[ 24 maggio 2018 ]
La campagna mediatica non è servita: Mattarella perde il braccio di ferro su Conte, decisivo batterlo su Savona
In fondo una noterella sulle bassezze di certi sinistrati
Il governo gialloverde sta nascendo e l'oligarchia eurista gioca pesante. Non ha più consenso né maggioranza parlamentare, ma vuol comandare lo stesso. Tante le sue armi, tanti i suoi centri di potere. Se il suo fortino è il Quirinale, le sue truppe d'assalto sono nelle redazioni dei media.
La scomposta campagna "anti-populista" di questi giorni ci dice essenzialmente due cose: di che pasta sia fatto il cosiddetto "quarto potere" in una società come la nostra, quanto sia grande la posta in gioco della fase politica apertasi il 4 marzo. La prima cosa la sappiamo da sempre, ma mai come stavolta il ruolo servile della stampa ci è stato squadernato senza pudore alcuno. Sulla seconda non abbiamo mai avuto alcun dubbio. Ne scriviamo da ottanta giorni, ma anche adesso che i fatti ci danno ragione a trecentosessanta gradi, ciò non sarà mai sufficiente per certe zucche dure che conosciamo.
Naturalmente, dal punto di vista politico, la scelta di Conte ci lascia assai perplessi. Ma è mai possibile assistere in silenzio al tiro al bersaglio a cui è stato sottoposto? Le risibili accuse che gli sono state rivolte, dal suo curriculum alle questioni fiscali, ci mostra a quali meschinità arriva il potere pur di impedire la nascita di un governo che teme di non poter controllare come vorrebbe, come è abituato a fare da sempre.
La raccolta degli articoli usciti nelle quarantottore tra lunedì 21 (indicazione del nome di Conte da parte di Lega ed M5S) e mercoledì 23 (incarico allo stesso da parte di Mattarella) sono la prova più lampante di cosa sia un regime oligarchico. Altro che libertà di stampa!
Stamattina, non avevamo dubbi, i toni sono già cambiati. Siccome l'incarico c'è stato (poi vedremo il perché) adesso inizia un altro giochino. Se fino a ieri bisognava delegittimare la persona indicata come presidente del governo gialloverde, adesso cominceranno a contrapporre Conte (tutto il potere al premier!, si capisce) a Lega e Cinque Stelle (il male populista da combattere). Nella sua prevedibilità il giornalistume imperante è perfino commovente.
Capofila di questo atteggiamento è ovviamente la Repubblica. Dopo averne dette di tutti i colori sul suo conto, ecco la prima parte del titolo di stamattina: «Conte premier: "Sì all'Europa"». Poi, siccome bisogna portarsi avanti col lavoro, ecco la seconda: «La Lega sfida il Colle su Savona». E così praticamente tutti i quotidiani all'unisono, con il berlusconiano Giornale ad annunciare trionfante che: «L'Economia- intendendo ovviamente il Ministero - andrà sotto tutela».
Ma non conta solo quel che questi farabutti con la patente di scrivere dicono oggi. Conta ancor di più quel che non ci dicono. E non ci dicono in particolare la notizia del giorno, che su Conte la loro campagna è fallita e Mattarella si è dovuto piegare.
E perché si è piegato? Semplice, perché Lega ed M5S hanno tenuto duro. E qual era l'alternativa a quel punto per il piccolo Napolitanodel Colle? Erano le elezioni anticipate, con la non piacevole prospettiva di ritrovarsi tra quattro mesi il duo Salvini-Di Maio con centocinquanta parlamentari in più. Ecco perché la tentazione golpista è stata momentaneamente accantonata. Solo momentaneamente, però. Anche perché le forzature mattarelliane hanno non solo la piena copertura dei servi della disinformazione, ma (come abbiamo denunciato) godono pure del silenzio dei costituzionalisti e dell'avallo di una sinistra che ha perso la testa.
Adesso l'obiettivo del blocco dominante è quello di impedire che Savona diventi ministro. Certo sarà difficile descrivere questo vecchio liberale come un pericoloso estremista. Sarà difficile considerare incompetente l'ex direttore della Banca d'Italia, già direttore di Confindustra nonché ministro dell'Industria del governo Ciampi. Sarà difficile, ma vedrete che le proveranno di tutte. Tutto dipenderà però, come per Conte, da un unico fattore: la compattezza politica dei sottoscrittori del patto di governo. Se ci sarà, Mattarella dovrà piegarsi una seconda volta.
Del resto il giochino mediatico è esattamente lo stesso. Fino a ieri dicevano che M5S avrebbe potuto dividersi su Conte in cambio del rientro in pista di Di Maio. Oggi invece ammiccano ad una Lega divisa su Savona in vista di una sua sostituzione con Giorgetti. Se tanto mi da tanto, penso proprio che falliranno anche stavolta.
E' incredibile come a molti sembri ancora sfuggire la gravità, la natura golpista ed incostituzionale, del ruolo che tanti vorrebbero assegnare al presidente della repubblica. Ed un veto su Savona sarebbe ancora più indecente, visto che nel suo caso non si potrebbe certo evocare l'impreparazione o la mancanza di esperienza internazionale. Un veto nei sui confronti avrebbe solo ed esclusivamente una motivazione politica: le sue posizioni molto critiche sull'euro e sui danni che il sistema che lo sostiene arreca all'economia italiana.
Se ciò dovesse accadere saremmo di fronte ad un comportamento illegale, con un passaggio di fatto da un sistema parlamentare ad uno presidenziale. Una forzatura che richiederebbe la messa in stato d'accusa di Mattarella per attentato alla Costituzione.
Vedremo quel che accadrà. Di certo siamo all'inizio di una grande battaglia. Alla fine di questo scontro l'Italia, nel bene o nel male, non sarà più la stessa. Chi non l'ha ancora capito si ripassi i fondamentali della politica.
Come ha scritto Programma 101: «Certo, avremmo voluto che la causa della liberazione nazionale dal giogo eurista fosse in altre mani; avremmo voluto che una sinistra patriottica avesse potuto giocare da subito un ruolo di primo piano. Così purtroppo non è per la responsabilità di tanti, ma non per questo possiamo essere indifferenti all'esito dello scontro che si profila. Pur senza offrire alcun sostegno incondizionato, siamo quindi favorevoli alla nascita del governo M5S-Lega. Un governo che andrà giudicato dai fatti. Unico modo, fra l'altro, per mettere seriamente alla prova i due vincitori del 4 marzo».
A differenza dei sostenitori del né né (né con i diktat euristi, né col governo gialloverde), noi non condividiamo il disfattismo. Non lo condividiamo sia perché abbiamo sempre avuto chiaro che la battaglia contro la gabbia eurista sarebbe avvenuta in un quadro inevitabilmente contraddittorio, ma soprattutto perché guardiamo in primo luogo ai concreti processi storici, e dentro di essi alla collocazione del nostro blocco sociale, quello del popolo lavoratore, di chi ha pagato e sta pagando la crisi in questi anni, di chi vuol farla finita con una globalizzazione che ha gettato nella misera milioni di persone.
La conseguenza di tutto ciò è che stiamo dalla parte del popolo, questo popolo. Ed una sconfitta del governo nascente, nel suo scontro con i poteri oligarchici, sarebbe una sconfitta popolare di dimensioni drammatiche. Insegna nulla la Grecia del post-luglio 2015? Chi pensasse di aprirsi domani uno spazio politico, stando oggi alla finestra senza sporcarsi le mani, è semplicemente fuori dalla realtà. Avrà invece spazio e ruolo politico solo chi non avrà paura di gettarsi nella lotta, una lotta certo difficile per tanti aspetti, ma decisiva come non mai per il futuro del nostro Paese
PS - Per renderci conto delle bassezze di certa intellettualità di """"sinistra"""" (le molte virgolette non sono un refuso) basta leggere quanto scrive Annamaria Rivera su MicroMega. Dopo aver ripreso la definizione del Financial Timesdei "moderni barbari", l'articolista conclude prendendosela con chi? Con noi e con Stefano Fassina. Con noi in quanto "rossobruni" (gli argomenti Rivera, gli argomenti, che ci si può sempre preparare meglio anche per simili porcherie...), con Fassina perché ci frequenta...
Leggere per credere i toni da caccia alle streghe della Rivera:
«Infine, inquietante è l'attuale indulgenza verso i fascio-stellati da parte di qualche politico formalmente di sinistra. In un'intervistarilasciata al manifesto il 17 febbraio(in realtà il 17 maggio, ndr),Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali, il quale non disdegna la frequentazione di rosso-bruni, ammette che, sì, "non è il governo che sognavamo", ma "chi li attacca oggi è per lo più per la conservazione". E più avanti, con lessico alquanto ambiguo, depreca "la deriva cosmopolita di parte della sinistra, che considera una parolaccia l'interesse nazionale"».
E poi si domandano perché certa sinistra faccia schifo alle persone normali.
In fondo una noterella sulle bassezze di certi sinistrati
Il governo gialloverde sta nascendo e l'oligarchia eurista gioca pesante. Non ha più consenso né maggioranza parlamentare, ma vuol comandare lo stesso. Tante le sue armi, tanti i suoi centri di potere. Se il suo fortino è il Quirinale, le sue truppe d'assalto sono nelle redazioni dei media.
La scomposta campagna "anti-populista" di questi giorni ci dice essenzialmente due cose: di che pasta sia fatto il cosiddetto "quarto potere" in una società come la nostra, quanto sia grande la posta in gioco della fase politica apertasi il 4 marzo. La prima cosa la sappiamo da sempre, ma mai come stavolta il ruolo servile della stampa ci è stato squadernato senza pudore alcuno. Sulla seconda non abbiamo mai avuto alcun dubbio. Ne scriviamo da ottanta giorni, ma anche adesso che i fatti ci danno ragione a trecentosessanta gradi, ciò non sarà mai sufficiente per certe zucche dure che conosciamo.
Naturalmente, dal punto di vista politico, la scelta di Conte ci lascia assai perplessi. Ma è mai possibile assistere in silenzio al tiro al bersaglio a cui è stato sottoposto? Le risibili accuse che gli sono state rivolte, dal suo curriculum alle questioni fiscali, ci mostra a quali meschinità arriva il potere pur di impedire la nascita di un governo che teme di non poter controllare come vorrebbe, come è abituato a fare da sempre.
La raccolta degli articoli usciti nelle quarantottore tra lunedì 21 (indicazione del nome di Conte da parte di Lega ed M5S) e mercoledì 23 (incarico allo stesso da parte di Mattarella) sono la prova più lampante di cosa sia un regime oligarchico. Altro che libertà di stampa!
Stamattina, non avevamo dubbi, i toni sono già cambiati. Siccome l'incarico c'è stato (poi vedremo il perché) adesso inizia un altro giochino. Se fino a ieri bisognava delegittimare la persona indicata come presidente del governo gialloverde, adesso cominceranno a contrapporre Conte (tutto il potere al premier!, si capisce) a Lega e Cinque Stelle (il male populista da combattere). Nella sua prevedibilità il giornalistume imperante è perfino commovente.
Capofila di questo atteggiamento è ovviamente la Repubblica. Dopo averne dette di tutti i colori sul suo conto, ecco la prima parte del titolo di stamattina: «Conte premier: "Sì all'Europa"». Poi, siccome bisogna portarsi avanti col lavoro, ecco la seconda: «La Lega sfida il Colle su Savona». E così praticamente tutti i quotidiani all'unisono, con il berlusconiano Giornale ad annunciare trionfante che: «L'Economia- intendendo ovviamente il Ministero - andrà sotto tutela».
Ma non conta solo quel che questi farabutti con la patente di scrivere dicono oggi. Conta ancor di più quel che non ci dicono. E non ci dicono in particolare la notizia del giorno, che su Conte la loro campagna è fallita e Mattarella si è dovuto piegare.
E perché si è piegato? Semplice, perché Lega ed M5S hanno tenuto duro. E qual era l'alternativa a quel punto per il piccolo Napolitanodel Colle? Erano le elezioni anticipate, con la non piacevole prospettiva di ritrovarsi tra quattro mesi il duo Salvini-Di Maio con centocinquanta parlamentari in più. Ecco perché la tentazione golpista è stata momentaneamente accantonata. Solo momentaneamente, però. Anche perché le forzature mattarelliane hanno non solo la piena copertura dei servi della disinformazione, ma (come abbiamo denunciato) godono pure del silenzio dei costituzionalisti e dell'avallo di una sinistra che ha perso la testa.
Adesso l'obiettivo del blocco dominante è quello di impedire che Savona diventi ministro. Certo sarà difficile descrivere questo vecchio liberale come un pericoloso estremista. Sarà difficile considerare incompetente l'ex direttore della Banca d'Italia, già direttore di Confindustra nonché ministro dell'Industria del governo Ciampi. Sarà difficile, ma vedrete che le proveranno di tutte. Tutto dipenderà però, come per Conte, da un unico fattore: la compattezza politica dei sottoscrittori del patto di governo. Se ci sarà, Mattarella dovrà piegarsi una seconda volta.
Del resto il giochino mediatico è esattamente lo stesso. Fino a ieri dicevano che M5S avrebbe potuto dividersi su Conte in cambio del rientro in pista di Di Maio. Oggi invece ammiccano ad una Lega divisa su Savona in vista di una sua sostituzione con Giorgetti. Se tanto mi da tanto, penso proprio che falliranno anche stavolta.
E' incredibile come a molti sembri ancora sfuggire la gravità, la natura golpista ed incostituzionale, del ruolo che tanti vorrebbero assegnare al presidente della repubblica. Ed un veto su Savona sarebbe ancora più indecente, visto che nel suo caso non si potrebbe certo evocare l'impreparazione o la mancanza di esperienza internazionale. Un veto nei sui confronti avrebbe solo ed esclusivamente una motivazione politica: le sue posizioni molto critiche sull'euro e sui danni che il sistema che lo sostiene arreca all'economia italiana.
Se ciò dovesse accadere saremmo di fronte ad un comportamento illegale, con un passaggio di fatto da un sistema parlamentare ad uno presidenziale. Una forzatura che richiederebbe la messa in stato d'accusa di Mattarella per attentato alla Costituzione.
Vedremo quel che accadrà. Di certo siamo all'inizio di una grande battaglia. Alla fine di questo scontro l'Italia, nel bene o nel male, non sarà più la stessa. Chi non l'ha ancora capito si ripassi i fondamentali della politica.
Come ha scritto Programma 101: «Certo, avremmo voluto che la causa della liberazione nazionale dal giogo eurista fosse in altre mani; avremmo voluto che una sinistra patriottica avesse potuto giocare da subito un ruolo di primo piano. Così purtroppo non è per la responsabilità di tanti, ma non per questo possiamo essere indifferenti all'esito dello scontro che si profila. Pur senza offrire alcun sostegno incondizionato, siamo quindi favorevoli alla nascita del governo M5S-Lega. Un governo che andrà giudicato dai fatti. Unico modo, fra l'altro, per mettere seriamente alla prova i due vincitori del 4 marzo».
A differenza dei sostenitori del né né (né con i diktat euristi, né col governo gialloverde), noi non condividiamo il disfattismo. Non lo condividiamo sia perché abbiamo sempre avuto chiaro che la battaglia contro la gabbia eurista sarebbe avvenuta in un quadro inevitabilmente contraddittorio, ma soprattutto perché guardiamo in primo luogo ai concreti processi storici, e dentro di essi alla collocazione del nostro blocco sociale, quello del popolo lavoratore, di chi ha pagato e sta pagando la crisi in questi anni, di chi vuol farla finita con una globalizzazione che ha gettato nella misera milioni di persone.
La conseguenza di tutto ciò è che stiamo dalla parte del popolo, questo popolo. Ed una sconfitta del governo nascente, nel suo scontro con i poteri oligarchici, sarebbe una sconfitta popolare di dimensioni drammatiche. Insegna nulla la Grecia del post-luglio 2015? Chi pensasse di aprirsi domani uno spazio politico, stando oggi alla finestra senza sporcarsi le mani, è semplicemente fuori dalla realtà. Avrà invece spazio e ruolo politico solo chi non avrà paura di gettarsi nella lotta, una lotta certo difficile per tanti aspetti, ma decisiva come non mai per il futuro del nostro Paese
PS - Per renderci conto delle bassezze di certa intellettualità di """"sinistra"""" (le molte virgolette non sono un refuso) basta leggere quanto scrive Annamaria Rivera su MicroMega. Dopo aver ripreso la definizione del Financial Timesdei "moderni barbari", l'articolista conclude prendendosela con chi? Con noi e con Stefano Fassina. Con noi in quanto "rossobruni" (gli argomenti Rivera, gli argomenti, che ci si può sempre preparare meglio anche per simili porcherie...), con Fassina perché ci frequenta...
Leggere per credere i toni da caccia alle streghe della Rivera:
«Infine, inquietante è l'attuale indulgenza verso i fascio-stellati da parte di qualche politico formalmente di sinistra. In un'intervistarilasciata al manifesto il 17 febbraio(in realtà il 17 maggio, ndr),Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali, il quale non disdegna la frequentazione di rosso-bruni, ammette che, sì, "non è il governo che sognavamo", ma "chi li attacca oggi è per lo più per la conservazione". E più avanti, con lessico alquanto ambiguo, depreca "la deriva cosmopolita di parte della sinistra, che considera una parolaccia l'interesse nazionale"».
E poi si domandano perché certa sinistra faccia schifo alle persone normali.
9 commenti:
Un costituzionalista tale Villone sul fatto quotidiano dice però l ovvio: che il PdR non ha alcun diritto di determinare l indirizzo politico del Paese.
Fa ridere la richiesta di "imparzialità" fatta a Conte.
Del resto che un PdC debba rendere conto a una maggioranza e quindi a un parlamento è decisamente fuori moda.
Intanto buon giorno ed un caro saluto.
Mentre Giuseppe Conte è stato sottoposto all'applicazione del metodo Boffo in modo più duro di quanto non capito a Boffo stesso, a proposito dei tanti assordanti silenzi ed in particolar modo di quello dei costituzionalisti, vi segnalo questo articolo uscito oggi.
https://infosannio.wordpress.com/2018/05/24/massimo-villone-veti-il-quirinale-non-puo-imporre-indirizzi-politici/
Lo posto da qui perchè l'originale sul FQ è a pagamento.
Almeno Villone qualcosa lo ha detto anche se, spiace dirlo, fin qui si è espresso da solo.
Intanto dice che la facoltà di nomina del PdR è limitata da ciò che è realisticamente possibile fare con la maggioranza parlamentare che c'è. In ogni caso un Presidente della Repubblica non ha facoltà di discrimine o indirizzo politico, menchemeno le facoltà di veto, generali o sui singoli, di cui vaneggia Dal Lago.
Villone risponde in maniera politicamente sensata a De Siervo l'altro giorno su La Stampa. Non è vero come sostiene De Siervo che il diritto comunitario si impone al di sopra della Costituzione Italiana. La Costituzione è stata modificata apposta, all'articolo 117, proprio in tal senso. Ma Villone chiarisce che la potestà legislativa risiede in istituzioni italiane, pur nel rispetto dei vincoli derivanti dalla legislazione domunitaria. MA, scelta giusta o sbagliata che sia, se c'è una maggioranza in Italia che vota di fatto contro quei vincoli, pensare che la soluzione possa essere ignorarli o reprimerli non è realistico e democratico, perciò la questione va affrontata sul piano politico, non giuridico-formale.
Rafforza poi il tema citando l'articolo 81 modificato dal pareggio di bilancio, che infatti rende inesigibile l'intera prima parte della Costituzione.
Queste modifiche introdotte in Costituzione creano problemi politici che come tali vanno affrontati.
Infine le rinegoziazioni in sede europea sono anche in quel caso questione politica e non formale, quindi come sempre questione di rapporti di forza, MA....tutto si fa più complicato se "un pezzo di classe dirigente in partenza sostiene le ragioni degli altri".
E' importante il concetto: "Certo è più difficile se un pezzo di classe dirigente in partenza sostiene le ragioni degli altri".
C'è un pezzo rilevante di classe dirigente di questo paese, che scientemente persegue il male di questo paese.
Villone oltre a fare l'ordinario di diritto costituzionale a Napoli e il presidente della commisione sulle riforme costituzionali del Senato, si è fatto 4 legislature tra PDS e DS, poi SD non avendo mai aderito al PD, ma da quella sinistra proviene. Quindi non ha certo simpatia pregiudiziale per questo governo. E di certo anche il riconoscere certi problemi non risolvibili sul piano giuridico formale circa la democraticità dell'ordinamento comunitario, non gli fa piacere.
Ma a un certo punto il Re è nudo e un uomo decente si riconosce dal fatto che non fa finta di non vedere.
Aggiungo un mio parere personale.
Credo che gli eurocontrari/antiunionisti non "diversamente liberisti" di questo governo ci siano ma siano minoranza e che anche per questo al momento non vogliano e non possano far altro che tenere bassissimo profilo e provare a lavorare per linee interne.
Ne rispetto la scelta anche se non la condivido.
Non credo che otterranno granchè e se sbaglierò lo riconoscerò, ad ogni modo in questo governo non ripongo alcuna fiducia.
Voi che per primi avete in questi anni ripetutamente posto la questione dell'attualità di quel che disse Radek a proposito della disgraziata fine del "viandante del nulla" Schlageter e di come trattare il sentimento, popolare, che lo animava pur lottando dalla parte sbagliata.
Vorrei ricordare sul vostro spazio, proprio per questo, un'altra cosa sempre riguardante l'intreccio tra questione nazionale e questione di classe.
Non credo che accadrà ciò di cui dirò e in ogni caso non lo spero, perchè non penso ne avranno bisogno e perchè sono convinto che anche da parte europea non ci sia ora troppa voglia di combattere e impartire lezioni esemplari. Almeno non adesso.
Tuttavia se dovesse capitare che il governo Conte venga LEGITTIMAMENTE varato con un mandato che nasce dal NOSTRO popolo e in seguito venga attaccato dall'UE come venne attaccato il governo greco, ogni democratico sincero e quindi a maggior ragione ogni socialista e comunista sincero, non potrebbe a quel punto dire e fare altro che quanto Trockij nel '38 diceva si sarebbe dovuto fare in Brasile rispetto al governo Vargas, nel caso in cui la "democratica Inghilterra" avesse deciso di attaccare il paese per soggiogarlo a vincolo coloniale.
Chi vuol intendere ha inteso.
L'ho già commentato nell'articolo in cui accennavate a Fubini ma a maggior ragione vale per questi di Repubblica. Ora non sono più i barbari (da salotto buono) di Baricco, dunque ora a loro i barbari non piacciono più.
Ma come? Gli "homines novi portatori dell'energia cinetica indispensabile a realizzare ogni vera mutazione". Ma questa energia cinetica indispensabile è sempre 1/2*m*v^2 o è v^3? È rossa come quella dei raggi di Mazinga? Basta che non sia rossobruna. Che repubblichevole vaniloquio.
Il solito sottoprodotto delle fantasie negriane sulle moltitudini liquide buone a smantellare la pur parziali tutele sociali dei più deboli.
No, mi spiace ma non sono d'accordo sulla questione dei ripetuti pompaggi nel cv di Conte. Qui c'è bisogno di persone competenti e di sincerità assoluta, dato che tutto il discorso sulla UE è viziato da decenni di menzogne e di ignoranza.
Ci vogliamo rendere conto che sul lungo periodo il sostegno acritico fa più danni che altro?
Ora che la frittata è fatta, piuttosto che nascondere il problema bisognerebbe saper ritorcerglielo contro. Ad esempio: "Stupisce e conforta vedere quanto il problema dell'effettivo possesso di competenze e conoscenze dichiarate da parte della nostra classe politica abbia finalmente iniziato a compenetrare anche coloro che sino ad oggi hanno senza colpo ferire accettato una ministra della PI il cui "diploma" si è, dopo diversi controlli, accertato non essere né quello di laurea, né quello di maturità, bensì unicamente quello della scuola dell'obbligo, per non parlare dei titoli di studio post laurea presenti nel cv di alcuni dei più ferventi sostenitori delle misure economiche prese dal governo più mediaticamente e poltiicamente esaltato della storia repubblicana (Monti). Stiamo parlando naturalmente del sig. Oscar Giannino, candidato alle elezioni 2013 in un'organizzazione espressione del più acceso europeismo (e non laureato in economia)." (se non sbaglio).
Ecc.
Quanto a Conte e a quei deficienti intorno a lui che non hanno pensato a dare una controllatina, meriterebbero di tornare difilato nel pollaio da cui sono usciti. E noi mandiamo 'sto qui a trattare tutte quelle belle cose a Bruxelles? E siamo pure contenti? Ma bravi tordi!
Gli articoli di Mazzei sulla questione politica sono sempre lucidissimi e lo ringrazio.
Chiariscono molto.
Ecco perché la questione mediatica diventa dirimente per un governo finalmente sovrano;i primi provvedimenti che si dovrebbero adottare per liberare l'informazione da quella autentica cortina fumogena dispiegata verso il popolo per decenni(quella che a ragione il compianto Costanzo Preve definiva "circo mediatico")sono proprio quelli(urgentissimi) per evitare una situazione di tipo argentino e brasiliano dove la propaganda dei poteri forti multinazionali è riuscita nell'intento di rovesciare un governo legittimo e quindi: intervenire con fermezza per aumentare e rafforzare sulle reti televisive le voci dissonanti dalla propaganda eurista, rintuzzando ogni falsità conclamata e propalata per delegittimare chi ha una visione politica antioligarchica e sovranista ma soprattutto varare una nuova(vera)riforma dell'editoria e dell'informazione finalmente liberata da un cappio proprietario oramai in declino(vedasi gli ultimi dati sulle vendite REALI in edicola) che sia davvero utile e al servizio di un popolo non più destinatario di propagandisti di regime(oligarchico)Luciano
Indipendentemente dal nome all' economia l'indirizzo di questo governo è chiaro e la paura che percorre l:Europa delle élite è altrettanto chiara se in Italia si dimostrasse si può dare benessere al popolo uscendo dagli schemi imposti non avrebbero più nessun alibi e non potrebbero più spaventare questo potrebbe fare da innesco per una rivolta populista in tutta Europa per questo temo azioni clamorose tipo attentati, spread alle stelle, terrorismo mediatico martellante ecc..
Solo per puro caso sono capitato su questo magazine.Articoli e posizioni condivibilissimi, bisognerebbe dare ampia risonanza tra le masse di contenuti, qui mirabilmente espressi.
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