[ 21 maggio 2018 ]
A sinistra (dal Pd ai centri sociali) è tutto un coro di insulti, spocchia e disprezzo per il nascente governo giallo-verde.
A sinistra (dal Pd ai centri sociali) è tutto un coro di insulti, spocchia e disprezzo per il nascente governo giallo-verde.
Una volta si chiamava "collateralismo" — ovviamente ai poteri forti.
Pochissime le eccezioni. Una di questa è quella del gruppo MILITANT, che quindi vale la pena segnalare.
Potremmo avere davvero un governo “populista”. Non ci crediamo, troppi i vincoli che gravano sul presunto accordo legastellato: Berlusconi, l’Europa, i “mercati”, nonché prospettive strategiche differenti tra i due partiti contraenti. Eppure la crisi della rappresentanza liberale potrebbe portare addirittura al governo “dei barbari”, come li ha definiti il Financial Times. Tutto è ancora da vedere insomma. Due cose però sembrano sicure oltre ogni ragionevole dubbio: la prima, che tale governo non solo sarà destinato al fallimento, ma riporterà in vita i partiti della stabilità liberale una volta accertata l’assenza di vera alternativa allo status quo euro-liberista; la seconda, che la “sinistra” – tutta – per l’ennesima volta confonderà i termini della sua opposizione all’esperimento “populista”. Il governo ancora non c’è, in compenso abbondano le prove a sostegno del malinconico ruolo della “sinistra” a sostegno del più perfido ruolo ancillare della globalizzazione europeista. L’opposizione al governo “populista” sta già montando (rigorosamente sui social network, unico presidio antagonista del paese) nella direzione opposta al sentimento che ha portato Lega e M5S, insieme, al 50% dei votanti del paese.
In primo luogo va però chiarito un principio di realtà a cui la suddetta “sinistra” puntualmente si sottrae rifugiandosi nell’empireo delle proprie convinzioni ideologiche: qualsiasi risultato avrà l’accrocco populista, questo non apre nessuno spazio politico a sinistra. Lo spazio politico esiste solo in concreto, mai in astratto. In astratto possiamo prefigurarci tutti gli spazi politici possibili, ad esempio oggi manca lo spazio politico del comunismo, se vogliamo. In concreto, però, tali spazi sono possibili solo se esiste materialmente nella società una domanda inevasa che attende solo un’adeguata rappresentanza politica. Oggi lo spazio che la sinistra dovrebbe occupare è già occupato dal “populismo”, e altre domande sociali, altri bisogni di rappresentanza, non esistono. Il fatto che non esistono oggi non significa che non esisteranno più. Più semplicemente, questo vuol dire che il fallimento del “populismo” non spingerà “le masse” a prendere coscienza “dei loro reali bisogni”, e via delirando. Da una parte questo produrrà ancora più rifiuto della delega politica. Dall’altra tornerà a ingrossare (parzialmente certo) le percentuali elettorali del centro liberale.
Chiarito questo, se pure delle speranze rimangono, queste non avranno alcun modo di dispiegarsi attorno alla riproposizione dell’antiberlusconismo – divenuto oggi antipopulismo – fuori tempo massimo. Già si percepiscono tragicomiche alleanze implicite della “sinistra” dal Pd (anzi da Berlusconi) all’estrema sinistra. Combattere il “populismo” in nome dell’euro-liberismo, della globalizzazione, del cosmopolitismo, del libero mercato, della “fedeltà” ai vincoli di bilancio, non farà altro che certificare la morte della sinistra tutta di fronte alla vera domanda inevasa della società italiana: l’abolizione dei vincoli liberisti sul bilancio. La diarchia pentaleghista va di certo combattuta, ma in nome della mancata fedeltà alla percezione di rottura (una percezione fallace, ma tant’è, esiste e bisogna farci i conti) che questa suscita, non in nome del pareggio di bilancio. Va combattuta spingendo il governo “populista” ad abolire la Fornero e reintrodurre l’articolo 18, non in nome dell’articolo 81 della Costituzione. Va combattuta in nome dello sforamento dei vincoli di bilancio europeisti, non in difesa di questi. Il battutismo delle élite (“dove li troveranno i soldi” sghignazzano i sagaci commentatori) è lo stesso di Renzi, e chi è amico di Renzi, del renzismo, del Pd e delle sue propaggini intellettuali alla sua “sinistra”, è nemico del popolo. Oltre il “populismo” c’è il ritorno all’ordine. L’alternativa è praticare un’opposizione che costringa il “populismo” ad essere conseguente coi sentimenti popolari che suscita. Non può farlo, altrimenti non sarebbe populismo ma concreta alternativa al sistema politico-economico dominante. Un sistema di cui la sinistra fa ahinoi parte, non solo concretamente, ma soprattutto nella percezione degli strati popolari. Una percezione rafforzata ogni giorno di più dal battutismo snob verso “il governo più di destra della storia”. Ma stiamo scherzando? Non c’è niente, oggi, più a destra dell’euro-liberismo incarnato da Monti-Letta-Renzi-Gentiloni. Credere che gli esecutori del patto liberista siano nostri involontari amici, il “menopeggio” rispetto al “sovranismo” legastellato, significa confondere la realtà materiale con le nostre aspirazioni intellettuali.
Intanto le élite eurocratiche non perdono occasione per far capire che al primo "inciampo" proveranno a rovesciare ("ce lo chiede l'Europa"), il governo dei "populisti".
Le ragioni, a nome di chi comanda davvero, ce le spiega bene Federico Fubini sul Corriere della Sera di oggi.
Riferendosi alle misure contenute nel "contratto M5s-Lega il Nostro scrive:
«Queste politiche hanno fallito ovunque e a pagare il prezzo sono sempre stati i più deboli, ma il punto è un altro: il programma di 5 Stelle e Lega ha almeno il merito di chiarire agli italiani quale sia la posta in gioco. Parla di produttività solo in relazione agli uffici giudiziari; parla di mercato solo in negativo, come fattore da limitare, depotenziare e controllare. Non parla di nuove tecnologie. Parla invece di un ruolo attivo e diretto del governo nel sistema finanziario, attraverso una propria banca e anche attraverso il Monte dei Paschi. È una visione interventista, corporativa, protezionista e paternalista di un Paese avanzato e complesso. È la visione del «sovranismo», di chi pensa di poter gestire da solo le proprie cose senza doverle condividere con nessun altro. E può piacere o no, ma non sembra compatibile con le istituzioni dell’Unione Europea che invece sono basate sul controllo della finanza pubblica, un mercato regolato ma aperto, una società aperta, una sovranità condivisa con altri 26 Paesi e una moneta condivisa con altri 18 per far fronte alle pressioni della Cina, degli Stati Uniti o della Russia».
* * *
Populismo di governo
non significa europeismo d’opposizione
Potremmo avere davvero un governo “populista”. Non ci crediamo, troppi i vincoli che gravano sul presunto accordo legastellato: Berlusconi, l’Europa, i “mercati”, nonché prospettive strategiche differenti tra i due partiti contraenti. Eppure la crisi della rappresentanza liberale potrebbe portare addirittura al governo “dei barbari”, come li ha definiti il Financial Times. Tutto è ancora da vedere insomma. Due cose però sembrano sicure oltre ogni ragionevole dubbio: la prima, che tale governo non solo sarà destinato al fallimento, ma riporterà in vita i partiti della stabilità liberale una volta accertata l’assenza di vera alternativa allo status quo euro-liberista; la seconda, che la “sinistra” – tutta – per l’ennesima volta confonderà i termini della sua opposizione all’esperimento “populista”. Il governo ancora non c’è, in compenso abbondano le prove a sostegno del malinconico ruolo della “sinistra” a sostegno del più perfido ruolo ancillare della globalizzazione europeista. L’opposizione al governo “populista” sta già montando (rigorosamente sui social network, unico presidio antagonista del paese) nella direzione opposta al sentimento che ha portato Lega e M5S, insieme, al 50% dei votanti del paese.
In primo luogo va però chiarito un principio di realtà a cui la suddetta “sinistra” puntualmente si sottrae rifugiandosi nell’empireo delle proprie convinzioni ideologiche: qualsiasi risultato avrà l’accrocco populista, questo non apre nessuno spazio politico a sinistra. Lo spazio politico esiste solo in concreto, mai in astratto. In astratto possiamo prefigurarci tutti gli spazi politici possibili, ad esempio oggi manca lo spazio politico del comunismo, se vogliamo. In concreto, però, tali spazi sono possibili solo se esiste materialmente nella società una domanda inevasa che attende solo un’adeguata rappresentanza politica. Oggi lo spazio che la sinistra dovrebbe occupare è già occupato dal “populismo”, e altre domande sociali, altri bisogni di rappresentanza, non esistono. Il fatto che non esistono oggi non significa che non esisteranno più. Più semplicemente, questo vuol dire che il fallimento del “populismo” non spingerà “le masse” a prendere coscienza “dei loro reali bisogni”, e via delirando. Da una parte questo produrrà ancora più rifiuto della delega politica. Dall’altra tornerà a ingrossare (parzialmente certo) le percentuali elettorali del centro liberale.
Chiarito questo, se pure delle speranze rimangono, queste non avranno alcun modo di dispiegarsi attorno alla riproposizione dell’antiberlusconismo – divenuto oggi antipopulismo – fuori tempo massimo. Già si percepiscono tragicomiche alleanze implicite della “sinistra” dal Pd (anzi da Berlusconi) all’estrema sinistra. Combattere il “populismo” in nome dell’euro-liberismo, della globalizzazione, del cosmopolitismo, del libero mercato, della “fedeltà” ai vincoli di bilancio, non farà altro che certificare la morte della sinistra tutta di fronte alla vera domanda inevasa della società italiana: l’abolizione dei vincoli liberisti sul bilancio. La diarchia pentaleghista va di certo combattuta, ma in nome della mancata fedeltà alla percezione di rottura (una percezione fallace, ma tant’è, esiste e bisogna farci i conti) che questa suscita, non in nome del pareggio di bilancio. Va combattuta spingendo il governo “populista” ad abolire la Fornero e reintrodurre l’articolo 18, non in nome dell’articolo 81 della Costituzione. Va combattuta in nome dello sforamento dei vincoli di bilancio europeisti, non in difesa di questi. Il battutismo delle élite (“dove li troveranno i soldi” sghignazzano i sagaci commentatori) è lo stesso di Renzi, e chi è amico di Renzi, del renzismo, del Pd e delle sue propaggini intellettuali alla sua “sinistra”, è nemico del popolo. Oltre il “populismo” c’è il ritorno all’ordine. L’alternativa è praticare un’opposizione che costringa il “populismo” ad essere conseguente coi sentimenti popolari che suscita. Non può farlo, altrimenti non sarebbe populismo ma concreta alternativa al sistema politico-economico dominante. Un sistema di cui la sinistra fa ahinoi parte, non solo concretamente, ma soprattutto nella percezione degli strati popolari. Una percezione rafforzata ogni giorno di più dal battutismo snob verso “il governo più di destra della storia”. Ma stiamo scherzando? Non c’è niente, oggi, più a destra dell’euro-liberismo incarnato da Monti-Letta-Renzi-Gentiloni. Credere che gli esecutori del patto liberista siano nostri involontari amici, il “menopeggio” rispetto al “sovranismo” legastellato, significa confondere la realtà materiale con le nostre aspirazioni intellettuali.
* Fonte: MILITANT
9 commenti:
Ma e' mai possibile che questi gruppuscoli non si rendano conto che marciare divisi non porta assolutamente a nulla. E' la tomba di ogni iniziativa politica che voglia mettere al centro la difesa della costituzione e quindi della vita democratica (o quel che resta). Ad un'eventuale anzi sicura opposizione delle oligarchie europee e non al governo nascente, e' necessario moltiplicare gli sforzi affinche' un Comitato di Liberazione Nazionale possa finalmente costituirsi cosi da darsi degli obiettivi chiari e precisi. Si sollecita quindi a prendere coscienza che presto saremmo costretti ad affrontare una battaglia dai risvolti ancora non definibili nelle forme e nei tempi. C'e' bisogno di tutti e quindi di responsabilizzare i movimenti nelle scelte politiche future passando attraverso un abbandono temporale della difesa assolutamente inattuale delle proprie identita'. Facciamo presto.
Oggi lo spread è già a 175 e il governo non
si è ancora insediato. Silenzio!!! Tacete!!!
lo spread vi ascolta, il mercato vi giudica.
Allora succederà che con lo spread a mille
arriverà un nuovo governo tecnico di lacrime
e sangue perchè se cade l'italia cade l'europa
cade il mondo e scoppia la terza guerra mondiale.
Tutto per colpa del governo populista.
Quindi tu popolo non puoi esprimere governi
populisti ma solo i governi che ti diciamo noi.
UN CAPOLAVORO!!!
E se fossi tu popolo ad assumerti la responsabilità
di far cadere il mondo facendo una visitina nei
centri finanziari con le mazze da baseball ?
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una giungla oscura (tra scimmie, oranghi e scimpanzé), che la sinistra via era smarrita.
Collateralismo ai poteri forti della sinistra? No, collateralismo. Sono Quisling veri e propri!
Dopo che ci hanno rotto le scatoline per anni coi barbari di Baricco adesso i barbari gli dispiacciono? Quando si dice essere giornalisti a corrente alternata.
@Roberto:non ha più senso rivolgersi a questi sinistrati cercando di far loro capire che agiscono da utili idioti del capitale multinazionale,tempo sprecato; prepariamoci invece ad averli di fronte come avversari che, ancora una volta nella storia avranno il ruolo che hanno sempre avuto: quello del grillo parlante che guarda il dito dimenticandosi la luna; in questo decisivo tornante della storia dove si decide il futuro di un paese che deve tornare sovrano baloccarsi ancora con le loro granitiche convinzioni è inutile e dispersivo, congediamoci da loro. Luciano
Veramente la posizione di militant è MOLTOOOO diversa dalla vostra. Militant si schiera all'opposizione, nei territori, nelle periferie romane (dato la provenienza geografica del collettivo), quando Salvini farà gli sgomberi promessi, quando attaccherà i campi rom. Dice, semplicemente, che non va fatto fronte comune con coloro che sono il blocco europeista, ovvero col PD. Che è la stessa identica posizione di Potere al popolo! che voi avete tanto attaccato.
Voi invece non solo non vi schierate all'opposizione, non solo non dite una parola sulla flat tax (Sandokan dice perché lui non capisce di economia), ma avete addirittura promosso una raccolta firme a favore del governo.
Non è proprio la stessa posizione
Evitate di associare il termine SX, anche se virgolettato, al PD. Le distonie distorcono e disturbano.
Fare una raccolta firme per chi sarà a favore del padronato, importa poco se il padronato piccolo borghese o quello multinazionale, direi che è essere utili idioti come quelli del meno peggio del PD e affini. Con un paragone un po'forzato, è un po' essere come quegli operai comunisti tedeschi che votarono per il nazional-socialismo. Cavalli al traino e non guidatori.
Saluti,
Carlo.
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