[ 17 marzo ]
Capire cosa hanno in testa Tsipras e Varoufakys non equivale a conoscere cosa essi riusciranno effettivamente a fare. Cosa essi riusciranno a fare non dipende solo da ciò che essi vorrebbero. Dentro un sistema interconnesso e di relazioni conflittuali in ultima istanza decidono i rapporti di forza.
La Grecia è nell'occhio di un ciclone, quello della crisi dell'eurozona, a sua volta epicentro di una crisi sistemica che è mondiale — con buona pace dei "complottisti" e di quelli che sostengono che il capitalismo e l'imperialismo scoppiano di salute.
In queste condizioni il governo di un paese minuscolo e ricattato come la Grecia non ha molte strade da percorrere. Al netto di qualche scampolo di tempo guadagnato ne ha anzi solo due: o arrendersi definitivamente alla troika o, con atto di lucida e coraggiosa follia, ribellarsi facendo saltare il banco, innescando un processo di liberazione che sarà anche quello della dissoluzione dell'eurozona.
E' comprensibile come, in queste tremende circostanze, a Tsipras ed ai suoi tremino i polsi, che tentino di temporeggiare, ed anche che siano i primi ad avere paura dei loro stessi atti.
Vedremo cosa alla fine decideranno di fare, se arrendersi o ribellarsi. La seconda ci auguriamo.
Per capire quali saranno le prossime mosse ci è forse d'aiuto ascoltare questa brillante e arguta prolusione di Yanis Varoufakis. Siamo nell'ottobre 2011, due anni dopo lo scoppio della crisi sistemica e mentre la Grecia andava in default. Un momento quindi cruciale della vita europea e mondiale.
Varoufakis mette a nudo non solo l'insostenibilità dell'euro, sottolinea che il destino dell'Unione è segnato. Se si vuole salvare la solidarietà europea, dice il Nostro, occorre pilotare il processo di dissoluzione, abbandonare i disegni federalisti, ritornare alle sovranità nazionali, non solo monetarie. Solo dopo, sostiene Varoufakis, si potrà pensare di ricostruire un'Unione europea che abbia un futuro, che sia cioè democratica e non ostaggio di una cricca di neoliberisti assatanati.
Non conoscevamo questa prolusione di Varoufakys. Ringraziamo il compagno Alberto Bagnai per averla segnalata sul suo blog. Ahinoi, lo fa a suo modo, denigrando e prendendo per il culo il neo-ministro greco delle finanze, senza tuttavia nemmeno adombrare una critica degna di questo nome. Lo stile, si dice, ognuno ha il suo. Ma qui non è un problema di stile, bensì di uso della ragione. Bagnai ha perso un'altra occasione per smentire chi lo accusa di essere uno che si crede... Dio.
Vi lasciamo all'ascolto di Varoufakis...
Capire cosa hanno in testa Tsipras e Varoufakys non equivale a conoscere cosa essi riusciranno effettivamente a fare. Cosa essi riusciranno a fare non dipende solo da ciò che essi vorrebbero. Dentro un sistema interconnesso e di relazioni conflittuali in ultima istanza decidono i rapporti di forza.
La Grecia è nell'occhio di un ciclone, quello della crisi dell'eurozona, a sua volta epicentro di una crisi sistemica che è mondiale — con buona pace dei "complottisti" e di quelli che sostengono che il capitalismo e l'imperialismo scoppiano di salute.
In queste condizioni il governo di un paese minuscolo e ricattato come la Grecia non ha molte strade da percorrere. Al netto di qualche scampolo di tempo guadagnato ne ha anzi solo due: o arrendersi definitivamente alla troika o, con atto di lucida e coraggiosa follia, ribellarsi facendo saltare il banco, innescando un processo di liberazione che sarà anche quello della dissoluzione dell'eurozona.
E' comprensibile come, in queste tremende circostanze, a Tsipras ed ai suoi tremino i polsi, che tentino di temporeggiare, ed anche che siano i primi ad avere paura dei loro stessi atti.
Vedremo cosa alla fine decideranno di fare, se arrendersi o ribellarsi. La seconda ci auguriamo.
Per capire quali saranno le prossime mosse ci è forse d'aiuto ascoltare questa brillante e arguta prolusione di Yanis Varoufakis. Siamo nell'ottobre 2011, due anni dopo lo scoppio della crisi sistemica e mentre la Grecia andava in default. Un momento quindi cruciale della vita europea e mondiale.
Varoufakis mette a nudo non solo l'insostenibilità dell'euro, sottolinea che il destino dell'Unione è segnato. Se si vuole salvare la solidarietà europea, dice il Nostro, occorre pilotare il processo di dissoluzione, abbandonare i disegni federalisti, ritornare alle sovranità nazionali, non solo monetarie. Solo dopo, sostiene Varoufakis, si potrà pensare di ricostruire un'Unione europea che abbia un futuro, che sia cioè democratica e non ostaggio di una cricca di neoliberisti assatanati.
Non conoscevamo questa prolusione di Varoufakys. Ringraziamo il compagno Alberto Bagnai per averla segnalata sul suo blog. Ahinoi, lo fa a suo modo, denigrando e prendendo per il culo il neo-ministro greco delle finanze, senza tuttavia nemmeno adombrare una critica degna di questo nome. Lo stile, si dice, ognuno ha il suo. Ma qui non è un problema di stile, bensì di uso della ragione. Bagnai ha perso un'altra occasione per smentire chi lo accusa di essere uno che si crede... Dio.
Vi lasciamo all'ascolto di Varoufakis...
13 commenti:
Secondo me si insiste troppo su "Varoufakis", "la Merkel", "la Troika" etc etc
Sono attori importanti, tengono il coltello dalla parte del manico ma ci si dimentica che esiste "il popolo".
Ora Tsipras può essere un grande statista o un omino da quattro soldi, può essersi affidato a un economista bravo o scarso, può essere in buona o cattiva fede ma in fin dei conti ciò che riuscirà a fare dipenderà solo ed esclusivamente da come si comporterà il popolo greco.
Se la maggioranza o almeno circa la metà sarà a favore dell'uscita e lo farà sentire nelle piazze Syriza potrà osare lo scontro aperto fino alla rottura, altrimenti a NESSUN CAPO DI STATO reggerebbe la pompa per prendere una decisione terribile come l'uscita dalla moneta unica.
Sarebbe forse l'inizio di una nuova rinascita ma per qualcuno il prezzo da pagare sarebbe pesantissimo e probabilmente saranno costretti a delle alleanze con Mosca il che ovviamente comporterebbe dei gravi attriti con gli USA. In Grecia c'è stata una guerra civile nel dopo guerra per motivi simili.
Per adesso mi pare che la maggioranza degli ellenici sia per cercare un compromesso restando nell'UE e nella moneta unica quindi Tsipras di suo la decisione di uscire non la prenderà mai.
Se i T e V saranno costretti a capitolare probabilmente tornerebbero alle urne e lì sarà chiaro una volta per tutte qual'è la reale volontà dei cittadini.
Pensare di uscire dall'euro con la maggioranza della popolazione sfavorevole è del tutto assurdo e questo va al di là delle considerazioni tecnicistiche se sarà un massacro o meno.
Non può entrare nella testa di quel signore...è già troppo piena di materiale organico di varia natura...
Volevo aggiungere una cosa sulla volontà del popolo.
In Spagna alle elezioni in Andalusia sembra che stia crescendo moltissimo il partito Ciudadanos che è socialdemocratico, europeista e antinazionalista.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/17/spagna-sondaggi-vola-ciudadanos-podemos-destra-sfida-iglesiasco/1513208/
Anche nei sondaggi per le politiche Ciudadanos vola
http://en.wikipedia.org/wiki/Opinion_polling_for_the_Spanish_general_election,_2015
E se la gente continua a votare per Renzi, per Hollande o Sarkozy, in Spagna per gli europeisti uno non è che se la può prendere con Tsipras e Varoufakis.
Diciamo che ci credo molto molto poco al risveglio popolare...sapremo entro quest'anno, credo....
Tutte le cose che Yanis Varoufakis sostiene sono state sostenute anche da Alberto Bagnai. Ergo (o si dice "Argo"?), se Yanis Varoufakis non dice nulla, allora anche Alberto Bagnai non dice nulla!
Aggiungo che la parte conclusiva del discorso di Yanis Varoufakis mi lascia perplesso, ma è anche terribilmente simile al famoso "Manifesto di solidarietà europea" sottoscritto da Bagnai (anche se ebbe a dire che non era "il suo manifesto"). So what?
Faccio un'ipotesi del terzo tipo: magari Bagnai voleva dire, nel suo post, che il "fake" è il bravissimo comico, e né noi, né tanto meno il suo followerame, l'abbiamo capito. Sapete, è un crotalo!
p.s. comincia ad essere disdicevole che il blog di un'organizzazione politica si occupi di costui. Lasciatelo alle cure de los Calimeros, noti caratteristi ciociari...:-)
Pienamente d'accordo anche se va riconosciuto a Bagnai che almeno sulla Lega ha fatto marcia indietro.....evidentemente Brancaccio quando gli diceva "occhio ai gattopardi" era molto più sincero del suo amicone Borghi, non a caso Borghi ne ha guadagnato invisibilità e coerenza (quella di un gattopardo neoliberista), Bagnai è rimasto coi suoi adepti.
Tornando all'argomento io continuo a sostenere che a Pasqua questi escono.
Non ha importanza cosa ha in testa Varoufakis. Restare nell'euro per i Greci vuol dire morire, e lui glielo deve dire, anche se maggioranza della popolazione ha paura di uscire. Se sei malato e per guarire ti devi operare, il medico te lo deve dire, anche se hai paura dell'operazione, non ci sono cazzi! A meno che il malato non sia un bambino. Questo blog considera il popolo greco (o qualsiasi altro popolo) un bambino?
La decisione pro o conto l'euro se si tiene conto di tutti i fattori implicati è un'equazione lunghissima ma se si semplificano per eliminazione i fattori che la compongono si arriva alla vera ed innegabile conclusione, l'alternativa è:
1) aggiungere qualche anello alla catena dell'euro per avere l'illusione allungandola di aver ottenuto un sollievo economico ed una parvenza di libertà democratica;
2) spezzare la catena unendo le forze per liberarsi dalla schiavitù neoliberista.
Totò sintetizzava l'alternativa chiedendosi:siamo uomini o caporali?
In poche parole Varoufakis aveva capito subito la bestialità dell'euro. Non solo un economista ma una persona di grande cultura, come si evince dal suo discorso. Nonché una grande eloquenza.
Vebe. E comprendo che con la pistola puntata alla tempia per il governo greco non è facile fare la mossa decisiva. Ma se non la fanno presto temo che ci lasceranno le penne, e le conseguenze, pesantissime, si faranno sentire, anche da noi.
Giulio
Capire cosa hanno in testa "Tsipras e Varoufakys non equivale a conoscere cosa essi riusciranno effettivamente a fare. Cosa essi riusciranno a fare non dipende solo da ciò che essi vorrebbero. Dentro un sistema interconnesso e di relazioni conflittuali in ultima istanza decidono i rapporti di forza".
Eh no, noi non siamo dei confessori che danno assoluzioni e assicurano la beatuitudine eterna (magari dopo un congruo periodo di purgatorio) a chi sia sinceramente pentito dei suoi peccati e/o abbia comunque agito con le migliori intenzioni.
Un politico si giudica non per le più o meno pie intenzioni che ha in testa, ma per quello che affettivamente, realisticamente (direi "machiavellicamente-stalinisticamente", almeno quando necessario) fa per realizzarle.
Per questo si deve tenere conto di tuti i fattori in gioco e operare di conseguenza (senza pretendere di avere alcuna garanzia di sicura vittoria in tasca, ma con un minimo di realismo e di idee chiare sì).
Pur se la speranza é l' ultima a morire, e dunque continuo pervicacemente ad auspicare di sbagliarmi, e che in effetti Siryza abbia un efficace "piano B" coerentemente antieurista, trovo anch' io alquanto tragicomico -per non pensare peggio- quanto fa oggi Varufakis dopo ciò che aveva affermato in passato (e anche di fronte agli elettori PRIMA DELLE ELEZIONI): nessuno é perfetto, nemmeno Bagnai nel non imbroccarne una!
G. B.
Per una volta Fraioli ha detto una cosa ineccepibile.
Perché Bagnai ridicolizza in modo così brutale Varoufakis se questo ha sostenuto pressoché le stesse cose del Bagnai medesimo? In una maniera ancor più convincente tra l'altro.
Sì, proprio le stesse cose!!
Quanti danni fa la megalomania!
Ascoltando il suo intervento mi sono definitivamente convinto che Varoufakys ha idee chiare e ben motivate. Invece di dargli addosso auguriamoci che tenga duro.
In effetti anche a me sembra che usi molti argomenti da manifesto di solidarietà europea.
Cercare di far digerire agli europeisti la necessarietà attuale di sovranità nazionali.
Non condivido il principio di fondo che viene imposto come fine ultimo delle sue intenzioni politiche, cioè la salvezza del "nobile ideale federalista".
Per me il fine ultimo deve essere sempre e comunque l'emancipazione dei popoli e la possibilità per esse di esercitare sovranità, punto.
Le favolette sugli Stati Uniti d'Europa per me non è affatto nobile, è solo una forma più evoluta di nazionalismo da vendere ai non-reazionari, sostituendo ideali di cambiamento ben più radicali.
Con questo ovviamente non critico la retorica di Varoufakis (nè quindi di Bagnai), che deve riuscire ad abbracciare un ampio numero di coscienze.
Pigghi
Ernesto Giulietti, grazie mille per il "per una volta". ;-)
Sono così felice che ne stappo un'altra.
Una cosa è essere all' opposizione o in minoranza e dire il cavolo che vuoi, un ' altra cosa è essere chiamato dal tuo popolo ad un compito che farebbe tremare le ginocchine a molti polemisti d' occasione.Quando si è al comando di una nazione, di un paese, di una città tutto diventa più difficile e contorto di una accozzaglia di slogan e frasi fatte.
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