Un terremoto elettorale più grande di quello greco della primavera del 2012 (clicca per ingrandire) |
di Giorgio Cremaschi*
I mercati hanno reagito male. Era ovvio, banche e finanza volevano la vittoria di un PD aperto a Monti.
Se poi le elezioni avessero dato addirittura il successo a quest'ultimo per i mercati sarebbe stato il massimo, ma comunque essi erano disposti ad accontentarsi.
E invece no, il popolo italiano non ha votato come avrebbe dovuto per senso di responsabilità e degli affari. Le politiche di austerità, perché questo han subito capito all'estero, sono state bocciate.
Come si fa a non provare soddisfazione per questo sconquasso?
Seicentomila licenziamenti in nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino di Berlusconi Bersani e Monti?
Il palazzo e anche i sondaggisti si erano illusi che sarebbe stato così. In fondo le terribili controriforme delle pensioni e dell'articolo 18, i tagli alla scuola e alla sanità erano passati senza quella rivolta sociale che abbiamo visto crescere in Grecia Spagna Portogallo.
CGIL CISL UIL o approvavano o subivano tutto e i loro gruppi dirigenti si erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e quello al centro sinistra. Anche le ruberie scandalose della classe politica sembravano suscitare più rancore che protesta.
Si poteva credere alla rappresentazione di regime di un popolo italiano passivo e in fondo disposto a votare secondo le indicazioni di quella Troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia.
E invece sono andati in minoranza. Perché Berlusconi e Bersani, che ora comunque fanno finta di aver vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia delle loro coalizioni, che ora rappresentano ciascuna poco più di un quarto dei voti espressi. Perché Monti ha mostrato gioia per il solo fatto di essere riuscito ad entrare alla Camera per il rotto della cuffia. Perché tutti costoro, che ci hanno governato in alternanza negli ultimi venti anni e assieme negli ultimi tredici mesi, sono oggi minoranza nel corpo elettorale e nel paese.
È stato duramente sconfitto, assieme a loro, il Presidente della Repubblica che viene ora sottoposto ad una dura legge del contrappasso. Dopo aver imposto la governabilità a tutti i costi in nome dello spread, si trova adesso a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi elettorali, mentre lo spread risale.
Siamo dentro una crisi di sistema che le vecchie politiche e i vecchi schieramenti possono solo aggravare. C'è da augurarsi che il movimento 5 stelle sia consapevole che il suo successo non è una scelta definita né tantomeno una delega, ma è segnale e parte della rivolta che sta crescendo in tutta Europa e finalmente è cominciata davvero anche da noi.
Siamo solo all'inizio di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà uscire positivamente solo con l'eguaglianza sociale e il rovesciamento dell'austerità, con il pubblico al posto dei mercati e con la democrazia diretta per controllare il potere pubblico. E questo si potrà fare solo facendo saltare i calcoli e i conti dell'Italia e dell'Europa di banche e finanza. Siamo di fronte ad una crisi di sistema che si può affrontare solo cambiando sistema.
Sarà dura come dicono in Valsusa, ma intanto prendiamo un po' di fiducia dal fatto che gli elettori italiani hanno cominciato a mandare a quel paese i signori dello spread. E prepariamoci a lottare.
26 Febbraio 2013
* Comitato No Debito - Ex Segretario Nazionale Fiom/Cgil
I mercati hanno reagito male. Era ovvio, banche e finanza volevano la vittoria di un PD aperto a Monti.
Se poi le elezioni avessero dato addirittura il successo a quest'ultimo per i mercati sarebbe stato il massimo, ma comunque essi erano disposti ad accontentarsi.
E invece no, il popolo italiano non ha votato come avrebbe dovuto per senso di responsabilità e degli affari. Le politiche di austerità, perché questo han subito capito all'estero, sono state bocciate.
Come si fa a non provare soddisfazione per questo sconquasso?
Seicentomila licenziamenti in nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino di Berlusconi Bersani e Monti?
Il palazzo e anche i sondaggisti si erano illusi che sarebbe stato così. In fondo le terribili controriforme delle pensioni e dell'articolo 18, i tagli alla scuola e alla sanità erano passati senza quella rivolta sociale che abbiamo visto crescere in Grecia Spagna Portogallo.
CGIL CISL UIL o approvavano o subivano tutto e i loro gruppi dirigenti si erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e quello al centro sinistra. Anche le ruberie scandalose della classe politica sembravano suscitare più rancore che protesta.
Si poteva credere alla rappresentazione di regime di un popolo italiano passivo e in fondo disposto a votare secondo le indicazioni di quella Troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia.
E invece sono andati in minoranza. Perché Berlusconi e Bersani, che ora comunque fanno finta di aver vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia delle loro coalizioni, che ora rappresentano ciascuna poco più di un quarto dei voti espressi. Perché Monti ha mostrato gioia per il solo fatto di essere riuscito ad entrare alla Camera per il rotto della cuffia. Perché tutti costoro, che ci hanno governato in alternanza negli ultimi venti anni e assieme negli ultimi tredici mesi, sono oggi minoranza nel corpo elettorale e nel paese.
È stato duramente sconfitto, assieme a loro, il Presidente della Repubblica che viene ora sottoposto ad una dura legge del contrappasso. Dopo aver imposto la governabilità a tutti i costi in nome dello spread, si trova adesso a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi elettorali, mentre lo spread risale.
Siamo dentro una crisi di sistema che le vecchie politiche e i vecchi schieramenti possono solo aggravare. C'è da augurarsi che il movimento 5 stelle sia consapevole che il suo successo non è una scelta definita né tantomeno una delega, ma è segnale e parte della rivolta che sta crescendo in tutta Europa e finalmente è cominciata davvero anche da noi.
Siamo solo all'inizio di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà uscire positivamente solo con l'eguaglianza sociale e il rovesciamento dell'austerità, con il pubblico al posto dei mercati e con la democrazia diretta per controllare il potere pubblico. E questo si potrà fare solo facendo saltare i calcoli e i conti dell'Italia e dell'Europa di banche e finanza. Siamo di fronte ad una crisi di sistema che si può affrontare solo cambiando sistema.
Sarà dura come dicono in Valsusa, ma intanto prendiamo un po' di fiducia dal fatto che gli elettori italiani hanno cominciato a mandare a quel paese i signori dello spread. E prepariamoci a lottare.
26 Febbraio 2013
* Comitato No Debito - Ex Segretario Nazionale Fiom/Cgil
2 commenti:
Il problema è che i signori dello spread ci presentano un conto "reale", da pagare subito in termini di strangolamento delle libertà di manovra, attraverso lo strangolamento dei bilanci pubblici. Occorre mandarli a quel paese con fatti altrettanto reali e pesanti, non basta un "vaffanculo" che sgorga dal profondo dell'animo. La questione del debito diventa così l'emergenza prioritaria, che pone in discussione, a cascata, tutta quanta la questione Europa, con la sua moneta e le sue regole-capestro.
Politiche in stile Argentina purtroppo non sono a portata di mano, nel breve, mentre quelli ci massacrano in tempo reale. Dipendere in questo frangente da un vecchio, vecchissimo in tutti i sensi ormai, presidente uscente è il problema del giorno, i cui tempi di risoluzione sono decisamente diversi, più lunghi e incompatibili con i tempi dell'apparato finanziario in essere e operativo da decenni di collaudate dinamiche.
Ora sì che ci vuole un CLN, che riconosca il nemico come primo atto concreto, denudandolo dai paludamenti ipocriti noti col nome ormai decotto, ma ancora efficace sulle masse disorientate, di "libero mercato".
I "mercati finanziari" sono un circo della formula uno che sovrasta il mondo intero attraverso l'accettazione coatta di regole commerciali iperliberiste, che vanno confutate da subito, altrimenti siamo fregati.
Nel M5S ci sono già nuclei di intelligenza in grado di affrontare questo vero nemico. Non lasciamoli soli, aiutiamoli a costringere Grillo a fare questo passo decisivo. Alea iacta est.
Alberto Conti
"Sinistra in pezzi, noi ripartiamo" - Le idee molto chiare di Giorgio Cremaschi
Intervista a Libera Tv :
http://www.libera.tv/videos/4285/cremaschi-sinistra-in-pezzi-noi-ripartiamo.html
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