8 maggio. Se l'obbiettivo dell' unione politica europea resta un sogno, l' unione economica fondata sulla moneta unica si è rivelata un incubo. La tendenza storica obiettiva è quella che obbliga gli Stati europei a riprendersi le loro sovranità. Ma alla forma deve corrispondere un contenuto. L'articolo che volentieri pubblichiamo non ci dice che se il processo di riconquista della sovranità nazionale non avrà una trazione popolare e proletaria si risolverà in una forma di feroce dittatura della classe capitalistica. Questo rischio può essere sventato, non aggrappandosi al corpo morto dell'europeismo globalista, ma impugnando da sinistra la battaglia per la sovranità nazionale e democratica.
[Nella foto un momento della grande manifestazione del 15 ottobre 2011 a Roma]
«Il dibattito che è andato in onda su La7 sabato sera, 4 maggio, tra Cofferati e Luttwak è stato interessante.
Cofferati che vorrebbe porsi come alternativa alla direzione dominate del PD, quella succube di napolitano per intenderci, è stato sostanzialmente ridicolizzato da Luttwak. Questa ostinazione a volere a tutti i costi confermare le scelte europee, giustificando tutte le difficoltà dell’oggi che il rigore di ispirazione tedesca impone ai popoli di tutta europa in vista dell’età dell’oro della federazione europea, è stata smontata efficacemente da Luttwak quando ha chiesto se fosse possibile a uno che perde il lavoro per le masochistiche politiche rigoriste, spiegargli che però tra venti anni avremo gli stati uniti d’europa e che quindi pazienti per venti anni, faccia magari la fame che si tratta solo di pochi decenni, che non sia impaziente.
So bene che l’opinione di Luttwak è tutt’altro che obiettiva, che una federazione europea viene vista come fumo negli occhi dall’establishment USA di cui Luttwak è un autorevole rappresentante, ma rimane il fatto incontestabile che avere visto l’unione monetaria come un passo preliminare che avrebbe dischiuso la via di una crescente integrazione europea era sbagliata. Sta succedendo tutto l’opposto, che le difficoltà dovute alla divergenza delle politiche economiche che tuttavia sono costrette a convivere con un comune vincolo di natura monetaria, sviluppano tendenze centrifughe, che l’Europa è ormai diventata sempre più impopolare perchè la si fa coincidere come la fonte delle difficoltà economiche, e nel contempo mostrando come gli egoismi nazionali siano sempre più forti rendendo del tutto improbabile forme di trasferimento di risorse da una nazione ad un’altra (cosa ovvia anzi indispensabile nel caso di divergenze economiche permanenti in presenza di una moneta comune).
Dovremmo finirla di baloccarci con i sogni che magari io stesso ho condiviso di una vera unione europea, e vedere le cose per come sono effettivamente, la UE come un mezzo che ciascuna nazione usa per difendere il proprio paese.
Allo stesso modo, trovo stravagante il modo in cui si parla della globalizzazione. Taluni la considerano un male inevitabile, altri la considerano invece una forma di internazionalismo che tutti dovremmo abbracciare per superare lo stato-nazione.
Partiamo dunque da quest’ultima tesi che viene spesso assunta dai marxisti in nome dellì’internazionalismo proletario. Io dico a costoro di svegliarsi e guardare in faccia la realtà, oggi la globalizzazione, l’unica reale forma di internazionalismo, è quella dei potenti del mondo, e si manifesta con l’assalto liberista alle risorse del pianeta. La verità è che lo stato-nazione e la difesa della sua sovranità, che include ovviamente anche la sovranità monetaria. Alla globalizzazione delle grandi finanziarie fallite che si fanno sostenere da governi succubi, bisogna opporre resistenza nelle forme in cui ciò è possibile, e non v’è dubbio che rivendicare la piena sovranità nazionale costituisce la strada maestra per resistere. Ciò non implica necessariamente una chiusura di tipo nazionalistico, tutto il contrario, una nazione che mostrasse di saper resistere efficacemente a questa globalizzazione distruttiva può costituire un esempio che potrebbe essere emulato da altre nazioni, una forma certo atipica ed inedita di internazionalismo.
Un’altra tesi che riguarda la globalizzazione consiste nel considerarla ineluttabile. Ora, questa questione dell’ineluttabilità che peraltro riguarda anche altri ambiti (forse il più noto si riferisce allo sviluppo tecnologico, anch’esso considerato inarrestabile) mi lascia molto perplesso: che sarebbe un dogma da accettare per fede? Si tratta di scelte e le scelte possono essere modificate ed anche del tutto capovolte, nulla lo impedisce se non decisioni consapevolmente assunte.
Se quindi non è tempo di federazioni europee nè di globalizzazioni proletarie con spirito internazionalista, bisognerebbe attrezzarsi per resistere nazionalmente.
Questa è la logica che mi ha portato a definire le tre tappe fondamentali nelle scelte economiche che dovremmo assumere.
La prima è appunto quella di uscire dall’euro. Su questo, molto è stato detto e scritto da persone ben più esperte di me, e non aggiungerò altro.
La seconda consiste nella dichiarazione di default. Naturalmente, parlo di un default controllato e che come per tutte le procedure fallimentari, prevede certi tipi di priorità di rimborso in base alle risorse disponibili. Lo considero un passaggio indispensabile per liberarsi di ogni gravame passato e nello stesso tempo, mettere il crisi il sitema finanziario globalizzato, anche questo mi pare un obiettivo ben degno di essere perseguito.
La terza infine è la difesa da un rinnovato contagio da parte della globalizzazione, permettendo al contrario al paese di praticare una vera politica economica senza i ricatti e di condizionamenti da parte del sistema bancario globalizzato. Quindi, si devono predisporre valide forme di protezione per evitare il libero transito di merci e denaro, anche questo fa parte della sovranità nazionale.
Rimangono certo i pericoli di iniziative militari data la dimensione colossale degli interessi in ballo, ma da queste non si vede modo di garantirsi. Tutto sommato, l’isolamento economico che propongo potrebbe più facilmente tenere l’Italia fuori da scontri bellici proprio perchè la scossa che daremmo al sistema globalizzato avverebbe precocemente, quando ancora il momento di rottura è distante e qualcuno può ancora illudersi che sia possibile evitarlo. nei momenti più caldi, più difficili, l’Italia potrebbe giocare la parte di una specie di Svizzera fuori dagli scenari più conflittuali».
* Fonte: Appello al Popolo
[Nella foto un momento della grande manifestazione del 15 ottobre 2011 a Roma]
«Il dibattito che è andato in onda su La7 sabato sera, 4 maggio, tra Cofferati e Luttwak è stato interessante.
Cofferati che vorrebbe porsi come alternativa alla direzione dominate del PD, quella succube di napolitano per intenderci, è stato sostanzialmente ridicolizzato da Luttwak. Questa ostinazione a volere a tutti i costi confermare le scelte europee, giustificando tutte le difficoltà dell’oggi che il rigore di ispirazione tedesca impone ai popoli di tutta europa in vista dell’età dell’oro della federazione europea, è stata smontata efficacemente da Luttwak quando ha chiesto se fosse possibile a uno che perde il lavoro per le masochistiche politiche rigoriste, spiegargli che però tra venti anni avremo gli stati uniti d’europa e che quindi pazienti per venti anni, faccia magari la fame che si tratta solo di pochi decenni, che non sia impaziente.
So bene che l’opinione di Luttwak è tutt’altro che obiettiva, che una federazione europea viene vista come fumo negli occhi dall’establishment USA di cui Luttwak è un autorevole rappresentante, ma rimane il fatto incontestabile che avere visto l’unione monetaria come un passo preliminare che avrebbe dischiuso la via di una crescente integrazione europea era sbagliata. Sta succedendo tutto l’opposto, che le difficoltà dovute alla divergenza delle politiche economiche che tuttavia sono costrette a convivere con un comune vincolo di natura monetaria, sviluppano tendenze centrifughe, che l’Europa è ormai diventata sempre più impopolare perchè la si fa coincidere come la fonte delle difficoltà economiche, e nel contempo mostrando come gli egoismi nazionali siano sempre più forti rendendo del tutto improbabile forme di trasferimento di risorse da una nazione ad un’altra (cosa ovvia anzi indispensabile nel caso di divergenze economiche permanenti in presenza di una moneta comune).
Dovremmo finirla di baloccarci con i sogni che magari io stesso ho condiviso di una vera unione europea, e vedere le cose per come sono effettivamente, la UE come un mezzo che ciascuna nazione usa per difendere il proprio paese.
Allo stesso modo, trovo stravagante il modo in cui si parla della globalizzazione. Taluni la considerano un male inevitabile, altri la considerano invece una forma di internazionalismo che tutti dovremmo abbracciare per superare lo stato-nazione.
Partiamo dunque da quest’ultima tesi che viene spesso assunta dai marxisti in nome dellì’internazionalismo proletario. Io dico a costoro di svegliarsi e guardare in faccia la realtà, oggi la globalizzazione, l’unica reale forma di internazionalismo, è quella dei potenti del mondo, e si manifesta con l’assalto liberista alle risorse del pianeta. La verità è che lo stato-nazione e la difesa della sua sovranità, che include ovviamente anche la sovranità monetaria. Alla globalizzazione delle grandi finanziarie fallite che si fanno sostenere da governi succubi, bisogna opporre resistenza nelle forme in cui ciò è possibile, e non v’è dubbio che rivendicare la piena sovranità nazionale costituisce la strada maestra per resistere. Ciò non implica necessariamente una chiusura di tipo nazionalistico, tutto il contrario, una nazione che mostrasse di saper resistere efficacemente a questa globalizzazione distruttiva può costituire un esempio che potrebbe essere emulato da altre nazioni, una forma certo atipica ed inedita di internazionalismo.
Un’altra tesi che riguarda la globalizzazione consiste nel considerarla ineluttabile. Ora, questa questione dell’ineluttabilità che peraltro riguarda anche altri ambiti (forse il più noto si riferisce allo sviluppo tecnologico, anch’esso considerato inarrestabile) mi lascia molto perplesso: che sarebbe un dogma da accettare per fede? Si tratta di scelte e le scelte possono essere modificate ed anche del tutto capovolte, nulla lo impedisce se non decisioni consapevolmente assunte.
Se quindi non è tempo di federazioni europee nè di globalizzazioni proletarie con spirito internazionalista, bisognerebbe attrezzarsi per resistere nazionalmente.
Questa è la logica che mi ha portato a definire le tre tappe fondamentali nelle scelte economiche che dovremmo assumere.
La prima è appunto quella di uscire dall’euro. Su questo, molto è stato detto e scritto da persone ben più esperte di me, e non aggiungerò altro.
La seconda consiste nella dichiarazione di default. Naturalmente, parlo di un default controllato e che come per tutte le procedure fallimentari, prevede certi tipi di priorità di rimborso in base alle risorse disponibili. Lo considero un passaggio indispensabile per liberarsi di ogni gravame passato e nello stesso tempo, mettere il crisi il sitema finanziario globalizzato, anche questo mi pare un obiettivo ben degno di essere perseguito.
La terza infine è la difesa da un rinnovato contagio da parte della globalizzazione, permettendo al contrario al paese di praticare una vera politica economica senza i ricatti e di condizionamenti da parte del sistema bancario globalizzato. Quindi, si devono predisporre valide forme di protezione per evitare il libero transito di merci e denaro, anche questo fa parte della sovranità nazionale.
Rimangono certo i pericoli di iniziative militari data la dimensione colossale degli interessi in ballo, ma da queste non si vede modo di garantirsi. Tutto sommato, l’isolamento economico che propongo potrebbe più facilmente tenere l’Italia fuori da scontri bellici proprio perchè la scossa che daremmo al sistema globalizzato avverebbe precocemente, quando ancora il momento di rottura è distante e qualcuno può ancora illudersi che sia possibile evitarlo. nei momenti più caldi, più difficili, l’Italia potrebbe giocare la parte di una specie di Svizzera fuori dagli scenari più conflittuali».
* Fonte: Appello al Popolo
12 commenti:
Mi permetto di dissentire. Io in Italia non vedo nessuna nazione, ma solo un'accozzaglia di individui che per trovare un senso alla propria vita si nascondono dietro la prima contrada che trovano. Se si vuole fare una nazione vera si riconosca l'autodeterminaizone dei popoli che popolano la penisola, perchè continuare a raccontare che quello italiano è un popolo è antistorico e assolutamnete soggettivo. La Francia, l'Inghilterra si sono nazioni, ma noi no e le minchiate dell'ex compagno Ferrara sulla Sicilia stanno la a dimostrarlo
Dissento. Le differenze e anche i conflitti interni ad un popolo non significano che non si sia in presenza di uno stato-nazione. Tra scozzesi e inglesi le differenze sono anche maggiori che tra lombardi e siciliani. E questo vale anche per ticinesi e svizzeri tedesco-parlanti. Mettiamola cosi: gli italiani sono un popolo stori o poliverso incapsulati in una forma nazionale centralista, una forma che stride dunque col contenuto.
Perchè secondo te se potessero gli scozzesi non manderebbero a fare in c...lo l'Inghilterra?
Vogliamo la nazione? Si prenda atto che il centralismo è fallimentare e si faccia una federazione sul modello svizzero o tedesco altrimenti nisba
Sono totalmente e convintamente d'accordo e mi complimento con l'Autore dell'articolo.
Per quanto riguarda i due individui, che, peraltro non hanno avuto il coraggio di uscire dal loro vile anonimato, non so che pensare di questi italiani ai quali fa schifo di esser tali e che, pur di raggiungere l'obbiettivo di non esserlo più, non esitano a desiderare la rovina della nostra amata Italia.
Ma se ci stanno così scomodi e nauseati, perchè non alzano leggiadramente i tacchi e se ne vanno spontaneamente da qualche altra parte per loro più congeniale?
A buon intenditore poche parole.
L' autore ha ragione. L' inghilterra è un REGNO. Una repubblica democratica inglese non nascerà mai. L' Italia è una REPUBBLICA con una COSTITUZIONE nata dalla RESISTENZA. Per difendere queste tre cose va difesa la SOVRANITA' NAZIONALE. Questa cosa va ripetuta 10 100 1000 volte al giorno agli italiani di sinistra che da almeno vent' anni non capiscono più nulla!
"Questa ostinazione a volere a tutti i costi confermare le scelte europee, giustificando tutte le difficoltà dell’oggi che il rigore di ispirazione tedesca"
quindi il trattato di maachstricht che è stato firmato 20 anni fa con somma gioia da tutti i politici senza il consenso dei loro popoli non c'entra nulla?
Tutti innocenti e vittime della Germania?
Avvocato Sinatra
Siamo i due vili individui che non hanno coraggio di uscire dall'anonimato. Sica capisce dal modo con cui ti atteggi te la passi bene e non hai mai tastato la fame e subito umiliazioni. Non so da quale parte di penisola vieni ma da noi al Sud abbiamo un detto: "Il sazio non vede il digiuno". Non per niente quel Borbone di m... di Gramsci diceva "Lo Stato italiano è stata una feroce dittatura che ha messo ferro e fuoco il meridione e le isole, squartando, fucilando, SEPPELLENDO VIVI i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti".
Mi parla di amore per la nazione sto genio, quando l'amore per la nazione c'è solo ogni 4 anni quando gioca la nazionale piena di plurimilionari analfabeti.
Occhio signori, se voi non tenete conto del risveglio delle identità sarà peggio per voi.
Tanto noi al sud il petrolio ce l'abbiamo, voi andate a comprarvelo da Putin.
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i due vili briganti
E COMMENTAMI UN PO' LE INFAMANTI AFFERMAZIONI DEL TUO AMICO FERRARA SULLA MIA SICILIA, DA LUI NOMINATA "ISOLA MALEDETTA" "TERRA DI MAFIA"
LA MAFIA E' STATO IL BRACCIO ARMATO DEL REGIME DEMOCRISTIANO PRIMA E BERLUSCONIANO E GIOLITTIANO ANCORA PRIMA PER RACIMOLARE VOTI PER INGRASSARE LE LORO PANZE.
SE SEI ITALIANO PRENDI LE DISTANZE E SI SOLIDALE, CARO AVVOCATO
La classi dirigenti del sud sapevano che questo sistema avrebbe avvantaggiato la germania, ma la loro presunzione ( vedi prodi ) li faceva pensare che "alla fine i tedeschi capiranno e faranno passi avanati" ( falso ) nel frattempo con il " ce lo chiede l' europa" bastonavano i lavoratori.
Le colpe sono della nostra classe dirigente che pur di non fare autocritica e portarci fuori dall' euro arriveranno a dire anche loro " germania cattiva ".
Occorre una sinistra per l' italia.
Vallo a dire a loro, non a me
E poi cosa dici Prodi del sud?
Ma la conosci almeno la geografia?
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il brigante
classi dirigenti del sud europa intendevo, non del sud italia.
Ripeto: il problema è la viltà della sinistra del sud europa che per non fare autocritica sulla scelta dell' euro arriverà a scontrarsi con la germania.
Quella italiana poi è la peggiore perché non puoi parlare dalla mattina alla sera di quant'è bella la costituzione italiana, la democrazia e la resistenza (che sono tutte tre cose che si difendono difendendo la sovranità nazionale ) quando ti fai promotore di un progetto di mercato unico che aumenta le divergenze tra zone ricche e zone povere d' europa, e quindi nel nostro caso spaccando ancora di più il nord italia dal sud italia. il mercato unica europeo e l' euro possono piacere solo a leghisti o imperialisti.
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