[ 23 agosto 2017 ]
A scanso di equivoci: sono tra coloro che riconoscono ad uno Stato democratico il diritto di legiferare in materia di immigrazione. Ritengo anzi —tanto più se si è in presenza di flussi ingenti che impattano sul tessuto sociale del Paese— che esso abbia il dovere, come davanti ad ogni altro fenomeno, di dotarsi degli strumenti necessari per regolarlo e tenerlo sotto controllo.
Tre sole sono le correnti di pensiero che negano questo diritto-dovere ad uno Stato: la liberista, la cattolica, e l'anarchica. Per tutte e tre, seppure per diverse ragioni, la potestà e l'autorità di uno Stato sono sottordinate rispetto a enti o figure di grado superiore. Per i liberisti è al mercato che spetta la supremazia; per i cattolici la santa e cristiana civitas maxima o la comunità universale, prevale sempre sulle profane e arbitrarie costruzioni politiche umane; gli anarchici, com'è noto, negano in linea di principio ogni legittimità a qualsiasi forma politica statuale.
Nel mio recente saggio SINISTRA TRANSGENICA mettevo sotto accusa il pensiero cosmopolitico vigente e segnalavo la sua origine kantiana. Mi corre ora l'obbligo di spezzare una lancia a favore di Immanuel Kant, visto che nel suo Zum ewigen Frieden avanzava sì l'idea di un diritto cosmopolitico (weltbürgerrecht), ma nella cornice di una "Lega dei Popoli" che giammai implicava la negazione della sovranità delle singole nazioni.
L'obiezione politicamente corretta al principio che uno Stato sovrano ha il diritto-dovere di sottoporre al proprio controllo politico e giurisdizionale l'immigrazione, si fonda su due asseverazioni. La prima è che "migrare è un diritto umano universale e fondamentale", tale che esso non può in alcun modo essere ostacolato dai singoli Stati i quali, essendo costruzioni anacronistiche, dovrebbero anzi assoggettarsi davanti alla tendenza non solo ineluttabile ma auspicabile verso un ordinamento giuridico globale. La seconda è che
saremmo in presenza di un fenomeno epocale e irreversibile per cui ogni tentativo di regolazione sarebbe vano —discorso che, se ci fate caso, va in rima baciata con quello tipico degli xenofobi che parlando di "invasione", e fa il paio a quello dei corifei liberisti per i quali la globalizzazione dei mercati sarebbe oramai inarrestabile.
Una risposta esaustiva a queste due obiezioni ci porterebbe lontano. Se ho sottolineato le tre parole chiave —ineluttabile, irreversibile, inarrestabile— è perché esse svelano il principio errato che sta a loro fondamento: la concezione naturalistica della storia, l'idea che questa soggiaccia alle medesime leggi deterministiche del mondo naturale —andremmo qui ancora più lontano tirando in ballo la meccanica quantistica e il principio di indeterminazione di Heisenberg. Invece nella storia, non solo tutto è transeunte, nulla è definitivo e irreversibile.
Ma veniamo al punto.
A scanso di equivoci: sono tra coloro che riconoscono ad uno Stato democratico il diritto di legiferare in materia di immigrazione. Ritengo anzi —tanto più se si è in presenza di flussi ingenti che impattano sul tessuto sociale del Paese— che esso abbia il dovere, come davanti ad ogni altro fenomeno, di dotarsi degli strumenti necessari per regolarlo e tenerlo sotto controllo.
Tre sole sono le correnti di pensiero che negano questo diritto-dovere ad uno Stato: la liberista, la cattolica, e l'anarchica. Per tutte e tre, seppure per diverse ragioni, la potestà e l'autorità di uno Stato sono sottordinate rispetto a enti o figure di grado superiore. Per i liberisti è al mercato che spetta la supremazia; per i cattolici la santa e cristiana civitas maxima o la comunità universale, prevale sempre sulle profane e arbitrarie costruzioni politiche umane; gli anarchici, com'è noto, negano in linea di principio ogni legittimità a qualsiasi forma politica statuale.
Nel mio recente saggio SINISTRA TRANSGENICA mettevo sotto accusa il pensiero cosmopolitico vigente e segnalavo la sua origine kantiana. Mi corre ora l'obbligo di spezzare una lancia a favore di Immanuel Kant, visto che nel suo Zum ewigen Frieden avanzava sì l'idea di un diritto cosmopolitico (weltbürgerrecht), ma nella cornice di una "Lega dei Popoli" che giammai implicava la negazione della sovranità delle singole nazioni.
L'obiezione politicamente corretta al principio che uno Stato sovrano ha il diritto-dovere di sottoporre al proprio controllo politico e giurisdizionale l'immigrazione, si fonda su due asseverazioni. La prima è che "migrare è un diritto umano universale e fondamentale", tale che esso non può in alcun modo essere ostacolato dai singoli Stati i quali, essendo costruzioni anacronistiche, dovrebbero anzi assoggettarsi davanti alla tendenza non solo ineluttabile ma auspicabile verso un ordinamento giuridico globale. La seconda è che
saremmo in presenza di un fenomeno epocale e irreversibile per cui ogni tentativo di regolazione sarebbe vano —discorso che, se ci fate caso, va in rima baciata con quello tipico degli xenofobi che parlando di "invasione", e fa il paio a quello dei corifei liberisti per i quali la globalizzazione dei mercati sarebbe oramai inarrestabile.
Una risposta esaustiva a queste due obiezioni ci porterebbe lontano. Se ho sottolineato le tre parole chiave —ineluttabile, irreversibile, inarrestabile— è perché esse svelano il principio errato che sta a loro fondamento: la concezione naturalistica della storia, l'idea che questa soggiaccia alle medesime leggi deterministiche del mondo naturale —andremmo qui ancora più lontano tirando in ballo la meccanica quantistica e il principio di indeterminazione di Heisenberg. Invece nella storia, non solo tutto è transeunte, nulla è definitivo e irreversibile.
Ma veniamo al punto.
Non nascondo che sono rimasto sconcertato da quel che ha scritto recentemente Paolo Barnard. Mi riferisco al suo TAQIYYA, E PERCHE’ L’ISLAM VA BANDITO DALL’OCCIDENTE, A PATTO CHE...
Se il titolo (L'Islam va bandito dall'Occidente) è categorico e francamente un po' fascista, alcuni passaggi del suo intervento sono ancora più brutali e spietati.
Sorvoliamo per carità di patria sulle ostentazioni di cultura islamica del Nostro —livello da Bar dello sport: vedi tirare in ballo la taqiyya, che si capisce subito che Barnard non c'ha capito una mazza, o l'infibulazione che anche i somari sanno che non è una pratica islamica.
Stupisce il conato d'odio, la violenza verbale, sulla falsa riga dell'islamofobia di certa
estrema destra cristianista e sionista o dei suprematisti bianchi recentemente assurti alle cronache. Ci ricorda la cazzata del sicofante Magdi Allam per cui
estrema destra cristianista e sionista o dei suprematisti bianchi recentemente assurti alle cronache. Ci ricorda la cazzata del sicofante Magdi Allam per cui
«... La radice del male è insita in un Islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale».
Barnard non solo odia visceralmente l'Islam, ha un irriducibile disprezzo per ogni singolo musulmano, anzi, per essere più precisi, col pretesto della tenebrosa taqiyya, per ogni cittadino, foss'anche un onesto lavoratore, di origine araba o maghrebina, che dovrebbe, appunto "essere bandito dall'Occidente".
Non solo islamofobia. Questo è razzismo punto e basta, anzi un razzismo raddoppiato perché incrocia quello ontologico verso chiunque professi la fede musulmana, e quello biologico. Sentite infatti questa chicca:
«Veramente, di tutte le culture, l’Islam di sti TAQIYYA/TAWAKKUL, sono la peggior feccia da avere in Italia, fanno schifo a vederli da tanto sono barbari. Siamo sinceri: i Filippini, i Peruviani, i Sudafricani, i Kurdi, i Cinesi fanno così schifo come sti stronzi islamici?».
Come se i curdi non fossero musulmani, come se non ci fossero musulmani tra i cinesi, i filippini o gli africani. Per la cronaca Barnard: gli italiani di fede islamica sono circa
100mila. Che facciamo bandiamo anche loro? Li priviamo della cittadinanza? Li chiudiamo in un lager?
100mila. Che facciamo bandiamo anche loro? Li priviamo della cittadinanza? Li chiudiamo in un lager?
Barnard giunge quindi a magnificare la civiltà occidentale, malgrado la sua storia sia stata segnata per secoli e secoli da un integralismo religioso non meno brutale di quello di certe sette musulmane, malgrado l'Occidente si sia macchiato, col colonialismo e oggi ancora con l'imperialismo, di crimini che fanno impallidire quelli commessi dai califfi e dai sultani.
«STI ISLAMICI DEVONO AVERE IL TEMPO CHE NOI ABBIAMO AVUTO PER CAPIRE COS’E’ LA CIVILTA’, DEVONO AVERE I LORO ROUSSEAU, I LORO BECCARIA, I LORO MAZZINI… MA...DEVONO AVERLO A CASA LORO. LIBERI DA NOI. NON A CASA NOSTRA, CAZZO».
Qui l'ignoranza è abissale, quanto becera è la vanagloria eurocentrica: l'Islam, caro Barnard, ha avuto nel corso dei secoli così tante scuole di pensiero, così tanti innovatori e riformatori, anzi veri rivoluzionari, di quanti ne abbiamo avuti in occidente e spesso con migliore fortuna.
Quelli come Barnard sono l'immagine speculare dei fanatici takfiri dello Stato Islamico. Questi ultimi, per giustificare il loro disprezzo dell'occidente, come un disco rotto, si scagliano contro le crociate, come se tutta la ricca e complessa storia del cristianesimo, si risolvesse in quella sciagurata impresa.
Quelli come Barnard sono l'immagine speculare dei fanatici takfiri dello Stato Islamico. Questi ultimi, per giustificare il loro disprezzo dell'occidente, come un disco rotto, si scagliano contro le crociate, come se tutta la ricca e complessa storia del cristianesimo, si risolvesse in quella sciagurata impresa.
C'è da chiedersi da dove venga tale cieca islamofobia, tanta irrazionale e tenebrosa paura del musulmano. C'è chi dice che tale timore sia un sintomo della crisi d'identità dell'Occidente, della cosiddetta "perdita di valori", quindi dello spavento che si prova dinnanzi a chi invece, per i suoi valori, è disposto a tutto, anche al sacrificio della propria vita.
C'è chi mi suggerisce che questo non sia affatto il caso di Barnard, che egli maledice l'Islam perché, "rendendo le donne sarcofaghi umani", impedisce a queste di concedersi tanto facilmente ai maschietti occidentali come lui il quale, com'è noto, mise in bella mostra la sua nudità, erezione compresa, e non esita a vantarsi di andare a troie (preferibilmente slave) per i viali di Bologna.
20 commenti:
Non mi scandalizza certo il fatto che Barnard vada a troie, ma che le troie vadano con Barnard!
Caro Pasquinelli gli islamici sono per tradizione dei beduini cammellieri divisi in tribù nemiche tra loro perchè il deserto non ha abbastanza per farle sopravvivere tutte. Tutti i paesi islamici riescono a governare i loro popoli tribali attraverso regimi dal pugno di ferro. Questo dovrebbe farle capire perchè sono inadatti a vivere nelle democrazie europee, o meglio perchè le democrazie europee non sono in grado di gestire gli islamici.
Tutto il resto è noia dunque veda di abbozzarla con le solite sinistronzate trite e ritrite.
Caro Pasquinelli, cari Sollevatori,
Anzitutto complimenti per l'equilibrio e la compostezza con cui hai introdotto e poi affrontato il tema in ballo. Il che fa assolutamente da contraltare al tono in stile Fallaci adottato da PB.
Credo che nel paragrafo finale, dove c'è il rimando al resoconto d'un "puttan-tour" di PB, tu colga un tratto personale a dir poco centrale dello stesso giornalista: il suo aperto libertinaggio, il suo "radicalismo" dei comportamenti privati posto quasi a certificazione del "radicalismo" del suo lavoro di giornalista e di divulgatore, il suo costante, incessante volere épater les bourgeois ad ogni singolo respiro.
Un po' poeta maledetto (di recente s'è paragonato a Chester Bennington, cantante del celebre gruppo americano dei Linkin Park, noto per le tematiche appunto maudit e depressive, appena costui s'è suicidato), un po' una specie di "sessantottino" attardato, anche se molto, molto sui generis (si vedano questa sparata sui musulmani e altre calate assai scorrette politicamente) e forse più forgiato dal '77 bolognese che dal '68 originale, anche per ovvi motivi anagrafici e geografici!
Significativo, poi, il suo attaccamento a pratiche e figure "alternative" della sfera anglosassone - anche per i suoi trascorsi di vita - che personalmente trovo un punto debole, visto che fra tutte le società occidentali proprio USA e UK sono quelle con una più lunga ed efficace storia di misure antipopolari e reazionarie, nel senso più autentico del termine: reaganismo e thatcherismo partiti già quarant'anni fa solo per segnalare le più eclatanti. E il resto dell'orbe terracqueo dovrebbe pendere dalle labbra di un Chomsky - validissimo intellettuale, gigante nel suo campo, la linguistica, ma zero carbonella in pratica politica - o da qualcun altro con cattedra alla UCLA o posto di redattore al Guardian? Certo, tutto il mondo è pieno di cialtroni e l'Italia, nella graduatoria dei suddetti, non sfigura, ma cribbio! Cerchiamo di essere seri...
PB ha inoltre più volte sottolineato di avere da sempre problemi di carattere psicologico. Ha di recente ammesso problemi con l'alcool oltre all'uso di metamfetamine. A me sembra, confrontando le sue varie uscite nel corso del tempo, che passi da momenti di grande lucidità e produttività ad altri di confusione, frustrazione, lamentosità, vittimismo e rabbia impotente. Più volte afferma di voler smettere, di voler sparire, ma poi torna sempre alla carica. L'esempio migliore fu la sua assenza da internet per diversi mesi nel 2011 o giù di lì, seguita dal suo ritorno in grande stile, carico, energico, che ci porta il Sacro Verbo della MMT davanti alle folle dei palasport italiani con tanto di professoroni americani (e daje!). Poi passa un po' di tempo, queste persone non fanno quello che lui dice e pretende e apriti cielo! Tradimento! Bastardi! AAAAAAAAHHH!!!
[prosegue...]
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Secondo me, comunque, il fondo a livello di rispettabilità strettamente giornalistica l'ha toccato accodandosi a Gianluigi Paragone, uno da sempre in quota Lega Nord che però gli lasciava due minuti a puntata nelle sue mediocri trasmissioni. Proprio quel PB che pochi anni prima era così "radicale" da non essere soltanto contro il "sistema", ma pure contro i facili "paladini dell'antisistema" come Grillo, Travaglio, Gomez, la Gabanelli, Santoro, la Guzzanti e via dicendo, tutti indaffarati con le puttane e puttanate di Berlusconi, mentre lui già faceva una spietata e puntuale diagnosi su Ue e Trattato di Lisbona, da solo, sul suo sito internet.
Ma un altro aspetto devastante per la credibilità professionale è stato l'aver firmato la versione in lingua inglese di suoi vari articoli - fra i più sconclusionati, va detto - per il Daily Express, un fogliaccio d'oltremanica da sempre schierato all'estrema destra e in mano a uno spocchioso miliardario che dà in pasto ai suoi lettori roba persino peggiore de il Giornale o di Libero in Italia, con un tono anche più becero e urlato.
Qui mi fermo. Ho detto abbastanza su PB. Chiudo ricordando che una cosa che mi colpì detta da lui era che ogni fonte d'informazione va trattata appunto come tale, non come un idolo o una celebrità. E che lo stesso ovviamente s'applica a lui. Io ho provato ad evidenziare gli aspetti più contraddittori e poco convincenti del suo operato, ma si potrebbe andare avanti per pagine e pagine...
Cordialmente
Barbaro D'Urso
Questo articolo è vergognoso. E' un'intero attacco ad hominem privo di qualsiasi argomentazione. Oltre ad essere tacciato come misogino Barnard viene additato come RAZZISTA.
Ma lei sa cosa vuol dire "razzista"? Dove avrebbe criticato in qualche modo una "razza"? Barnard ha espresso una critica verso l'ideologia l'islamica, e se già anche questo è "islamofobia" come si può protendere che abbia speranza nel riformarsi?
Barnard si sa, ha uno stile provocatorio, largo uso di iperboli, ma tacciare lui dei termini usati nell'articolo è vergognoso oltre che falso. Barnard ha scritto il più importante libro sul conflitto Occidente-Medioriente mai pubblicato in Italia, che l'ha fatto etichettare come "filo-islamico" a livello assoluto. E ora se ne esce lei, che per un semplice articolo, inizia a tirare illazioni a sproposito.
La sua fortuna è che questo sito è praticamente sconosciuto. Un articolo come questo sarebbe denunciabile per diffamazione.
Ottimo articolo .
Sono politicamente in disaccordo con Pasquinelli ( non sarò mai un cosiddetto sovranista nazionale etc.etc. ) , ma questo articolo è veramente ottimo .
Veramente sorprendente questa involuzione di Barnard, che aveva accenti pieni di comprensione umana e di lucidità politica nel libro "Perché ci odiano" e in tante altre occasioni. Mi sembra che stia seguendo un po' l'analoga parabola della Fallaci. Ma è meno scusabile, perché lui aveva dimostrato di avere maggiore consapevolezza dei torti e dei guasti della civiltà occidentale. Forse un po' segue e accentua una moda, forse un po' ci potrebbero essere le motivazioni personali di cui parli...purtroppo per molti è ancora un guru
però sulle mutilazioni genitali femminili PB ha ragione:
https://it.wikipedia.org/wiki/Mutilazioni_genitali_femminili_nel_mondo
l' islam condanna le mutilazioni femminili, del resto uno dei paesi dove sono più praticate è l' eritrea che è un paese cristiano
Prima di tutto vorrei ricordare che le "troie" sono donne, e spesso dietro l'attività che fanno ci sono storie di sfruttamento agghiaccianti e drammi umani di cui evidentemente né Barnard né chi fa squallide battute da caserma mostrano di rendersi conto, nonostante l'età.
Barnard non ho capito se ci è o ci fa, ma sono fatti suoi. Io direi che uno così sarebbe meglio lasciarlo perdere, non credo che stia facendo un buon servizio alla causa sovranista. L'ho apprezzato anch'io inizialmente, ma uno che di giorno fa il Savonarola paladino delle masse oppresse e di notte paga i papponi che gli procurano bambole vive da scopare credo che dovrebbe essere abbandonato al suo destino, in attesa che auspicabilmente rifletta su se stesso.
Se ti riferisci a me, ebbene concordo: ho fatto una battuta squallor.
Però non ho saputo trattenermi, non perché Barnard mi sia antipatico, ma perché la battuta ha una sua geometrica bellezza. Almeno così pare a me. Mi accingo a rimediare chiamando in causa me stesso: non mi meraviglia che a Fraioli piacciano le troie, ma che alle troie non piaccia Fraioli.
Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Islamofobia: se facessimo un passo all'indietro per capire ?
Da quando esiste quello che si definisce "fanatismo islamico" (che con la tradizione islamica ha poco o nulla a che vedere: nella penisola Iberica Islam , cristianesimo e religione ebraica avevano potuto convivere per secoli fino alla "Reconquista" cattolica cui seguí la cacciata di arabi ed ebrei) ?
I primi fanatici della nostra epoca furono i cosiddetti "talibani", armati nel 1977 dagli USA per contrastare l'appoggio dell'Unione sovietica al governo progressista in Afganistan.
En passant, "talib" significa studente in arabo, un termine che a sua volta significa "colui che pone domande"- da prendere ad esempio da parte di coloro che hanno solo risposte pronte ma non si fanno mai domande sui perché dei fatti).
In tutto il Medio Oriente e Nord Africa c'erano governi più o meno dittatoriali ma non si contavano fanatici, non c'erano attentati con una media quotidiana di 20-30 morti come invece si assiste dal 2003. A nessuno viene in mente che il fanatismo potrebbe essere la risposta sbagliata ma indotta se non imposta dalle criminali aggressioni degli eserciti occidentali col falso pretesto di democratizzazione?
L'abbruttimento fanatico ed oscurantista indotto nei martoriati Paesi aggrediti trova allora il suo esatto pendant nella più becera xenofobia e nella stupida e servile noncuranza con cui senza batter ciglio i governanti dell' UE prendono atto (piegandosi ai voleri) della "nuova" strategia di Trump.
Questa marionetta del Pentagono e dei poteri occulti (nella Casa Bianca ha probabilmente più autonomia la donna delle pulizie che il Presidente) senza rendersi conto del ridicolo implicito, strombazza di voler "combattere per vincere", quasi che finora gli USA e la NATO avessero combattuto per ... perdere !
Dopo aver fatto terra bruciata in Irak, Libia, Siria, si ritorna dove tutto è iniziato, in Afganistan. Finirà come in Vietnam: colà non serví distruggere le foreste con la diossina, e in Afganistan le montagne sono imprendibili, il territorio incontrollabile (lo prova il fatto che nel frattempo l'Afganistan è divenuto il maggior produttore di papaveri da oppio del mondo. Se non come il Vietnam finirà come la Guerra dei Trentanni.
Probabilmente rileggendo gli articoli di Barnard sull'Islam si capiscono certe uscite che sono poi la cifra di un uomo molto controverso.
Per il resto propendo più per quanto dice Barnard piuttosto che per Moreno.
In ogni caso anche su altri siti ci si è premurati di analizzare la situazione e, al netto delle provocazioni, non è che i risultati siano diversi da quanto detto da Barnard.
https://blog.uaar.it/2013/05/10/esiste-islam-moderato/
in ogni caso PB ne sa più di migranti che di euro.
ragno 62,
in eritrea metà della popolazione è islamica. il paese fu prima invaso dagli arabi e poi per 300 anni sotto gli ottomani.
è innegabile l'alta correlazione mondiale tra mutilazioni femminili e influenza islamica.
tra l'altro bisogna anche condannare le mutilazioni maschili, perchè non lo fate voi "de sinistra"?
per me, se ste cose le fai A CASA MIA, ti dò 30 anni di galera (lesioni + tortura + tentato omicidio) e questo anche per le mutilazioni maschili e vale pure per gli ebrei.
finitela di vedere l'islam come eroico mentre le nostre tradizioni come bruttecattive, in una sorta di autorazzismo.
p.s. io sono ateo e di sinistra.
paolao barnad ha scritto "perchè ci odiano " dovremmo leggerlo anziche parlare a vanvera di lui
siamo numeri ininfluenti se non nei consumi.... numeri numeri non importa se mussulamni od occidentali non possiamo neppure essere chiamati burattini perchè dobbiamo solo essere spettatori di film che hanno registi e attori prestabiliti ma sopratutto dobbiamo consumare pop corn!!!!
CLITORIDECTOMIA, INFIBULAZIONE E ISLAM
INFORMARSI PRIMA DI DIRE SCIOCCHEZZE (COME FA BARNARD)
So che non convincerò chi è affetto da islamofobia, ma la precisazione che mi accingo a compiere è doverosa.
La clitoridectomia (rimozione totale della clitoride) o, peggio, l’infibulazione (clitoridectomia seguita dall’asportazione delle piccole labbra e dalla cucitura delle grandi labbra), non solo non è una pratica islamica, essa è HARAM, VIETATA dall’ISLAM.
Alcuni anti-musulmani a prescindere fanno confusione con il KHIFAD, del quale si parla effetti in tre ahadith. Ossia di una piccola incisione sul clitoride che equivale alla circoncisione maschile (KHITAN). Segnalo poi che questa pratica non è considerata obbligatoria da ben tre scuole giuridiche.
Che CLITORIDECTOMIA e INFIBULAZIONE non abbiano origine islamiche (egizia in particolare) è confermato da ogni studio antropologico.
Da notare infine che essa pratica viene a tutt'oggi effettuata in ampia scala non solo in zone musulmane ma pure dai cristiani copti come anche di rito cattolico: nel Corno d'Africa (Etiopia ed Eritrea), in Sudan, Sud Sudan e in Kenya
Moreno Pasquinelli
La popolazione islamica è malvista in occidente, più nei ceti subalterni che nei ceti dominanti. Ed è vista ancora peggio dagli immigrati non islamici.
Cosa pensi un barista cinese di un musulmano in "divisa" islamica, possiamo solo immaginarlo. Questo per sottolineare che non si avrà mai una coesione di classe fra autoctoni e stranieri e fra stranieri fra loro, nonostante gli auspici didattici di molta sinistra.
La diversità culturale non solo è profonda, ma l'islam dispone di risorse "espansive" di lungo periodo radicate nella sua congenita asimmetria. Il principio per cui gli uomini sono uguali solo se sono musulmani, nonchè la regola che obbliga alla conversione chi sposa una donna di religione islamica costituiscono momenti discriminatori nei confronti di chi musulmano non è.
Le regole alimentari (in sè profondamente stupide che alludono ad una concezione miserabile del divino) e gli infiniti haram forniscono inoltre dispositivi espansivi della cultura islamica. Possiamo tutti mangiare cibo halal, ma nessun musulmano può mangiare cibo non halal. Tanto vale mangiare tutti Halal.
L'intervento di Barnard nasce da qui. La doppiezza islamica è prevista quando la comunità musulmana è minoritaria. In attesa che cresca...
Tuttavia nulla consente di negare al mondo musulmano la possibilità storica di una evoluzione che comporti la piena accettazione di valori universalistici e di una visione meno particolaristica (e "gastronomica")del divino.
Se sottraiamo al mondo arabo i vincoli esterni imposti nel dopo guerra (Israele + guerre neocoloniali successive + l'egemonia salafita wahabita delle petromonarchie filoccidentali) il medio oriente e l'Islam avrebbero un altro volto, sebbene non si possa trascurare come lo stato islamico iraniano e il radicalismo deobandita pakistano abbiano fonti distinte rispetto al wahabismo saudita.
Rimane tuttavia valida l'osservazione che le potenze neocoloniali per contrastare i nazionalisti laici abbiano sempre sostenuto i movimenti reazionari islamici.
La guerra in Siria è esemplare. Occidentali + wahabiti + fratelli musulmani adversus arabi laici e nazionalisti + sciti nazionalisti + cristiani ortodossi + drusi.
Osservate foto di Kabul, Istanbul o Alessandria negli anni 60 ed avrete l'immagine di mondi in cui l'approccio laico è pubblico e prevalente, mentre la narrazione islamica era privata e pubblicamente imbarazzante.
Radek
caro Radek,
scrivi:
La guerra in Siria è esemplare. Occidentali + wahabiti + fratelli musulmani adversus arabi laici e nazionalisti + sciti nazionalisti + cristiani ortodossi + drusi.
Guarda che ti sbagli. In Siria il nocciolo duro del regime è alawita, cioè musulmano.
Quando si vorrà in occidente a capire che il mondo islamico è dilaniato da una lotta intestina feroce?
Ma prima di preoccuparci e soprattutto indignarci delle altrui pratiche millenarie, perchè non ci concentriamo sulle occidentali barbare "amputazioni" delle parti intime femminile e non solo? In occidente siamo più furbi, e la chiamiamo "chirurgia estetica".
Esistono pratiche sempre più diffuse di modifiche chirurgiche e non, eseguibili sui genitali femminili su richiesta dell’interessata: tatuaggi, piercing, chirurgia estetica genitale,… altrettanto inconcepibili ed inumane come le mutilazioni genitali di altre culture.
Ecco un esempio delle occidentali mutilazioni:
Riduzione delle piccole labbra (labioplastica riduttiva o ninfectomia):
- Labioplastica vaginale additiva
- Riduzione delle grandi labbra
- Liposuzione del pube
- Lipofilling del pube.
- Esposizione del clitoride
- Clitoridoplastica di riduzione
- Ricostruzione dell’imene (imenoplastica)
- Ringiovanimento vaginale o vaginoplastica (cosmetic vaginal tightening):
- Perineoplastica
- Amplificazione del punto G
Le ripercussioni sulla salute fisica ed emotiva?
dolore, il gonfiore e la sensazione di tensione, formazione di ematomi, le infezioni, le emorragie, complicanze quali ritenzione urinaria, infezioni vescicali ed ematuria; la labioplastica o vaginoplastica interferisce durante i parti a causa degli esiti cicatriziali, i rapporti sessuali sono alterati.
Anche se medicalizzate, si tratta sempre di “amputazioni”! Ma noi ne andiamo orgogliosi, perchè esaltano il diritto individuale di modificare il nostro corpo per adeguarlo ad un ideale di bellezza altro., frutto della perfida civiltà dell'immagine.
Vogliamo spostarci in Italia? Vogliamo parlare, al di là della chirurgia estetica, di quella pratica, diffusa a partire dall''800, chiamata Episiotomia, della quale l'OMS denuncia che “l’utilizzo sistematico della pratica dell’episiotomia, non ha giustificazione scientifica”.
Di cosa si tratta? L'episiotomia è un taglio praticato su vulva e vagina durante la fase espulsiva del parto. Le principali evidenze scientifiche mostrano che l'episiotomia NON va praticata, perché non è utile in nessuna delle circostanze in cui si pensava che lo fosse, eppure dal '800 noi continuiamo a praticarla, sempre.
In Italia è praticata sul 70% delle partorienti nell'Italia del sud, nel 60% a nord.
Questo significa che oltre 200.000 donne durante il parto ricevono un taglio delle parti intime, con gravi conseguenze sulla propria vita sessuale e fisica, senza che vi siano motivazioni mediche specifiche.
Una lacerazione spontanea è meglio di un'episiotomia
In ogni caso, una lacerazione spontanea è da preferire all'episiotomia poiché ha un decorso molto più breve, non coinvolge necessariamente il muscolo, e la sua cicatrizzazione è più rapida di quella dell'episiotomia.
In conclusione, colpisce che nelle culture in cui si pratica l'infibulazione, la posizione delle donne è che sono convinte della "validità" delle giustificazioni tradizionali ed anzi esse stesse si pongono come attive propugnatrici degli ideali tradizionali e delle pratiche che si ritengono veicolarli, esattamente come le donne occidentali sono convinte delle mutilazioni da chirurgia estetica e se ne fregano delle alterazioni del vissuto sessuale o del dolore al parto, inchinate ad un modello estetico indotto.
A ciascuno le proprie battaglie?
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