9 maggio. L'ALIBI DEL REFERENDUM-TRAPPOLA DEL MAGGIO 1989.
La situazione è oramai al limite del grottesco. A parte alcune lodevoli eccezioni, il grosso della sinistra italiana non solo non vuole ammettere che la moneta unica e i trattati su cui la Unione europea si è costituita sono stati una colossale fregatura per le masse popolari. Non vuole ammettere che l'euro è destinato a scomparire, ed anzi si aggrappa ad esso come un devoto alla divina Provvidenza.
Per restare alla metafora religiosa, è come se il destino di questa sinistra fosse segnato da un inesorabile peccato originale. E' vero infatti che questa sinistra fu artefice e campione del disegno europeista.
Ricordiamo il referendum d'indirizzo che si svole l'11 maggio del 1989. Per quanto solo consultivo, esso diede mandato al governo di procedere verso l'Unione con risultati plebiscitari. Votarono l'88% dei cittadini e i SI furono l'88%. Tra tutti i referendum per l'Unione svoltisi nei paesi europei, quello italiano diede insomma il risultato più eclatante.
I gruppi dirigenti di vari raggruppamenti della sinistra italiana si fanno ancora scudo di quei risultati per sostenere che essi non fanno che rispettare la "volontà popolare".
Non sta scritto da nessuna parte l'obbligo di inseguire la "volontà popolare". Se un popolo decidesse di andare al macello il dovere di partiti che si rispettino non è quello di inseguire le pulsioni suicidiarie ma quelo di contrastarle. Un partito che si rispetti non si limita a "rappresentare" passivamante la "volontà popolare", ma cerca anzi di plasmarla e di indirizzarla verso quello che considera il bene comune.
Ma il punto è un altro. Il consenso dei cittadini italiani, col famigerato referendum del maggio 1989 fu estorto con l'inganno. Vale la pena ricordare quale fu il quesito. Eccolo:
Vale la pena ricordare che in altri paesi i cittadini bocciarono sonoramente nei referendum l'europeismo oligarchico: i NO alla Costituzione europea vinsero in Francia nel maggio 2005 e in Olanda nel giugno 2005. Mentre i NO all'adozione dell'euro vinsero in Danimarca nel settembre del 2000 e in Svezia nel settembre 2003. In Irlanda i cittadini bocciarono a più riprese i ripetuti tentativi di stravolgere la loro Costituzione cedendo sovranità (nel giugno 2001 e poi nel giugno 2008).
Tutti sannno come sono andate le cose. Ricevuto il mandato, anche grazie all'appoggio incondizionato delle sinitre di allora, le cricche politiche dominanti procedettero a passo di corsa verso tutta un'altra strada, quella che porterà ad un'Unione antidemocratica, con una devoluzione dei poteri verso organismi oligarchici sovranazionali per di più seguaci delle dottrine economiche neoliberiste e monetariste.
Un quarto di secolo è passato da quel refendum. Malgrado le cose abbiano preso la piega che hanno preso e l'Unione sia in preda allo sfascio, queste sinistre non danno segni di resipiscenza. Anzi, esse si stanno incaponendo, vogliono difendere l'indifendibile ad ogni costo. Questo porterà al definitivo suicidio delle sinistre italiane, lasciando alle destre, molto più furbe, la possibilità di cavalcare l'antieuropeismo che cresce ogni giorno di più tra le masse popolari.
Sarebbe bello se gli italiani fossero chiamati adesso, per una seconda volta, con un referendum d'indirizzo costituzionale (sulla base del precedente del 1989), ad esprimersi. Non con un quesito truccato però, chiedendo loro se accettano che tutto sia deciso da organismi europei privi di ogni legittimità democratica, se accettano le politiche di austerità crudele imposte dai Trattati come quelli di Maastricht e del Fiscal compact, che la politica monetaria sia decisa da una banca privata svincolata da ogni controllo pubblico qual è la Bce.
Non abbiamo dubbi che anche in questo caso avremmo un risultato plebiscitario.
Se una sinistra potrà mai rinascere in questo paese, rinascerà solo se saprà, non solo incontrare e rappresentare il crescente disprezzo popolare per quest'Europa realmente esistente, ma indirizzarlo verso un recupero della sovranità nazionale, quindi democratica e popolare.
NOTE
[1] La tanto decantata Costituzione italiana vieta di sottoporre a referendum, tra l'altro, trattati internazionali. L'Italia, paese uscito sconfitto dalla seconda guerra, al pari di Germania e Giappone, dovette accettare, imposte dai vincitori, clausole limitative sia della sovranità nazionale che di quella popolare.
Recita l' Art. 75. dele Cosituzione italiana:
La situazione è oramai al limite del grottesco. A parte alcune lodevoli eccezioni, il grosso della sinistra italiana non solo non vuole ammettere che la moneta unica e i trattati su cui la Unione europea si è costituita sono stati una colossale fregatura per le masse popolari. Non vuole ammettere che l'euro è destinato a scomparire, ed anzi si aggrappa ad esso come un devoto alla divina Provvidenza.
Per restare alla metafora religiosa, è come se il destino di questa sinistra fosse segnato da un inesorabile peccato originale. E' vero infatti che questa sinistra fu artefice e campione del disegno europeista.
Ricordiamo il referendum d'indirizzo che si svole l'11 maggio del 1989. Per quanto solo consultivo, esso diede mandato al governo di procedere verso l'Unione con risultati plebiscitari. Votarono l'88% dei cittadini e i SI furono l'88%. Tra tutti i referendum per l'Unione svoltisi nei paesi europei, quello italiano diede insomma il risultato più eclatante.
I gruppi dirigenti di vari raggruppamenti della sinistra italiana si fanno ancora scudo di quei risultati per sostenere che essi non fanno che rispettare la "volontà popolare".
Non sta scritto da nessuna parte l'obbligo di inseguire la "volontà popolare". Se un popolo decidesse di andare al macello il dovere di partiti che si rispettino non è quello di inseguire le pulsioni suicidiarie ma quelo di contrastarle. Un partito che si rispetti non si limita a "rappresentare" passivamante la "volontà popolare", ma cerca anzi di plasmarla e di indirizzarla verso quello che considera il bene comune.
Ma il punto è un altro. Il consenso dei cittadini italiani, col famigerato referendum del maggio 1989 fu estorto con l'inganno. Vale la pena ricordare quale fu il quesito. Eccolo:
«Ritenete voi che si debba procedere alla trasformazione delle Comunità europee in una effettiva Unione, dotata di un Governo responsabile di fronte al Parlamento, affidando allo stesso Parlamento europeo il mandato di redigere un progetto di Costituzione europea da sottoporre direttamente alla ratifica degli organi competenti degli Stati membri della Comunità?».Come si evince facilmente, la formulazione non tirava in ballo né l'euro né i dogmi neoliberisti che saranno poi sacramentati nei Tratti di Maasctricht. Il quesito anzi faceva leva sui sentimenti democratici dei cittadini e prospettava infatti sì una cessione di sovranità, ma non alla banca privata come la Bce, o ad organismi oligarchici europei (come la Commissione europea), bensì ad un parlamento europeo. Si chiedeva infine la redazione di una Costituzione che alludeva ad un processo costituente squisitamente politico che avrebbe dovuto implicare un successivo passaggio referendario. Non parve vero, agli architetti di quel referendum-trappola del 1989, farsi scudo del'Art. 75 della Carta costituzionale [1] , e far sottoscrivere agli italiani che l'eventuale Costituzione europea sarebbe stata sottoposta alla ratifica, non dei cittadini, ma... "degli organi competenti degli Stati".
Vale la pena ricordare che in altri paesi i cittadini bocciarono sonoramente nei referendum l'europeismo oligarchico: i NO alla Costituzione europea vinsero in Francia nel maggio 2005 e in Olanda nel giugno 2005. Mentre i NO all'adozione dell'euro vinsero in Danimarca nel settembre del 2000 e in Svezia nel settembre 2003. In Irlanda i cittadini bocciarono a più riprese i ripetuti tentativi di stravolgere la loro Costituzione cedendo sovranità (nel giugno 2001 e poi nel giugno 2008).
Tutti sannno come sono andate le cose. Ricevuto il mandato, anche grazie all'appoggio incondizionato delle sinitre di allora, le cricche politiche dominanti procedettero a passo di corsa verso tutta un'altra strada, quella che porterà ad un'Unione antidemocratica, con una devoluzione dei poteri verso organismi oligarchici sovranazionali per di più seguaci delle dottrine economiche neoliberiste e monetariste.
Un quarto di secolo è passato da quel refendum. Malgrado le cose abbiano preso la piega che hanno preso e l'Unione sia in preda allo sfascio, queste sinistre non danno segni di resipiscenza. Anzi, esse si stanno incaponendo, vogliono difendere l'indifendibile ad ogni costo. Questo porterà al definitivo suicidio delle sinistre italiane, lasciando alle destre, molto più furbe, la possibilità di cavalcare l'antieuropeismo che cresce ogni giorno di più tra le masse popolari.
Sarebbe bello se gli italiani fossero chiamati adesso, per una seconda volta, con un referendum d'indirizzo costituzionale (sulla base del precedente del 1989), ad esprimersi. Non con un quesito truccato però, chiedendo loro se accettano che tutto sia deciso da organismi europei privi di ogni legittimità democratica, se accettano le politiche di austerità crudele imposte dai Trattati come quelli di Maastricht e del Fiscal compact, che la politica monetaria sia decisa da una banca privata svincolata da ogni controllo pubblico qual è la Bce.
Non abbiamo dubbi che anche in questo caso avremmo un risultato plebiscitario.
Se una sinistra potrà mai rinascere in questo paese, rinascerà solo se saprà, non solo incontrare e rappresentare il crescente disprezzo popolare per quest'Europa realmente esistente, ma indirizzarlo verso un recupero della sovranità nazionale, quindi democratica e popolare.
NOTE
[1] La tanto decantata Costituzione italiana vieta di sottoporre a referendum, tra l'altro, trattati internazionali. L'Italia, paese uscito sconfitto dalla seconda guerra, al pari di Germania e Giappone, dovette accettare, imposte dai vincitori, clausole limitative sia della sovranità nazionale che di quella popolare.
Recita l' Art. 75. dele Cosituzione italiana:
«È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum».
5 commenti:
Oggi è arrivato Kerry, per la seconda volta in poco tempo, secondo voi è venuto a chiedere " che cazzo state facendo a questo paese" oppure per chiedere solo soldati?
Se il governo popolare che voi volete instaurare non si premunira di tener conto dello statuto siciliano e di una versione federalistica del paese, ergo, qualora le forze reazionarie prenderanno il potere e gestiranno la transizione con metodi di destra, allora accettate il fatto che una disgregazione nord/sud sara necessaria.
L'inganno, di cui giustamente l'articolo parla, non si limita esclusivamente alla maniera in cui fu formulato il quesito. Certo questo punto è importante per precludere facili scappatoie alla pseudo-sinistra parlamentare, nel quesito non si parla né di euro né del liberismo dei trattati come osservato.
L'inganno deve però farsi risalire alla propaganda pervasiva con cui gli interessi del capitale sono stati fatti assimilare ai cittadini. Tutti vedevano nell'europa unita un grande progetto di pace per questo accettarono entusiasticamente. E le TV mandavano questa narrazione ossessivamente, si pensi a trasmissioni come "Europa europa" di Frizzi e Gardini, o a Cutugno col suo "Insieeeme, unite unite europe" giusto per fare due esempi.
Ma peggio ancora, ricordiamo come i cittadini stessi votarono, pochi anni prima, contro la scala mobile e quindi contro i loro stessi interessi.
L'inganno è stato costruito fin troppo bene, maledetti loro. Così bene che è duro a morire ancora oggi.
Qualcuno un giorno avrà bisogno di una realtà virtuale in cui vivere, dopo "Good Bye Lenin" avremo "Good Bye Euro".
veramente se c'è qualcosa di reazionario è proprio il federalismo. federalismo regionale ed euro vanno a bracetto, infatti a maroni piacciono. sono gli opposti di un ordinamento costituzionale repubblicano e democratico.
Seee perchè siccome lo voleva Maroni è antidemocratico. Ma va a quel paese, io sono in Sicilia e voglio applicato lo statuto indipendente. Non me ne faccio nulla delal tua stupida retorica che non ha nulla a che invidiare ai piddini alla Bersani che pontificano sull'euro unica salvezza
Posta un commento