[ 14 maggio 2018 ]
Non ci sarebbe niente da aggiungere alla denuncia fatta ieri dal Mazzei contro l'atteggiamento di Mattarella.
Non siamo in un regime presidenzialista ma in una Repubblica parlamentare e l'ultima parola sulla scelta del Consiglio dei ministri, quindi anche del suo Presidente, spetta al Parlamento.
Non avremmo nulla da aggiungere se Mattarella non avesse tirato in ballo Luigi Einaudi. Affermazioni, quelle di Mattarella, gravissime, sul piano sostanziale e formale.
Chi fosse Einaudi è noto: un liberista accanito quanto dogmatico.
Per nome e per conto della grande borghesia divenne Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro delle finanze, del tesoro e del bilancio nel IV Governo De Gasperi. Guardiano del monetarismo fu, tra il 1945 e il 1948 Governatore della Banca d'Italia. Dal 1948 al 1955 fu infine Presidente della Repubblica Italiana.
Tutte "cosette" che vanno rammentate a certi "sovranisti che adorano la Prima Repubblica senza vederne il suo carattere classista, confondendone la sostanza con quella della Costituzione.
Illuminante, per comprendere la figura di Einaudi, questo articolo di Barra Caracciolo.
Se sul piano sostanziale il riferimento a Einaudi disvela quali siano i convincimenti (liberisti) di Mattarella, su quello formale la cosa non è meno grave. La minaccia che egli si riserva la facoltà di non mandare alla camera il governo giallo-verde (nel caso Presidente del consiglio e ministri non siano di suo gradimento), si configura come un vero e proprio attentato alla Costituzione.
Ove Mattarella ponesse in essere il suo veto, Di Maio e Salvini dovrebbero ricorrere al Parlamento, a cui spetta l'ultima parola, chiedendo la fiducia. Ove la ottenessero si aprirebbe una vera e propria ed inedita crisi istituzionale, la quale porrebbe sul tappeto la possibilità/necessità di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica.
Altrimenti, come spiega Barra Caracciolo, ove Di Maio e Salvini capitolassero al Quirinale:
Non ci sarebbe niente da aggiungere alla denuncia fatta ieri dal Mazzei contro l'atteggiamento di Mattarella.
Non siamo in un regime presidenzialista ma in una Repubblica parlamentare e l'ultima parola sulla scelta del Consiglio dei ministri, quindi anche del suo Presidente, spetta al Parlamento.
Non avremmo nulla da aggiungere se Mattarella non avesse tirato in ballo Luigi Einaudi. Affermazioni, quelle di Mattarella, gravissime, sul piano sostanziale e formale.
Chi fosse Einaudi è noto: un liberista accanito quanto dogmatico.
Per nome e per conto della grande borghesia divenne Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro delle finanze, del tesoro e del bilancio nel IV Governo De Gasperi. Guardiano del monetarismo fu, tra il 1945 e il 1948 Governatore della Banca d'Italia. Dal 1948 al 1955 fu infine Presidente della Repubblica Italiana.
Tutte "cosette" che vanno rammentate a certi "sovranisti che adorano la Prima Repubblica senza vederne il suo carattere classista, confondendone la sostanza con quella della Costituzione.
Illuminante, per comprendere la figura di Einaudi, questo articolo di Barra Caracciolo.
Ove Mattarella ponesse in essere il suo veto, Di Maio e Salvini dovrebbero ricorrere al Parlamento, a cui spetta l'ultima parola, chiedendo la fiducia. Ove la ottenessero si aprirebbe una vera e propria ed inedita crisi istituzionale, la quale porrebbe sul tappeto la possibilità/necessità di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica.
Altrimenti, come spiega Barra Caracciolo, ove Di Maio e Salvini capitolassero al Quirinale:
«... sarebbe ratificato extra ordinem (cioè senza ricorso alla procedura di revisione costituzionale), il passaggio da un regime parlamentare a un regime presidenziale...»
Evidente che dietro a questo conflitto istituzionale v'è la questione della sovranità. Sovrano, attraverso il Parlamento, è il popolo italiano, oppure l'euro-oligarchia che ha in Mattarella il proprio paladino?
Ps
Su questa vicenda consigliamo la lettura dell'ultimo intervento di Orizzonte48.
Esso è importante anche perché esprime un giudizio, che condividiamo, su Giulio Sapelli [nella foto] che questa mattina sembrava il Presidente del consiglio dei ministri scelto da M5s e Lega. Mentre scriviamo questa (bella) notizia pare essere stata smentita. Si parla dello sconosciuto, anche agli addetti ai lavori, Giuseppe Conti. Di Maio e Salvini hanno già accettato il veto di Mattarella?
Ps
Su questa vicenda consigliamo la lettura dell'ultimo intervento di Orizzonte48.
Esso è importante anche perché esprime un giudizio, che condividiamo, su Giulio Sapelli [nella foto] che questa mattina sembrava il Presidente del consiglio dei ministri scelto da M5s e Lega. Mentre scriviamo questa (bella) notizia pare essere stata smentita. Si parla dello sconosciuto, anche agli addetti ai lavori, Giuseppe Conti. Di Maio e Salvini hanno già accettato il veto di Mattarella?
2 commenti:
Sapelli, pur avendo io qualche riserva su di lui, a confronto dei PdC degli ultimi 25 anni sarebbe apparso un Gigante politico. lo statista del millennio.
troppo bello per essere vero.
Certo non si può dire che Sapelli manchi di lucidità e sintesi:
"La Lega è un partito che sa cosa vuole e che ha un patto con i suoi elettori. I Cinque stelle, invece, sono un aggregato interessante che rappresenta gli ultimi e gli arrabbiati ma è a stato peristaltico, sente le pressioni esterne in modo più drastico"
Questo pur considerando che tutto sommato non è certo antieuro ed è un ammiratore di Draghi. È solamente contro l'austerità. Ma anche questo, per quanto poco, è stato ritenuto inaccettabile nell'attuale stato di tensioni interne all'U€.
Giovanni
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