[ 11 maggio 2018 ]
Alberto Bagnai ci offre una chiave di lettura
Ieri ci chiedevamo se Di Maio e Salvini faranno la fine di Tsipras. Rispondevamo che questo è di sicuro l'augurio delle élite europeiste. Che queste ultime, prima con le buone e poi con le cattive, vorranno obbligare l'Italia ad obbedire ai diktat euro-tedeschi, ad iniziare dal rispetto delle politiche austeritarie e di rigore fiscale.
Concludevamo quindi che una sinistra patriottica, al netto delle profonde differenze con Lega e M5S, non può che augurarsi, per il bene del Paese e dei suoi cittadini, esattamente il contrario: che il governo giallo-verde non solo non capitoli, ma disobbedisca ai poteri forti.
Ebbene, ieri l'agenzia Reuters [vedi immagine sotto] riportava una dichiarazione di Alberto Bagnai. Importante perché ci offre una chiave di lettura su quello che potrebbe essere l'approccio del governo giallo-verde sul problema dei problemi, quello del rapporto con l'Unione europea.
Bagnai afferma:
Essi diranno che quanto dichiarato da Bagnai è la prova provata che alla fine "andrà a finire come in Grecia".
Non li sfiora il dubbio, a questi araldi del "sovranismo senza se e senza ma", che l'uscita dalla gabbia dell'euro e da quella satanica costruzione geopolitica chiamata Unione europea, è una battaglia colossale, di enorme portata strategica. Lo è tanto più perché senza Italia no Unione, senza Italia Unione kaput.
I "sovranisti" senza se e senza ma che farebbero se fossero al governo? Dichiarerebbero su due piedi l'uscita unilaterale e la disdetta di tutti i trattati? Certo, questa sarebbe la via più breve, ma non sempre la via più breve conduce alla meta. Può accadere anzi che la scorciatoia conduca verso il baratro. Una guerra la si vince solo con un potente esercito, e questo esercito è il popolo unito, deciso e ben organizzato, con un quartier generale deciso a vincere. Abbiamo forse noi oggi queste due cose? No, non le abbiamo. Dobbiamo darcele strada facendo.
Non voglio qui fare l'avvocato difensore di Bagnai, che non ne ha bisogno. Voglio dire che se il governo giallo-verde attuerà anche solo il 50% delle promesse fatte da M5S e Lega, esso dovrà violare le stringenti clausole eurocratiche su deficit e rigore di bilancio.
Certo, questa non è l'uscita dall'euro, non è l'assalto frontale. Tuttavia, nelle condizioni date, disobbedire ai trattati, aumentare la spesa pubblica mettendo avanti a tutto non il rispetto dei diktat unionisti ma il bene del popolo lavoratore, sarebbe, tanto più se viene fatto dal governo italiano, un gesto "sovranista", un potente atto di disobbedienza alle élite, le quali potrebbero rispondere in modo aggressivo, peggio di come fecero nel 2011 quando defenestrarono Berlusocni e misero in sella Monti.
Se il governo giallo-verde non si metterà in ginocchio, se M5S e Lega non capitoleranno come ha fatto Tsipras, non solo dovremo dire "ben fatto!". Se ci sarà vera disobbedienza la sinistra patriottica non resterà alla finestra, non si atterrà alla politica imbelle di massimalista memoria "nè aderire né sabotare". La sinistra patriottica, in piena indipendenza, sosterrà attivamente ogni atto sovrano di ribellione.
Ciò tanto più se, per non essere travolto dai poteri forti eurocratici — che saranno senza dubbio spalleggiati dalla Quinta Colonna del grande capitalismo italiano e dai suoi servi politici — il governo giallo-verde dovesse fare appello ad una grande mobilitazione popolare difensiva. Noi lì ci saremo. Poiché lì si aprirà una fase nuova, poiché lì pulserà il sovranismo popolare.
Lì, nella lotta, si deciderà il futuro del nostro Paese.
Alberto Bagnai ci offre una chiave di lettura
Ieri ci chiedevamo se Di Maio e Salvini faranno la fine di Tsipras. Rispondevamo che questo è di sicuro l'augurio delle élite europeiste. Che queste ultime, prima con le buone e poi con le cattive, vorranno obbligare l'Italia ad obbedire ai diktat euro-tedeschi, ad iniziare dal rispetto delle politiche austeritarie e di rigore fiscale.
Concludevamo quindi che una sinistra patriottica, al netto delle profonde differenze con Lega e M5S, non può che augurarsi, per il bene del Paese e dei suoi cittadini, esattamente il contrario: che il governo giallo-verde non solo non capitoli, ma disobbedisca ai poteri forti.
Ebbene, ieri l'agenzia Reuters [vedi immagine sotto] riportava una dichiarazione di Alberto Bagnai. Importante perché ci offre una chiave di lettura su quello che potrebbe essere l'approccio del governo giallo-verde sul problema dei problemi, quello del rapporto con l'Unione europea.
Bagnai afferma:
«L'unione monetaria europea è destinata a cadere... non ha alcun senso. L'uscita dall'euro non è in cima alla lista delle nostre priorità. La nostra principale priorità è aiutare la crescita e per questo occorre aumentare la spesa in deficit. Il rigore nelle politiche di bilancio ha distrutto la nostra economia».
Possiamo immaginare quale sia il giudizio di quelli del "tutto e subito", di quelli che "M5S è un entità gatekeeper", di quelli che "non cambierà mai un cazzo poiché l' italiano è un popolo bue", di quelli per cui "chiunque governi a Roma non potrà che ubbidire a Bruxelles e Francoforte".
Essi diranno che quanto dichiarato da Bagnai è la prova provata che alla fine "andrà a finire come in Grecia".
Non li sfiora il dubbio, a questi araldi del "sovranismo senza se e senza ma", che l'uscita dalla gabbia dell'euro e da quella satanica costruzione geopolitica chiamata Unione europea, è una battaglia colossale, di enorme portata strategica. Lo è tanto più perché senza Italia no Unione, senza Italia Unione kaput.
I "sovranisti" senza se e senza ma che farebbero se fossero al governo? Dichiarerebbero su due piedi l'uscita unilaterale e la disdetta di tutti i trattati? Certo, questa sarebbe la via più breve, ma non sempre la via più breve conduce alla meta. Può accadere anzi che la scorciatoia conduca verso il baratro. Una guerra la si vince solo con un potente esercito, e questo esercito è il popolo unito, deciso e ben organizzato, con un quartier generale deciso a vincere. Abbiamo forse noi oggi queste due cose? No, non le abbiamo. Dobbiamo darcele strada facendo.
Non voglio qui fare l'avvocato difensore di Bagnai, che non ne ha bisogno. Voglio dire che se il governo giallo-verde attuerà anche solo il 50% delle promesse fatte da M5S e Lega, esso dovrà violare le stringenti clausole eurocratiche su deficit e rigore di bilancio.
Certo, questa non è l'uscita dall'euro, non è l'assalto frontale. Tuttavia, nelle condizioni date, disobbedire ai trattati, aumentare la spesa pubblica mettendo avanti a tutto non il rispetto dei diktat unionisti ma il bene del popolo lavoratore, sarebbe, tanto più se viene fatto dal governo italiano, un gesto "sovranista", un potente atto di disobbedienza alle élite, le quali potrebbero rispondere in modo aggressivo, peggio di come fecero nel 2011 quando defenestrarono Berlusocni e misero in sella Monti.
Se il governo giallo-verde non si metterà in ginocchio, se M5S e Lega non capitoleranno come ha fatto Tsipras, non solo dovremo dire "ben fatto!". Se ci sarà vera disobbedienza la sinistra patriottica non resterà alla finestra, non si atterrà alla politica imbelle di massimalista memoria "nè aderire né sabotare". La sinistra patriottica, in piena indipendenza, sosterrà attivamente ogni atto sovrano di ribellione.
Ciò tanto più se, per non essere travolto dai poteri forti eurocratici — che saranno senza dubbio spalleggiati dalla Quinta Colonna del grande capitalismo italiano e dai suoi servi politici — il governo giallo-verde dovesse fare appello ad una grande mobilitazione popolare difensiva. Noi lì ci saremo. Poiché lì si aprirà una fase nuova, poiché lì pulserà il sovranismo popolare.
Lì, nella lotta, si deciderà il futuro del nostro Paese.
37 commenti:
Concordo con Piemme...fa bene Bagnai a rispondere così.
E ben venga questo Governo in cui ahinoi il PDR sta già violando la Costituzione cercando di imporre linea, ministri e premier....
Possiamo immaginare quale sia il giudizio di quelli del "tutto e subito", di quelli che "M5S è un entità gatekeeper", di quelli che "non cambierà mai un cazzo poiché l' italiano è un popolo bue", di quelli per cui "chiunque governi a Roma non potrà che ubbidire a Bruxelles e Francoforte"
Mettere tutte le posizioni nello stesso mazzo è un artificio retorico che ormai non funziona più nemmeno al baretto di Castro dei Volsci. Comunque, io sono uno di quelli che "M5S è un entità gatekeeper", ma questo non significa che M5S (o "Credo militante" come preferisco chiamarli) sia una replica del PD. Per me è un'entità controllata dal versante angloamericano (più anglo che americano) del capitalismo. Inoltre non penso affatto che andrà a finire come la Grecia.
Tuttavia non mi entusiasmo più di tanto per chi propone, come soluzione per risollevarsi dalla Caporetto di questi anni, quella di aumentare il rancio e allentare la disciplina (Armando Diaz) piuttosto che quella di diminuirlo ancora e fucilare alla minima disobbedienza (Luigi Cadorna). Fossi stato un soldato della I guerra mondiale sarei stato contento di Diaz, ma certamente non avrei organizzato mobilitazioni in suo sostegno.
Quanto ai "sovranisti senza se e senza ma, noi dobbiamo costruire il partito o i partiti di massa che strapperanno il potere ai liberali, "ordo o neo" che siano. Quando lo avremo fatto, aggiungeremo una norma permanente alla Costituzione:
E' VIETATA LA RIORGANIZZAZIONE, SOTTO QUALSIASI FORMA, DEL DISCIOLTO PARTITO LIBERALE.
Consentimi di aggiungere, caro Piemme, che i sovranisti o sono "senza se e senza ma" oppure non sono.
Il punto non è aumentare o diminuire il rancio ma aprire o non aprire il fronte dello scontro con le attuali oligarchie dominanti.
Le dichiarazioni di Bagnai non saranno "la prova provata che i gialloverdi caleranno le braghe di fronte ai diktat di Bruxelles-Francofortte", però sono più o meno le stesse cose che diceva il buffone Varufakis (da voi molto ammirato, almeno allora; non dal KKE) ...e si visto come é finita.
G.B (un sovranista con qualche "se" e parecchi "ma")
Ma questi aumenteranno il rancio, e basta. Ve lo dicono in faccia e voi sognate mobilitazioni popolari. Mah!
Io tenevo già per Tsipras prima che capitolasse, in caso fossimo chiamati a schierarci in difesa del nostro Paese senza se e senza ma io non avrei alcun dubbio.
Però io no sentito parlare di deficit del 2,8%, non ho sentito parlare di rimettere mano all' art. 81. Ora capirete che probabilmente avremmo bisogno di deficit ben superiori al 3%, che fare politiche espansive senza la flessibilità del cambio porta solo ad un peggioramento del saldo commerciale con l' estero, che per la verità in questo momento è in avanzo di decine di miliardi annui; c'è il timore da parte mia che il rimandare la questione monetaria porti ad una deriva Tsipriota del nostro ipotetico governo "sovranista" con tentativi di ulteriori e ben più pesanti tagli e privatizzazioni della nostra sanità e del nostro welfare.
E essenziale, a mio parere,che il sentimento di difesa del nostro sistema sociale che abbiamo costruito in questo Paese sia il più trasversale ed inclusivo possibile; dovremo essere certamente pronti alla dura resistenza, ma nel frattempo dedicarci alla persuasione ed all' affratellamento evitando di coltivare solamente piccoli o grandi personalismi.
No GB no Fiorenzo.
PIEMME lo hai spiegato perfettamente. L'Italia non è la Francia, purtroppo. Dopo il primo golpe postmoderno 92-93, guarda caso sperimentato in Italia, la progressiva distruzione dello Stato sociale e l'annullamento di una dignitosa classe politica, attuata dagli euroatlantici (non i conservatori ma la frazione sorosiana dell'atlantismo; vedi attacco Alla lira), ci ha messo nelle effettive condizioni di paese minore terzomondializzato, sul piano decisivo politico ed anche socialmente in vasti casi interni. Noi non siamo ora nelle condizioni di fare scacco matto immediato alle oligarchie euroatlantiche (perchè Piemme sorvola sull'atlantismo liberal obamiamo più eurista degli euristi?); ne saremmo schiacciati. Ma un piano di svincolamento e ri_Nazionalizzazione, anche soft, condotta dall'Italia, a cui l'europa non può più opporsi, condotta con saggia diplomazia politica, avrebbe un effetto domino che sfascerà questa satanocrazia massonica chiamata "europa". Gli Inglesi e gli Israeliani lo hanno ben capito. I sovranisti duri e puri no. Speriamo che FDI e FI (almeno in parte) siano nella nuova partita nazionalizzatrice. Non si può guardare al capello ora.
Matteo
Sono quello delle 13.52.
Non è possibile aumentare il rancio senza aprire il fronte dello scontro con l'oligarchia. Se non aprono lo scontro faranno solo le solite dichiarazioni cosmetiche senza nessun aumento del rancio se non nelle dichiarazioni stesse. Se prendono questa china, cosa che è possibile e sarebbe la loro via tsipriota, saranno cotti a fuoco lento perdendo il loro consenso.
Risposta a Matteo
Il problema é che, come sempre, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, che non esistono fuoriuscite facili e indolori dalla disastrosa situazione in cui il capitalismo monopolistico finanziario stradominante dopo la -e in conseguenza della- caduta del muro di Berlino ha potuto gettaci.
Non esistono più margini oggettivi per il riformismo, o si é disposti a lotte durissime e sacrifici inauditi, o si verrà spennati foglia dopo foglia dalle oligarchie sempre più incontrastatamente al potere e sempre più insaziabili del nostro sangue, come tanti carciofi.
E coltivare illusioni in proposito é sommamente dannoso, come dimostra l' esperienza di Syriza.
Per tornare al sodo, dai gialloverdi c' é da aspettarsi le stesse politiche antipopolari e antinazionali degli altri politicamente corretti, con in più qualche infame provvedimento razzistico e forcaiolo (tipo "legittima difesa" intesa come licenza di uccidere gli "esseri inferiori" a discrezione per i ricchi e bianchi), tanto per limitare le perdite di voti alla Lega; mentre il "personale politico" pentastellato penso metta già in conto di perdere non pochi dei suoi elettori, dal momento che in larga misura essi sono decisamente meno razzisti e manettari di quelli della lega: credo che abbiano fatto i loro conti e si accontentino con "sano senso del realismo" da volgari politicanti "alla PD" quali sono).
G.B.
Sempre quello delle 13.52
Ovviamente le dichiarazioni di Di Maio sul deficit ed il rispetto dei parametri di Maastricht lasciano poco da sperare ma era prevedibile. Vedremo come ne usciranno e cosa farà la lega.
Senza sforare in modo netto il deficit niente "flat-tax per i ricchi" e niente "interinale di cittadinanza per i povery". Dovrei essere contento perché sono due oscenità ma non sono contento perché significherebbe anche niente conflitto con l'oligarchia.
Ma non diamo giudizi affrettati, aspettiamo la formazione del governo, ammesso che nasca davvero.
No Gb caro, non sarà così.
Si arriverà a uno scontro sempre se si formerà questo Governo e il Ministro dello Sviluppo Economico sarà a trazione leghista. Non c'è nessuno qui che ha detto che usciremo domani, o che non sarà indolore. Saremo anzitutto di esempio alla Francia, al popolo sovranista francese (Macron ha perso il 40 p.c. consensi in un anno); arriveremo alle Europee con un fronte sovranista amplio e variegato; spezziamo la monoliticità delle frazioni dominanti (Inghilterra Israele sono su una posizione, gli Usa si vanno sempre più spaccando, Putin se non vuole perdere il treno si dovrà radicalizzare). L'ipotesi Draghi premier e golpe 2019 ventilata furbescamente dal piddino MIELI l'hai considerata?Che potrebbe succedere?
Chiedo a Fiorenzo che dice "non andrà a finire come la Grecia", come andrà a finire allora?
Macron e i tedeschi faranno marcia indietro??? e allora l'euro non è piu credibile!
Stiamo combattendo contro Satana per cui seguiamo i consigli di Gesù "siate candidi come colombe ma astuti come serpenti" affrontare il mostro frontalmente sarebbe un suicidio stupido
Ma i sovranisti senza se e senza potrebbero illuminarci su cosa farebbero ORA se si trovassero al posto di Di Maio e di Salvini. Sono molto curioso
calma calma.
tempo una settimana e sapremo la squadra di governo.
dai nomi dei ministri capiremo tutto subito.
Un Fioramonti, così come un tecnico ex bankitalia (circa il liet motiv degli ultimi 25 anni) all'economia vorrebbe dire macelleria sociale, forse con mancetta per non far morire di fame i poveri.
Un Borghi potrebbe dare speranza non dico di miglioramento, ma almeno di schivare il colpo mortale del proseguimento verso il pareggio di bilancio.
La ragazza: "non faremo forzature sul deficit con la Leuropa".
Ma Matteo, la tragicomica esperienza greca (molto più tragica che comica) non ti ha insegnato niente?
Continui imperterrito a sognare e a credere ai buffoni di corte?
G.B.
difatti il fatto che fra 5S e Lega il partito più incline a rispettare l'austerità siano i 5S non è mai stato in dubbio.
La divisione non mi pare passi tra chi vuole tutto e subito e chi invece sa che bisogna fare dei passi intermedi, ma se esiste una strategia adeguata alla difficoltà del processo di uscita dall'euro.
Le mie critiche riguardano proprio il fatto che un processo graduale mette l'Italia nella mani dei poteri reali, in primis la BCE che ci può chiudere a suo insindacabile giudizio la liquidità quando crede, in modo che la gente se la prenda col proprio governo.
Ogni dichiarazione se parte di una strategia, ci può stare, a volte si può dire A per significare B, ma il mio dubbio è che la lezione della vicenda greca non sia stata appresa sino in fondo.
Comunque, non resta che sperare per il meglio, alla fine questo è il meno peggio come governo del paese.
A tutti quelli che sono pronti a sputare sentenze in anticipo sui fatti, per il solo fatto che ci siano dichiarazioni che dicono di non voler sforare il 3% ed altri vincoli Europei sappiate che Galloni ha spiegato molto bene come questo si possa tranquillamente fare stampando le statonote,quindi abbiate un pò di pazienza prima di giudicare
Caro Piemme
Mi congratulo per la scelta coraggiosa (rispetto all'ambito della sinistra più o meno di classe da cui proveniamo) di sostenere il tentativo di fare un governo in conflitto con i poteri dominanti significato dal governo 5 stelle- Lega; e al sostegno ad una grande mobilitazione popolare qualora i poteri eurocratici scegliessero di sfidare frontalmente la democrazia italiana. la sfida all' Unione Europea è una sfida colossale, e i massimalismi non servono. Tuttavia metterei in guardia da eccessive attese sul piano della politica economica. Sappiamo tutti che senza l'uscita da Euro e da Ue grandi cambiamenti su quel piano non sono possibili. Ma quello che dobbiamo ricordare è che il significato della globalizzazione finanziaria è sul piano globale: non solo su quello della politica economica, ma su quello della immigrazione, della cultura, della scuola, della politica internazionale. Se non mi aspetto quasi niente sul piano della politica economica (anzi, ne temo alcuni aspetti come quello della flat tax sul quale non dobbiamo smetterla di polemizzare) sono invece convinto della eccezionale importanza di questo governo "populista" sul piano della politica internazionale. L' Italia potrebbe riprendere il suo ruolo storico di ponte fra Stati Uniti e Russia, e perfino fra Stati Uniti e Iran, e forse domani contribuire a evitare una guerra o almeno a sottrarvisi; e potrebbe essere un forte acceleratore di analoghe tendenze allo "sganciamento" in Europa. Non è invece possibile oggi un attacco frontale al sistema eurocratico sul piano della politica economica. Su quel piano il potere ha eccezionali difese e una "potenza di fuoco" con la quale non ci possiamo confrontare. Possiamo però colpire sulle innumerevoli ricadute del liberalismo terminale: colpire ai fianchi, in attesa di accumulare altre forze. Questo è quello che ci possiamo aspettare.
Alessandro Chiavacci (Siena)
sono d'accordo con Alessandro quasi su tutto
@ Chiavacci: ma perché vuoi evitare la guerra? 20 anni di guerre mediorientali hanno indebolito l'impero a stelle e strisce e destabilizzato il sistema più di quello che sarebbero riusciti a fare i sovranisti nel corso di un migliaio di reincarnazioni. Il pacifismo è ipso facto una difesa dello status quo.
Per quanto riguarda il tuo progetto di lavorare ai fianchi il sistema, ci vuol poco a prevedere che dopo un anno o due di politica austeritaria compatibile coi dogmi euristi Lega e 5 stelle saranno diventati due Siryze (o due copie di PD e Forza Italia) irreggimentate nel sistema, abbandonate dall'elettorato che sentendosi tradito potrebbe orientarsi verso nuovi partiti antisistema, ma potrebbe anche abbandonare la lotta come hanno fatto i greci dopo la pugnalata alla schiena di Tsipras.
Però vorrei capire di chi si parla quando si parla di "sinistra patriottica" ( Con tutto il rispetto di chi , qui , si dichiara di sinistra patriottica ) . Tutti sono patriottici , anche Emma Bonino o Massimo Dalema non avrebbero difficoltà a dichiararsi patriottici : solo che il loro patriottismo non è quello che si intende qui . Secondo me è proprio il caso di gettare a mare il termine "sinistra" e dichiararsi sovranisti punto e basta . I patriottici veri sono solo i sovranisti .
Scusa anonimo: il governo "populista" in Italia indebolisce oggettivamente il fronte occidentale anti russia e anti iran. Noni sembra che codesti paesi cerchino un confronto contro tutto l'occidente perché il tempo lavora per loro. Quanto alla politica economica, io sono convinto dei limiti notevoli del keinesismo e credo che la soluzione sia in un intervento di tipo pianificatorio dello Stato dall'alto e in un maggiore coinvolgimento dei lavoratori dal basso (alias "autogestione") a.c.
Comunque, ripensando a coloro che accomunano Tsipras agli eventi italiani occorrono delle precisazioni.
1) Tsipras potrebbe avere in effetti talune caratteristiche che la potrebbero assimilare al nuovo doroteismo di Di Maio, ma non dimentichiamo che c'è una forte dialettica dentro il M5S tra una linea sovranista, tuttora maggioritaria, ed una macroniana, o potenzialmente tale, che pare raccogliersi dietro a Di Maio.E' di ieri una riunione con il sovranista Grillo. Quest'ultima ha ieri precisato che oggi è più dentro il Movimento di ieri. Dunque potremmo avere un Di Maio più grillino meno macroniano. Poi il macronismo francese è una politica Imperialista di potenza; il macronismo italiano è servitù.
2) La Lega è più vicina, o meglio meno lontana, sempre rapportandoci alla Grecia a Alba Dorata. Dunque non è assimilabile nè a A.N.E.L. nè a Syriza. Inoltre, la classe dirigente leghista (Georgetti Centinaio Borghi Bagnai) ha uno spessore teorico-politico che in Grecia non hanno. Difficile accetti il Governo portando il partito (attualmente secondo i sondaggi in fortissima ascesa) allo sbaraglio.
3) Non è possibile una Syriza italiana, in quanto sia Di Maio sia i leghisti sanno che il paese reale attende molto da un loro governo. Tradizione popolare greca (di perenne servitù) e italiana (di tradizionale servitù ma con fiamme d'avanguardia che nessuno, nemmeno la Francia, ha avuto negli ultimi due secoli) non sono assimilabili. Se Salvini e Di Maio dovessero comprendere che non possono attuare nemmeno il 50 % del programma (FORNERO REDDITO POLITICA SUI MIGRANTI ANTIDUBLINO significherebbero SCONFITTA STRATEGICA DELL'EUROPEISMO) non faranno il governo. L'Italia non è la Francia e il popolo italiano non è quello francese (purtroppo) ma non è nemmeno quello greco o portoghese. Lo sanno sia Di Maio da un lato sia Draghi-Merkel dall'altro. Hanno sfoderato Monti dopo anni di propaganda pesantissima a base di escort e festini, ora sanno che, mangiata quella pessima insalata a base di montismo e austerità, frega più poco alla gente se Di Maio è gay; se attua il REDDITO viva i gay. E così frega poco alla gente se Salvini è fascista; se attua una saggia politica anti-Soros e antimondialista sui migranti viva Salvini, idem sulla Fornero, viva i fascisti.
Dunque, la partita è ben più complessa di chi la guarda con occhi fissi su eventi passati. L'Italia negli ultimi due secoli è stata sempre il laboratorio di nuovi eventi politici e rotture strategiche. Che in ambito sovranista si ricorra a Tsipras per tentare di analizzare ciò che sta avvenendo significa o che la sinistra ancora completamente internazionalista non potrà mai essere italiana o che chi scrive queste cose non è veramente patriota.
Inoltre, è evidente che il Sovranismo nazionalpopolare in epoca di Globalizzazione non significa chiusura e xenofobia su tutta la linea. Il Sovranismo nazionale italiano vincerà se da questo scossone si porranno le premesse per la vittoria in Francia. Le premesse sono ottime con il macronismo già schifato, dopo appena un anno, da circa il 60 % dei precedenti elettori. E' chiaro che, e mi dispiace per i compagni, Malenchon e la sinistra radicale non sono sovranisti nè nazionalisti popolari francesi, ma mondialisti sociali o di sinistra, non liberisti. Dunque, questa vicenda italiana deve radicalizzare e nazionalizzare la posizione strategica di tutti i sovranisti italiani. Piuttosto che preoccuparsi di Di Maio o Salvini o Meloni occorre preoccuparsi di intuire il giusto metodo tattico.
Berlusconi adesso è ricandidabile e Di Maio preme per un governo per sé, come se volesse far sabotare la trattativa. Stiamo attenti perché il governo non è ancora fatto è tutto potrebbe ancora saltare.
Poi le dichiarazioni sull'Ilva, Di Maio vuole la riconversione che è un altra trappola per non dire chiusura, mentre Salvini vuole che resti aperta (per fortuna).
La ricandidabilità di B potrebbe spingere verso il ritorno alle urne
Caro Fraioli, sono d'accordo con le sue puntualizzazioni a cui mi permetto di aggiungere la seguente. Come potrà il governo giallo-verde in questione generare una vera rottura con la governance economica europea e spezzare i vincoli ordo e neo-liberisti, se tra i provvedimenti si annoverano la flat-tax che, come illustrato in alcuni interessanti articoli di questo sito, si inserisce a pieno nella mistica della trickle-down economics e dell'ulteriore aggravio delle finanze pubbliche a favore dei privati più benestanti? Sono notevoli le zone d'ombra di questo potenziale governo. Staremo a vedere. Apprezzo molto la sua cautela, lei che vide nascere e mutare sotto i suoi occhi il Professor Bagnai nella sua forma pubblica.
Per me il nuovo governo è una cagata pazzesca, senza "se" e senza "ma".
Non spenderei nemmeno un 1 euro per i popcorn.
Ruspantino e Giggino dureranno abbastanza allo scopo di far rimpiangere il Patto del Nazareno.francesco
Finalmente una presa di posizione da sinistra che non può che essere condivisa al 100%.
E i servi di sistema continuano a ripetere le solite litania:
La strada per correggere la rotta è in salita, ma va presa di corsa [..] dal free roaming alla libertà di movimento, passando per Erasmus e un indispensabile servizio civile europeo.
Ma non si stancano mai di ripetere le solite cavolate?
CAM 1 di 2
@Luca: Borghi è contro il ristabilimento dell'art. 18. L'ha detto chiaramente e il motivo è chiaro: tutelare non i lavoratori ma le medie imprese sopra i 15 dipendenti che per lui sono "uguali alle altre". Come bacino elettorale della Lega prevede.
Capisco la fede nel Partito avendone già studiata un'altra anche se vissuta nessuna, ma cerchiamo di non tapparci gli occhi da soli.
La Lega non difende i lavoratori, ma la piccola imprenditoria e gli artigiani, al limite le professioni. Non scambiamo una cosa per un'altra o non capiremo un accidenti di cosa sta accadendo e non potremo indirizzare le nostre scelte, o, eventualmente, le nostre ridicolmente minime pressioni.
La scelta di accantonare l'uscita non è nuova. Lo ha fatto per prima Marine Le Pen quando in fine di campagna ha cominciato a urlare senza ritegno solo sugli immigrati invece che sull'economia, e non mi venite a dire che la Lega in Italia non ha attentamente seguito e anche di più quello che accadeva in Francia. O che in sette anni non hanno avuto tempo di studiare come e quando.
Ma prendiamo pure per buona l'idea che essa "vada" esclusa dalle priorità per intrinseci limiti tecnico-logistici, il primo dei quali è ovviamente il fatto di non essere al governo (non veniamoci a raccontare che il terzo partito più EUropeista d'Italia sia favorevole a tale uscita).
Prendiamo per buona l'idea probabilmente esatta che si voglia finanziare la spesa pubblica a deficit, cosa che non mi toglie il sonno, e sacrificando il surplus della bilancia commerciale estera. Come, però? La proposta della Lega è chiara: investimenti. Il piccolo problema è che gli investimenti, tanto più con questa legislazione sul lavoro, sono anche antitetici ai salari. Ma come ha detto Borghi, l'abolizione dell'art. 18 non si tocca, il Jobs Act rimane dov'è ecc.
Quindi il deficit a queste condizioni andrebbe a rialzare l'inflazione proteggendo redditi e risparmio della medio-alta borghesia. Cui appartengono guarda caso tutti i leader no euro della Lega e dintorni. Con la postilla geniale dell'anonimo delle 13.52 sulle altre due oscenità della flat tax e dei povery. Punto.
CAM 2 di 2
L'idea che inizia a serpeggiare, di accontentarsi di altro che di miglioramenti economici ovviamente "impossibili" espressa da due commenti precedenti, facendo leva esattamente sul "make Italy great again" di un "patriottismo profittevole" mostra quanto pericolosa possa essere questa china su cui veniamo impercettibilmente (molecolarmente) spinti, in un senso ben diverso dai venti di guerra evocati per intimorirci. E ben ha risposto, se non ho equivocato un tono che mi è parso ironico, l'Anonimo dell' 01:07.
Personalmente trovo piuttosto giusta la parte centrale del ragionamento di Ippolito, ma non l'apprezzamento di Tsipras. E trovo letali i TINA del tipo "non c'è più tempo per questo o quello". Sia sul piano del metodo, perché lasciano passare l'idea che siamo di fronte a fenomeni naturali e inevitabili anziché a processi umanamente governabili, sia perché le strutture a cui tornare ci sarebbero ancora e non soltanto in Italia.
Infine sono proprio questi toni apodittici che hanno paralizzato da trent'anni la sinistra in Italia fino allo smarrimento attuale e alla perdita suicida di qualsiasi consapevolezza economica appena meno che generica.
Il patriottismo poi non m'interessa proprio perché non è una categoria che possa aiutarmi. Il patriottismo serve oggi alla media borghesia per mobilitare la piccola, molto più vasta in termini elettorali ma non di seppur residuo potere, in nome di una solidarietà che di fatto non esiste tranne sulla carta straccia delle parole d'ordine. Provare a inserirsi in questo quadro può essere una scommessa tattica estremamente rischiosa ma anche l'unica possibile, però dobbiamo ripeto avere le idee molto chiare su come al momento stiamo venendo usati e di come invece vorremmo procedesse chi ci chiede un voto, un sostegno o magari un finanziamento di cui per il momento ha ancora bisogno. Ma chi ha fede nel Partito, sia interesse, sia bisogno di entusiasmo e collettività, o sia ingenuità, tutte debolezze comprensibilissime certo, ha storicamente pure fette molto, ma molto spesse sugli occhi.
Chiedo scusa per il commento a puntate.
Perché non prendere in considerazione l'idea di fare delle prossime elezioni europee un clamoroso referendum pro o contro l'attuale Unione Europea attraverso una decisa ed incisiva campagna astensionista?
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