[ 16 ottobre 2017 ]
* Sandro Arcais fa parte del Coordinamento nazionale della C.N.L.
A me l’Italia, sin dal modo in cui si è formata 150 anni fa, non è mai piaciuta. Sin dall’inizio la sua classe dirigente si è distinta per l’ottusa difesa dei suoi privilegi, per l’esclusione, controllo e repressione delle masse popolari e lavoratrici, per il rifiuto costante di un vero riformismo (mica quello delle “riforme” strutturali con cui i ladri di parole da anni ci asfaltano i marroni), e infine per la sua naturale tendenza a vendersi/ci allo straniero pur di mantenere intatti quei suoi privilegi.
Detto questo, so che lo smembramento dell’Italia è l’ultima carta che sempre quella solita classe dirigente è disposta a giocare per continuare a conservare quei suoi privilegi. Non sembra ancora del tutto decisa a giocarla ora. Sta ancora calcolando costi e benefici. Per ora si mantiene ancora solidamente ancorata al “vincolo esterno” della Unione europea che continuerebbe a chiederci e a chiederci e a chiederci … (l’ultima cosa che ci starebbe chiedendo con urgenza sarebbe quella di spiare, controllare e impedire le comunicazioni elettroniche sul web dei cittadini italiani).
Ma c’è chi, evidentemente, la scelta di smembrare l’Italia l’ha già fatta. Non il grande capitale nazionale, bensì il piccolo e medio capitale lombardo-veneto.
Se osserviamo il referendum leghista “a livello terra”, questo non è paragonabile a quello catalano. Infatti, il referendum leghista è del tutto costituzionale: la Lombardia e il Veneto chiedono di far proprie tutta una serie di “materie di legislazione concorrente” che sono previste dall’art. 117 della Costituzione. Tra le altre materie di ordinaria amministrazione, nel suddetto articolo troviamo anche i “rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni”, il “commercio con l’estero”, “previdenza complementare e integrativa”, “coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”. Io penso che non ci voglia un grande sforzo di immaginazione per immaginare in prospettiva le conseguenze per uno stato unitario e per la sua sovranità della piena e decisa applicazione da parte di una regione di queste prerogative. Per una regione, tra l’altro, dotata di potere economico reale.
Si dirà che il tutto si svolge all’interno ed è previsto dalla nostra Costituzione. Sì, ma quale Costituzione? L’articolo 117 della Costituzione era questo, e noterete la sollecitudine dei nostri padri costituenti nel precisare che «La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principî fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale e con quello di altre Regioni». E di chi è figlio il nuovo articolo 117? Del centro-sinistra, che nel 2001 sotto il secondo governo di Giuliano Amato, vara la riforma del Titolo V della Costituzione, riforma che poi entra in vigore, a seguito di referendum confermativo a cui partecipò il 34% degli aventi diritto, con una maggioranza del 64% (il che significa che tale riforma è stata confermata da poco più del 20% degli aventi diritto, mentre l’assemblea che elaborò la Costituzione del 1948 fu votata da poco meno il 90% degli aventi diritto). Quello stesso centro sinistra che contemporaneamente ficcava a forza l’Italia nella gabbia (di matti) dell’euro, che cominciava l’opera di deflazione del lavoro e di smantellamento del welfare universalistico, che teorizzava il superamento degli stati-nazione all’interno di una federazione europea, che però … ancora non esisteva.
Ecco che allora, se ci solleviamo un po’ da terra e osserviamo il referendum leghista all’interno di un quadro più largo, quello che vediamo è un altro passo nel processo di dissoluzione dello stato italiano e della sua sovranità all’interno … di cosa? Qualcuno vede in piedi una federazione europea? O vede una qualche cosa di simile all’orizzonte? O ritiene che ci siano le condizioni per cui in tempi umani possa nascere qualcosa di simile? La mia risposta è no. E allora?
Allora il progetto è un altro. E per delinearlo non possiamo accontentarci delle dichiarazioni ufficiali dei protagonisti di questa vicenda. Dobbiamo avere prospettiva e mettere a fuoco cosa sia stata fin dall’inizio la lega, quali siano gli interessi in campo a livello europeo (vedi l’intervento di Massimo d’Angelillo al convegno Unione europea, Lavoro, Democrazia), come si muovano i comprimari in Italia. Di fronte a questo progetto, il grande capitale italiano tende a minimizzare e tranquillizzare oppure usa la classica arma di delegittimare e disprezzare il metodo democratico del voto. Come per la Catalogna, e in questo il referendum leghista si avvicina a quello catalano, è il capitale regionale a fare un altro passo verso “l’Unione europea delle Regioni” (avete capito? l’hanno messa dentro la costituzione italiana!).
Ecco perché affermo che la Lega (e i suoi alleati pentastellati e piddini) lavora oggettivamente per lo straniero, e nello specifico, per il teutonico. Non c’è bisogno di fare dietrologia o di immaginare complotti. Si tratta solamente di seguire i processi, di proiettarli nel futuro neanche tanto lontano, di unire i puntini. Naturalmente io parto dal presupposto che lo stato nazionale e la sua sovranità sia un valore da difendere, non per un astratto ideale, ma perché ci serve. Se tu che leggi, vaneggi di una Europa dei popoli o delle regioni, beh, non è che abbiamo molti terreni in cui incontrarci.
Di fronte a questo tentativo, la carta di un movimento popolare nazionale (che difende cioè gli interessi del popolo lavoratore italiano) è una sola: tornare alla costituzione del 1948, avviare un processo di applicazione integrale della stessa, aprire gli occhi sulla dura realtà che i nostri “alleati” sono i nostri peggiori nemici e di conseguenza cercarne di nuovi, a Oriente.
P.S. Vi chiederete, ma dov’è questo movimento popolare?
* Sandro Arcais fa parte del Coordinamento nazionale della C.N.L.
A me l’Italia, sin dal modo in cui si è formata 150 anni fa, non è mai piaciuta. Sin dall’inizio la sua classe dirigente si è distinta per l’ottusa difesa dei suoi privilegi, per l’esclusione, controllo e repressione delle masse popolari e lavoratrici, per il rifiuto costante di un vero riformismo (mica quello delle “riforme” strutturali con cui i ladri di parole da anni ci asfaltano i marroni), e infine per la sua naturale tendenza a vendersi/ci allo straniero pur di mantenere intatti quei suoi privilegi.
Detto questo, so che lo smembramento dell’Italia è l’ultima carta che sempre quella solita classe dirigente è disposta a giocare per continuare a conservare quei suoi privilegi. Non sembra ancora del tutto decisa a giocarla ora. Sta ancora calcolando costi e benefici. Per ora si mantiene ancora solidamente ancorata al “vincolo esterno” della Unione europea che continuerebbe a chiederci e a chiederci e a chiederci … (l’ultima cosa che ci starebbe chiedendo con urgenza sarebbe quella di spiare, controllare e impedire le comunicazioni elettroniche sul web dei cittadini italiani).
Ma c’è chi, evidentemente, la scelta di smembrare l’Italia l’ha già fatta. Non il grande capitale nazionale, bensì il piccolo e medio capitale lombardo-veneto.
Se osserviamo il referendum leghista “a livello terra”, questo non è paragonabile a quello catalano. Infatti, il referendum leghista è del tutto costituzionale: la Lombardia e il Veneto chiedono di far proprie tutta una serie di “materie di legislazione concorrente” che sono previste dall’art. 117 della Costituzione. Tra le altre materie di ordinaria amministrazione, nel suddetto articolo troviamo anche i “rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni”, il “commercio con l’estero”, “previdenza complementare e integrativa”, “coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario”. Io penso che non ci voglia un grande sforzo di immaginazione per immaginare in prospettiva le conseguenze per uno stato unitario e per la sua sovranità della piena e decisa applicazione da parte di una regione di queste prerogative. Per una regione, tra l’altro, dotata di potere economico reale.
Si dirà che il tutto si svolge all’interno ed è previsto dalla nostra Costituzione. Sì, ma quale Costituzione? L’articolo 117 della Costituzione era questo, e noterete la sollecitudine dei nostri padri costituenti nel precisare che «La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principî fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale e con quello di altre Regioni». E di chi è figlio il nuovo articolo 117? Del centro-sinistra, che nel 2001 sotto il secondo governo di Giuliano Amato, vara la riforma del Titolo V della Costituzione, riforma che poi entra in vigore, a seguito di referendum confermativo a cui partecipò il 34% degli aventi diritto, con una maggioranza del 64% (il che significa che tale riforma è stata confermata da poco più del 20% degli aventi diritto, mentre l’assemblea che elaborò la Costituzione del 1948 fu votata da poco meno il 90% degli aventi diritto). Quello stesso centro sinistra che contemporaneamente ficcava a forza l’Italia nella gabbia (di matti) dell’euro, che cominciava l’opera di deflazione del lavoro e di smantellamento del welfare universalistico, che teorizzava il superamento degli stati-nazione all’interno di una federazione europea, che però … ancora non esisteva.
Ecco che allora, se ci solleviamo un po’ da terra e osserviamo il referendum leghista all’interno di un quadro più largo, quello che vediamo è un altro passo nel processo di dissoluzione dello stato italiano e della sua sovranità all’interno … di cosa? Qualcuno vede in piedi una federazione europea? O vede una qualche cosa di simile all’orizzonte? O ritiene che ci siano le condizioni per cui in tempi umani possa nascere qualcosa di simile? La mia risposta è no. E allora?
Allora il progetto è un altro. E per delinearlo non possiamo accontentarci delle dichiarazioni ufficiali dei protagonisti di questa vicenda. Dobbiamo avere prospettiva e mettere a fuoco cosa sia stata fin dall’inizio la lega, quali siano gli interessi in campo a livello europeo (vedi l’intervento di Massimo d’Angelillo al convegno Unione europea, Lavoro, Democrazia), come si muovano i comprimari in Italia. Di fronte a questo progetto, il grande capitale italiano tende a minimizzare e tranquillizzare oppure usa la classica arma di delegittimare e disprezzare il metodo democratico del voto. Come per la Catalogna, e in questo il referendum leghista si avvicina a quello catalano, è il capitale regionale a fare un altro passo verso “l’Unione europea delle Regioni” (avete capito? l’hanno messa dentro la costituzione italiana!).
Ecco perché affermo che la Lega (e i suoi alleati pentastellati e piddini) lavora oggettivamente per lo straniero, e nello specifico, per il teutonico. Non c’è bisogno di fare dietrologia o di immaginare complotti. Si tratta solamente di seguire i processi, di proiettarli nel futuro neanche tanto lontano, di unire i puntini. Naturalmente io parto dal presupposto che lo stato nazionale e la sua sovranità sia un valore da difendere, non per un astratto ideale, ma perché ci serve. Se tu che leggi, vaneggi di una Europa dei popoli o delle regioni, beh, non è che abbiamo molti terreni in cui incontrarci.
Di fronte a questo tentativo, la carta di un movimento popolare nazionale (che difende cioè gli interessi del popolo lavoratore italiano) è una sola: tornare alla costituzione del 1948, avviare un processo di applicazione integrale della stessa, aprire gli occhi sulla dura realtà che i nostri “alleati” sono i nostri peggiori nemici e di conseguenza cercarne di nuovi, a Oriente.
P.S. Vi chiederete, ma dov’è questo movimento popolare?
Prima non c’era, ora c’è: Italia Ribelle e Sovrana.
11 commenti:
tutto.vero...la.leganord.lavoro.per.gli.interessi.della.germania,come.il.pd.per.quelli.dell'inghilterra.......è.la.triste.realtà.del.nostro.Paese,ieri.il.PCI.servo.diell'urss.e.il.MSI.degli.usa,oggi.lega.tedesca.e.pd.inglese.
Il M5S alleato della Lega e del Pd? Ma siete fuori. Basta con questo pattume propagandistico.
Caro Sandro Arcais. Mi associo al commento precedente. Sei di fuori come un cammello (non so cosa c'entrano i cammelli ma dalle mie parti si dice così). Una cosa è opporsi ai referendum della Lega, e riconoscere che in essa permangono delle tentazioni autonomistiche che potrebbero andare verso li regionalismo europeo. Un'altra è accusare tutta la Lega di "lavorare per lo straniero", quando, con tutti i suoi limiti, è stato per ora l'UNICO ARGINE a euro e a immigrazione di massa. Forse tu confondi fra il concetto di "potenziale alleato" e di "nemico". Ma pazienza. Personalmente non ho più voglia e tempo per discutere cose evidenti, tipo quella che se non uniamo tutte le forze patriottiche siamo fottuti, e che i nemici sono altri. Fatelo da soli.
Perbacco, Valdo, sei un segugio. Io cito una volta il Movimento 5 Stelle, tra l'altro in una forma derivata ("i pentastellati"), ma non sfuggo al tuo occhio vigile. Ma lo fai per lavoro o per passione? Sei pagato o ispirato da sacro furore?
Comunque, passando al tono serio, ti faccio una domanda: il M5S ha appoggiato o no il referendum leghista? Se si, rientra a pieno titolo nel mio giudizio generale sulla questione. Insieme a parte del PD. Quindi, anche il M5S, secondo il mio giudizio, lavora per lo straniero.
E dato che me ne dai l'occasione, ti faccio alcune altre domande semplici semplici: 1) il M5S era anti euro e ora e pro euro: perché? 2) perché è bastato un editoriale del New York Times per zittire l'opposizione dei M5S in parlamento contro il decreto vaccini? 3) perché il M5S non ha colto l'occasione della vittoria al referendum di dicembre 2016 per chiamare il popolo in piazza ed esigere le elezioni anticipate? 4) perché questa strana concordanza di vedute tra M5S e Napolitano il Golpista in questi ultimi tempi di tentativi di riforma elettorale? 5) perché quel tentativo finito nel ridicolo di entrare nel raggruppamento politico più eurista del parlamento europeo?
Sì, sono convinto che il M5S sia stato inoculato in Italia da forze straniere (anglossassoni per la precisione, più che franco tedesche) con il preciso compito di intercettare, controllare e guidare la protesta antisistema, antipolitica e antieuropea che si prevedeva sarebbe montata nel paese a seguito delle politiche austeritarie imposte dall'europa e abbracciate dai nostri fantastici governanti. L'operazione ha molti dei caratteri e degli ingredienti del golpe che nella prima metà degli anni Novanta ha spazzato via la classe dirigente della prima repubblica. Anche in quel caso c'era la parola magica "onestà" che mandava in trance gli Italiani e non gli consentiva di vedere cosa realmente stava capitando. La stessa cosa accade con voi: appena vi sussurrano la parolina, voi subito a urlarla in coro nelle piazze, dimentichi di tutto il resto.
Nell’assistere all’ultimo corteo antifascista tenutosi in ordine di tempo a Savona, molti cittadini si sono meravigliati nel vedere che, dietro gli striscioni e le bandiere portate in piazza dalle formazioni di estrema sinistra, erano presenti un folto gruppo di migranti e richiedenti asilo africani. In pratica erano soltanto loro a fare numero ed a sostenere la manifestazione.
In realtà questo episodio non ci deve meravigliare più di tanto visto che noi avevamo avvisato da tempo che le migrazioni di massa hanno un obiettivo di sostituzione di buona parte della popolazione autoctona in Italia con due precise finalità: 1) creare una mano d’opera di riserva per le multinazionali, le cooperative e le mafie presenti nel paese; 2) scardinare e disarticolare l’assetto sociale dei paesi destinati ad essere assoggettati e omologati al nuovo ordine mondiale.
Quando parlavamo di creare una mano d’opera di riserva avevamo ben presente i molteplici usi a cui può essere destinata tale mano d’opera e ci sembrava evidente che uno di questi era la creazione di una base di consenso alternativa per la sinistra modialista. Inevitabile quindi l’arruolamento dei migranti come categoria sociale favorita dalle politiche della sinistra per ottenere da questa quel consenso e quella manovalanza che viene sempre più a mancare alla base del partito, il PD in particolare. Una nuova classe sociale, una massa di manovra disponibile per la sinistra che non riesce più ad avere ascolto dalla tradizionali classi sociali in Italia che sono state penalizzate dalle politiche di austerità e di apertura ai mercati volute dai governi del PD e soci.
Normale quindi che la sinistra mondialista trovi la nuova manovalanza dei migranti, utile anche per le manifestazioni di piazza e meglio ancora per rinvigorire lo schermo dell’antifascismo, utilissimo per distrarre e celare la propria subordinazione ai potentati finanziari transnazionali.
“Se non ci fossero bisognerebbe inventarli”, queste le affermazioni fatte da diversi esponenti politici della sinistra che hanno accolto con piacere la presenza dei giovani africani alle loro manifestazioni antifasciste e sarà probabile che molti di questi si iscriveranno anche all’ANPI (associazione Partigiani d’Italia) per riuscire a far ottenere a questa associazione una quota in più di finanziamento pubblico.
Superfluo osservare che gli africani, per la loro partecipazione, hanno ricevuto un pasto gratis ed una gratifica non specificata, una forma di compenso che forse non avrebbe smosso un italiano a scendere in piazza di Domenica ma che si sa che, per gente che proviene da quei paesi, rappresenta una irresistibile attrattiva, tanto che molti di questi si sono offerti volontari per le altre prossime manifestazioni.
Il nuovo proletariato dei migranti è quindi disponibile e ricercato e questo spiega molte cose: spiega perchè l’Italia è rimasta l’unico paese ad accogliere senza limitazione le grandi masse di migranti da qualunque parte provengano, unico caso in Europa. Spiega perchè il governo fa di tutto per far assegnare fondi pubblici alle cooperative collegate al “partitone” in modo che queste possano alloggiare, fare business e provvedere ai bisogni dei migranti e ( si inizia adesso), ad istruirli ed orientarli come debbano integrarsi ed assimilare il “verbo” della sinistra mondialista.
Nel frattempo si moltiplicano i casi di aggressioni sui treni, nelle piazze e sugli autobus da parte di migranti recentemente arrivati che presentano una mentalità ed una abitudine predatoria, derivante dalle condizioni ambientali in cui sono vissuti fino adesso. “Se vuoi una cosa prenditela, hai il tuo coltello e se sei un uomo lo devi saper usare”, insegnano i capi tribù nei paesi dell’Africa profonda.
Così se si tratta di una donna si stupra selvaggiamente come accaduto ad esempio a Rimini ad una giovane turista polacca violentata selvaggiamente da tre africani. A Torino l’ultimo caso eclatante dove un italiano è stato sgozzato da un nigeriano armato di coltello per sottrarre un posto al mercato.
Questi sono solo alcuni dei tanti casi di aggressioni che la stampa e le Tv di regime tendono ad occultare, si sanno notizie soltanto nei casi più clamorosi.
L’effetto dell’accoglienza indiscriminata è stato invece descritto su alcuni giornali britannici che hanno denunciato il pericolo in Italia di lotte tribali fra migranti africani ma di queste cose non si deve parlare, la Boldrini, la Bonino, Pisapia ed il ministro Del Rio preferiscono agitare il totem dello “Jus Soli” come soluzione a tutti i problemi.
Sarà come dicono ma nel fratempo gli italiani iniziano a percepire di essere stati abbandonati ad una africanizzazione del territorio che non si aspettavano e che adesso iniziano a toccare con mano. I “vantaggi” della società multiculturale esaltata come “grande progresso” dalla sinistra mondialista.
Gent. Anonimo delle 21:05 (a proposito: perché non firmarsi con nome e cognome?)
mi pare che tu non faccia una evidente distinzione tra la Lega di Maroni e Zaia (e Bossi) e il progetto di Salvini. Sono due cose diverse. I primi sono leghisti vecchia maniera che conoscono bene quali siano i processi di fondo indotti dall'Unione europea e dall'euro (vedi qui: http://vocidallestero.it/2017/10/13/germania-e-separatismi-leconomia-della-secessione/) e li assecondano sfruttando una possibilità offertagli dalla riforma costituzionale del 2001 timbrata centrosinistra. Tanto è vero che il pd lombardo appoggia il referendum. Salvini sinceramente non so ancora cosa esattamente voglia. So solo che le gobbe non vanno via con una limatina. Ma io non parlavo di Salvini, parlavo dei fedeli alla linea del primo leghismo che puntano ancora e sempre alla divisione dell'Italia e nel perseguire questo obiettivo sono oggettivamente alleati dello straniero. A quale, è facile arrivarci.
Figurati se un sovranista come me si allea con una cosa simile.
Mah... Alla fin fine alle elezioni avremo:
PD + Articolo 1 + CP = 35-40%
FI + Lega + FdI = 35-40%
M5S in solitaria 20-25%
Aggiustate a piacimento le proporzioni per far tornare 100 alla fine dei conti.
Alla quasi totalità degli italiani che si recheranno alle urne, poco importa di tutto. Stesso dicasi per la quasi totalità di quelli che non voteranno. Ma tutti a starnazzare su questo e quello, senza però aver mai la minima idea di cosa fare, dove cominciare, come muoversi.
L'anonimo di due commenti fa dice
"L’effetto dell’accoglienza indiscriminata è stato invece descritto su alcuni giornali britannici che hanno denunciato il pericolo in Italia di lotte tribali fra migranti africani"
"Giornali britannici"? Un link, prego? Io ci vivo da tanti anni e, specie ultimamente, l'Italia non se la calcola proprio nessuno, salvo terremoti ed eruzioni vulcaniche! Qui tutto il tempo e l'attenzione sono dedicati al patetico circo May-Johnson, figuriamoci!
"La sostituzione"... Ma gli italiani, così docili, chiacchieroni e in fondo innocui chi mai vorrebbe scambiarli con gente che, come ci tieni a sottolineare, al contrario ti salta addosso e ti elimina senza pensarci due volte?
L'autore del post originale apre con
"A me l’Italia, sin dal modo in cui si è formata 150 anni fa, non è mai piaciuta."
Bene. Sentimento sempre più diffuso. Inutile ragliare contro "lostraniero" se in fondo siamo tutti sempre stati stranieri gli uni per gli altri. Tanto vale finirla presto e in maniera "cecoslovacca" piuttosto che "jugoslava". Lombardi e Veneti facciano la "periferia della Baviera". Roma, la penisola e le isole ne approfittino per seguire le proprie strade, darsi una ripulita e stare sulle proprie gambe. Oppure sprofondino in qualche forma di narco-stato tipo Messico se questa è la loro vera inclinazione. Finiti gli "sghei" e i "danè" che arrivano da dove un'economia ancora esiste, in certe contrade "bedde! beddissime, ah!" allora sì che ci sarà da ridere!
Carlo Codega
Caro Arcais
Non ho firmato il commento perché la sua ultima frase avrebbe potuto essere intesa in senso ultimativo, mentre non voglio né sono in grado di dare ultimatum. In ogni caso alla discussione sullo statuto della Cln ero a poche sedie da te e hai sentito le mie opinioni. Il mio ultimo articolo su Sollevazione non è stato pubblicato (o diciamo, è stato censurato), però una sua breve sintesi la puoi trovare nel commento del 5 ottobre al manifesto dell' Italia ribelle e sovrana.
E' vero che "le gobbe non si eliminano con la lima", ma si possono raddrizzare con la dialettica politica. Cosa che non facciamo. Questo lavoro è difficile e forse impossibile, ma se non lo facciamo siamo fottuti. Saluti.
(anonimo delle 21:05)
Caro Carlo Codega, che dirti? Prendo atto del tuo cosmopolitismo, del tuo essere "cittadino del mondo", del tuo disprezzo nei confronti di quelli che abitano a sud del Rubicone. Prendo anche atto del tuo soddisfatto senso di superiorità molto anglosassone. Prendo infine atto del modo semplicistico, facilone e un po' avventurista con cui consideri i processi storici che si stanno aprendo.
In fondo mi sembri un fulgido esempio del successo di almeno 30-40 anni di lavoro manipolatorio teso a inculcare negli Italiani l'idea di essere portatori di una qualche tara genetica, e quindi a "raddrizzarli e correggerli", a fargli sentire la "durezza del vivere" per farli diventare più germanici. I nostri governanti erano guidati da un profondo disprezzo per gli Italiani, da una incredibile ingenuità e stupidità. I nostri alleati tedeschi erano guidati da un più razionale obiettivo di disfarsi di un concorrente e papparsene un terzo.
Se così dovrà essere, così sarà. Ma la storia riserva sempre delle sorprese, e forse stiamo tutti facendo i conti senza l'oste, quello nuovo che si profila ad Oriente.
Non risponderò né dialogherò più con anonimi. Anzi, chiedo alla redazione di non accogliere commenti che non siano firmati. Grazie.
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