[ 23 marzo]
Cos'è accaduto al mondo del lavoro dopo decenni di neoliberismo? Luca Ricolfi ritiene che ci siano oramai "tre società", divise e conflittuali fra di loro. Gli avevamo risposto con un articolo del 6 gennaio scorso [Il partito che non c'è]. Ricolfi, usando una sociologia d'accatto, e non cessando di esprimere il punto di vista dei dominanti, è tornato sull'argomento. Gli risponde questa volta Paolo Ciofi.
«Luca Ricolfi, sul Il Sole-24 Ore del 22 marzo, sostiene che la situazione attuale in Italia si configura più o meno così: i dipendenti garantiti sono rappresentati dalla sinistra tradizionale e dai sindacati; gli autonomi (partite Iva) e i piccoli imprenditori dalla destra; la nuova categoria degli esclusi, disoccupati e senza diritti che Ricolfi denomina terza società, non sono invece rappresentati da nessuno dal momento che Renzi tenta di rappresentare la prima e la seconda società.
È una verità apparente, anzi una costruzione ideologica inventata: primo, perché tutte e tre le categorie menzionate sono ormai non garantite e nella sostanza tutte dipendenti; secondo, perché nell'insieme il mondo del lavoro, al di là delle categorie in cui si configura, non ha da tempo rappresentanza né rappresentazione nel sistema politico e nel Parlamento della Repubblica; terzo, perché Renzi rappresenta gli interessi non già dei lavoratori bensì dei nuovi capitalisti che vanno all'arrembaggio. Infatti, checché ne pensi l'ottimo Ricolfi, il fondamento del capitalismo non è scomparso.
Il problema vero allora è far sì che il lavoro nel suo insieme abbia rappresentanza e pesi politicamente. Ma per questo è necessario costruire l'unità dei lavoratori: vale a dire delle persone che per vivere devono lavorare, e quindi vendere la propria forza lavoro a chi la compra per ottenere un profitto. Perciò, invece di alimentare i conflitti interni al mondo del lavoro mettendo fuori scena il capitale, serve porre al centro dell'analisi la dualità capitale-lavoro, individuando con precisione i cambiamenti profondi intervenuti nelle due parti in conflitto. Insomma, serve Carlo Marx.
Non una sociologia pedestre, che è diventata l'ideologia dell'impossibilità di cambiare lo stato delle cose presenti».
* Fonte: dalla parte del lavoro
3 commenti:
Concordo pienamento con la conclusione, anzi vado un passo più in là: Marx serve non soltanto per rovesciare il sistema capitalistico ma già anche a coloro che semplicemente lo vogliono capire. Le crisi del capitalismo sono endogene, generate dal sistema stesso, ma le misure prese per superarle si dimostrano sempre più inefficaci anche perché - e questo Marx non poteva prevederlo – i capitalisti ed i politici servi del sistema capiscono sempre meno … il Capitalismo! Buon per noi che i saccenti economisti neoliberisti non hanno letto o se l’han fatto comunque non hanno capito gli scritti di Marx, altrimenti saprebbero come allungare l’agonia del sistema.
In quanto a Renzi direi piuttosto che non rappresenta nessuno: è stato messo lí con un’operazione mediatica e da docile marionetta fa ciò che i suoi burattinai gli ordinano di fare, barcamenandosi come può. E soprattutto esegue quanto imposto dalla regia di Bruxelles, cioè dalla commissione dell’ UE che è notoriamente la serva delle lobby della finanza e delle multinazionali, cioè del vero potere politico mondiale.
Marx serve. Già.
Il capitale lo usa a piene mani (ad es vedi link sotto)
http://www.criticamente.com/marxismo/capitale/capitale_3/Marx_Karl_-_Il_Capitale_-_Libro_III_-_14.htm
Leggere V. Giacché per maggiori dettagli.
Che Marx possa servire ancora mette qualche dubbio i fatto che un Piero Fassina, rivolga le sue speranze al ... potere taumaturgico di un Papa! (non diceva Marx che le Religioni sono l'oppio dei Popoli?
Posta un commento