[ 5 maggio 2018 ]
A proposito delle bufale quirinalizie — con una domanda ad Alberto Bagnai...
«Si giustifica il rinvio sine die delle elezioni con due motivazioni: che l'Italia rischierebbe altrimenti di non essere adeguatamente rappresentata al vertice europeo di fine giugno; che non si riuscirebbe a disinnescare le clausole di salvaguardia dell'IVA. Due boiate pazzesche, avrebbe detto il compianto Paolo Villaggio. Purtroppo due boiate sulle quali né Salvini né Di Maio hanno ancora detto nulla».
E' tempo di bufale. Bufale mediatiche, ma di matrice quirinalizia. La crisi politica si incancrenisce e un nuovo voto si imporrebbe, ma lorsignori temono la democrazia e vogliono guadagnare tempo. Per giustificare la manovra raccontano allora una balla dietro l'altra: che non si potrebbe votare prima dell'estate, ma adesso neppure in autunno, che si imporrebbe perciò un'ammucchiata denominata "governo del presidente". Di tutto ciò ci siamo già occupati 3 giorni fa. Ci torniamo sopra per mettere ancor più in luce alcune delle mistificazioni che vanno per la maggiore in questi giorni sui media. Due in particolare: quella riguardante il vertice europeo di fine giugno; quella concernente le cosiddette "clausole di salvaguardia" sull'IVA.
Nell'articolo già citato ho sostenuto una tesi secca: che non esiste nessun "governo del presidente", che ormai l'alternativa è solo tra nuove elezioni od un governo destra-Pd. E che dunque la scelta definitiva è sostanzialmente nelle mani di Salvini. Mi pare che gli avvenimenti degli ultimi due giorni confermino quell'analisi.
La direzione del Pd si è conclusa con un esito che si può sintetizzare in tre parole: comanda Renzi, stop. Il quale Renzi conterebbe però sulla proposta quirinalizia del presunto "governo di tregua", che secondo lui - così almeno dicono i giornalisti esperti di retroscena - alla fine ingloberebbe anche M5S. Cosa di cui il sottoscritto dubita invece assai, per il banale motivo che tutta la dirigenza pentastellata non fa altro che ripetere il suo no ad ogni ipotesi di questo tipo.
Dunque si torna sempre lì, a cosa vorrà fare Salvini davanti alla prospettiva di un governo destra-Pd che dovrebbe predisporre e poi votare una Legge di bilancio di certo non leggera. Il leader della Lega dice di non voler fare governi con il Pd, ma vorrebbe l'incarico per andare in parlamento a cercar voti. Ma i voti non son funghi, l'ha detto lui stesso qualche tempo fa, ma nel caso li trovasse sarebbero solo funghi velenosi targati Partito Democratico. L'uomo non è certo stupido e queste cose le sa, ma il tempo dei tatticismi è finito anche per lui.
In attesa di vedere come andranno le cose, occupiamoci intanto delle bufale di cui abbiamo detto all'inizio. Si giustifica infatti il rinvio sine die delle elezioni con due motivazioni: che l'Italia rischierebbe altrimenti di non essere adeguatamente rappresentata al vertice europeo di fine giugno; che non si riuscirebbe a disinnescare le clausole di salvaguardia dell'IVA. Due boiate pazzesche, avrebbe detto il compianto Paolo Villaggio. Purtroppo due boiate sulle quali né Salvini né Di Maio hanno ancora detto nulla.
Boiata n° 1 - Il Consiglio europeo del 28-29 giugno ci viene presentato come storico, ma non lo sarà. Le idee di riforma di Macron sono già state frenate dalla Germania, che punta a rimandare questa discussione a dopo le elezioni del parlamento di Strasburgo del maggio 2019. Campa cavallo, che la storia può attendere...
Il perché di tanta insistenza sul vertice di giugno una ragione però ce l'ha, ma niente ha a che fare con la storia. Al Quirinale, come a Bruxelles, vorrebbero un governo che garantisse una robusta manovra di bilancio. Più che la storia gli interessa la cassa. Ma se è così, come si fa a parlare di "governo di tregua", quando si tratterebbe invece di disegnare un profilo politico del tutto in linea con quello dei precedenti governi, e dunque del tutto opposto alle indicazioni del voto del 4 marzo?
Si obietterà che questo tradimento della democrazia rischia di esserci comunque, anche con un governo che avesse il solo compito di preparare le elezioni. Non è così. E non è così perché nulla può vietare al parlamento di fornire dei precisi indirizzi a quel governo. Ed in quel caso una maggioranza M5S-Lega potrebbe votare un chiaro stop a nuove politiche di austerità.
Boiata n° 2 (la più grossa) - Il "disinnesco" della clausole di salvaguardia sull'IVA, recita la narrazione mainstream, verrebbe meno in assenza di un governo immediatamente in carica. Qui il trucco linguistico è nella parola "disinnesco". Insomma, sembra quasi che quelle clausole siano una bomba ad orologeria. Ma che siamo impazziti? Che forse l'IVA ce l'aumentano a Bruxelles con un comando automatico all'Agenzia delle Entrate? Eh no, cari, non siamo ancora a questo. Solo un provvedimento del governo, ratificato dal parlamento, può decidere l'aumento dell'IVA. Se il governo non lo fa, o il parlamento non lo ratifica (dunque M5S e Lega restano pur sempre decisivi), l'IVA non aumenta.
Ma questa è solo la prima parte del trucchetto insito nella parola "disinnesco". La seconda non è meno importante. Nell'idea di lorsignori quel "disinnesco" non è (come sarebbe necessario) annullamento delle clausole capestro imposte all'Italia. Non è lo stop alla politica dei sacrifici, ma semplicemente la sostituzione dei sacrifici derivanti dall'aumento dell'IVA con altri sacrifici (altri tagli, altre tasse) dello stesso importo. Stando a quanto scritto sul DEF si tratta di 12,4 miliardi di euro per il 2019, destinati a salire a 19,1 miliardi per il 2020. Sono pronti Lega ed M5S a votare una siffatta manovra?
Come si vede, si torna sempre lì. Ai nodi politici. Nodi che nessuna trovata quirinalizia potrà sciogliere. Perché il nodo vero si chiama euro(pa). Oggi, sia pure nel modo confusionario che più gli si confà, se ne è ricordato anche Grillo.
In ogni caso chi vuole davvero battersi per il cambiamento, oggi non ha che da sostenere la scelta di nuove elezioni subito, impedendo la nascita di un governo destra-Pd fondato sulla pervicace volontà di ribaltare il verdetto delle urne. Governo che, ove nascesse, dovrebbe vedere subito in campo la più ampia opposizione popolare.
PS
Una piccola noterella la voglio dedicare ad Alberto Bagnai. In un suo post di ieri, su Goofynomics, ha criticato la recente riesumazione del tema del "conflitto di interessi" riferita al solito Berlusconi. Personalmente ho scritto parecchi articoli sulla stupidità dell'antiberlusconismo, tanto più nel 2011 quando i poteri oligarchici lavorarono come sappiamo per passare dal Pagliaccio con la bandana al Killer dei mercati, al secolo Monti Mario. Adesso, però, siamo nel 2018, e quelle stesse oligarchie si affidano a Berlusconi sul fianco destro, così come contano sul Pd in quello che vorrebbe essere il loro fianco sinistro. Ora, siccome Berlusconi è in coalizione con la Lega, e Salvini non dà segni di volersene liberare, c'è o no qualche "piccolo problema" per chi da quelle parti vuole battersi contro il sistema dell'euro? A questa domanda, non ad altro, sarebbe bene rispondere.
7 commenti:
Qualche segno di vita da Salvini ora c'è. Governo di scopo fino dicembre con M5S e chiusura a Renzi. Almeno stando all'articolo.
Ma noi? Sarebbe il caso di pensare a come non essere condannati all'irrilevanza politica che ci ha caratterizzato in tutti questi anni nonostante la giustezza delle idee. Le analisi raffinate non bastano piu'. Di fronte al deserto delle proposte di alternativa, alla frammentazione della sinistra chiamiamola rivoluzionaria, come intendiamo costruire l'opposizione sociale? Questo e' il punto. Sarebbe il caso di muoverci tatticamente sui territori laddove presenti, cercando di sfruttare spazi che ci vengono offerti da esperienze tipo le assemblee di Potere al Popolo,il sindacalismo sociale, i meetup grillini? Credo che arroccarsi su posizioni intransigenti, o illudersi su eventuali liste "sovraniste di sinistra" non porti da nessuna parte.
Da Silvia
Clausole di salvaguardia IVA:
https://www.money.it/clausole-di-salvaguardia-iva-cosa-sono
Non è una bufala.
SIlvia
Sul fatto che Grillo sia tornato sull'euro dopo una campagna elettorale in cui i 5s si erano smentiti mi pare come il classico avvertimento a qualche funzionario UE per dire, svegliatevi e fate presto a intervenire se no ritorniamo contro l'euro… a penare si fa peccato, ma considerati gli strani voltafaccia tematici dei 5s potrebbe anche starci, o no?
Sulle clausole di salvaguardia Silvia ha ragione: mi sono espresso in maniera imprecisa. Tuttavia la sostanza non cambia. Non ho certo scritto che le clausole non esistano, ma solo che in materia il parlamento è sovrano. E che dunque il terrorismo sull'IVA è una bufala.
Nella legge di Bilancio 2018, così come avviene da diversi anni, le clausole sono presenti. Dunque in un certo senso sono già legge. Ma, come è sempre avvenuto, basta un voto del parlamento perché non entrino in vigore. Lo si può fare (come si è sempre fatto) con la nuova legge di bilancio, se approvata entro l'anno. Oppure - qualora ciò non avvenisse - il parlamento lo può fare con una specifica legge ad hoc di una riga.
Ora, siccome tutte le forze politiche (anche quelle euriste) si dicono contrarie all'aumento dell'IVA, il parlamento può farlo anche da subito. Nulla lo impedisce, ma è più comodo usare questo argomento per dire che non si può tornare al voto.
Ripeto: basterebbe una riga. E se poi Pd e Forza Italia non fossero disponibili, resta il fatto che M5S e Lega avrebbero comunque la maggioranza per imporre il provvedimento.
La bufala, grande come una casa, sta dunque nella narrazione secondo cui non si potrebbe andare subito ad elezioni perché altrimenti scatterebbe l'aumento dell'IVA. In tutta evidenza si tratta solo di un gigantesco pretesto, con il quale si vuol prendere in giro per l'ennesima volta gli italiani.
MA NOI?
L'ANONIMO SCRIVE:
"Sarebbe il caso di pensare a come non essere condannati all'irrilevanza politica che ci ha caratterizzato in tutti questi anni nonostante la giustezza delle idee".
POI SI CHIEDE:
"come intendiamo costruire l'opposizione sociale?"
QUINDI CONCLUDE:
"Sarebbe il caso di muoverci tatticamente sui territori laddove presenti, cercando di sfruttare spazi che ci vengono offerti da esperienze tipo le assemblee di Potere al Popolo,il sindacalismo sociale, i meetup grillini? Credo che arroccarsi su posizioni intransigenti, o illudersi su eventuali liste "sovraniste di sinistra" non porti da nessuna parte".
Certo che non ci si deve arroccare e che occorre sfruttare ogni spazio, ogni occasione che ci si offre.
Nulla in contrario nemmeno con l'agire nei confronti di PaP e del M5S.
Qui ci sono, se guardiamo come van le cose, due problemi:
PaP sembra impaludato, come bloccato tra dispute intergruppi e impegno nelle prossime elezioni comunali. Ciò che non facilità confronto e collaborazione eventuale. Ma dov'è possibile si deve fare.
M5S... sono poichi i meetup effettivamente vivaci, che hanno vita propria, che discutano e agiscano. M5S ha subito un profondo processo di verticalizzazione che ha generato una generale passivizzazione della base. Una base che attende fatalisticamente i segnali che giungono dall'alto (dove in effetti sembra esserci lotta dura tra le due linee, ma essa viena abilmente occultata).
D'accordo quindi, ma senza un qualche shock sociale e politico qui tutto sembra pietrificato e gli spazi di interlocuzione sono molto risicati.
Tutto quanto, poi, al netto della estrema debolezza delle forze militanti di cui disponiamo come P101.
Ps
C'è un elemento che per P101 è importante: qui dobbiamo conquistare alla causa quel pugno di intellettuali che non han portato la testa all'ammasso, che sono in grande sintonia con la sinistra patriottica, con noi quindi. Il lavoro alla base è necessario, ma è anche indispensabile, come dire, un lavoro dall'alto....
Muoversi tatticamente sui territori presenta un altro grosso problema, quello di restare impaludati nelle singole rivendicazioni di categoria.
Rispetto al problema della frammentazione del lavoro questo contribuirebbe ad aggravarlo mentre perversamente crea l'illusione opposta di starlo risolvendo.
La rivendicazione di categoria, per quanto giusta in sé, porta a soluzioni molto parziali. Placa il malcontento o lo irretisce in percorsi lunghi e tortuosi che alla fine accontentano i pochi ma escludono i più.
Ma anche questo è purtroppo un problema non risolvibile "senza un qualche shock sociale e politico".
Giovanni
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