sabato 16 giugno 2018

LA FATWA (E LE FESSERIE) DI GIORGIO CREMASCHI di Moreno Pasquinelli

[ 16 giugno 2018 ]

Il 12 giugno scorso Contropiano ha pubblicato un pastrocchio di Giorgio Cremaschi dal violento titolo: Adesso basta con i cialtroni che usano Marx per benedire Salvini!

Il pastrocchio si conclude con una scomposta FATWA di vago sapore islamo-stalinista:
«Non è davvero più tempo di buonismo, davvero non si può più essere tolleranti con chi si dichiara comunista e poi lecca i piedi a Salvini. Giù le mani da Marx e andate all’inferno, finti compagni. Lì troverete Bombacci».
Chi sarebbero quelli che bolla come "cialtroni" e poi come "mascalzoni"?  Nomi il Cremaschi non ne fa ma denuncia il peccato. Sentiamo:
«Mentre c’è chi aiuta i poveri non nel nome dell’accoglienza, ma della fraternità sociale che è necessaria a tutti. Mentre c’è chi lotta contro la schiavitù stando con gli schiavi, ci sono cialtroni che usano Marx per giustificare il loro e l’altrui razzismo. Usano qualche riga di qualche lettera astratta dal contesto, e spiegano che essere marxisti significherebbe combattere le migrazioni, perché offrono lavoro a basso costo che distrugge diritti e salari. Essi sono ignoranti e in malafede, Marx li avrebbe massacrati come reazionari, come chi sosteneva la “legge bronzea dei salari” o come chi difendeva gli stati confederati del sud, perché la liberazione degli schiavi avrebbe portato forza lavoro a basso costo nel Nord America.. Marx era per il rovesciamento del capitalismo, ma non certo per tornare al Medio Evo e in tutta la sua vita ha sempre combattuto le vandee, comunque esse si presentassero.
Ma la questione non è neanche l’uso sfacciato che questi fanno di Marx; il fatto che le loro fesserie siano riprese e sostenute da leghisti e fascisti che considerano il comunismo come il demonio, li squalifica a sufficienza».
Sorvoliamo su quella che Hegel avrebbe definito la "pappa del cuore", [1] il melenso sentimentalismo impolitico che farebbe invidia a Padre Pio. Il succo del moralistico pistolotto è che Marx avrebbe negato che le migrazioni di massa, in quando costituiscono immissione sul mercato di forza-lavoro eccedente, non avrebbero conseguenze deflattive sui salari e sui diritti dei lavoratori autoctoni. 

Facciamo notare, di passata, che non troverete in Marx specifici studi sugli effetti dell'emigrazione sui salari, come non troverete il sostantivo "disoccupazione" (non era in uso all'epoca sua). Troverete però trattata e sviscerata la questione alle voci "sovrappopolazione operaia relativa" ed "esercito industriale di riserva". E di questo trattasi, infatti, poiché sì i migranti sono esseri umani, ma per il capitale sono anzitutto una merce, forza-lavoro disponibile, fanno quindi parte dell'esercito industriale di riserva.

Cremaschi, cosa grave per uno che ha fatto il sindacalista comunista, 
incredibile per uno che si dichiara "marxista" (che non è proprio la stessa cosa), pare non sia a conoscenza di una delle leggi fondamentali del capitalismo scoperta da Marx. Qual'è questa legge fondamentale? E' la LEGGE ASSOLUTA, GENERALE DELL’ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA[2] 

E cosa ci dice questa legge? Che il Capitale, proprio per la sua natura, bramoso di valorizzazione, ha bisogno di avere un esercito di disoccupati e di "Lazzari", e se non lo trova già sul mercato, lo crea, sradicando e schiavizzando popoli, spostando masse enormi da un capo all'altro di un paese, oggi, a globalizzazione dispiegata, da un capo all'altro del mondo. E perché ne ha vitale bisogno? Ci dice Marx, proprio per "regolare" ovvero tenere bassi i salari:
«Tutto sommato i movimenti generali del salario sono regolati esclusivamente dall’espansione e dalla contrazione dell’esercito industriale di riserva, le quali corrispondono all’alternarsi dei periodi del ciclo industriale. Non sono dunque determinati dal movimento del numero assoluto della popolazione operaia, ma dalla mutevole proporzione in cui la classe operaia si scinde in esercito attivo e in esercito di riserva, dall’aumento e dalla diminuzione del volume relativo della sovrappopolazione, dal grado in cui questa viene ora assorbita ora di nuovo messa in libertà. (...)«L’esercito industriale di riserva preme durante i periodi di stagnazione e di prosperità media sull’esercito operaio attivo e ne frena durante il periodo della sovrapproduzione e del parossismo le rivendicazioni. La sovrappopolazione relativa è quindi lo sfondo sul quale si muove la legge della domanda e dell’offerta del lavoro. Essa costringe il campo d’azione di questa legge entro i limiti assolutamente convenienti alla brama di sfruttamento e alla smania di dominio del capitale». [3]
Non solo questo:
«La gran bellezza della produzione capitalistica consiste nel fatto che essa produce sempre una sovrappopolazione relativa di operai salariati in proporzione dell’accumulazione del capitale. Così la legge della domanda e dell’offerta viene tenuta sul binario giusto, l’oscillazione dei salari viene tenuta entro limiti giovevoli allo sfruttamento capitalistico, e infine è garantita la tanto indispensabile dipendenza sociale dell’operaio dal capitalista». [4]
Chi dice "fesserie" caro Cremaschi? chi fa contraffazione ed "un uso sfacciato" di Marx? Chi è che  estrapola "qualche riga di qualche lettera astratta dal contesto"? 

Riscopriamo dunque l'acqua calda: la massa di disoccupati (tanto più se migranti disposti ad accettare condizioni schiavistiche) è funzionale al capitale, ergo, disfunzionale a quelli del proletariato attivo. Da questo che se ne deve dedurre? Che si deve sputare addosso ai disoccupati? Che si dovrebbero affondare la barche coi migranti? certo che no. Se ne deve dedurre che occorre combattere la disoccupazione e per il diritto al lavoro. Che ferma restando la più ferma condanna di razzismo e xenofobia, è nell'interesse del proletariato contrastare la deportazione di massa causata dall'anarchia capitalista che produce miseria nei paesi che depreda e controllare i flussi dei nuovi schiavi — che qui, in tanti, andrebbero ad ingrossare le file del sottoproletariato, quel ceto che Marx definì come ”ladri e delinquenti, vagabondi privi di mestieri, lazzaroni senza scrupoli " [5] e Lenin «servi dei padroni, senza idee né princìpi».


Dopo Marx sarà il caso di volare basso. 

Egli ci parla della legge della domanda e dell'offerta. Questa dovrebbe capirla anche un profano. In sintesi: se sul mercato l'offerta di una merce eccede la domanda, essa necessariamente si deprezza. Ove avvenga il contrario, ove cioè la domanda sia maggiore dell'offerta, quella merce si apprezza. Questa legge vale per ogni merce: vale per il mercato del denaro e dei capitali, figurarsi per quello degli esseri umani (forza-lavoro nel vocabolario capitalistico). Morale: ove l'offerta di forza-lavoro superi la richiesta del capitale, questa eccedenza causerà la svalutazione del prezzo della medesima. E' evidente che i flussi migratori di massa, tanto più in un mercato contraddistinto dalla stagnazione economica ("secolare" per alcuni economisti) e dalla disoccupazione generale, agiscono sulla legge. 

Se mi è permessa una licenza categoriale, parafrasando Marx, dirò anzi di più: che le migrazioni di massa trasformano la "sovrappopolazione operaia" da relativa a permanente, più precisamente assoluta.

Cremaschi, negando a priori che l'immigrazione di massa non ha alcun impatto sul mercato del lavoro, sui salari ed i diritti dei lavoratori, compie l'errore speculare di quelli che bolla come "cialtroni". Come non è vero l'immigrazione di per sé contribuisca ad abbassare i salari, è falso che essa sia del tutto ininfluente. Ove il ciclo capitalistico della produzione e della accumulazione sia in crescita, nelle fasi di boom, in questi casi, siccome il ciclo conosce una penuria di forza-lavoro, il capitale chiede e dunque rende possibile il reclutamento di nuova forza-lavoro. In questi casi l'immigrazione, malgrado i capitalisti bramino sempre al massimo sfruttamento (com'è naturale in regime di concorrenza e di lotta accanita per aumentare il saggio di profitto) non tende, automaticamente, ad abbassare i livelli salariali e intaccare diritti. Ma ove il ciclo non sia di espansione, ove ci sia stagnazione economica, l'afflusso di forza-lavoro (migrante o non migrante) tende e come! ad avere un impatto deflazionistico, diventando indispensabile al capitale che sempre tenta di disporre di forza-lavoro inoccupata come clava per tenere bassi i salari cioè strappare saggi di profitto più alti.

Analisi concreta della situazione concreta (diceva Lenin). Chiediamo a Cremaschi: che fase è, qui da noi, il ciclo capitalistico? L'economia del Paese è forse in fase espansiva o recessiva? é in fase recessiva, anzi è segnata da una depressione senza precedenti. Più sotto i terribili dati. Alcune cifre per rinfrescare la memoria alle anime belle. [6]

Una vera e propria catastrofe sociale, una depressione di lunga durata contraddistinta da un eccesso di offerta di forza-lavoro a bassa e media qualificazione senza precedenti. In questo contesto l'immigrazione, ovvero l'afflusso di nuova forza-lavoro a basso costo, andando ad ingrossare quello che Marx chiamava l'esercito industriale di riserva, ha contribuito (assieme ad altri fattori, tra cui i processi di automazione, di crescente produttività del lavoro o delocalizzazione) a determinare un pesante effetto deflattivo sui diritti ed i salari dei lavoratori già impiegati (siano italiani che stranieri). Solo figli di papà, pariolini sciccosi e intellettuali snob lontani dal popolo lavoratore possono non essersene accorti. 

Se è illusoria l'idea che considera i migranti come la base sociale supplente futura di una sinistra radicale "tradita e abbandonata" dal proletariato — di cui il mutualismo umanitario o assistenzialismo dal basso pretende di essere la leva del rimpiazzo —, è imperdonabile che si tiri in ballo Marx per giustificarla. 

Confessiamo che leggendo l'ultima sinistra frase del pastrocchio di Cremaschi ci è corso un brivido lungo la schiena  "Giù le mani da Marx e andate all’inferno, finti compagni. Lì troverete Bombacci".  Saremo anche noi, dal momento che diciamo queste cose, colpiti dalla sua FATWA-do-cojo-cojo-do-chiappo-chiappo

Comunque sia noi non rispondiamo "giù le mani", bensì "rimettete le mani su Marx", che le buone letture disintossicano, liberano dagli isterismi, e giovano a non incappare in brutte cadute di stile.


NOTE


[1] G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto (1820)

[2] K. Marx, IL CAPITALE, Critica dell’economia politica. Libro I, cap. XXIII: LA LEGGE GENERALE DELL’ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA. Editori Riuniti 1973, pp. 60-170

[3] «La grandezza proporzionale dell’esercito industriale di riserva cresce dunque insieme alle potenze della ricchezza. Ma quanto maggiore sarà questo esercito di riserva in rapporto all’esercito operaio attivo, tanto più in massa si consoliderà la sovrappopolazione la cui miseria è in proporzione inversa del tormento del suo lavoro. Quanto maggiori infine lo strato dei Lazzari della classe operaia e l’esercito industriale di riserva, tanto maggiore il pauperismo ufficiale». (...)

«Una legge astratta della popolazione esiste soltanto per le piante e per gli animali nella misura in cui l’uomo non interviene portandovi la storia.

Ma se una sovrappopolazione operaia è il prodotto necessario dell’accumulazione ossia dello sviluppo della ricchezza su base capitalistica, questa sovrappopolazione diventa, viceversa, la leva dell’accumulazione capitalistica e addirittura una delle condizione dell’esistenza del modo di produzione capitalistico. Essa costituisce un esercito industriale di riserva disponibile che appartiene al capitale in maniera così completa come se quest’ultimo l’avesse allevato a sue proprie spese, e crea per i mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile e sempre pronto indipendentemente dai limiti del reale aumento della popolazione». (...)

«In tutti questi casi [di espansione economica] grandi masse di uomini devono essere spostabili improvvisamente nei punti decisivi senza pregiudizio della scala di produzione in altre sfere; le fornisce la sovrappopolazione. Il ciclo vitale caratteristico dell’industria moderna, la forma di un ciclo decennale di periodi di vivacità media, produzione e con pressione massima, crisi e stagnazione, interrotto da piccole oscillazioni, si basa sulla costante formazione, sul maggiore o minore assorbimento e sulla nuova formazione dell’esercito industriale di riserva o della sovrappopolazione. Le alterne vicende del ciclo industriale reclutano a loro volta la sovrappopolazione e diventano una degli agenti più energici della sua riproduzione». (...)

«La forma di tutto il movimento di tutta l’industria moderna nasce dunque dalla costante trasformazione della popolazione operaia in braccia disoccupate o occupate a metà.



La produzione di una popolazione eccedente e relativa, cioè eccedente riguardo al bisogno medio di valorizzazione del capitale, è condizione vitale dell’industria moderna.
Il lavoro fuori orario della parte occupata della classe operaia ingrossa le fila della riserva operaia, mentre, viceversa, la pressione aumentata che quest’ultima esercita con la sua concorrenza sulla prima, costringe questa al lavoro fuori orario e alla sottomissione ai dettami del capitale. La condanna di una parte della classe operaia a un ozio forzoso mediante il lavoro fuori orario dall’altra parte e viceversa diventa mezzo di arricchimento del capitalista singolo e accelera allo stesso tempo la produzione dell’esercito industriale di riserva su una scala corrispondente al progresso dell’accumulazione sociale» (...)

«La domanda di lavoro non è tutt’uno con l’aumento del capitale, l’offerta di lavoro non è tutt’uno con l’aumento della classe operaia, in modo che due potenze indipendenti fra di loro agiscono l’una sull’altra. I dadi sono truccati. Il capitale agisce contemporaneamente da tutte e due le parti. Se da un lato la sua accumulazione aumenta la domanda di lavoro, dall’altro essa aumenta l’offerta di operai mediante la loro “messa in libertà”, mentre allo stesso la pressione dei disoccupati costringe gli operai occupati a render liquida una maggiore quantità di lavoro rendendo in tal modo l’offerta di lavoro in una certa misura indipendente dall’offerta di operai. Il movimento della legge della domanda e dell’offerta di lavoro su questa base porta a compimento il dispotismo del capitale». (...)

«Il sedimento più basso della sovrappopolazione relativa alberga infine nella sfera del pauperismo. Astrazion fatta da vagabondi, delinquenti, prostitute, in breve dal sottoproletariato propriamente detto, questo strato sociale consiste di tre categorie (…) il pauperismo costituisce il ricovero degli invalidi dell’esercito operaio attivo e il peso morto dell’esercito industriale di riserva. La sua produzione è compresa nella produzione della sovrappopolazione relativa, la sua necessità nella necessità di questa; insieme a questa il pauperismo costituisce una condizione d’esistenza della produzione capitalistica e dello sviluppo della ricchezza. Esso rientra nei faux frais della produzione capitalistica, che il capitale sa però respingere in gran parte da sé addossandoli alla classe operaia e alla piccola classe media».

In: K. Marx, IL CAPITALE, Critica dell’economia politica. Libro I, cap. XXIII; LA LEGGE GENERALE DELL’ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA. Editori Riuniti 1973, pp.60-170

[4] K. Marx, IL CAPITALE, capitolo XXV; LA TEORIA MODERNA DELLA COLONIZZAZIONE. pp. 229-230

[5] K. Marx, LOTTE DI CLASSE IN FRANCIA

[6] Rispetto al 2007, anno pre-crisi, mancano 5,4 punti percentuali di Pil. Nel 2017 la spesa della Pubblica amministrazione è l’1,7% in meno rispetto a dieci anni fa, quella delle famiglie del 2,8%. Sul fronte della produzione industriale va ancora peggio: rispetto al 2000 l’Italia sconta un differenziale negativo di 19,1 punti percentuali, con punte del -35,3% nel tessile/abbigliamento e calzature, del -39,8% nel settore dell’informatica e del -53,5% nelle apparecchiature elettriche.
Di qui chiusura di aziende e licenziamenti di massa. I dati sulla disoccupazione sono terribili: siamo al record storico dell'11,7% (in realtà è molto più alta) e quella giovanile è oltre il 40% (in verità più alta). Conseguenza: caduta dei redditi (dal 2007 al 2016 gli italiani hanno perduto il 9,8% del loro reddito pro capite, un calo pari a 2.800 euro a cittadino) e ancor più dei salari, anzitutto nell'industria e nella campagne, il cui potere d'acquisto è sceso di centinaia di euro annui. Ed i dati mostrano che la cose sono peggiorate con precarizzazione, uberizzazione, jobs act, ecc.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Direi a questi di potere al popolo, scusatemi con questo mutualismo iscrivetevi alla Caritas, fate prima!

Roberto ha detto...

OTTIMO!!!! Si deve continuare su questa linea e se possibile incrementarne l'uso per far chiarezza all'interno di una certa sinistra che sta solo cercando di avvelenanare quel poco di pensiero nobile che ancora ci e' rimasto. Se ognuno si impegnasse nel suo piccolo, si potrebbe tornare finalmente a vedere un po' di quella luce cosi necessaria ad illuminare le pratiche di pensiero e di azione politica perche' esse possano poi essere trasmesso alle future generazioni di uomini e donne di questo grande paese.

Anonimo ha detto...

Sono marxista. Divido il mondo in capitalisti (dipendenti pubblici, sindacalisti, imprenditori, politici, magistrati,migranti economici) e anti-capitalisti ( precari, disoccupati,operai,partite iva,artigiani)......caro cremaschi 6-1-capitalista!!!

Anonimo ha detto...

Non dimentichiamo che lo stesso Contropiano usava toni non certo amichevoli(si legga la risposta dello stesso Contropiano in cui si accennava addirittura all'uso di maniere forti) verso il povero Fusaro reo di aver accettato di partecipare ad un convegno di CasaPound incentrato su UE e possibile uscita dalla gabbia eurista.Non ci si deve stupire se quell'area cosiddetta "rivoluzionaria e internazionalista"usa argomenti di questo tipo e non deve stupire che,al netto delle macroscopiche evidenze di un piano del capitale volto ad immettere in Italia ed in Europa manodopera a costo quasi zero e reso ancora più evidente dalle prese di posizione di famosi "filantropi"alla Soros questi, pervicacemente, continuino a blaterare di "rossobrunismo".Non saranno mai nostri alleati ed è oggi più che mai necessario prenderne definitivamente le distanze considerandoli per quello che in fondo, sono sempre stati:UTLI ALLA CAUSA(DEL CAPITALE).Luciano

Anonimo ha detto...

Cremaschi ha sempre fatto analisi politiche impeccabili e sempre libere dai pregiudizi identitari, aperto al dialogo con tutte le forze che lottano per una trasformazione democratica e popolare (innumerevoli i suoi confronti pacati con la base del M5s). Credo che questa sia stata una reazione umorale e identitaria (e poco meditata) in una fase di smarrimento generale. Anche perché poco dopo l'anatema contro i rosso-bruni e la minaccia di cancellarli/bannarli dai propri contatti dai social ha partecipato a un forum sull'antidiplomatico (sito bollato come appartenente a un area sovranista ambigua in odore di eresia). E allora come la mettiamo? Con i rosso-bruni orizzontalmente non si parla ma verticalmente sì. Spero che Cremaschi abbia occasione di chiarire e credo che prevarrà quello che si confronta orizzontalmente anche con il diavolo, che credo sia il Cremaschi più autentico.
Carlo

Alberto ha detto...

E' del tutto evidente che Cremaschi ha un'idea piuttosto vaga di Marx, come del resto molti di quelli che pretendono di essere gli interpreti autentici del suo pensiero. Ormai la sub ideologia internazionalista, che peraltro deriva da una lettura selettiva di Marx è l'unica cosa che rimane loro e guai a chi gliela tocca.Specie quando - dispiace dirlo ma è la realtà - quando certe posizioni garantisca una presenza e una visibilità sui grandi media.

Anonimo ha detto...

Di questi tempi tutti a "sinistra" giocano a fare gli altruisti, i buoni samaritani, gli empatici, i compassionevoli verso i sofferenti e i migranti....poi se li incontri per strada manco ti salutano e se potessero ti spedirebbero dritti all'inferno come ha fatto Giorgio Cremaschi nel suo ultimo post contro i marxisti "collusi" con il Salvinismo sulla questione migranti!!

Anonimo ha detto...

Cremaschi ci dovrebbe spiegare perché delocalizzare le imprese è considerato giustamente un crimine economico mentre deportare o meglio delocalizzare degli schiavi in Italia è un avanzamento sulla strada della liberta'!! Ci dovrebbe spiegare come mai Marx considerava la sovrappopolazione relativa come entita' appartenente al capitale e non al movimento operaio...che spesso finisce x distruggerlo.... Ci spieghi ancora che posizione ha sul sottoproletariato a cui è destinata la gran massa di migranti nell'attuale stagnazione cronica. E anche che posizione assume rispetto alla massa di crumiri utilizzati a basso costo per sostituire forza lavoro autoctona Riottosa a perdere diritti. Ci spieghi infine se puo' esserci solidarieta' tra operai rumeni di una azienda italiana delocalizzarta in Romania e operai italiani che hanno perso il lavoro proprio per la delocalizzazione!
Mauro P

Anonimo ha detto...

Il linguaggio del nostro non è quello del materialismo storico, ma del moralismo isterico progressista (caratteristico lo spauracchio di un nuovo medioevo, da contrapporre, a quanto pare, alla "modernità" della tratta di esseri umani).
Sono molto d'accordo che un ritorno di Marx nella pubblica discussione, impensabile fino a qualche tempo fa, sia da considerare con molto favore.

Anonimo ha detto...

Domanda ai sinistrati "internazionalisti":credete davvero che questa massa enorme di potenziali nuovi schiavi immessi in Europa da lor signori sarebbe così difesa e blandita se "Essi"e per Essi intendo le elite dominanti,non avessero la certezza di importare manodopera docile e disposta a tutto,ghetizzando quella autoctona?Pensate davvero che i "filantropi" alla Soros agiscano per ragioni umanitarie?Ma dirlo a voi è inutile,avete avuto sempre un ruolo nella storia e non è esattamente quello per cui dite di combattere.Iscrivetevi alla Caritas come dice giustamente un lettore qui sopra siete in buona compagnia,e lasciate perdere Marx.

Anonimo ha detto...

Internazionalista non è immigrazionista,
cari amici delle sinistre traditrici di Gramsci

di Diego Fusaro

Spesso gli equivoci nascono dalla scarsa pulizia ermeneutica. Proviamo a fare chiarezza, allora. Internazionalista non è immigrazionista, cari amici delle sinistre traditrici di Gramsci. Internazionalismo vuol dire rapporto solidale tra nazioni. Ciò implica che le nazioni vi siano. Immigrazionismo vuol dire deportazione di schiavi da sfruttare per sfruttare meglio il lavoro. Internazionalismo fa rima con solidarietà. Immigrazionismo fa invece rima con mondialismo, imperialismo e padronato cosmopolitico.

http://www.affaritaliani.it/blog/lampi-del-pensiero/internazionalista-non-e-immigrazionista-care-sinistre-traditrici-di-gramsci-546123.html

Anonimo ha detto...

Vorrei postare un paio di riflessioni come contributo alla discussione. Ffaccio notare che quando si ricorre alla categoria dei "sottoproletariato" si può scivolare facilmente nel razzismo sociale funzionale alla perpetuazione della gerarchia sociale, cioè la società divisa in classi. L'articolista qui non lo fa perchè contestualizza il fatto che l'attuale migrazione di massa contribuisce a ingrossare le file del "sottoproletariato. Per me è importante rifiutare il concetto stesso di "sottoproletariato" come strumento analitico e pietra angolare perché è mistificatorio. Infatti non basta un mestiere, un lavoro, una occupazione per fare di uno stronzo un santo e certamente i "ladri e delinquenti, e i lazzaroni senza scrupoli" non stanno solo fra i sottoporoletari e fra i borghesi, ma anche tra i lavoratori e questa è una esperienza comune a tutti coloro che vivono nella realtà. Invece è proprio della destra voler affibbiare tratti antropologici a certe categorie delle classi inferiori, senza neanche valutare il fatto che sono le condizioni materiali create dal modo di produzione a creare queste categorie sociali e sarebbe poco marxista rinfacciare a tutti coloro che per sopravvivere devono anche delinquere, questo fatto come un aspetto unicamente individuale e soggettivo. Invito tutti i comunisti a riflettere su questo aspetto. Magari chi lavora e ha sempre lavorato e non ha la vocazione a delinquere può sentirsi fiero di essere "onesto", ma riflettiamoci se questa posizione non sia invece un riflesso della morale borghese, della coscienza borghese. La seconda riflessione riguarda la mistificazione "interazionalismo" = "immigrazionismo" tanto cara alle destre sovraniste attuali. Credo sia sbagliato il modo in cui ad esempio pone questo aspetto il filosofo Fusaro. Internazionalismo non è la solidarietà fra nazioni uguali, perchè ciascuna nazione non solo non è uguale, ma è composta gerarchicamente in classi sociali. Infatti esiste un internazionalismo delle classi dominanti perché esse sono coscienti di avere interessi di classe comuni, pur senza rinunciare agli stati nazioni che a loro servono come controllo militare e poliziesco territoriale essenziale ai fini della produzione e della valorizzazione (della loro produzione e valorizzazione). Parimenti gli spossessati e gli sfruttati di ogni nazione hanno interessi comuni di emancipazione, ma li devono cercare, capire e prenderne coscienza comune, specie in questo periodo storico in cui le contraddizioni indotte dal sistema sono caotiche al massimo livello. Sarò forse poco simpatico, ma vorrei ricordare a tutti che il proletariato nazionale di ciascun paese industrialmente avanzato deve il proprio benessere relativo alla ripartizione del bottino capitalistico nazionale. L'accumulazione storica e la produzione attuale di questo bottino di ricchezza non è frutto del solo onesto lavoro dei lavoratori onesti, ma anche, se non soprattutto, a un sistema globale di rapina e sfruttamento di risorse planetarie. Rapine che causano lo sconvolgimento degli equilibri ambientali e sociali dei luoghi rapinati e devastati. State tranquilli, voglio solo dire che il proletariato occidentale è complice dello sfruttamento colonialista globale, ma questa complicità non può essere redenta con un moralismo immigrazionista da confessionale cattolico. Mi preme, in definitiva, spronarvi alla sfida storica di auto-superamento della classe, per la quale che sarebbe meglio dedicare energie al superamento di questo modo di produzione capitalistico, e i proletari dei paesi avanzati dovrebbero essere rivoluzionari in questo senso, pretendendo per se stessi e per gli sfruttati di tutto il mondo, ciascun nei propri paesi, i mezzi e le risorse per un nuovo modo di produzione. Chiudersi esclusivamente nel nazionalismo, pur chiamandolo patriottismo, vuol dire fare gli interessi delle classi dominanti del proprio paese, le quali invece agivano, agiscono e agiranno sempre su scala internazionale. Riflettiamo, non tifiamo.

Anonimo ha detto...

Non neppure il primo pastrocchio che Contropiano pubblica. Adesso si domandano addirittura "com’è che nessuno chiede le dimissioni di questo governo?".

Eppure da mani pulite ad oggi dovrebbe essere chiaro perché le varie accuse di corruzione spuntano fuori ad orologeria a copertura di altri scontri ed altri interessi. Che è nel nome di questi interessi altri chi si fanno cadere i governi nel nome dell'onestà.

Sono davvero cosi ingenui? O forse gli piace la posizione di rendita politica che stare all'opposizione garantisce?

Luciano ha detto...

Capito perché con questi non è possibile stabilire non dico un'alleanza strategica sovranista che è, come sappiamo, fondamentale per ridare un minimo di dignità a questo paese e questo lo dimostra il panegirico confuso e inconcludente farcito con la solita lezioncina pseudo marxista dell'anonimo delle 21:45, ma con questi sinistrati non è possibile neppure istaurare un benché minimo rapporto di analisi in comune sulle CAUSE VERE di una migrazione progettata a tavolino dalle élites multinazionali che mira a SOSTITUIRE forza lavoro troppo onerosa(per il capitale)con nuovi schiavi obbedienti e ignari di ogni diritto sociale ed è inutile sperare che capiscano, qui siamo alla cecità assoluta.Il processo storico dimostrerà quanto siano fallaci e lontane anni luce dall'analisi concreta della situazione concreta queste prese di posizione affini quelle sì, all'ideologia dominante delle classi dominanti. Luciano

Anonimo ha detto...

Fusaro è troppo rosso-bruno, Cremaschi invece è ancora troppo rosso-chiaro... dai non litighiamo sui colori : noi sovranisti di sinistra siamo ancora minoranza tra i sovranisti (dove predominano i verde-bruni), occorre lottare per l’egemonia, non tra noi

Moreno Pasquinelli ha detto...

RIFLETTIAMO NON TIFIAMO

L'anonimo scrive:

«Per me è importante rifiutare il concetto stesso di "sottoproletariato" come strumento analitico e pietra angolare perché è mistificatorio».

Che ti devo dire? La metto così: se non fosse un noto concetto marxiano lo si dovrebbe inventare.
Eh certo che gli "stronzi" si annidano in tutte le classi sociali, anche (e come!) nel proletariato. Ma ciò revoca forse in dubbio che le classi sociali hanno interessi comuni? Bada bene, non parlo della metafisca dei "bisogni", parlo di interessi materiali.
E non è forse vero che proprio l'avere in comune determinati interessi di contro a quelli di altre classi, determina (non dico la coscienza sociale) ma un senso di appartenenza e specifici comportamenti sociali?
L'ottenere il reddito grazie al mettere la propria forza-lavoro a disposizione del Capitale non è la stessa cosa che fare marchette, rubare, spacciare eroina o fare l'elemosina.
Ca va sans dire, mi pare.
Ove saltasse questo elementare criterio che resterebbe del concetto di classe, e del relativo antagonismo?

Ps
Come dovrebbe essere ovvio, qui moralismi, pietismi e umanitarismo non c'entrano un'acca.




Thomas Muntzer ha detto...

Che poi se l'immigrazione in fase di espansione non deprime i salari sicuramente contribuisce a rallentarne la crescita. Posso fare l'esempio dell'Olanda. Che anche grazie a una sostanziale agevolazione fiscale (30% taglio di tasse sul reddito) alle multinazionali attrae migranti skilled dall'estero. La giustificazione sarebbe che non ci sono abbastanza talenti in Olanda per soddisfare la domanda, molto più prosaicamente si calmierano i salari importando Indiani, Colombiani, Argentini, Italiani, Greci, Spagnoli

Mario Galati ha detto...

L'articolo di Pasquinelli è stato pubblicato su SINISTRA IN RETE
Tra i commenti ne segnaliamo uno. Più sotto la risposta di Pasquinelli

Sulla posizione scientifica analitica di Marx circa la sovrappopolazione relativa non ci piove. Così come sull'effetto deflattivo sui salari dell'esercito industriale di riserva a seconda dei cicli economici (Emiliano Brancaccio, per es., sostiene che attualmente non ci sono evidenze di un'apprezzabile influenza dell'immigrazione sulle dinamiche salariali attuali in Italia).
Il nodo però sta nella soluzione sulla quale si concentra l'attenzione, la quale indica la collocazione di classe.
Propendere per la fermata dei flussi alla Minniti e alla Salvini, invece che andare alla radice della devastazione imperialistica delle aree di provenienza, esprime una posizione subalterna e corporativa della classe lavoratrice nazionale., non una posizione di classe cosciente e autonoma.
Cosa significa, infatti, fermiamo i flussi perchè se no ci abbassano i salari? E' la piena sottomissione dei lavoratori al capitale e la guerra tra poveri. Non mi sembra che così si faccia opera di coscientizzazione e di formazione di una classe per sé. Si crea, invece, una mentalità corporativa, gretta e subalterna, come quella socialdemocratica al guinzaglio del colonialismo. E perdente.
Non mi sembra che Marx, constatato il problema, abbia assunto o indicato mai una posizione del genere. Al contrario, ha indicato nell'unità di classe e nella lotta al capitalismo la soluzione. (v. la questione degli operai irlandesi in Inghilterra).
Questa insistenza continua sul carattere di esercito industriale di riserva dannoso per i lavoratori italiani lancia un messaggio preciso nel senso corporativo detto; se non peggio, dato l'attuale contesto tendente alla xenofobia e al razzismo (o vogliamo negare anche questo e chiamarlo semplicemente legittimo disagio delle classi popolari?).
E' bene dire certe cose in modo scientifico, chiaro e spregiudicato; ma insistere su un aspetto della questione (l'esercito industriale di riserva e l'interesse del capitale alla mobilità piena, alla deportazione, della forza lavoro) e farlo prevalere sull'altro decisivo (lo sfruttamento, le guerre e l'oppressione imperialistica del capitalismo, causa delle migrazioni (non i complotti mondialisti)), assume un significato e un valore favorevole alla destra; diviene propaganda di destra.
Infine chiedo: per quale motivo considerare i lavoratori stranieri come parte necessaria della lotta di classe deve necessariamente voler dire considerarli "base di rimpiazzo" della sinistra radicale mutualistica?
La sinistra "patriottica" vuole forse organizzare soltanto i lavoratori italiani?
Attenzione che a forza di ripetere certi concetti, al posto dell'analisi e della proposta realistica, si scivola senza accorgersene su un altro terreno ideologico e politico fangoso

Moreno Pasquinelli ha detto...

Galati considera inaccettabile regolare i flussi?
Tertium non datur: frontiere aperte a tutti, abolizione dei confini, eliminazione di ogni controllo...


Mentre c’è poco da dire a chi approva le fatwe (che qualificano chi le fa), men che meno a chi considera la sovranità un concetto fascista, è invece importante che risponda alle critiche di Mario Galati.
Cosa mi rimprovera Galati? Che non andrei “alla radice” dei grandi flussi migratori. Ove la radice, scopriamo l’acqua calda, è senza dubbio alcuno il saccheggio imperialistico (aggravatosi con l’ultima globalizzazione i.e. con l’uso predatorio della finanza speculativa) dei paesi semicoloniali.
Oddio! Quello mio non era un trattatello sulle migrazione, ma una più modesta e specifica critica a Cremaschi per smentire l’affermazione che flussi migratori di massa (tanto più dentro una crisi storico-sistemica, non solo di valorizzazione del capitale) non avrebbero alcun impatto deflattivo sui salari ed i diritti dei lavoratori (nonché sui cicli di lotta di classe).
Riguardo alle cause del fenomeno migratorio restituisco dunque a Galati l’accordo di massima che egli manifesta con la mia chiosa a Cremaschi.
Non senza far notare che una posizione autenticamente antimperialista, così come denunciava le “guerre umanitarie”, deve denunciare la demagogia umanitaria che considera la nuova tratta degli schiavi non come un concorso all’impoverimento e allo stato di soggezione coloniale dei paesi dai quali si emigra, ma come un legittimo “diritto” di libertà.
Si tratta, palesemente, di una visione individualistica. Gli antimperialisti dei paesi che conoscono la piaga dell’emigrazione di massa la condannano infatti, se non come diserzione dalla lotta di liberazione, come collusione con le corrotte classi dominanti compratore di quei paesi, che l’emigrazione la facilitano perché così si sbarazzano di una rogna, una rogna chiamata ribellione sociale. Si potrebbe così esprimere un’equazione: più migranti fuggono dai paesi del Sud meno sovversione sociale in loco, più migranti giungono a Nord più difficile costruire un fronte di lotta unitario anticapitalista.
La critica del Galati diventa però un’accusa: esprimerei una “posizione subalterna e corporativa della classe lavoratrice nazionale, non una posizione di classe cosciente e autonoma”.
E perché? Perché sostengo che, nel contesto dato, l’immigrazione di massa non sia sostenibile, e sia necessario regolarla. Non è sostenibile perché, oltre ad avere un effetto deflattivo sui salari e i diritti dei lavoratori, nel contesto dato — austerità, pareggio di bilancio, smantellamento del welfare e dello stato sociale, rispetto dei vincoli ordoliberisti europei — è fattore di emarginazione crescente e sottoproletarizzazione, di spappolamento del tessuto sociale, civile e repubblicano, .
C’è poi un altro aspetto, l’immigrazione di massa è un elemento funzionale alle oligarchie globaliste che usano ogni mezzo per privare le nazioni delle loro sovranità statuali, in conformità al loro disegno di uno spazio giuridico imperiale-libero scambista destinato a sovraodinare gli spazi politici nazionali.
Galati considera inaccettabile regolare i flussi? Tertium non datur: frontiere aperte a tutti, abolizione dei confini, eliminazione di ogni controllo.
In che senso questo casino (non saprei come altrimenti chiamarlo se non anarco-capitalismo) sia funzionale alla lotta di classe e porti beneficio alla causa rivoluzionaria, per me è un mistero.

Luciano ha detto...

Moreno non ha più molto senso rispondere ai panegirici verbosi e"ideologici"dei sinistrati, lasciamoli al loro incrollabile credo religioso, li conosco bene, tempo sprecato, non vale la pena spendere giuste e ragionate analisi sulla situazione concreta, il loro fideismo è noto, consideriamoli invece per il ruolo che avranno CONTRO chi, come noi, pensa che questo paese torni ad essere sovrano(e non solo in termini monetari) e prepariamoci ad averli come avversari(in buona compagnia peraltro).

Anonimo ha detto...

Quanto è vero quel che scrive Luciano!!!

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