Antonio Amoroso e Fabio Frati presiedono il convegno |
Si è svolto ieri a Roma un importante convegno pubblico sulla vicenda Alitalia; ad organizzarlo la CUB trasporti di Roma assieme al Comitato dei Precari Alitalia dell'aeroporto di Fiumicino.
Un convegno importante, partecipato (sala gremita), non solo per il parterre degli ospiti che vi hanno preso la parola — torneremo su quel che è stato detto dai diversi invitati— , ma soprattutto per la presenza degli stessi lavoratori e precari a rischio, con la cui pelle i predatori che hanno in mano Alitalia giocano al massacro.
Tutti gli interventi, considerato il terzo fallimento in pochi anni della privatizzazione della ex compagnia di bandiera italiana, hanno puntato il dito sul tracollo finanziario in cui versa Alitalia spiegando come ciò sia il risultato di una precisa volontà politica, di un disegno ideologico e strategico di lunga durata nonché di una palese catastrofica gestione.
E’ il liberismo, bellezza!
Per anni siamo stati indottrinati, ci hanno indotto a convincerci che “privato è bello”, più efficiente, sicuro, stabile.
Siamo andati avanti a colpi di privatizzazioni, deregulation, mercato libero spietatamente concorrenziale, finanziarizzazioni…
Nessuno ha mai spiegato che tutto ciò avveniva a discapito del “pubblico” ovvero dell’interesse generale della collettività e dei lavoratori stessi.
Coloro che ieri erano presenti a questa importante assemblea, espressione del settore più combattivo delle maestranze Alitalia, hanno cominciato a capirlo, volevano parlare, essere protagonisti.
Tutti i giovani, precari, arrabbiati.
Iniziano a capire che il casino in cui si trovano è un particolare di un disastro più generale. Rischiano di essere licenziati, di non avere il rinnovo del contratto, prendono 2 soldi in cambio della loro forza lavoro, del loro tempo di vita, troppe ore trascorrono a lavoro ipercontrollati, sotto continua pressione, non riescono a campare dignitosamente perché lo stipendio non basta, devono ancora appoggiarsi a mamma e papà, non sanno cosa accadrà domani, se saranno ancora lì o dovranno cambiare tutto, sempre in bilico, sempre incerti, non è vita questa.
Questi lavoratori solo adesso, grazie anche alla lotta che hanno intrapreso, cominciano ad avere una visione chiara, nonostante non sia semplice ed intuitivo comprendere i nessi e le cause della dolorosa vicenda di cui sono vittime. Non si sono limitati ad ascoltare ma con i loro applausi ed anche le loro interruzioni hanno fatto sentire oltre alla loro preoccupazione, la volontà di non perdere questa battaglia – la sensazione è quella che potrebbe essere l’ultima dentro Alitalia. Non si nascondono, questi settori di avanguardia, le difficoltà a coinvolgere molti colleghi impauriti, che guardano con simpatia alla lotta collettiva ma siccome tutte le altre battaglie sono state segnate dalla sconfitta, toccano ferro e sperano di non finire comunque nel tritacarne.
Iniziano a capire che il casino in cui si trovano è un particolare di un disastro più generale. Rischiano di essere licenziati, di non avere il rinnovo del contratto, prendono 2 soldi in cambio della loro forza lavoro, del loro tempo di vita, troppe ore trascorrono a lavoro ipercontrollati, sotto continua pressione, non riescono a campare dignitosamente perché lo stipendio non basta, devono ancora appoggiarsi a mamma e papà, non sanno cosa accadrà domani, se saranno ancora lì o dovranno cambiare tutto, sempre in bilico, sempre incerti, non è vita questa.
Sotto questa luce si può comprendere le enormi responsabilità che gravano sulle spalle di questi lavoratori che sono la prima linea della resistenza in Alitalia, ed in particolar modo del nucleo di irriducibili sindacalisti romani della CUB trasporti con in testa Fabio Frati e Antonio Amoroso.
Paolo Maddalena, tra i più applauditi |
La conferenza si è conclusa approvando con un lungo applauso questo Ordine del Giorno:
«Al termine del lungo e approfondito dibattito svolto, arricchito dagli importanti contributi di tutti i relatori, i partecipanti al Convegno convengono che:
la proposta della Nazionalizzazione di Alitalia, rimane l’unica credibile e percorribile in un’ottica di vero sviluppo e rilancio della compagnia.
Questa scelta scongiurerebbe qualsiasi ipotesi di ridimensionamento dell’attività e/o di una sua trasformazione in una low cost, evitando tagli occupazionali, salariali e normativi e consentendo la stabilizzazione di tutti i precari
La scelta di ricostruire una vera compagnia di bandiera, oltre a ribadire il controllo pubblico di un settore strategico del paese, farà tornare Alitalia al suo ruolo trainante per l’economia e l’occupazione di tutto il comparto aereo e aeroportuale italiano».
Approvato per acclamazione da tutti i presenti al CONVEGNO svoltosi a Roma il 14 marzo 2017
Alitalia: Nazionalizzazione Unica Soluzione
«Al termine del lungo e approfondito dibattito svolto, arricchito dagli importanti contributi di tutti i relatori, i partecipanti al Convegno convengono che:
la proposta della Nazionalizzazione di Alitalia, rimane l’unica credibile e percorribile in un’ottica di vero sviluppo e rilancio della compagnia.
Questa scelta scongiurerebbe qualsiasi ipotesi di ridimensionamento dell’attività e/o di una sua trasformazione in una low cost, evitando tagli occupazionali, salariali e normativi e consentendo la stabilizzazione di tutti i precari
La scelta di ricostruire una vera compagnia di bandiera, oltre a ribadire il controllo pubblico di un settore strategico del paese, farà tornare Alitalia al suo ruolo trainante per l’economia e l’occupazione di tutto il comparto aereo e aeroportuale italiano».
Approvato per acclamazione da tutti i presenti al CONVEGNO svoltosi a Roma il 14 marzo 2017
Alitalia: Nazionalizzazione Unica Soluzione
11 commenti:
Scrivete che all'assemblea erano tutti giovani orecari e arrabbiati.
E quelli col posto fisso c'erano o hanno preferito non venire?
Sí, voglio vedere solo una cosa se fanno gli scioperi a oltranza o se non li fanno.
Tra l'altro hanno due modi perfettamente legali per fargli saltare tutta la mattina di voli che è il momento più intenso almeno per cinque giorni di seguito col primo metodo e random durante il mese com il secondo.
Comunque o scioperano a oltranza o non esistojo.
Speriamo che non finisca nel silenzio come per le acciaierie di Terni.
Devo però aggiungere che c'è anche il grande assente di sempre delle comunicazioni sindacali. Tutti quelli il cui contratto è già scaduto e non è stato rinnovato. Gli eventuali ex precari.
Quelli che non avendo più nulla da difendere sono ormai solo dei fantasmi.
Rispondo ricordando che il convegno, per forza di cose,si è dovuto svolgere in un orario che ha impedito la partecipazione dei lavoratori in turno.
Nonostante questo la partecipazione è stata grande e significativa, segno tangibile della gravità del momento che vive Alitalia.
Per quanto riguarda i tuoi appelli ad una lotta a oltranza e fuori dalle regole, ti invito a riflettere sul fatto che oggi, 2017, sconti amo almeno un ventennio di cancellazione nella testa e nelle coscienze dei lavoratori italiani di qualsiasi barlume di alfabetizzazione sindacale e molto spesso anche politica.
Questo è il terreno su cui devono muoversi quelli che privano ad organizzare una risposta contro le devastanti politiche di liberalizzazione e privatizzazione attuate nel nostro paese con tutto il loro corollario accessorio di licenziamenti, tagli e precarietà diffusa.
Ricorda anche che chi decide di mobilitarsi in area aeroportuale deve contrastare un apparato repressivo intimidatorio formato da una legge antisciopero e da un controllo poliziesco capillare su tutti i laboratori e sindacalisti impegnati nelle vertenze...viviamo quasi in una stato di extraterritorialita' per cui cose che dono "normali" per tutti i lavoratori italiani in aeroporto sono vietate...
Sappi inoltre che chi non rispetta le norme della legge antisciopero è punito con una multa di 500 euro al giorno più un provvedimento disciplinare...quindi tutto si può fare ma serve una grande coscienza sociale e di "classe" che oggi mi sembra molto scarsa in tutti i lavoratori italiani.
Le mobilitazioni, gli scioperi e le altre iniziative si fanno con le persone e i lavoratori di oggi, con il loro sentire e la loro cultura.
Fare le cose realmente, " sul campo", è sempre più difficile che teorizzare rivoluzioni digitando su una tastiera.
Noi siamo qui, sul "campo" e non molliamo...
il punto è che si procederà coi 2000 tagli.
alitalia è stata chiara.
Bravo Frati!
Le persone che stanno protestando meritano tutto il nostro rispetto. Non credo però che le cose dipendano dalla volontà, o dalla possibilità, individuale di questo o quel gruppo di andare avanti in un difficilissimo sciopero ad oltranza. Dipende dalle condizioni generali.
Il fatto è che in molti ci chiediamo ogni volta la stessa cosa, ossia se questa è la scintilla che incendia la foresta oppure solo le ultime fiammate, destinate a spegnersi, del tempo che fu.
In altre parole quali sono le prospettive realistiche? Io ne riesco ad abbozzarne solo due: (i) che si riesca ad ottenere le proprie rivendicazioni di categoria e dunque la protesta abbia successo e rientri oppure (ii) ottenere dei successi molto parziali o addirittura nulli davanti ai quali il movimento si disperderebbe come altri in passato. La (i), che è sì il successo ma della sola rivendicazione di categoria, mi sembra davvero molto improbabile. La (ii) è ciò che penso accadrà.
C'è qualche speranza che, in tale ipotesi, il movimento non si disperda?
Ventidue:zeroquattro
(orario del mio primo commento)
Caro compagno Fabio Frati, come diceva De Andrè, la gente da buoni consigli quando non può dare il cattivo esempio, ed anche io non faccio eccezione. Dopo aver guidato lotte sindacali come per tanti anni ho fatto (ma ora sono in pensione), voglio darti un consiglio che è lo stesso che, inascoltato, diedi ai lavoratori delle Acciaierie di Terni quando individuarono e lanciarono come unica, vera soluzione per la loro vertenza, la nazionalizzazione dell'azienda era quello di sostenere questa rivendicazione con una occupazione della fabbrica senza la quale non si sarebbe dato né il senso della tensione e della determinazione delle maestranze né la volontà di far diventare quella vertenza una lotta di tutta la città a favore della soluzione indicata. Credo anche per voi che oggi indicate come la soluzione per Alitalia la sua nazionalizzazione. Se non vorrete, come accaduto alle Acciaierie di Terni commettere lo stesso errore ed essere sconfitti, dovrete passare per le forche caudine della occupazione, Certamente non occupando gli aeroporti ma occupando il centro direzionale, la testa pensante di Alitalia. Una tale radicale forma di lotta metterebbe questa vertenza sotto una lente di ingrandimento tale da mettere al riparo da manovre nascoste e da accordi sotto banco dall'ennesima ed ulteriore beffa dei lavoratori e dei cittadini tutti.
Pasquino 55
Le lotte in aeronautica si fanno occupando le piste di atterraggio, incatenandosi al carrello dell aeroplano e altre cose note a tutti che sono successe anche in Italia quarant'anni fa e continuano a succedere quando a scioperare sono i francesi.
E BISOGNA CREARE UN FRONTE UNITO DELLE DIVERSE CATEGORIE INTERNE ALL'AZIENDA ALTRIMENTI NON C'È ALCUNA SPERANZA DI FARCELA.
Poi si dovrà formare un fronte unito ANCHE DI TUTTI I LAVORATORI ITALIANI.
Quel che dice Pasquino mi fa riflettere e molto.
Sono un'operaio AST, tra quelli che scioperarono a lungo in occasione dell'ultima vertenza.
Limitammo i danni.
I effetti Pasquino ha ragione, occorrerebbe occupare quando in ballo c'è tanto, come adesso in alitalia.
Occorrerebbe....
Ma come Pasquino sa (immagino che sia della mia città, Terni) e lo sa se ha fatto l'operaio, per occupare non si può andare in qualche decina, occorre la grande maggioranza favorevole, altrimenti la prima linea resterà isolata e verrà massacrata.
Non so come stanno le cose in alitalia, ma l'articolo di Daniela segnala quanto sia difficile la lotta, che se ho capito solo una minoranza lotta davvero e che come sempre molti lavoratori stanno a guardare. in questa condizioni è difficile occupare.
E poi c'è un altro fattore: può vincere un pezzo del mondo del lavoro se non si mobilita anche il resto?
la vedo tanto dura.
fabio
Ma neanche quando ci sono 2000 tagli sul piatto (e un taglio consistente degli stipendi per molti di quelli che manterrebbero il posto) si riesce a formare un fronte, non dico di larga maggioranza...ma comunque sufficientemente ampio da non essere in minoranza?
2000 tagli...sono 2000 persone. 2000 famiglie.
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