22 marzo. Si è svolta oggi a Roma, presso Città dell'Altra Economia, organizzato da ReteMMT ed Eurotruffa, un incontro pubblico con Warren Mosler, Stefano Lucarelli ed Emiliano Brancaccio.
Più ancora del titolo, impegnativo —Uscita dall'Euro: quale soluzione? Politiche economiche in un contesto di sovranità monetaria— noi abbiamo deciso di assistere incuriositi dal confronto tra uno dei massimi esponenti della Teoria monetaria moderna e una parte, e due economisti marxisti quali Brancaccio e Lucarelli dall'altra.
[Nella foto da destra verso sinistra: Emiliano Brancaccio, Stefano Lucarelli, e Warren Mosler, seconda da sinistra]
Per sollecitare il confronto dialettico era infatti organizzato l'incontro, con almeno tre giri in cui gli oratori hanno espresso i loro punti di vista.
Un vero e proprio confronto in punto di teoria tra tesi Mmt e tesi marxista, tuttavia, non c'è davvero stato. E' come se lo spirito giustamente unitario nella battaglia contro i comuni nemici liberisti ed euristi avesse inibito i tre protagonisti dallo scendere in polemica aperta.
Noi ne siamo usciti con la sensazione di un'occasione perduta, poiché riteniamo che un confronto dialettico (che per essere ricompositivo dev'essere prima di tutto oppositivo) tra teoria economica della Mmt e teoria economica marxista sia a questo punto assolutamente necessario.
Warren Mosler ha presentato, con l'usuale didattica espositiva che gli è propria, le sue concezioni sulla moneta fiat e la sua decisiva funzione economica. Ha tuttavia evitato di rispondere alle sollecitazioni critiche, svolte con eleganza e in punta di fioretto da Emiliano Brancaccio.
Quest'ultimo, dopo aver lucidamente denunciato l'euro e il mercato unico, responsabile delle crescenti divergenze tra i paesi core e periferici dell'Unione; dopo aver spiegato come le terapie liberiste invece che la crescita causano depressione del ciclo economico; ha messo in guardia dall'illusione che la riconquista della sovranità monetaria sia di per sé sufficiente a farci uscire dal marasma. Brancaccio ha ripetuto che può ben esserci un'uscita "gattopardesca", ovvero liberista dall'euro, che consiste nello scaricare sul lavoro salariato i costi dell'inevitabile shock. Ha infine sommessamente segnalato a Mosler che se non si esce anche dal mercato unico, se non si tiene sotto controllo il movimento dei capitali, se si lascia la valuta nazionale fluttuare liberamente sui mercati dei cambi, la moneta potrebbe subire attacchi speculativi devastanti.
Da parte sua Stefano Lucarelli ha invece sottolineato i punti tangenziali di incontro tra le tesi di Mosler e circuitiste (considerate, al netto delle differenze, keynesiane) e quelle che latu sensu possono essere definite marxiste.
Mosler ha purtroppo seguito il suo tracciato espositivo, e non quindi ha risposto né all'uno né all'altro.
Il dibattito non c'è stato.
Se ci fosse stato avremmo voluto porre a Mosler alcune domande:
(1) Davvero con l'avvento della moneta fiat con la fine del gold standard nel 1971 la moneta ha mutato sostanza, natura e funzione?
(2) Cosa pensa della tesi marxista che il capitalismo ha sue proprie leggi di funzionamento, leggi che conducono per il loro carattere antagonistico, a crisi cicliche sempre più devastanti?
(3) Quali sono le cause della grande crisi sistemica che viviamo? Dipende essa, da errori dei governi e delle banche centrali che hanno emesso in circolazione poca moneta,oppure, come quelle precedenti, anzitutto dalla difficoltà dal capitale a valorizzarsi, ovvero ad ottenere adeguati saggi di profitto?
(4) Ritiene davvero la terapia che suggerisce equipollente a quella proposta a suo tempo da Keynes? Oppure, come ha lasciato intendere, quella era valida solo quando vigeva il gold standard?
(5) Non ritiene che sia un boomerang, una volta che l'Italia sia tornata alla nuova lira, lasciare che i depositi siano conservati in euro e che i dipendenti privati siano anch'essi retribuiti in euro?
(6) Per concludere: quali sono le ragioni per cui un paese come l'Italia, soffocato da un ingente debito pubblico verso banche d'affari e fondi speculativi, dovrebbe continuare a rimborsare i suoi creditori?
(7) Un ulteriore chiarimento avremmo voluto chiedere riguardo alla tesi che ogni esportazione corrisponde ad un costo (impoverimento) mentre le importazioni sono comunque un beneficio (arricchimento).
Altre domande, a dire il vero, avremmo voluto svolgere anche a Brancaccio e a Lucarelli. Speriamo ci saranno nuove occasioni per un confronto dialettico, confronto che non può che essere salutare ed educativo per migliaia di attivisti e cittadini che hanno a cuore le sorti del nostro Paese.
Più ancora del titolo, impegnativo —Uscita dall'Euro: quale soluzione? Politiche economiche in un contesto di sovranità monetaria— noi abbiamo deciso di assistere incuriositi dal confronto tra uno dei massimi esponenti della Teoria monetaria moderna e una parte, e due economisti marxisti quali Brancaccio e Lucarelli dall'altra.
[Nella foto da destra verso sinistra: Emiliano Brancaccio, Stefano Lucarelli, e Warren Mosler, seconda da sinistra]
Per sollecitare il confronto dialettico era infatti organizzato l'incontro, con almeno tre giri in cui gli oratori hanno espresso i loro punti di vista.
Un vero e proprio confronto in punto di teoria tra tesi Mmt e tesi marxista, tuttavia, non c'è davvero stato. E' come se lo spirito giustamente unitario nella battaglia contro i comuni nemici liberisti ed euristi avesse inibito i tre protagonisti dallo scendere in polemica aperta.
Noi ne siamo usciti con la sensazione di un'occasione perduta, poiché riteniamo che un confronto dialettico (che per essere ricompositivo dev'essere prima di tutto oppositivo) tra teoria economica della Mmt e teoria economica marxista sia a questo punto assolutamente necessario.
Warren Mosler ha presentato, con l'usuale didattica espositiva che gli è propria, le sue concezioni sulla moneta fiat e la sua decisiva funzione economica. Ha tuttavia evitato di rispondere alle sollecitazioni critiche, svolte con eleganza e in punta di fioretto da Emiliano Brancaccio.
Quest'ultimo, dopo aver lucidamente denunciato l'euro e il mercato unico, responsabile delle crescenti divergenze tra i paesi core e periferici dell'Unione; dopo aver spiegato come le terapie liberiste invece che la crescita causano depressione del ciclo economico; ha messo in guardia dall'illusione che la riconquista della sovranità monetaria sia di per sé sufficiente a farci uscire dal marasma. Brancaccio ha ripetuto che può ben esserci un'uscita "gattopardesca", ovvero liberista dall'euro, che consiste nello scaricare sul lavoro salariato i costi dell'inevitabile shock. Ha infine sommessamente segnalato a Mosler che se non si esce anche dal mercato unico, se non si tiene sotto controllo il movimento dei capitali, se si lascia la valuta nazionale fluttuare liberamente sui mercati dei cambi, la moneta potrebbe subire attacchi speculativi devastanti.
Da parte sua Stefano Lucarelli ha invece sottolineato i punti tangenziali di incontro tra le tesi di Mosler e circuitiste (considerate, al netto delle differenze, keynesiane) e quelle che latu sensu possono essere definite marxiste.
Mosler ha purtroppo seguito il suo tracciato espositivo, e non quindi ha risposto né all'uno né all'altro.
Il dibattito non c'è stato.
Se ci fosse stato avremmo voluto porre a Mosler alcune domande:
(1) Davvero con l'avvento della moneta fiat con la fine del gold standard nel 1971 la moneta ha mutato sostanza, natura e funzione?
(2) Cosa pensa della tesi marxista che il capitalismo ha sue proprie leggi di funzionamento, leggi che conducono per il loro carattere antagonistico, a crisi cicliche sempre più devastanti?
(3) Quali sono le cause della grande crisi sistemica che viviamo? Dipende essa, da errori dei governi e delle banche centrali che hanno emesso in circolazione poca moneta,oppure, come quelle precedenti, anzitutto dalla difficoltà dal capitale a valorizzarsi, ovvero ad ottenere adeguati saggi di profitto?
(4) Ritiene davvero la terapia che suggerisce equipollente a quella proposta a suo tempo da Keynes? Oppure, come ha lasciato intendere, quella era valida solo quando vigeva il gold standard?
(5) Non ritiene che sia un boomerang, una volta che l'Italia sia tornata alla nuova lira, lasciare che i depositi siano conservati in euro e che i dipendenti privati siano anch'essi retribuiti in euro?
(6) Per concludere: quali sono le ragioni per cui un paese come l'Italia, soffocato da un ingente debito pubblico verso banche d'affari e fondi speculativi, dovrebbe continuare a rimborsare i suoi creditori?
(7) Un ulteriore chiarimento avremmo voluto chiedere riguardo alla tesi che ogni esportazione corrisponde ad un costo (impoverimento) mentre le importazioni sono comunque un beneficio (arricchimento).
Altre domande, a dire il vero, avremmo voluto svolgere anche a Brancaccio e a Lucarelli. Speriamo ci saranno nuove occasioni per un confronto dialettico, confronto che non può che essere salutare ed educativo per migliaia di attivisti e cittadini che hanno a cuore le sorti del nostro Paese.
28 commenti:
gente (?) con capocce troppo grosse per potersi abbracciare...e se si partisse dal cuore? non a caso il primo organo a formarsi e funzionare, al servizio del tutto, dell'organismo...l'unico organo a non ammalarsi di cancro...malattia della dualità per eccellenza, espandersi a spese dell'altro, fosse pure un organo dello stesso corpo...nessun senso dell'armonia, nessuna visione luminosa, gioiosa, all'ombra del proprio egocentrismo...
"quando il cuore entra nella mente, la mente assume una qualità completamente diversa; non solo quanto alla sua capacità di pensare, di agire in modo efficace, ma anche per la sensazione di vivere in un vasto spazio nel quale siamo parte del tutto" jiddu krishnamurti. francesco
Geremia
SE non c'è stato dibattito non c'è stato neppure dialogo: perciò sembra che non ci sia molto da commentare. Personalmente considero i guru dell'economia con qualche diffidenza perché, essendo la scienza economica assai complessa e controversa offre spazi per escursioni talvolta piuttosto stravaganti e difficilmente verificabili nella loro presunta validità sia teorica che pratica.
Un fatto è tuttavia incontrovertibilmente certo e assodato : l'Euro come valuta comune ha colpe intrinseche ma la causa di tutto il marasma è la questione della sovranità monetaria di cui si sono appropriate le Banche, sia con il signoraggio primario sia e forse soprattutto con il signoraggio secondario. La soluzione principe è, per lo Stato, riappropriarsi dello Jus cudendi e decidersi a nazionalizzare le banche nella loro funzione feneratoria.
Finchè non si metterà rimedio a tali problemi che sono gravissimi vale poco anche parlare di euro o non euro.
Mosler reticente come Bagnai? Il fatto è che Brancaccio non si scherza.
Kurdo
Direi che l'euro e il sistema creditizio sono due aspetti di un'unica realtà. Parlare dell'uno è parlare dell'altro. Quello che serve è chiaro: uscita dall'euro e recupero delle Costituzione Repubblicana, banche commerciali separate dalle finanziarie e nazionalizzate, BC funzione del Tesoro, controllo dei capitali eccetera. E cambiare paradigma sostituendo nell'economia la parola competitività con la parola solidarietà. Mi piace l'idea di ripartire dal cuore, ma temo sia un percorso troppo personale per proporlo in un contesto di lotta politica. Però sarebbe bello avere un politico che ha il coraggio di parlare così.
Ormai e' chiaro che Brancaccio analizza le varie opzioni in modo rigoroso e approfondito. Gli altri semplificano troppo e ci allontanano dalla realta.
Saluti buona lotta
Mario
Francesco, ma che cazzo c'entrano il cuore e gli abbracci. Non siamo mica da maria de filippi! A Napoli Bagnai le prese di santa ragione da Brancaccio e alla fine, per cercare di recuperare, chiese di immortalare in video un abbraccio. Ha risolto qualcosa? No, oggi Bagnai continua a dire varie cazzate e Brancaccio continua a dire cose serie, con o senza abbraccio. Spero che questa volta Mosler non abbia chiesto di abbracciare Brancaccio ma abbia preso appunti, che ne ha bisogno.
brancaccio dice cose serie?
controllo capitali e cambio?
ahahah! chiedere a venezuela...
antonio.
@Paolo_Nobili
giusto, porsi il tema politico di una società a misura d'uomo implica una personale idea (coscienza) dell'uomo (senziente, non solo pensante).
Se la visione politica è creata dal soggetto e dalla sua mappa mentale (http://www.linofusco.com/La%20prospettiva%20gestaltica.htm), la luce che la rende visibile deve essere di natura diversa...
il confronto intellettuale in materia economica, se non delimitato e ordinato (gerarchia figura/sfondo) da una visione politica, comporta, forti del proprio paradigma e volume d'informazioni, una chiusura al dialogo oppure una coesistenza di paradigmi non "digeribili", un cumulo di informazioni a rischio nozionismo (econometrico pescarese)...
se un paradigma sofisticato da strumento di ricerca diventa elemento identificativo di un “sofisticato ricercatore” cambiarlo, dopo averci investito molto della propria vita, fa temere di “perdere la faccia”.
forse mettere al centro il cuore (spirituale), con il mistero della nostra capacità di sperimentare in esso uno spazio di non dualità (amore), relativizza il resto, e magari aiuta a non prendersi troppo sul serio, a ridere di più, ad essere più creativi...ne abbiamo bisogno, se dobbiamo confrontarci con ipotesi di strategie mostruose, in atto o a venire, pretendendo di restare umani (http://www.archivioguerrapolitica.org/?tag=domenico-sica).
problematizzando...la coscienza borghese è infelice perché vicina al cuore degli ultimi o perché aspira a porsi alla testa dei primi (della classe)? dagli scazzi a sx, direi la seconda... francesco.
@Antonio, così secondo te il Venezuela sarebbe l'unico paese ad adottare controlli sui movimenti di capitale? Povero ciccio, hai dimenticato l'India e la Cina. E poi, chissà se sai che dal 2008 a oggi sono stati adottate 700 nuove misure protezionistiche a livello mondiale, come ci ricorda Brancaccio riprendendo dati della Commissione UE. Vai a studiare, ignorantissimo straccione liberoscambista
sì sì... guarda il "successo" del controllo capitali e cambio in india:
http://it.tradingeconomics.com/charts/india-currency.png?s=usdinr
antonio.
Antonio,
le cause delle gravissime difficoltà del capitalismo indiano sono diverse e ben note. Che tu voglia ricondurle ai tentativi governativi di controllare il movimento dei capitali è davvero risibile. Che le autorità di Delhi stiano fallendo nel reprimere la fuga di capitali è un fatto, ma un fatto altrettanto solare è che questa fuga è alla base del marasma. La dinamica è ben nota: capitali finanziari a caccia di profitto affluiscono dall'esterno. Una volta compiuto il saccheggio se ne tornano indietro alla ricerca di zone di caccia più redditizie. Questo spiega l'attuale deprezzamento delle valute dei Brics.
L'errore che commetti è pacchiano: confondi la causa con l'effetto. La causa è la natura predatoria del capitale finanziario globale, l'effetto sono i tentativi di autodifesa degli Stati vittime dei predatori.
Alla fine della fiera il tuo melenso discorso è una sottospecie di neoliberismo d'accatto.
Per zittire lo straccione liberoscambista basta confrontare i tassi di crescita dell'india o della Cina, che hanno adottato i controlli sui movimenti di capitale, con quelli dei paesi asiatici che hanno aderito al liberoscambismo. Ma si sa che i liberoscambisti sono dei poveracci: non sanno nemmeno chi sia Dani Rodrik e si abbeverano alla fonte del pisciatoio di quel rincoglionito di eugenio scalfari.
Bagnai, Borghi, Mosler... Non sono tutti gattopardi ma sono tutti reticenti. Ma Brancaccio sa bene che la sua ipotesi di gestione di una uscita dall'euro non ha una base politica su cui poggiare. Voi del mpl siete bravi ma gli altri si muovono con una lentezza mostruosa vista la velocita dei fascisti. Duncan
x redazione:
strano che sui siti liberisti mi definiscono marxista statalista.
lo conosciamo il meccanismo dell'andirivieni dei flussi di capitale, il mio dubbio è sulla possibilità di successo dei controlli dei movimenti di capitale, non sulla sua moralità.
non mi pare che quando i capitali erano più controllati si fosse esenti dai cicli economici.
sul controllo dei cambi poi sono certo che è una cosa deleteria.
poi se sono "liberista d'accatto" solo perchè sono favorevole ai cambi fluttuanti fate vobis. allo stesso modo sui siti liberisti mi danno del bolscevico perchè vorrei mantenere scuola e sanità pubblica.
x il compagno tutto d'un pezzo:
hai ragione, sono uno straccione. sono certissimo che guadagno molto meno di te "proletario".
ti invito a riflettere sui motivi dell'arroganza del tuo linguaggio, ti consiglio di andare a donne un po' di più.
p.s. nonno eugenio è mio nemico acerrimo.
antonio.
@Antonio, chi ti ha definito "marxista statalista"? Tu sembri più che altro una persona confusa. L'idea che i movimenti di capitale non si possono controllare è una delle tante sciocchezze messe in circolazione dalla propaganda liberista. Fino agli anni settanta i controlli hanno funzionato benissimo a livello mondiale, e oggi l'informatizzazione li rende anche più facili: la Cina anche grazie a essi ha pieno controllo politico sul cambio dello yuan. Riguardo al ciclo economico, mi dispiace ma hai ancora tanto da studiare: all'epoca dei controlli sui capitali la crescita media del Pil era molto maggiore e più stabile di quella attuale. Lo ammettono anche Reinhart e Rogoff (Questa volta è diverso). Il fatto che tu voglia affidare i cambi al libero mercato e voglia mantenere scuola e sanità pubblica è l'ennesima delle tue confusioni: le ondate di speculazione impongono onde di privatizzazioni fino a spolpare del tutto il welfare.
Su Mosler e Brancaccio, si sapeva che non c'è partita. Mosler è più sobrio di quel mentecatto di Bagnai ma entrambi sono limitati. Però, che Brancaccio pialli tutti i suoi avversari teorici è solo una consolazione e non mi rassicura per niente. Al momento io vedo solo gattopardi e fascisti ringalluzziti. La lista Tsipras è un circo barnum, non la voto. paolo
paolo.
l'ho scritto: mi definiscono marxista-statalista i liberisti. qui sono stato definito liberoscambista (lascio perdere i simpatici aggettivi), allora mettetevi d'accordo!
premesso che spesso è meglio essere "confusi" che integralisti... tu fai delle associazioni fra cose che c'entrano poco. 1) controllo capitali e maggiore crescita 2) libertà dei cambi e distruzione welfare.
1) l'italia nel 30ennio postguerra cresceva alla grande perchè si stava industrializzando, era un paese emergente a costo del lavoro molto basso rispetto ad altri. nel 70 i miei nonni ancora andavano a zappare col carretto trainato dal mulo... il controllo dei capitali non c'entra niente. fai un'associazione fra 2 fenomeni temporalmente concomitanti ma senza alcun rapporto causa-effetto.
2) l'impianto del welfare dipende da scelte politico-ideologiche, che c'entra coi cambi? da decenni monete salgono e monete scendono senza alcuna relazione col welfare.
poi che qualche furbone sfrutti la presente crisi (causata dall'EURO che è sostanzialmente un controllo del cambio) per provarci a privatizzare è un altro discorso.
e dirò di più: quando in un paese affluiscono capitali da fuori, proprio la libertà di fluttuazione fa si che IL VALORE DELLA MONETA AUMENTI e quindi arrivi presto il momento che i capitali non affluiscono più perchè gli asset di quel paese sono diventati troppo cari. si evita l'eccessivo movimento di capitali in entrata e quindi si evita l'eccessiva uscita eventuale futura. E' LA LIBERTA' DEL CAMBIO CHE LIMITA LA LIBERTA DI MOVIMENTO DI CAPITALI!!!
in italia il disastro c'è stato perchè a causa del cambio fisso sono entrati troppi capitali prima e ne sono usciti troppi dopo.
ora posso capire che in momenti di gravi shock, come potrebbe essere l'uscita dall'euro, si tentino controlli (lo fanno tutti), ma che per essere premiati con l'etichetta "uscita da sinistra" si debbano proporre controlli eterni e su tutto (come da ortodossia comunista) non concordo.
perchè (opinione personale, posso?) ai fini dell'interesse delle classi mediobasse (che mi stanno a cuore) non conviene nè la liberalizzazione di tutto e sempre nè di nulla e mai.
tentare di dirigere sempre tutto, in economia come in qualsiasi altra cosa, non può avere successo, perchè ci sono strutture nella psiche individuale e sociale che non puoi storcere. e se provi a storcerle con la violenza prima o poi perdi.
la chiesa ha fatto di tutto per secoli per comprimere la sessualità umana all'interno del matrimonio, c'è riuscita?
antonio.
1) non c'è relazione tra controllo/libertà dei capitali e crescita? Leggi la sterminata letteratura sul tema prima di parlare. Il compagno ti suggerisce Rogoff, io ti dico di partire da Rodrik.
2) l'impianto del welfare non c'entra coi cambi????? ma allora non hai capito un cazzo di niente. Il finanziamento del welfare dipende dal grado di sovranità monetaria, che dipende dalle scelte sul regime monetario e di cambio. Questo è abbicci, caro.
Antonio è l'esempio tipico di quegli sprovveduti che leggiucchiano l'ultimo bignami e pensano di potere scrivere un trattato di economia. Magari domani si darà alla astronomia e dopo alla gastronomia.
Serge
Comprendo le critiche, non capisco gli insulti. Non si sarà d'accordo con le tesi di Antonio, ma perché sommergerlo di epiteti anziché criticarlo nel merito? Non si può pensare di cavarsela semplicemente citando autori più o meno rinomati tipo Reinhart e Rogoff, tra l'altro aspramente criticati per "errori di calcolo" ed altro nel loro "paper" su crescita e debito che avrebbe dovuto dare "basi scientifiche ed inconfutabili alle politiche di austerità". Inviterei comunque Antonio a precisare ulteriormente le sue posizioni, rispondendo in particolare alle osservazioni di Serge. Grazie.
Alfio
senti serginho,
mi sono laureato in economia 30 anni fa con AUGUSTO GRAZIANI, non proprio un turboliberista.
per me tu in economia sei uno ZERO, ma mica perchè sei idiota, perchè sei tossico di ideologia.
ma guarda, QUANDO VI CONVIENE mi citate quei cagnolini venduti dell'fmi tipo rogoff (che di cazzate ne ha sparate a raffica in carriera)...
proponete sempre le stesse cazzate, "controllare", "espropriare"... tranne i VOSTRI averi. vuote parole d'ordine solo per far vedere che "ancora semo compagni", però poi quando affittate una casa lo fate a nero e l'affitto in tasca ve lo mettete (perchè non mettete in comune aggratise la casa con qualche extracomunitario, compagni?)... quando gestite i "centri sociali" le tasse col cazzo le pagate e manco le bollette.
brancaccio mette in comune il suo lauto stipendio coi barboni?
poi alla contraddizione e all'inconsistenza teorica aggiungiamoci pure il linguaggio violento (di cui sei splendido esempio) e abbiamo un quadro completo del perchè la gente, che non è idiota, preferisca una le pen a voi.
antonio.
Forse non è chiaro: se due liberisti come Reinhart e Rogoff ammettono che in epoca di controllo dei movimenti di capitale il Pil era più alto e più stabile, è ovvio che Brancaccio ha perfettamente ragione, e i gattopardi non hanno più argomenti.
Lucio S.
R & R dicono falsità, come altre volte. e le dicono perchè a "qualcuno" oggi la globalizzazione non conviene più.
1) ripeto: il pil 40-50 anni fa cresceva di più perchè c'era tutto da costruire... così come oggi cresce alla grande in paesi pre-emergenti.
2) la stabilità di quegli anni è una stronzata galattica! qui gli usa e l'italia (anzi, pare proprio che il pil sia più stabile da quando i capitali sono a briglia sciolta):
antonio.
http://it.tradingeconomics.com/charts/united-states-gdp-growth-annual.png?s=gdp+cyoy&d1=19600101&d2=20141231
http://it.tradingeconomics.com/charts/italy-gdp-growth-annual.png?s=itpirlys&d1=19610101&d2=20141231
Bagnai, Borghi, Mosler, stasera Galli del pd su skype... Il branka e' un cecchino infallibile. ;-)
Solo che quello a cui si riferiscono Rogoff e Reinhart è un'altra era geopolitica, un'epoca in cui, forse, non a caso, nonostante quanto affermi Antonio (ma mi piacerebbe leggere ulteriori sue puntualizzazioni), si consentì ad un'espansione della spesa sociale. In un'epoca come quella odierna in cui la liberalizzazione dei movimenti di capitale diventa purtroppo la regola, è tutto da vedere se un "controllo autarchico" dei movimenti di capitale possa consentire il finanziamento del welfare. Il problema rimane quello dei rapporti con l'estero, del procacciamento di valuta estera per il necessario finanziamento di importazioni almeno nel breve termine non sostituibili. Attenzione, questo non vuole dire che non bisogni approntare alcuna misura di regolamentazione dei movimenti di capitale, ed a ben vedere nemmeno Antonio mi sembra che lo escluda. Ritengo semplicemente opinabile l'avvento del "Superstato proletario" iperregolamentatore come panacea per tutti i mali. Non bisogna a mio modesto parere nemmeno enfatizzare la funzione salvifica di determinate ricette economiche, occorrerebbe pensare a strategie di uscita non solo dall'euro che impongano alleanze sociali interne, indirizzi economico-politici da perseguire ed una corrispondente redifinizione dei rapporti di politica estera.
Adesso lo sbarbatello Antonio e il suo amichetto ci vengono a dire che la libera fluttuazione delle valute sul mercato dei cambi creano stabilità. Ma quante puttanate dite...
Ricordatevi che a Napoli, anche su questo punto, Brancaccio ha demolito Bagnai, e Bagnai si è fatto piccino piccino:
youtube.com/watch?v=xSdO4NpCH-U
circa il video postato dall'intelligentone:
1) la flessibilità del cambio è un elemento equilibratore, quindi "di sinistra". non c'è nulla di più distruttivo per classi e paesi in difficoltà del cambio fisso/controllato. quindi brancaccio dice brancazzate.
addirittura pare difendere non solo il cambio fisso ma il GOLD STANDARD, OVVERO IL CAVALLO DI BATTAGLIA DEGLI IPERCAPITALISTI.
2) i microcapitalisti sono una metastasi? beh, la maggioranza dei compagni che conosco lo sono (oddio, anche mediocapitalisti)
3) non ho visto demolizioni nè piccini.
invece i grafici da me postati qui sopra demoliscono certe brancazzate.
anonimo 23.06,
io volevo solo confutare le 2 associazioni allucinogene di cui sopra. sul resto si può discutere. io non ho dei nè ideologie, non come certi individui tarpati che ignorano le cose e quando gliele mostri manco le vedono.
sono attivo anche su siti liberisti dove faccio lo stesso lavoro: correggere le allucinazioni generate da tifoseria ideologica.
sono convinto che le politiche sociali del dopoguerra abbiano beneficiato crescita e benessere di tutti.
ma il welfare ce lo dobbiamo finanziare internamente, senza puntare a cambi, debito o capitali esteri. l'esistenza e l'entità del welfare dipendono da condizioni di lotta politico-culturale. in QUALUNQUE condizione macroeconomica i liberisti provano sempre a trovare motivi per distruggere il welfare. comunque è una questione che esula da ciò di cui si parlava qui.
antonio.
Questo Antonio è un cabarettista nato. Adesso è arrivato a dichiarare che i cambi fluttuanti sono "di sinistra". Tra poco ci dirà che Milton Friedman era un compagno. Domani riprenderà Alesina e Giavazzi per dirci che il liberismo è a favore dei lavoratori. Per caso organizza serate da qualche parte? ha un impresario a cui possiamo rivolgerci? ;-)
Alonso
Antonio per curiosità, in quali siti liberisti commenti?
Alfio o anonimo delle 23.06
Queste sono le risposte di Mosler a Brancaccio http://keynesblog.com/2012/12/10/mmt-la-risposta-di-warren-mosler-ad-emiliano-brancaccio/. Per le altre domande vi rimando allo studio della teoria in questione.
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