[ 23 settembre ]
«Ci sono solo due possibilità: o gli italiani, già apparentemente assuefatti e supini, si faranno impaurire e accetteranno la forma estrema di asservimento e sudditanza, oppure si solleveranno. Non ci sono vie di mezzo: o la resa o la rivolta sociale, o subire un regime di protettorato coloniale o una rivoluzione democratica».
Sono molte, ed evidenti, le analogie tra Renzi e Berlusconi. Prima fra tutte è l'ostinazione a raccontare fanfaluche. Montanelli disse un giorno del Cavaliere che era un inguaribile "piazzista", imbattibile nel vendere patacche spacciandole per mercanzia di primissima qualità. Si capisce dai suoi atteggiamenti spavaldi come Renzi si ritenga ancor più abile di Berlusconi. In questa sua pretesa, inversamente proporzionale alla sua statura politica, egli fa addirittura tenerezza.
Allo stesso modo di Berlusconi, che fino all'ultimo negò che il Paese fosse dentro una gravissima crisi economica, il "bomba" tenta disperatamente di convincere gli italiani che "siamo usciti dal tunnel".
Puoi raccontare finché vuoi che splende il sole (che l'economia italiana non è in inarrestabile depressione), ma quando sopraggiunge la pioggia, si apre l'ombrello e l'imbroglione viene preso a calci nel culo.
Il distacco tra la narrazione renziana e la realtà è talmente evidente che è presumibile che l'impostore faccia la stessa fine del suo mentore: spazzato via. Con una differenza non da poco: mentre Berlusconi venne defenestrato da una congiura di Palazzo, Renzi sarà mandato a casa dal voto dei cittadini grazie al suo stesso referendum costituzionale. Nel primo caso i poteri forti si tennero ben stretti il pallino in mano, ed infatti misero il vampiro Monti in sella. Questa volta, con la auspicabile vittoria dei NO, i poteri forti, tutti schierati per il SÌ, sarebbero battuti assieme al loro pupillo fiorentino, resterebbero spiazzati. Che abbiano in serbo un loro piano di riserva non ne dubitiamo. Quale? Non è escluso l'arrivo della troika, per stringere i bulloni del vincolo esterno, del regime di protettorato.
Nel marzo del 2014, su questo blog, scrivevo:
«Ci sono solo due possibilità: o gli italiani, già apparentemente assuefatti e supini, si faranno impaurire e accetteranno la forma estrema di asservimento e sudditanza, oppure si solleveranno. Non ci sono vie di mezzo: o la resa o la rivolta sociale, o subire un regime di protettorato coloniale o una rivoluzione democratica».
Sono molte, ed evidenti, le analogie tra Renzi e Berlusconi. Prima fra tutte è l'ostinazione a raccontare fanfaluche. Montanelli disse un giorno del Cavaliere che era un inguaribile "piazzista", imbattibile nel vendere patacche spacciandole per mercanzia di primissima qualità. Si capisce dai suoi atteggiamenti spavaldi come Renzi si ritenga ancor più abile di Berlusconi. In questa sua pretesa, inversamente proporzionale alla sua statura politica, egli fa addirittura tenerezza.
Prendiamo la narrazione renziana di come vanno le cose nell'Unione europea. Vanno esattamente all'opposto di come il "bomba" ce le ha raccontate solo fino a pochi giorni fa. Egli ci diceva che la Brexit avrebbe reso l'Unione europea più forte e con un ruolo centrale dell'Italia. Ci diceva che Hollande era oramai conquistato alla causa della fine dell'austerità. Ci diceva che a Ventotene era sorto un "nuovo direttorio a tre con Germania e Francia".
Il summit di Bratislava ha polverizzato come scemenze queste pretese e Renzi se n'è tornato a casa con le ossa rotte. Di più, Bratislava ha mostrato —in barba a chi vaneggia un rafforzamento della Ue—quel che andiamo dicendo da tempo: l'accelerazione del processo di disgregazione dell'Unione europea.
Allo stesso modo di Berlusconi, che fino all'ultimo negò che il Paese fosse dentro una gravissima crisi economica, il "bomba" tenta disperatamente di convincere gli italiani che "siamo usciti dal tunnel".
Puoi raccontare finché vuoi che splende il sole (che l'economia italiana non è in inarrestabile depressione), ma quando sopraggiunge la pioggia, si apre l'ombrello e l'imbroglione viene preso a calci nel culo.
Il distacco tra la narrazione renziana e la realtà è talmente evidente che è presumibile che l'impostore faccia la stessa fine del suo mentore: spazzato via. Con una differenza non da poco: mentre Berlusconi venne defenestrato da una congiura di Palazzo, Renzi sarà mandato a casa dal voto dei cittadini grazie al suo stesso referendum costituzionale. Nel primo caso i poteri forti si tennero ben stretti il pallino in mano, ed infatti misero il vampiro Monti in sella. Questa volta, con la auspicabile vittoria dei NO, i poteri forti, tutti schierati per il SÌ, sarebbero battuti assieme al loro pupillo fiorentino, resterebbero spiazzati. Che abbiano in serbo un loro piano di riserva non ne dubitiamo. Quale? Non è escluso l'arrivo della troika, per stringere i bulloni del vincolo esterno, del regime di protettorato.
Nel marzo del 2014, su questo blog, scrivevo:
«Se Renzi fallisce, e ci sono molte probabilità che ciò accada (Nun 'gna fa, nun 'gna fa!, direbbe il comico), la Troika è in agguato. La macchina del capitalismo predatorio, forte del consenso tedesco, della Bce e dei tecno-oligarchi di Bruxelles, si giocherà l’ultima carta a sua disposizione per salvare la moneta unica moribonda (la cui fine darebbe un colpo fatale all’intera baracca del capitalismo-casinò). Ricorrerà dunque, visti che i vari tentativi posti in essere ad ogni livello sono stati sin qui inefficaci, all’arma di distruzione di massa, quella di sottoporre il Paese al dominio diretto della Troika». [Matteo Renzi: il tonfo col botto prossimo venturo]
Cosa mi spingeva a questa conclusione? Gli euroligarchi, per nome e per conto della grande finanza capitalistica mondiale tutta, non molleranno la presa, non vorranno perdere il comando sull'Italia, che se lo perdessero sarebbe la fine subitanea dell'Unione europea e della moneta unica. Resto della medesima opinione.
Beninteso, quando parlo dell'arrivo della troika non penso che metteranno, che so, Jeroen Dijsselbloem a Palazzo Chigi. Come fu con Monti troveranno un'altra marionetta con passaporto italiano. E gli apriranno la strada facendo saltare il sistema bancario italiano, e forse speculando nuovamente sul debito pubblico (spread), o con una combinazione terroristica dei due fattori.
Beninteso, quando parlo dell'arrivo della troika non penso che metteranno, che so, Jeroen Dijsselbloem a Palazzo Chigi. Come fu con Monti troveranno un'altra marionetta con passaporto italiano. E gli apriranno la strada facendo saltare il sistema bancario italiano, e forse speculando nuovamente sul debito pubblico (spread), o con una combinazione terroristica dei due fattori.
Ma allora sorge la domanda: cosa accadrebbe se, dopo tre governi fantoccio messi sù in barba ai desiderata della maggioranza dei cittadini, i poteri forti tentassero di aggirare e neutralizzare la vittoria dei NO? Se quindi, con un nuovo golpe bianco, provassero ad impedire al popolo la facoltà di decidere da chi vogliono essere governati?
Ci sono solo due possibilità: o gli italiani, già apparentemente assuefatti e supini, si faranno impaurire e accetteranno la forma estrema di asservimento e sudditanza, oppure si solleveranno. Non ci sono vie di mezzo: o la resa o la rivolta sociale, o subire un regime di protettorato coloniale o una rivoluzione democratica.
Ognuno che abbia sale in zucca e coraggio politico si adoperi affinché accada la seconda che ho detto.
9 commenti:
Se cade Renzi arriva la Troika
Un Pasquinelli da manuale, figuriamoci se non sono per la seconda,
MA
c'è una terza soluzione forse ancora peggiore:
-> ci faranno arrivare a fine legislatura (che sia con Renzi sempre in sella o con un governo tecnico poco cambia) e poi ci faranno eleggere il 5* che farà ne più e ne meno ciò che ha fatto Tzipras in Grecia.
E poi non dite che non ve lo avevo detto!
Un saluto, ArticoloUno
Il no al referendum è tutto da conquistare, il resto condivido.
"Che abbiano in serbo un loro piano di riserva non ne dubitiamo."
Bene! Vi siete arruolati anche voi nell'esercito dei complottisti!
Se altri avessero usato quest'argomento non avreste esitato un attimo a dichiarali tali.
COMPLOTTISMO
Abbiamo scritto e ripetuto varie volte cosa noi intendiamo per complottismo.
I dominanti complottano sempre per restare in sella, per sbarrare la strada a chi sta sotto, o anche nelle lotte lotte intestine.
Questo è addirittura banale.
Complottista è una visione del mondo per cui tutto è deciso dalle cricche dominanti e dai poteri forti, o da minoranze di illuminati.
Complottista è che non vede che i fattori oggettivi, strutturali, di crisi, sono più forti dei desiderata di chi comanda e alla fine si impongono. Complottista è chi non crede chesiano le masse, i popoli, a fare la storia nei momenti decisivi.
CINQUE STELLE
Siamo in tema considerando la profezia di Simone Boemio Articolo Uno. Anche in questo caso, un'analisi dei cinque stelle non solo schematica e rozza ma, appunto, complottisticamente manichea. L'idea, che lo si confessi o meno, è che M5S sia stato costruito in un laboratorio o in un pensatoio di regime per ingannare le classi subalterne e quindi condurle al macello (gatekeeping theory). Noi pensiamo invece che M5S sia un frutto genuino della crisi sistrìemica, del divorzio tra chi sta sotto e le élite, che esprima, pur in modo incompiuto e monco, l'anelito di giustizia sociale che viene dal basso. Va a merido di Grillo aver saputo intercettare questo flusso, questa rabbia strisciante. M5S è inconseguente? Certo! Ha una visione neo-riformista? Certo! Non vuole rompere davvero col sistema? Vero anche questo. Ma prima o poi, più prima che poi le contraddizioni che contiene esploderanno ed allora chi ha sale in zucca avrà un approccio critico ma incalzante all'unità contro il nemico comune.
Considerare nemici i cinque stelle è suicida.
Che poi i dominanti non vedano l'ora di portarli al governo è una scemenza autoevidente.
Chi vivrà vedrà.
Chi ha a cuore davvero le sorti del Paese agirà per evitare che i cinque stelle diventino la ruota di scorta del sistema.
Moreno Pasquinelli
Bene Pasquinelli, un po' manicheo, ma è così che dev'essere un Capo politico. Un paio di osservazioni:
1. Grillo opera cogli stessi identici metodi comunicativi di Berlusconi e Renzi, anzi i poteri forti hanno deciso di mettere quest'ultimo al potere quando hanno preso atto che le masse mediatizzate non vogliono gentiluomini in doppio petto stile Monti, che bene o male ti dicono quel che pensano, ma giocolieri che le trattino come spettatori dei talk shows a cui la loro miseria intellettiva le ha abituate.
2. Colla sollevazione e la rivolta sociale arriveranno anche la guerra e la miseria. Il gregge lo intuisce e questo è uno dei motivi che lo inducono all'acquiescienza. I pennivendoli di regime giocano sulle sue paure per tenere in piedi un sistema in sfacelo, ma dietro alle loro sparate e alle loro provocazioni c'è un nucleo di verità. Il benessere che non ci hanno ancora tolto è tenuto assieme dalle finzioni della finanza creativa. Non vedere che il re è nudo serve a non vedere che lo siamo anche noi.
P.S. Un articolo (in salsa britannica) emblematico sul potenziale sollevativo del mondo occidentale.
http://www.telegraph.co.uk/news/2016/09/23/dont-be-afraid-of-jeremy-corbyn-be-afraid-of-what-comes-after-hi/
METODI COMUNICATIVI...
VERITAS, non ritieni che utilizzare la similitudine dei metodi comunicativi per equiparare Grillo a Berlusconi o a Renzi sia inappropriato, al punto da occultare la differenze fenomeniche e sostanziali? Vediamo di non commettere l'errore che Hegel, giustamente, attribuiva a Schelling —di notte tutte le vacche sembrano nere.
E' come se si volesse sostenere cha, data la rassomiglianza tra i metodi propagandistici del fascismo mussoliniano o dei nazisti con quelli dei grandi partiti di massa socialisti (nel caso dei nazisti spiccicati e simmetrici a quelli staliniani), ci fosse equipollenza tra i processi storico-sociali ed i loro contrapposti protagonisti.
Vediamo di non precipitare nella trappola narrativa postmoderna, che tutto basa sulle forme comunicative, perdendo di vista la natura o l'essenza dei fenomeni sociali e politici. Di qui a condannare tutto come "populismo" il passo è breve.
Tuttavia, anche volendo restare sul piano della trama narrativa, della sintassi del discorso, del simbolismo, davvero arduo è equiparare Grillo a Renzi o Berlusconi.
Questi ultimi due hanno usato e usano la più classica delle demagogie del potere che fa leva sui sentimenti conservativi di un ceto medio meschino che esige adulazione della propria mediocrità e chiede dunque messaggi tranquillizanti per confortare il proprio quietismo piccolo borghese.
Grillo, al contrario, è un apocalittico, oserei dire gioachimita, allude alla fine del mondo prossima ventura. Il suo è un linguaggio tipicamente profetico.
Come la vedo io? Grillo è il Giovanni Battista che annuncia l'avvento del vero e proprio messia.
Abyssus abyssum invocat...
Perfetto nell'analisi e anche nelle risposte ai commenti "complottisti" autolesionisti e suicidi contro i 5 Stelle. Grazie, dobbiamo credere nella rivolta altrimenti è finita. Non ce la facciamo più a sopportare piazzisti, imbonitori di ogni sorta, spot e annunci "pubblicitari"...Ora pure il ponte sullo Stretto...Chissà che rapporto c'è con il Referendum: dovrà rispondere al "do ut des"?
Posta un commento