[ 28 agosto 2017 ]
Com'è evidente le élite dominanti, forti del loro predominio economico, tengono stretto, per difendere quello politico, il loro monopolio sui mezzi di informazione.
Certo, alcune cose sono cambiate con l'arrivo di internet, ma resta che per manipolare l'opinione pubblica, decisivo è il possesso delle principali testate giornalistiche, delle più grandi case editrici, quindi dei grandi canali televisivi.
Fateci caso, come nelle banche, nella finanza e nelle grandi aziende, anche in quello dell'informazione il sistema inossidabile è quello delle porte girevoli: c'è una ristretta cupola di ottimati, di prescelti, a cui vengono sistematicamente assegnati i posti apicali. Si tratta di una vera e propria aristocrazia autoperpetuantesi di tipo feudale, una cupola massonica alla quale si accede solo ed esclusivamente per cooptazione.
Guardate ad esempio ai cosiddetti opinion makers o opinion leaders, in particolare quelli che scrivono gli editoriali su quotidiani come il Coriere della sera, repubblica, ecc.
Da decenni sono sempre loro, con qualche new entry per sopperire al turn over. E da decenni stile e discorsi sono i medesimi. Lo stile è sapienziale, pontificale, politicamente corretto, tipico di chi, pur essendo partigiano, si camuffa volendo far credere di essere al di sopra delle parti. Allo scopo i toni sono spesso di biasimo verso "la politica". Perché? Perché, e qui veniamo al loro discorso, che è sempre quello, ci vuole più liberalismo, o meglio, liberismo.
Uno di questi casi è Ferruccio De Bortoli, l'icona stessa del solone liberale.
Prendiamo il suo ultimo editoriale L'Europa che riparte (e ci illude) pubblicato sul CORRIERE DELLA SERA di ieri. Una insipida paternale europeista con tanto di sospiro di sollievo per quello che chiama riflusso dei diversi "sovranismi nazionalisti e populisti". Salvo allarmarsi per l'esecrabile "neogollismo" di Macron e per il rischio che il voto del 15 in Austria ridia fiato ai... "populisti". Lo spettro del "populismo" che s'aggira per l'Occidente, è il fattore che mette ansia a lorsignori.
E qual è per questi signori il katechon, l'elemento che trattiene e ostacola il dilagare dei populismi e dei nazionalismi? Tenetevi sulla sedia: la Merkel.
Verrebbe da dire, parafrasando Mao, che il "partito tedesco si da la zappa sui piedi". Se la da proprio pensando che la Merkel, ovvero la supremazia tedesca, sia la garanzia per salvare l'Unione europea dal collasso.
Una sciocchezza colossale! E' vero esattamente il contrario. La spinta imperialistica ed espansionistica della Germania, la sua ossessione ad imporre urbi et orbi politiche ordoliberiste, è ciò che alimenta populismi e nazionalismi e che spinge l'Unione sull'orlo del baratro.
Come sempre nella storia europea, quello dell'imperialismo tedesco è un dominio senza egemonia, destinato a suscitare resistenze che alla fine l'hanno sempre spuntata.
Com'è evidente le élite dominanti, forti del loro predominio economico, tengono stretto, per difendere quello politico, il loro monopolio sui mezzi di informazione.
Certo, alcune cose sono cambiate con l'arrivo di internet, ma resta che per manipolare l'opinione pubblica, decisivo è il possesso delle principali testate giornalistiche, delle più grandi case editrici, quindi dei grandi canali televisivi.
Fateci caso, come nelle banche, nella finanza e nelle grandi aziende, anche in quello dell'informazione il sistema inossidabile è quello delle porte girevoli: c'è una ristretta cupola di ottimati, di prescelti, a cui vengono sistematicamente assegnati i posti apicali. Si tratta di una vera e propria aristocrazia autoperpetuantesi di tipo feudale, una cupola massonica alla quale si accede solo ed esclusivamente per cooptazione.
Guardate ad esempio ai cosiddetti opinion makers o opinion leaders, in particolare quelli che scrivono gli editoriali su quotidiani come il Coriere della sera, repubblica, ecc.
Da decenni sono sempre loro, con qualche new entry per sopperire al turn over. E da decenni stile e discorsi sono i medesimi. Lo stile è sapienziale, pontificale, politicamente corretto, tipico di chi, pur essendo partigiano, si camuffa volendo far credere di essere al di sopra delle parti. Allo scopo i toni sono spesso di biasimo verso "la politica". Perché? Perché, e qui veniamo al loro discorso, che è sempre quello, ci vuole più liberalismo, o meglio, liberismo.
Uno di questi casi è Ferruccio De Bortoli, l'icona stessa del solone liberale.
Prendiamo il suo ultimo editoriale L'Europa che riparte (e ci illude) pubblicato sul CORRIERE DELLA SERA di ieri. Una insipida paternale europeista con tanto di sospiro di sollievo per quello che chiama riflusso dei diversi "sovranismi nazionalisti e populisti". Salvo allarmarsi per l'esecrabile "neogollismo" di Macron e per il rischio che il voto del 15 in Austria ridia fiato ai... "populisti". Lo spettro del "populismo" che s'aggira per l'Occidente, è il fattore che mette ansia a lorsignori.
E qual è per questi signori il katechon, l'elemento che trattiene e ostacola il dilagare dei populismi e dei nazionalismi? Tenetevi sulla sedia: la Merkel.
«L'attenzione è ora tutta rivolta al voto tedesco del 24 settembre che vede favorita per un quarto mandato la cancelliera Angela Merkel. L'europa non corre rischi.»Tante volte abbiamo parlato del "Partito tedesco" all'interno dell'élite italiana (QUI e QUI ad esempio). Eccone una prova. Ai tempi della "guerra fredda", quando la minaccia era il comunismo, il 90% dell'establishment italiano era intruppata nel "partito americano", gli USA erano considerati il paese guida. Col collasso dell'URSS e la scomparsa dello spauracchio comunista, quindi il contestuale avanzamento dell'Unione europea, lentamente ma inesorabilmente la Germania ha rimpiazzato gli Stati Uniti come paese guida. In campo dottrinario l'ordoliberismo ha sostituito il liberismo anglosassone.
Verrebbe da dire, parafrasando Mao, che il "partito tedesco si da la zappa sui piedi". Se la da proprio pensando che la Merkel, ovvero la supremazia tedesca, sia la garanzia per salvare l'Unione europea dal collasso.
Una sciocchezza colossale! E' vero esattamente il contrario. La spinta imperialistica ed espansionistica della Germania, la sua ossessione ad imporre urbi et orbi politiche ordoliberiste, è ciò che alimenta populismi e nazionalismi e che spinge l'Unione sull'orlo del baratro.
Come sempre nella storia europea, quello dell'imperialismo tedesco è un dominio senza egemonia, destinato a suscitare resistenze che alla fine l'hanno sempre spuntata.
4 commenti:
Solo un’osservazione a cui vi invito a riflettere a proposito delle prime righe dell’articolo ( la cui tesi di fondo del partito tedesco che si dà la zappa sui piedi è ineccepibile ) .
L’osservazione è che non mi sembra che ci sia un disegno ben preciso da parte delle “elite dominanti” ( che non ho ancora capito chi siano ) per monopolizzare l’informazione . Se ci fosse questo disegno , non si capirebbe perché Bagnai sia ospite fisso a Mediaset , ma anche su La7 e la Rai ; lo stesso vale per Fusaro etc.etc. A mio avviso l’architetto dietro le quinte che sceglie gli opinionisti delle trasmissioni d’informazione politica è semplicemente il mercato della pubblicità , cioè l’audience , cioè noi stessi : fino a quattro anni fa la voce di un grillino la trovavi (quasi) solamente su internet : ora un DiBattista è sempre presente in TV . Stesso discorso per le voci contro l’Euro : fino a quattro o cinque anni fa erano (quasi) solamente su internet : ora un Salvini , un Bagnai , un Fusaro ( e simili ) sono sempre presenti in TV , almeno quanto , se non di più , un DeBortoli , un Renzi , un Monti ( e simili ) . In sintesi la mia osservazione è che le elite dominanti che organizzano i palinsesti dell’informazione siamo noi stessi , cioè l’audience .
Un saluto
F.
Per F.:
Stavo giusto per commentare quando ho letto il Suo intervento. Ebbene, credo che Lei colga perfettamente nel segno. L'emittenza televisiva e la carta stampata (o ciò che ne resta) campano principalmente di pubblicità e se c'è domanda d'un certo tipo di messaggio, ecco che si propone un'offerta appropriata. Alla fine certe strutture devono pure stare a galla e per farlo servono contatti in gran numero, audience, copie vendute. Incidentalmente, si può far così vedere che i media sono pur sempre "pluralisti" e al tempo stesso si ammorbidisce e si neutralizza pure un certo tipo di messaggio. E forse anche di messaggero: Lei non immagina che effetti possa avere una overdose di visibilità su una persona fino ad allora sconosciuta o poco conosciuta...
Più in generale, credo che i media mainstream italiani vadano boicottati in massa. Dunque basta comprare copie dei quotidiani, basta aprire le loro pagine su internet, basta perdere tempo a rilanciare e commentare i banali e scontati sproloqui di figure che non meritano considerazione, basta perdere serate davanti alla tv drogandosi coi grotteschi talk show "politici" messi in scena da navigati "spacciatori". L'unica ed ultima cosa che va fatta nei confronti di questi apparati è questa: inviare presso le loro redazioni dei pacati, ma fermi messaggi in cui si chiarisce che se n'è avuta abbastanza della loro mediocrità e che se a breve molti di loro staranno in fila al collocamento, sarà solo una giusta ed equa manifestazione della "durezza del vivere" oltre, finalmente, all'opportunità per loro di poter svolgere un'approfondita e veritiera inchiesta sulle reali condizioni di chi se la passa male. Cioè, anche loro!
Riguardo al "partito tedesco", non condivido questa analisi. Le classi dirigenti (?) italiane hanno sempre aderito al motto "che sia Franza o che sia Spagna, l'importante è che se magna". Dunque si barcamenano fino all'ultimo momento possibile prima di salire sul carro di chi sembra loro il vincitore. Se indovinano, loro soli ne colgono i benefici. Se sbagliano, loro non pagano e scaricano i costi su tutti gli strati sociali sottostanti.
Cordialmente
Barbaro D'Urso
@Barboro D’Urso
Il boicottaggio sembra anche a me una possibile soluzione . Dopo rimane sempre il dato di fatto che la sua omonima Barbara D’Urso ( che fa interviste ai politici ) viene comunque ascoltata da 3 milioni di persone , mentre un dibattito approfondito sull’ordoliberismo , la democrazia o la funzione della xenofobia , verrebbe ascoltato da 3000 persone . Il problema di fondo sembra chiaramente culturale , formativo , scolastico . Ancora più grave è che in realtà oggi l’informazione cosiddetta politica può essere affidata tanto a Barbara D’Urso , quanto al giornalista professionista in una trasmissione di cosiddetto approfondimento . Qualitativamente è comunque lo stesso . Simone Weil , che era molto vicina ai trotskysti , andò a lavorare in una fabbrica e spiegò limpidamente come fosse impossibile chiedere ad un lavoratore , una volta tornato esausto a casa con in più altri problemi da affrontare , di dedicarsi alla lettura , all’approfondimento e alla coscienza di classe . Credo sia più che altro per questo , più che per colpa di Stalin , che siano state sconfitte le ideologie e con esse le idee : e così era già prevedibile negli anni ’30 del secolo scorso che , con la successiva “democratizzazione” dell’approfondimento politico grazie ai nuovi media di massa , oggi l’oggetto di una trasmissione politica generalista fosse il politico come persona e la sua onestà , cioè il nulla , o tutt’al più le statistiche del tecnico , cioè sempre il nulla dal punto di vista politico ; oppure al limite la cosiddetta sovranità nazionale , idem . A questo punto viva Barbara D’Urso .
F.
Ma come si fa a non vedere che c'è un "partito tedesco" (leggi del «Vincolo esterno») nei piani alti della finanza e della politica italiana?
Monti, il governo Monti non fu forse, il QUISLING voluto dalla Germania?
E non è forse vero che c'è una frazione tra i dominanti che invece vuole svincolarsi dalla tutela di Berlino?
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