una possibile ulteriore nuova formazione politica (come se non ne fossero già stati fatti fin troppi, nella storia della sinistra, di simili tentativi sistematicamente naufragati…) che possa comprendere in un unico contenitore ciò che rimane della sinistra (cioè Liberi e Uguali o ciò che di essa resterà in seguito a probabili scissioni, Potere al Popolo, più gli eventuali vari cespugli, gruppi e gruppetti della micro diaspora comunista, tutte forze politiche peraltro completamente diverse fra loro…), in modo tale da offrire, in linea teorica (io dico molto teorica…) una sponda a quell’elettorato, anche in fuga dal PD, che ancora ha un cuore che batte a sinistra, per così dire.
Ora, io personalmente sono convinto che ci sia tanta gente, anche molta di più di quanta noi pensiamo, che abbia un cuore che batte a sinistra. Ma sono anche convinto che questa gente non vede più nell’attuale “sinistra”, in tutte – e sottolineo, in tutte – le sue declinazioni, quella forza politica in grado di rappresentarle efficacemente (un punto di vista, peraltro, assolutamente logico e coerente che abbiamo già trattato qui …). E questa è la ragione per la quale alle attuali formazioni della “sinistra” si preferisce di gran lunga il M5S oppure l’astensione (o addirittura la Lega, in alcuni casi…).
Di conseguenza, penso che in questa fase storica non si debba avere nessuna fretta di mettere insieme una lista che per forza di cose non può che essere raffazzonata in fretta e furia e con un programma necessariamente velleitario e confuso (né potrebbe essere altrimenti, dato che il programma di un partito deve essere il risultato di una visione chiara, corretta e condivisa della realtà…), così come sono state raffazzonate, velleitarie e confuse sia LeU che Potere al Popolo, pur nelle loro rispettive e strutturali diversità.
Esempio pratico? Non ci si può presentare alle elezioni, come ha fatto ad esempio PaP, senza avere una posizione chiara e definita sull’UE (che costituisce, in questa fase storico-politica, la contraddizione principale, dal punto di vista politico). Non si può rimanere sul generico, del tipo “vorrei ma non posso”, “lancio il sasso ma nascondo la mano”, per camuffare posizioni diverse che si hanno al proprio interno e tentare una mediazione improbabile. Non su una questione così importante e strategica. Il risultato finale è stato appunto quello di presentarsi con un programma generico e velleitario, che diceva e non diceva, anche se “esteticamente” gradevole per il palato di un pubblico minoritario ed autoreferenziale di “sinistra radicale” (femminismo, ecologismo, pacifismo, cosmopolitismo, generico solidarismo ecc.). Ma è evidente che questo modo di procedere è, appunto, del tutto autoreferenziale e non può (e forse neanche vuole…) avere l’ambizione di rivolgersi alla maggioranza di quello che si ritiene essere il proprio potenziale corpo elettorale (se così non fosse, non si sceglierebbe di chiamarsi “Potere al Popolo”…). La contraddizione è quindi evidente. Intendiamoci, rivolgersi alla maggioranza non significa affatto correre dietro allo spirito dei tempi. Al contrario, significa avere le idee chiare su ciò che si è, innanzitutto, e su cosa si intende fare. E questo è ciò che deve essere fatto, ben prima di pensare a rabberciare l’ennesimo rassemblement identitario ed autoreferenziale di una “sinistra” improbabile, ormai neanche più percepita, ignorata e scomparsa dall’immaginario comune.
Tornando, quindi, in questo caso all’UE (ma le questioni sono molte e tutte di grande importanza), è bene stabilire quale posizione assumere nei suoi confronti. Ma per fare questo bisogna prima chiarirsi le idee. Innanzitutto, cosa è la UE? A quali interessi risponde? Qual è la sua funzione reale? Quale la sua strategia?
Una volta analizzata la questione si deve prendere una posizione netta e chiara. E cioè, o dentro o fuori. Cosa che nessuna forza politica della “sinistra”, ha fatto con la necessaria chiarezza, neanche Potere al Popolo, per non parlare di LeU che è addirittura dichiaratamente “europeista”. Anche la Lega e il M5S, sia chiaro, sono rimasti ambigui e hanno negli ultimi tempi (e non a caso) ammorbidito la loro posizione in tema, e però hanno raccolto i frutti del loro precedente atteggiamento dichiaratamente euroscettico. Ma è evidente che i consensi da loro ottenuti vanno ben oltre la questione specifica e riguardano la loro oggettiva capacità di intercettare ed entrare in una relazione dialettica se non simbiotica con il loro elettorato. Lo stesso che in linea teorica dovrebbe essere quello della sinistra, la quale però parla da tempo un altro linguaggio che non è compreso e anzi rifiutato da quel popolo che pure ambirebbe (anche un po’ presuntuosamente, data la situazione) a rappresentare.
E’ evidente quindi che una forza di Sinistra (ammesso che questo temine abbia ancora un senso, dati i tempi, quindi diciamo una forza popolare, di classe, democratica, socialista che abbia ancora l’ambizione di voler lavorare alla trasformazione dello stato di cose presente), non può essere ambigua e deve assumere una posizione chiara e distinta su questa questione. Che rimanda alla analisi e quindi alla visione che si ha dell’attuale sistema economico e sociale (capitalista) dominante. Tentennare sulla UE (e quindi anche sulla NATO) significa non avere le idee chiare sulla struttura di quel sistema e sul ruolo che si intende esercitare dentro o contro di esso.
Ma la questioni sono tante e non riguardano certo soltanto l’atteggiamento da assumere nei confronti dell’UE. Chi segue questo giornale sa da tempo che abbiamo prodotto un’analisi radicalmente critica nei confronti dell’ideologia politicamente corretta (in tutte le sue declinazioni) che riteniamo essere l’ideologia di riferimento dell’attuale sistema capitalistico.
Lo abbiamo fatto in tanti di quegli articoli che diventa anche impossibile elencarli. In questa occasione specifica mi limiterò a segnalarne un paio (che a sua volta rimandano ad altri), questo e questo.
E cosa succede? Succede che proprio la sinistra, compresa e in primis quella cosiddetta “antagonista”, è imbevuta fino al midollo di ideologia politicamente corretta, e questa è una contraddizione in termini di proporzioni macroscopiche. Anche in questo caso abbiamo affrontato la questione in tante occasioni ma al momento mi limito a segnalare questo articolo.
Ora, come è possibile sostenere di combattere il sistema dominante o quanto meno di sottoporlo a critica radicale sposandone al contempo la sua ideologia? E’ una contraddizione insanabile che deve essere sciolta. Sarà l’attuale sinistra in grado di farlo come ci chiediamo qui oppure dobbiamo considerarla perduta?
Non possiamo saperlo con certezza e, soprattutto, non vogliamo avere alcun atteggiamento pregiudiziale nei confronti di nessuno. Al contrario, siamo sinceramente animati dalle migliori intenzioni. Nello stesso tempo però non possiamo non prendere atto che fino ad ora c’è stata la più totale chiusura (se non, molto più spesso, un atteggiamento di palese ostilità) nei confronti dei nostri ripetuti e annosi inviti ad aprire una riflessione in tal senso.
E’ necessario, a questo punto, sottolineare, come abbiamo fatto qui che è proprio l’adesione incondizionata all’ ideologia politicamente corretta (e quindi la sua organicità al sistema) la causa principale della disfatta storica della sinistra.
In conclusione, tornando all’incipit del discorso, ciò di cui c’è oggi urgente necessità non è di costruire l’ennesimo prossimo futuro rassemblement “arcobaleno”, destinato a prendere la metà della metà dei voti presi oggi da LeU e/o da PaP, ma avviare, finalmente, una profonda riflessione a tutto campo e senza tabù di nessun genere su quello che si intende essere e fare.
Tutto il resto è inutile e dannoso.
E cosa succede? Succede che proprio la sinistra, compresa e in primis quella cosiddetta “antagonista”, è imbevuta fino al midollo di ideologia politicamente corretta, e questa è una contraddizione in termini di proporzioni macroscopiche. Anche in questo caso abbiamo affrontato la questione in tante occasioni ma al momento mi limito a segnalare questo articolo.
Ora, come è possibile sostenere di combattere il sistema dominante o quanto meno di sottoporlo a critica radicale sposandone al contempo la sua ideologia? E’ una contraddizione insanabile che deve essere sciolta. Sarà l’attuale sinistra in grado di farlo come ci chiediamo qui oppure dobbiamo considerarla perduta?
Non possiamo saperlo con certezza e, soprattutto, non vogliamo avere alcun atteggiamento pregiudiziale nei confronti di nessuno. Al contrario, siamo sinceramente animati dalle migliori intenzioni. Nello stesso tempo però non possiamo non prendere atto che fino ad ora c’è stata la più totale chiusura (se non, molto più spesso, un atteggiamento di palese ostilità) nei confronti dei nostri ripetuti e annosi inviti ad aprire una riflessione in tal senso.
E’ necessario, a questo punto, sottolineare, come abbiamo fatto qui che è proprio l’adesione incondizionata all’ ideologia politicamente corretta (e quindi la sua organicità al sistema) la causa principale della disfatta storica della sinistra.
In conclusione, tornando all’incipit del discorso, ciò di cui c’è oggi urgente necessità non è di costruire l’ennesimo prossimo futuro rassemblement “arcobaleno”, destinato a prendere la metà della metà dei voti presi oggi da LeU e/o da PaP, ma avviare, finalmente, una profonda riflessione a tutto campo e senza tabù di nessun genere su quello che si intende essere e fare.
Tutto il resto è inutile e dannoso.
* Fonte: L'INTERFERENZA
2 commenti:
Siccome non mi risulta che Leu, PaP, Eurostop e simili abbiano predisposto squadre di picchiatori che minacciano e bloccano le iniziative degli altri, qualcuno potrebbe cortesemente spiegarmi perché tutta questa selva di siglette (più che altro blog) non ha uno straccio di sezione fisica da qualche parte in giro per l'Italia? Perché nessuno di questi "pontefici" che stilano un'enciclica a settimana con la corretta dottrina infallibile (beneficio del pontificato, ovviamente) non li si vede nelle strade, nelle piazze, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di ritrovo, sui posti di lavoro, insomma in mezzo alla gente?
Oggi abbiamo assistito all'ennesimo assassinio di lavoratori sfruttati e sottopagati a Livorno. Una cosa del genere dovrebbe scatenere come minimo uno sciopero generale in tutto il paese per ventiquattro ore. Come minimo. E invece, i Lenin della mutua, i Che Guevara all'amatriciana, i rivoluzionari a chiacchiere non trovano di meglio da fare che dar libero sfogo alle loro concioni fumose sui loro diecimila blog.
Entro fine anno, quell'Alberto da Giussano di Salvini e quel Masaniello di Di Maio ci avranno fatto dono dell'Iva al 25%, di una riforma pensionistica che cancella sì la Fornero, ma per portare l'età pensionabile a 70 anni e magari la flat tax per davvero. Nel senso del 43% d'imposta su tutti i redditi.
Sapete che vi dico? Esiste una cosa che si chiama selezione naturale, in fin dei conti. A volte, chi viene spazzato via se lo merita.
Non può esistere una sinistra credibile in Europa e quindi anche nel nostro paese, se non fortemente eurocritica, talmente eurocritica dal non vedere come un tabù la possibilità di uno smantellamento della UE o addirittura lavorare per questo risultato. Quello che non è a mio parere accettabile è che accanto a questo nobile obiettivo si mescolino i piccoli esiziali obiettivi di xenofobi, antivaccinisti, complottisti di ogni risma ed altra varia umanità. Esistono dei valori di una sinistra moderna e sono i valori della uguaglianza ed equità, della giustizia sociale e della solidarietà; mescolarvi altre supposte "tensioni ideali" non aiuta la costruzione di alcunché di politicamente rilevante.
Posta un commento