[ 7 agosto 2017 ]
«I migranti, in questi termini, rivestono una funzione centrale: non soltanto quella di fare fronte al calo di natalità dei tedeschi (cosa che è stata ribadita da diversi esponenti del governo) ma anche di contribuire con la loro presenza in Europa alla creazione di una nuova società in cui l'integrazione sia reciproca. All'interno di essa i popoli europei potranno finalmente sciogliere i propri riferimenti nazionali entrare a far parte di un unico mondo globalizzato senza limiti di confini, di differenze nazionali e di retaggi religiosi e culturali».
"Sono stato il primo a difendere Zuccaro anche quando era attaccato da persone importanti". Lo ha affermato il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri a proposito degli attacchi al capo della Procura di Catania che, a fine aprile, venne travolto delle polemiche per le indagini sulla navi delle Ong nel Mediterraneo. "Ho avuto modo di capire e ho visto concretamente che c'erano dei contatti tra alcune ong e organizzazioni criminali che si trovavano in Libia" ha continuato Gratteri, "sono stati affrettati i commenti negativi contro ciò che ha detto Zuccaro e qualcuno dovrebbe anche chiedere scusa".
Oggi a confermare la pertinenza di quanto detto ai tempi da Zuccaro non sono solo le parole di Gratteri ma soprattutto le foto che immortalano i contatti tra l'equipaggio di una nave della ong tedesca Jugend Rettet e dei presunti trafficanti di esseri umani libici. Cosa che ha indotto la procura di Trapani ad accusare tale organizzazione non governativa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Fermo restando che le indagini della magistratura coinvolgono soltanto alcune ong sorge spontanea la domanda: perché di fronte alle parole di Zuccaro in un primo momento si è levato un muro di scudi così denso e compatto quando anche un magistrato dalla reputazione di Gratteri si schierava al suo fianco?
Il primo motivo, a mio avviso, va cercato nei conti di queste organizzazioni. Nella sezione "trasparenza" del suo sito internet, per esempio, Jugend Rettet specifica che tutte le persone coinvolte nelle proprie attività (11 membri dell'equipaggio e 70 collaboratori in Germania) "danno il loro contributo senza ricevere un salario". L'ong garantisce poi che l'unica fonte di finanziamento è costituita da donazioni private (nel 2017 i privati ad oggi hanno finanziato 11 missioni su 15). Il rapporto sulle spese del 2015, l'ultimo disponibile, segnala un bilancio (modesto) che si è chiuso con un attivo di 18.000 euro, a fronte di 21.650 euro di spese. Cifre analoghe sono presenti anche sui siti di altre ong per certificare che i soldi ricevuti vengano effettivamente utilizzati per i fini dichiarati. Come effettivamente sembra finora essere avvenuto. Nei fascicoli di indagine non viene infatti mai menzionata alcuna irregolarità finanziaria da parte degli indagati.
Le ong ed in particolare la Jugend Rettet avevano e sembrano tuttora avere i conti in regola, cosa che ha probabilmente spinto molti a diffidare delle iniziali dichiarazioni di Zuccaro. Nei fascicoli dell'indagine, però, viene sottolineato un fattore finora poco discusso che può far comprendere il cuore di questo fenomeno: secondo i magistrati dalle intercettazioni ai membri dell'equipaggio della Jugend Rettet e dalle informazioni fornite da un agente infiltrato emerge come l'azione di search and rescue di queste persone fosse animata da una profonda convinzione ideologica.
Avevamo scritto, a proposito della ONG Jugend Rettet, del sospetto che dietro ci siano le ricche fondazioni sorosiane.
L'indagine che pubblichiamo qui sotto, si focalizza sull'identità ideologica di questa ONG. Ecco cosa ne viene fuori...
«I migranti, in questi termini, rivestono una funzione centrale: non soltanto quella di fare fronte al calo di natalità dei tedeschi (cosa che è stata ribadita da diversi esponenti del governo) ma anche di contribuire con la loro presenza in Europa alla creazione di una nuova società in cui l'integrazione sia reciproca. All'interno di essa i popoli europei potranno finalmente sciogliere i propri riferimenti nazionali entrare a far parte di un unico mondo globalizzato senza limiti di confini, di differenze nazionali e di retaggi religiosi e culturali».
Ideologici, antinazisti, antieuropei
La forma mentis dei ragazzi della ong Jugend Rettet è radicata nell'ambiente berlinese: quello progressista e anti-patriottico. Obiettivo: destrutturare le identità europee
di Luca Steinmann
Oggi a confermare la pertinenza di quanto detto ai tempi da Zuccaro non sono solo le parole di Gratteri ma soprattutto le foto che immortalano i contatti tra l'equipaggio di una nave della ong tedesca Jugend Rettet e dei presunti trafficanti di esseri umani libici. Cosa che ha indotto la procura di Trapani ad accusare tale organizzazione non governativa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Fermo restando che le indagini della magistratura coinvolgono soltanto alcune ong sorge spontanea la domanda: perché di fronte alle parole di Zuccaro in un primo momento si è levato un muro di scudi così denso e compatto quando anche un magistrato dalla reputazione di Gratteri si schierava al suo fianco?
Il primo motivo, a mio avviso, va cercato nei conti di queste organizzazioni. Nella sezione "trasparenza" del suo sito internet, per esempio, Jugend Rettet specifica che tutte le persone coinvolte nelle proprie attività (11 membri dell'equipaggio e 70 collaboratori in Germania) "danno il loro contributo senza ricevere un salario". L'ong garantisce poi che l'unica fonte di finanziamento è costituita da donazioni private (nel 2017 i privati ad oggi hanno finanziato 11 missioni su 15). Il rapporto sulle spese del 2015, l'ultimo disponibile, segnala un bilancio (modesto) che si è chiuso con un attivo di 18.000 euro, a fronte di 21.650 euro di spese. Cifre analoghe sono presenti anche sui siti di altre ong per certificare che i soldi ricevuti vengano effettivamente utilizzati per i fini dichiarati. Come effettivamente sembra finora essere avvenuto. Nei fascicoli di indagine non viene infatti mai menzionata alcuna irregolarità finanziaria da parte degli indagati.
Le ong ed in particolare la Jugend Rettet avevano e sembrano tuttora avere i conti in regola, cosa che ha probabilmente spinto molti a diffidare delle iniziali dichiarazioni di Zuccaro. Nei fascicoli dell'indagine, però, viene sottolineato un fattore finora poco discusso che può far comprendere il cuore di questo fenomeno: secondo i magistrati dalle intercettazioni ai membri dell'equipaggio della Jugend Rettet e dalle informazioni fornite da un agente infiltrato emerge come l'azione di search and rescue di queste persone fosse animata da una profonda convinzione ideologica.
L'obiettivo primario non sarebbe stato quello di coordinarsi con le autorità italiane per agevolare il sistema di salvataggio istituito dal governo, bensì quello di portare sulle coste europee il numero più alto di persone trovate in mare, anche a costo di non collaborare con le autorità. "Non diamo alcuna fotografia dove in qualche modo si possano vedere persone che poi possono essere identificate" dice Katrin, un membro dell'equipaggio intercettata mentre spiega perché non si debba collaborare con le autorità italiane in merito all'individuazione dei trafficanti. E poi continua: "Se affondiamo una o due barche domani non arrivano più". Da qui le accuse di collusione con gli smuggler, rafforzate dallo spegnimento dei trasborder quando la nave entrava nelle acque territoriali libiche, il rifiuto di firmare il codice di condotta e quello di denunciare i trafficanti. Infine l'affissione sulla prua della nave di uno striscione con su scritto "Fuck Imrcc", rivolto al centro di coordinamento della Guardia Costiera italiana, non ha fatto loro buona pubblicità.
Non sembrano dunque essere i quattrini bensì la convinzione ideologica a spingere all'azione i ragazzi della Jugend Rettet. Va compreso però quale sia questa ideologia.
Ho conosciuto i ragazzi di Jugend Rettet quasi un anno fa e da allora ho incessantemente seguito le loro attività. Si tratta di giovani figli delle classi sociali più abbienti della Germania e provenienti da ogni parte del Paese, soprattutto da quella occidentale. Trapiantati a Berlino, hanno deciso di concentrarsi non sugli studi ma sulla creazione di una ong salvamigranti. La loro forma mentis è fortemente radicata nell'ambiente berlinese che frequentano: quello progressista e anti-patriottico di un certo tipo di società composta per lo più da forestieri.
La gioventù tedesca è stata infatti educata alla diffidenza verso la propria cultura e verso le specifiche identità nazionali. Figli dei crimini passati commessi in nome della germanicità, molti giovani tedeschi hanno conseguentemente sviluppato un radicale rifiuto di ogni elemento di continuità con i propri miti nazionali. In alcuni ambienti giovanili è maturata la volontà di porre fine al costante e opprimente paragone con il passato nazionalsocialista attraverso lo scioglimento delle singole identità particolari, a partire dalla propria, in un più ampio sistema di valori globalizzato. I migranti, in questi termini, rivestono una funzione centrale: non soltanto quella di fare fronte al calo di natalità dei tedeschi (cosa che è stata ribadita da diversi esponenti del governo) ma anche di contribuire con la loro presenza in Europa alla creazione di una nuova società in cui l'integrazione sia reciproca. All'interno di essa i popoli europei potranno finalmente sciogliere i propri riferimenti nazionali entrare a far parte di un unico mondo globalizzato senza limiti di confini, di differenze nazionali e di retaggi religiosi e culturali.
Questa cultura del rigetto di se stessi non è figlia del caso ma è stata progressivamente introdotta e diffusa in Germania da ben identificabili scuole di pensiero, a partir dalla Scuola di Francoforte, ed è stata recentemente portata sotto i riflettori del grande pubblico da due best sellers: "Deutschand schafft sich ab" dell'ex esponente della Spd Thilo Sarrazin e "Finis Germania" di Rolf Peter Sieferle, recentemente dato alle stampe a attualmente in cima alla maggior parte delle classifiche.
Le radici culturali dell'ambiente in cui nasce Jugend Rettet vede dunque nell'immigrazione uno strumento imprescindibile per destrutturare le singole identità europee. La forte vocazione ideologica dell'equipaggio di cui parlano i magistrati è la stessa di coloro che da Berlino sognano di utilizzare i migranti come mezzo per porre fine all'esistenza della particolarità tedesca.
Da questa prospettiva si può capire il rifiuto di collaborare con le autorità italiane. Gli obiettivi sono infatti diversi: non quello di assistere un'Italia abbandonata dall'Europa nella delicata gestione del fenomeno migratorio, bensì quello di spostare masse di persone dalle coste africane all'Europa perché potessero inconsapevolmente contribuire alla fondazione di una nuova identità collettiva post-nazionale. Per permettere questo processo sembra sia stato dunque considerato lecito interloquire con i trafficanti e aggirare gli ostacoli posti dalla legislazione italiana.
A questi disegni si può essere d'accordo oppure no. In entrambi i casi, a mio giudizio, è necessario comprendere le radici ideologiche che ispirano tutte le parti in causa.
Diciamolo: la componente ideologica che anima l'equipaggio della Jugend Rettet non è minore a quella, seppur antitetica, di un'altra nave che in questi giorni sta solcando le acque del Mediterraneo. Quella di Generazione Identitaria, la cui crew punta a contrastare le ong e a impedire ai migranti di raggiungere l'Europa proprio per evitare contaminazioni culturali.
Navi pro e anti-migranti che navigano di fronte alla Libia. Da cui salpano invece masse di disperati che l'ideologia non sanno neanche cosa sia e che nella maggior parte dei casi non volevano neanche andare in Italia. Volevano lavorare in Libia, dove qualcuno aveva detto loro che i salari e le condizioni erano buoni e per questo hanno lasciato i loro Paesi: Nigeria, Guinea, Costa d'Avorio, Gambia, Bangladesh, Pakistan. Ritrovatisi in mezzo al caos libico sono fuggiti e un domani si ritroveranno in qualche Paese dell'Europa occidentale che non conoscono e, loro malgrado, saranno al centro di scontri (speriamo solo) politici che non comprendono. Al contempo saranno lì a ricordare a noi europei i nostri problemi di definizione di valori, di miti e di identità comuni. Come anche di un passato che è spesso ancora presente in noi. I ragazzi di Jugend Rettet ne sono la prova vivente.
Non sembrano dunque essere i quattrini bensì la convinzione ideologica a spingere all'azione i ragazzi della Jugend Rettet. Va compreso però quale sia questa ideologia.
Ho conosciuto i ragazzi di Jugend Rettet quasi un anno fa e da allora ho incessantemente seguito le loro attività. Si tratta di giovani figli delle classi sociali più abbienti della Germania e provenienti da ogni parte del Paese, soprattutto da quella occidentale. Trapiantati a Berlino, hanno deciso di concentrarsi non sugli studi ma sulla creazione di una ong salvamigranti. La loro forma mentis è fortemente radicata nell'ambiente berlinese che frequentano: quello progressista e anti-patriottico di un certo tipo di società composta per lo più da forestieri.
La gioventù tedesca è stata infatti educata alla diffidenza verso la propria cultura e verso le specifiche identità nazionali. Figli dei crimini passati commessi in nome della germanicità, molti giovani tedeschi hanno conseguentemente sviluppato un radicale rifiuto di ogni elemento di continuità con i propri miti nazionali. In alcuni ambienti giovanili è maturata la volontà di porre fine al costante e opprimente paragone con il passato nazionalsocialista attraverso lo scioglimento delle singole identità particolari, a partire dalla propria, in un più ampio sistema di valori globalizzato. I migranti, in questi termini, rivestono una funzione centrale: non soltanto quella di fare fronte al calo di natalità dei tedeschi (cosa che è stata ribadita da diversi esponenti del governo) ma anche di contribuire con la loro presenza in Europa alla creazione di una nuova società in cui l'integrazione sia reciproca. All'interno di essa i popoli europei potranno finalmente sciogliere i propri riferimenti nazionali entrare a far parte di un unico mondo globalizzato senza limiti di confini, di differenze nazionali e di retaggi religiosi e culturali.
Questa cultura del rigetto di se stessi non è figlia del caso ma è stata progressivamente introdotta e diffusa in Germania da ben identificabili scuole di pensiero, a partir dalla Scuola di Francoforte, ed è stata recentemente portata sotto i riflettori del grande pubblico da due best sellers: "Deutschand schafft sich ab" dell'ex esponente della Spd Thilo Sarrazin e "Finis Germania" di Rolf Peter Sieferle, recentemente dato alle stampe a attualmente in cima alla maggior parte delle classifiche.
Le radici culturali dell'ambiente in cui nasce Jugend Rettet vede dunque nell'immigrazione uno strumento imprescindibile per destrutturare le singole identità europee. La forte vocazione ideologica dell'equipaggio di cui parlano i magistrati è la stessa di coloro che da Berlino sognano di utilizzare i migranti come mezzo per porre fine all'esistenza della particolarità tedesca.
Da questa prospettiva si può capire il rifiuto di collaborare con le autorità italiane. Gli obiettivi sono infatti diversi: non quello di assistere un'Italia abbandonata dall'Europa nella delicata gestione del fenomeno migratorio, bensì quello di spostare masse di persone dalle coste africane all'Europa perché potessero inconsapevolmente contribuire alla fondazione di una nuova identità collettiva post-nazionale. Per permettere questo processo sembra sia stato dunque considerato lecito interloquire con i trafficanti e aggirare gli ostacoli posti dalla legislazione italiana.
A questi disegni si può essere d'accordo oppure no. In entrambi i casi, a mio giudizio, è necessario comprendere le radici ideologiche che ispirano tutte le parti in causa.
Diciamolo: la componente ideologica che anima l'equipaggio della Jugend Rettet non è minore a quella, seppur antitetica, di un'altra nave che in questi giorni sta solcando le acque del Mediterraneo. Quella di Generazione Identitaria, la cui crew punta a contrastare le ong e a impedire ai migranti di raggiungere l'Europa proprio per evitare contaminazioni culturali.
Navi pro e anti-migranti che navigano di fronte alla Libia. Da cui salpano invece masse di disperati che l'ideologia non sanno neanche cosa sia e che nella maggior parte dei casi non volevano neanche andare in Italia. Volevano lavorare in Libia, dove qualcuno aveva detto loro che i salari e le condizioni erano buoni e per questo hanno lasciato i loro Paesi: Nigeria, Guinea, Costa d'Avorio, Gambia, Bangladesh, Pakistan. Ritrovatisi in mezzo al caos libico sono fuggiti e un domani si ritroveranno in qualche Paese dell'Europa occidentale che non conoscono e, loro malgrado, saranno al centro di scontri (speriamo solo) politici che non comprendono. Al contempo saranno lì a ricordare a noi europei i nostri problemi di definizione di valori, di miti e di identità comuni. Come anche di un passato che è spesso ancora presente in noi. I ragazzi di Jugend Rettet ne sono la prova vivente.
* Fonte: Huffington Post
8 commenti:
L'antinazismo è un punto a loro favore, o manco anti nazisti si può più essere perché sennò addio valori patriottici del kaiser...
Datevi una regolata, sennò qualcuno non capisce più la differenza tra voi e cialtroni come gli identitari europei. Che poi, ma che cavolo vorrebbe dire identità europea? Ma se ci schifiamo allegramente tra popoli europei gratta gratta sotto la superficie delle chiacchiere politiche, sovraniste o europeiste, che pari sono, fuffa al 100% per tentare di raccattare voti dagli illusi che credono ancora nel voto che decide.
Saluti,
Carlo.
Al commentatore numero 1: ma scusa, è chiaro che non è l'antinazismo il cardine della loro azione pro-migrazione. Quello sarà caso mai il punto di partenza (non ci vuol molto a capire che questi sono una filiazione dei vecchi Antifa tedeschi). Ma poi di strada ne compiono parecchia, fino a congiungersi con i desiderata del grande capitale transnazionale: far affluire più migranti possibile. E cosi i salari continuano a calare, si fomenta la guerra tra poveri, e si dissolve il collante di solidarietà popolare che consente la resistenza degli ultimi. Questi volontari, che vaneggiano di un mondo senza identità né frontiere non sono sono degli utili idioti, ma anche i migliori alleati di monsieur le Capital!
Ecco uno splendido esempio di radical chic: dei figli di papà follemente ideologizzati che, pur di dare seguito alle loro idee, sono pronti a violare le leggi e a generare gravi pericoli per l'ordine pubblico e la pace sociale.
Cesco
Sradicati per l'incapacità strutturale di affrontare il senso di colpa del passato nazista,utili,utilissimi idioti della F.P.G.(Finanza Predatoria Globale). Kolja Chitrovic
Ma siamo sicuri che si tratti solo di nobili propositi di fratellanza universale?E siamo così sicuri che i cosiddetti "migranti"che tali non sono, essendo essi semmai dei richiedenti asilo per motivi economici privi di status,siano a tal punto sprovveduti da non sapere a quale titolo e scopo vengono indotti a partire?Sanno perfettamente che andranno ad ingrossare le fila dell'"esercito industriale di riserva"e che avranno a disposizione luoghi che serviranno loro per una momentanea permanenza in attesa di essere collocati in luoghi di lavoro con retribuzioni da terzo mondo che loro accetteranno senza fiatare,in concorrenza con gli autoctoni oramai privi di ogni difesa contrattuale.A questo servono gli utili idioti delle élites multinazionali mascherati da "internazionalisti"cosmopoliti,servono ad impoverire ancor più quei paesi come l'Italia dove il tenore di vita deve essere equiparato a quelli del terzo mondo,strategia mirata e,guarda caso, implementata da agenti del paese dominante in Europa.Solo un caso?Ps.consiglio la lettura di un libercolo scritto da tal Kalergi"filosofo"austriaco,lì sono tracciate le linee guida dell'"integrazione europea"così come la stiamo vivendo oggi.Da rigettare in blocco prima che sia troppo tardi.
La crew? Ecco come si diventa sorosiani
Fatemi capire, per far contenti dei viziati buoni solo a fare i finocchi col culo del proletariato italiano lasciamo che l'Italia si riempia di tutta la feccia del mondo, fino a quando non sarà diventata un'unica fogna a cielo aperto invivibile per la gioia di ogni sinistronzo fuori di testa!!!???
Qui ci vuole Stalin ed un po' di sano comunismo sovietico vecchio stampo per fare una bella pulizia di tutti i sinistri sinistrati nel cervello!
Eh ma sono antinazisti! Vuoi mettere?
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