Gaza: Suleimani "Martire di Gerusalemme" |
«Noi siamo i figli della guerra. Tutti i nostri Camerati sono stati in battaglia, sono caduti in battaglia, tutti noi siamo diventati fratelli sui campi di battaglia, infine, tutti noi, grazie a Dio, saremo martiri per la Repubblica Islamica».
Esmail Ghaani, prima dichiarazione dopo la notizia del martirio di Soleimani.
Esmail Ghaani è nato l’8 agosto 1957 a Mashad, città del nord est dell’Iran, al cui centro splende il santuario dell’Imam Reza.
E’ nato sotto il segno del Leone, la storia ha indicato nei leader politici o nei condottieri nati sotto questo segno di fuoco delle personalità strategiche che non amano in modo particolare i compromessi preferendo trascinare, con una impronta virile e assai maschile, sino alle loro estreme, definitive conseguenze eventi irrisolti o non chiarificati. La sua antica fratellanza con il Martire Soleimani non lo ha portato, almeno apparentemente, a intime scissioni di particolare dolore o disperazione o a una furiosa volontà di vendetta dopo l’atto di terrorismo globale israelo-americano; era come se ogni giorno, da anni, si attendesse ciò che sarebbe avvenuto. Subito dopo la Rivoluzione Islamica del 1979, Esmail si addestrò nella guarnigione Imam Alì di Tehran. Si mise in luce sin dai primi momenti della “Sacra Difesa” o “Guerra Imposta” (1980-1988), giocando un ruolo molto importante in operazioni chiave. Un suo commilitone avrebbe testimoniato che in almeno due situazioni, alle soglie della morte, avrebbe vissuto quei momenti con una notevole serenità e freddezza o addirittura con apertura interiore verso il destino. Iniziò a collaborare quotidianamente con il Martire Soleimani dalla fine degli anni Ottanta ma la loro conoscenza risale già ai giorni della leggendaria Rivoluzione guidata dall’Imam Khomeini. Nel 1997, quando Soleimani diventa il comandante della Quds, Esmail sarà il vice-comandante. Proprio in quegli anni, forse prima del Duemila, dalla collaborazione teorica e strategica tra Soleimani, Ghaani e l’ elite strategico politica dell’Hezbollah libanese nasce l’Asse Globale della Resistenza contro il materialismo occidentale, il sionismo internazionale ed ogni forma di terrorismo stragista.
Karim Abdian Bani Saaed, analista e iranologo, su al.arabya spiega l’ascesa di Ghaani mettendo in luce il tradizionale scontro di fazione tra i conservatori moderati (Rafsanjani) e i riformisti di sinistra da un lato con il complesso militare-industriale dei Pasdaran dall’altro. Il presidente Rohuani si colloca in un punto intermedio tra il riformismo politico e il conservatorismo moderato, rifiutando però il background radicale islamomarxista di certi riformisti. Soleimani era tutto sommato un elemento di mediazione tra le varie fazioni, un normalizzatore — almeno all’interno — del processo rivoluzionario, Ghaani sarebbe invece il jolly della Guida Suprema in un momento eccezionale e delicatissimo come l’attuale per alzare al massimo l’asticella della deterrenza tattica con l’Occidente da qui ad un indefinito futuro.
Da una ristretta riunione tra il presidente Rohuani e lo staff militare, poco dopo l’omicidio di Qassem Soleimani, sarebbe emerso che alla volontà di mediazione della presidenza, con l’apertura a un nuovo deal, che possa riportare l’economia iraniana a uno standard accettabile, è stato opposto un deciso semaforo rosso da parte dell’IRGC (Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica).
Rohuani si troverebbe così in un’impasse, senza concrete alternative, in quanto l’impero socio-economico dei Pasdaran è uno dei poteri forti dello Stato profondo tehraniano; viceversa, la presenza di Soleimani, a dispetto delle analisi superficialmente complottistiche che volevano, dopo il Martirio di Qassem, il presidente iraniano più libero e forte, era una garanzia per lo stesso Rohuani. Questo non significa che il Generale iraniano fosse un seguace dell’attuale presidente. Soleimani si era sempre tenuto distante dalla politica attiva interna alle fazioni tehraniane, aveva rifiutato ogni proposta di candidatura presidenziale, percorreva una sua autonoma via strategica. Toi Staff, in The Times of Israel, sostiene che mentre gli exploit militari di Soleimani in Siria, Iraq, Yemen hanno avuto grande risalto, Ghaani è rimasto per anni ed anni nell’ombra. Con Soleimani, egli si attivò per reprimere la rivolta kurda in Iran, sostiene l’analista israeliano, poco dopo la Rivoluzione. Esmail Ghaani sarebbe sempre sfuggito ai media, ma Staff avrebbe recuperato una sua dichiarazione rilasciata poco dopo la fine della “Guerra Imposta” o “Sacra Difesa”.
«I volontari, i giovani votati al martirio, erano ormai certi che saremmo tutti morti. Il nostro compito era fronteggiare lo spettro della sconfitta e della catastrofe. Eravamo soli, tutto il mondo voleva la fine della Rivoluzione e della Repubblica Islamica del popolo iraniano. Ci mettemmo allora a operare partendo dal punto di vista dei soldati e dei loro figli. Gli ordini provenivano da Dio, non eravamo noi a darli. Non vi era possibilità di non eseguirli».Ghaani ha aderito alla Quds subito dopo la sua creazione. E’ stato in tandem con Soleimani, anche nel settore controspionaggio, ma mentre Ghaani si occupava di Afghanistan e Pakistan, Soleimani si focalizzò sulla zona ad occidente dell’Iran.
Nel 2012, il Tesoro USA sanzionò l’attuale comandante della Forza al Quds per una presunta spedizione di armi di notevole gittata scovata nel porto della città nigeriana di Lagos. Gli iraniani ed i nigeriani che più tardi hanno avuto cinque anni di prigione, a causa del presunto coinvolgimento nella spedizione di armamenti, erano probabilmente direttamente legati al Gambia, quindi all’ex presidente Jammeh, che nel dicembre 2015 istituì la Repubblica Islamica in Gambia. Secondo fonti israeliane, invece, la spedizione era destinata alla Jihad Islamica Palestinese nella Striscia di Gaza. Per gli esperti israeliani, Ghaani sarebbe l’elemento più politico della Forza al Quds: il suo peso sarebbe stato determinante per affermare l’interventismo iraniano in Palestina, Yemen, Siria; è l’elemento che assicura l’ortodossia ideologica della spinta internazionalista e universalistica della Rivoluzione Islamica del ‘79; l’Asse della Resistenza è per lui azione politica, informativa e informatica al fianco degli Oppressi della Terra, senza preclusione razziale o etnica o religiosa. La sua prima mossa è stata quella di recuperare HAMAS alla causa iraniana; il conflitto siriano aveva in un certo senso incrinato il legame di Tehran con il movimento della Resistenza Palestinese di Ismail Haniyeh che si divise su Bashar Al Asad e sulla Siria baathista. Ghaani ha immediatamente provveduto a riportare Hamas sotto la protezione di Tehran, aprendo anche, se fosse possibile, all’Autorità Nazionale Palestinese. E’ una mossa di grande politica, più che militare.
Tehran
6 Gennaio 2020 Ghaani con i vertici di Hamas
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Nasser Karimi, altro analista israeliano, ha sottolineato che Ghaani è profondamente convinto che sia i sionisti sia gli statunitensi non hanno nè avranno il coraggio strategico di lanciare un attacco su larga scala contro l’Iran. Il comandante avrebbe dichiarato, secondo fonti di cui però non possiamo assicurare la fondatezza, che l’Iran è troppo forte e solido per subire un attacco da parte di israeliani e statunitensi e che la linea strategica principale è rappresentata dal fatto che le mani della Forza al Quds siano le mani di ogni Oppresso della Terra.
Ghaani con ogni probabilità amplierà, con sapiente tatticismo politico, il Fronte della Resistenza internazionale superando definitivamente ogni reminiscenza di pan-islamismo o di paniranismo nazionalista.
Il Martirio del Generale Soleimani ha portato il conflitto Usa-Iran su un piano globale e planetario, non più limitato al teatro strategico dell’Asia Occidentale (Medio Oriente secondo la definizione degli imperialisti occidentali). Gli stessi israeliani notano a ragione che non sono gli iraniani a dover chiedere un pietoso aiuto a cinesi o europei. Sono questi ultimi, che hanno in sostanza tutto da perdere e nulla da guadagnare da un vasto incendio nell’Asia Occidentale, a dover scegliere tra il blocco imperialista o l’Asse della Resistenza al sionismo e al materialismo occidentale. Non è affatto prevista, peraltro, una rottura tra la presidenza Rohuani e la Forza al Quds a dispetto di quanto si auspica in Occidente. La linea Ghaani è la linea strategica della Rivoluzione Islamica, non vi sarà spazio, è sin troppo chiaro, per altre posizioni che non contemplino la liberazione della Palestina dall’Apartheid sionista e la nascita di uno Stato popolare palestinese.
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