5 maggio. Oskar Lafontaine ritiene necessaria la dissoluzione dell'Euro: «Se le svalutazioni e le rivalutazioni reali non sono possibili, allora è necessario rinunciare alla moneta unica», scrive Lafontaine sul suo sito web. Ex presidente della socialdemocrazia tedesca ed ex-Ministro delle
finanze del governo Schröder, dopo essere la rottura con la Spd, fu nel 2005
il padre fondatore della Linke. Dal gennaio 2010 ha lasciato tutti i suoi incarichi dirigenti. Il suo peso politico resta tuttavia molto grande e le sue dichiarazioni anti-euro hano fatto molto scalpore in Germania. Chissà se serviranno ad una resipiscenza della sinistra italiana.
Al posto dell'Euro, secondo l'ex ministro delle finanze, dovrebbero tornare le valute nazionali. Il loro corso dovrà essere fissato dall'EU, per evitare speculazioni. Con l'aiuto della BCE, i paesi del sud potranno difendere la loro moneta da una eccessiva svalutazione .
Lafontaine considera l'Euro un fallimento in quanto nell'unione monetaria non esiste una politica salariale coordinata. Le conseguenze sono «una svalutazione reale dei salari, con una riduzione del reddito pari al 20-30%, necessaria in Francia e nell'Europa del sud», continua "stiamo andando verso la catastrofe".
Il giorno precedente Lafontaine sulla Saarbrücker Zeitung aveva ribadito che accanto all'Euro sono necessarie delle valute nazionali. Nella dichiarazione del 30 aprile l'argomento invece non è citato.
La Linke invece è per l'Euro
Questa posizione sembra essere in contrasto con la linea della Linke. Il partito "nonostante tutti gli errori di progettazione, non è per la fine dell'Euro". Cosi' si dice nel programma elettorale che a giugno dovrà essere discusso a Dresda. Il capogruppo al Bundestag Gysi [leader dell'ala ex-germania est del partito e che notoriamente capeggia la componente più moderata del partito. Ndr] ha recentemente sottolineato che un'uscita dall'Euro sarebbe fatale. La Germania resterebbe isolata e "l'export crollerebbe".
Steffen Bockhahn, deputato della Linke e pragmatico dell'est, ritiene la posizione di Lafontaine sbagliata: "Gioca pericolosamente con i risentimenti verso l'Euro", dichiara Bockhahn. La Linke non deve strizzare l'occhio alle forze di destra, piuttosto si deve battere per un maggiore spirito solidale e una unione sociale all'interno dell'Eurozona.
Anche Dominic Heilig, membro del comitato esecutivo, considera un ritorno alle valute nazionali come "una sciocchezza costosa e pericolosa". Bockhahn ritiene "scioccante" il modo in cui Lafontaine conduce il dibattito. Mentre il partito sta discutendo il programma elettorale, Lafontaine reclama per sé "uno status speciale" e conduce una discussione tramite dichiarazioni.
Bodo Ramelow, leader del partito in Turingia, vede le esternazioni dell'ex ministro delle finanze sotto una luce diversa. La posizione di Lafontaine non è "un populismo anti-Euro, piuttosto un modo di pensare e una posizione giustificata da ragioni di politica fiscale". Lafontaine avrebbe solo rafforzato la sua ben nota posizione: l'Euro potrà funzionare solo con una politica salariale e fiscale comune.
I sindacati sono responsabili
"A me sembra un voler riaccendere la discussione, ma un po' rassegnato", dice Ramelow. In verità la dichiarazione di Lafontaine sembra indirizzata ai sindacati tedeschi che con la loro moderazione salariale hanno contribuito a causare la crisi dell'Eurozona. La Linke, secondo Ramelow, "non può in nessun caso mostrarsi anti-europea".
E questa è proprio la paura di alcuni pragmatici dell'est. A causare malumore c'era già stata un'intervista di Sahra Wagenknecht, vice capogruppo al Bundestag, in cui aveva espresso parole di elogio per il nuovo partito euro-critico Alternative fuer Deutschland (AfD). Nella sua critica alla europolitca, secondo Wagenknecht, tra la Linke e la AfD " ci sono molti punti in comune".
Alcuni nella Linke dell'est ipotizzano che in questo modo il confine con il populismo di destra diventi poroso e la Linke possa attrarre anche l'elettorato euroscettico. In questo modo la Linke nell'ovest potrebbe puntare su nuovi elettori, ipotizza un pragmatico dell'est - "ma non sarebbe piu' il mio partito".
Katja Kipping, leader della Linke, non ha una grande considerazione delle posizioni di Lafontaine: "fuori dall'Euro, non è la nostra posizione", cosi' dice la Kipping alla TAZ. La Linke considera "le politiche di divisione fatte da Angela Merkel come una grande minaccia per la EU - la Linke tuttavia non sarà per un ritorno al Marco tedesco". Continua la Kipping: "Vogliamo l'Europa e l'EU".
Le ragioni di Lafontaine, diversamente dalla AfD, "non sono nazional-egoiste". Lafontaine argomenta da "europeista convinto", invia però il messaggio sbagliato. "Il nostro messaggio deve essere: ampliamento dell'Euro ad una unione sociale ed economica, non la dissoluzione della moneta unica", dice Kipping.
Anche Bernd Riexinger, leader della Linke nell'ovest, vuole lasciare a distanza i flirt con gli euroscettici. Via Twitter scrive che AfD e la Linke sono due mondi completamente diversi. La Linke dice: "No all'austerità si' all'Euro", mentre la AfD "No all'Euro, si' all'austerità". E per questo Riexinger riceve all'interno del partito un'approvazione inaspettata.
Jan Korte, pragmatico dell'est, dice alla TAZ: "Sostengo in pieno la posizione dei leader del mio partito". Anche se non fa più parte dell'ufficio politico, Lafontaine resta tuttavia una figura chiave nella Linke dell'ovest. Ed è del tutto possibile che il suo no all'Euro continui a dividere la Linke.
* Fonte: Voci dalla Germania
Al posto dell'Euro, secondo l'ex ministro delle finanze, dovrebbero tornare le valute nazionali. Il loro corso dovrà essere fissato dall'EU, per evitare speculazioni. Con l'aiuto della BCE, i paesi del sud potranno difendere la loro moneta da una eccessiva svalutazione .
Lafontaine considera l'Euro un fallimento in quanto nell'unione monetaria non esiste una politica salariale coordinata. Le conseguenze sono «una svalutazione reale dei salari, con una riduzione del reddito pari al 20-30%, necessaria in Francia e nell'Europa del sud», continua "stiamo andando verso la catastrofe".
Il giorno precedente Lafontaine sulla Saarbrücker Zeitung aveva ribadito che accanto all'Euro sono necessarie delle valute nazionali. Nella dichiarazione del 30 aprile l'argomento invece non è citato.
La Linke invece è per l'Euro
Questa posizione sembra essere in contrasto con la linea della Linke. Il partito "nonostante tutti gli errori di progettazione, non è per la fine dell'Euro". Cosi' si dice nel programma elettorale che a giugno dovrà essere discusso a Dresda. Il capogruppo al Bundestag Gysi [leader dell'ala ex-germania est del partito e che notoriamente capeggia la componente più moderata del partito. Ndr] ha recentemente sottolineato che un'uscita dall'Euro sarebbe fatale. La Germania resterebbe isolata e "l'export crollerebbe".
Steffen Bockhahn, deputato della Linke e pragmatico dell'est, ritiene la posizione di Lafontaine sbagliata: "Gioca pericolosamente con i risentimenti verso l'Euro", dichiara Bockhahn. La Linke non deve strizzare l'occhio alle forze di destra, piuttosto si deve battere per un maggiore spirito solidale e una unione sociale all'interno dell'Eurozona.
Anche Dominic Heilig, membro del comitato esecutivo, considera un ritorno alle valute nazionali come "una sciocchezza costosa e pericolosa". Bockhahn ritiene "scioccante" il modo in cui Lafontaine conduce il dibattito. Mentre il partito sta discutendo il programma elettorale, Lafontaine reclama per sé "uno status speciale" e conduce una discussione tramite dichiarazioni.
Bodo Ramelow, leader del partito in Turingia, vede le esternazioni dell'ex ministro delle finanze sotto una luce diversa. La posizione di Lafontaine non è "un populismo anti-Euro, piuttosto un modo di pensare e una posizione giustificata da ragioni di politica fiscale". Lafontaine avrebbe solo rafforzato la sua ben nota posizione: l'Euro potrà funzionare solo con una politica salariale e fiscale comune.
I sindacati sono responsabili
"A me sembra un voler riaccendere la discussione, ma un po' rassegnato", dice Ramelow. In verità la dichiarazione di Lafontaine sembra indirizzata ai sindacati tedeschi che con la loro moderazione salariale hanno contribuito a causare la crisi dell'Eurozona. La Linke, secondo Ramelow, "non può in nessun caso mostrarsi anti-europea".
E questa è proprio la paura di alcuni pragmatici dell'est. A causare malumore c'era già stata un'intervista di Sahra Wagenknecht, vice capogruppo al Bundestag, in cui aveva espresso parole di elogio per il nuovo partito euro-critico Alternative fuer Deutschland (AfD). Nella sua critica alla europolitca, secondo Wagenknecht, tra la Linke e la AfD " ci sono molti punti in comune".
Alcuni nella Linke dell'est ipotizzano che in questo modo il confine con il populismo di destra diventi poroso e la Linke possa attrarre anche l'elettorato euroscettico. In questo modo la Linke nell'ovest potrebbe puntare su nuovi elettori, ipotizza un pragmatico dell'est - "ma non sarebbe piu' il mio partito".
Katja Kipping, leader della Linke, non ha una grande considerazione delle posizioni di Lafontaine: "fuori dall'Euro, non è la nostra posizione", cosi' dice la Kipping alla TAZ. La Linke considera "le politiche di divisione fatte da Angela Merkel come una grande minaccia per la EU - la Linke tuttavia non sarà per un ritorno al Marco tedesco". Continua la Kipping: "Vogliamo l'Europa e l'EU".
Le ragioni di Lafontaine, diversamente dalla AfD, "non sono nazional-egoiste". Lafontaine argomenta da "europeista convinto", invia però il messaggio sbagliato. "Il nostro messaggio deve essere: ampliamento dell'Euro ad una unione sociale ed economica, non la dissoluzione della moneta unica", dice Kipping.
Anche Bernd Riexinger, leader della Linke nell'ovest, vuole lasciare a distanza i flirt con gli euroscettici. Via Twitter scrive che AfD e la Linke sono due mondi completamente diversi. La Linke dice: "No all'austerità si' all'Euro", mentre la AfD "No all'Euro, si' all'austerità". E per questo Riexinger riceve all'interno del partito un'approvazione inaspettata.
Jan Korte, pragmatico dell'est, dice alla TAZ: "Sostengo in pieno la posizione dei leader del mio partito". Anche se non fa più parte dell'ufficio politico, Lafontaine resta tuttavia una figura chiave nella Linke dell'ovest. Ed è del tutto possibile che il suo no all'Euro continui a dividere la Linke.
* Fonte: Voci dalla Germania
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