Filippo Dellepiane |
Ammettetelo, ce lo siamo chiesti quasi tutti. In un momento della vita, dopo una lotta feroce, che abbiamo perso. Una battaglia, certo, mica la guerra. Questo è quello che ogni rivoluzionario dovrebbe comprendere. La vita, come la storia, è un qualcosa in divenire.
Potremmo affidarci alla matematica e alla statistica: per forza di cose, ci viene da pensare, prima o poi la sconfitta del potere capitalista arriverà.
In alcuni momenti, quando siamo sul lastrico, sembra quasi più vicino quell'attimo di gloria sulle barricate mentre il fuoco arde e i bracieri riprendono vita grazie ai sentimenti rivoluzionari.
Perché, diciamocelo, la vita dei rivoluzionari è questa: ti svegli e pensi alla rivoluzione, così a pranzo, a cena e quando vai a dormire. È un chiodo fisso, persino quando stai lavorando o studiando. Ma arrivano momenti di sconforto, sono normali soprattutto in un'epoca come questa. La società della stanchezza, l'hanno definita alcuni. Io la definisco la società del niente, della disillusione. Come diceva già giustamente Feuerbach la società in cui "si preferisce la copia all'originale". Si preferisce, allo stesso modo, provare emozioni finte, deboli, fiacche. E lo stesso vale per le idee, si scelgono quelle vaghe, poco convincenti. Si crede spesso che essere "tranchant", "estremi" sia una pecca. Spesso di dice "No, bisogna venire incontro alle esigenze altrui" . E questo già un rivoluzionario lo fa, lo esige da chi si dichiara allo stesso modo e viene tacciato da tutti come "un povero sovversivo utopista" .
Qual è la chiave della lotta? Ebbene la risposta è che esiste una pratica rivoluzionaria, questo è certo, che si basa su una solida teoria allo stesso modo rivoluzionaria. Ma, la verità, è che si deve andare spesso ad istinto. Vero questo è un mondo storico, non dobbiamo più procacciarci il cibo (o forse stiamo tornando in quella direzione), ma l'istinto gioca il suo ruolo. Sempre ed ovunque. E questo sicuramente aiuta un giovane. Il quale, per forza di cose, ha bisogno di scoprire. Ha una forza propulsiva maggiore rispetto a quella di un adulto, fiaccato (per quanto testardo e combattivo) dall'età e dai dispiaceri.
Sulla falsa riga di Kant, è importante chiedere cosa si deve fare e cosa è lecito fare. Una risposta impulsiva potrebbe essere "La rivoluzione!". Come biasimare chiunque, noi stessi in primis, risponda così.
L'uomo ha, come arma d'attacco, la speranza. I rivoluzionari, che cambiano veramente il mondo, devono essere speranzosi. Non possono che pensare che un giorno un cambiamento arriverà. Ma la speranza, seguendo il trend dei tormentoni musicali odierni, è anche una puttana. Ti butta giù, prima ti dà grandi aspettative e poi ti fotte. Senza pietà. Ma ne vale la pena? Perché combattere? Perché sforzarsi per qualcosa che forse non arriverà? Queste sono le domande da porsi, perché farlo. COME farlo è il dopo, è un grado che la propria coscienza raggiunge successivamente . Uno step successivo, insomma.
La morte, dicono in molti, è la fine di tutto. Dopo c'è il nulla, possiamo dare anche ragione a questi signori. Ci sarà il Nirvana? Dio? Quale dio? Finisce tutto il giorno della tua morte? Ecco questo problema, assieme a quello della Teodicea (Termine filosofico, introdotto da Leibniz, per riassumere il problema, presente in molte religioni, della sussistenza del male nel mondo in rapporto alla giustificazione della divinità e del suo operato), ci danno una mano. Non abbattersi davanti al mondo, operare in modo da cambiare le cose. Stravolgerle. Rivoltarle. Rischiare.Tutto. Vale la pena non impegnarsi? Risponditi e la strada per i tuoi tentativi si aprirà davanti a te. Non importa se vincerai o meno. Il sentiero è ormai battuto, qualcuno (prima o poi) ti seguirà.
"Bisogna far ballare questi rapporti mummificati cantando loro la loro propria musica! Bisogna insegnare al popolo ad avere orrore di se stesso, per fargli coraggio”. K. Marx
4 commenti:
Giusto ed apprezzabile ciò che scrive. Ma quando ci si avvicina ai 50 anni e si è passato più di 10 aspettando che questo sistema inizi ad incrinarsi dopo aver inseguito invano tutta la vita quel minimo di sicurezza sociale che non è arrivata purtroppo le cose sono più complicate.
Per molti se questo sistema non cade presto significa non avere neppure più un residuale futuro.
Ma sì. Vediamo adesso che effetto fa la brexit nell'anno elettorale americano, perché se manco questo scuote il sistema non vedo cos'altro possa farlo in tempi ragionevoli per chi deve arrivare a fine mese.
Anonimo, io anni ne ho 51, disoccupato da qualche anno e sopravvivo grazie ai risparmi. Finché durano mangio e pago l'affitto, fra pochi anni forse non potrò farlo più.
Se la situazione non si sblocca presto, la speranza che una crisi grossa innescasse una sollevazione generale si sarà rivelata sbagliata e per quelli nelle nostra situazione non ci sarà proprio più nulla da fare.
all'anonimo delle 22 e 29
che cazzo di discorsi?! Dai lezioni di alta politica e ma non fai un cazzo. Vero, se tutti facessero e pensassero come te sarebbe finita.
Io almeno non insulto con le solite accuse di fannullonismo tipiche dei liberisti. Come se il cambiamento dipendesse dalla mia iniziativa.
Quello delle 22.39
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