[ 5 ottobre ]
Riceviamo e con ritardo pubblichiamo
«Ieri [29 settembre] noi c'eravamo. Renzi ha provato a sfuggirci, ma non c'è riuscito.
La sua calata su Perugia è stata annunciata a meno di 48 ore dal suo arrivo.
Per di più dal teatro Pavone di Perugia, in pieno centro, a poche ore, il suo spettacolo è stato spostato al centro congressi Capitini.
La fuga dal centro perché temeva una forte contestazione come quella che improvvisammo per la ministra Boschi.
Che fosse furbo, lo sapevamo.
Al Capitini non ci è arrivato passando per la strada apparentemente obbligata, che tutti davano per scontata e dove noi eravamo in "agguato"; bensì da via ed entrata secondarie.
Ad attenderlo c'erano 500 suoi accoliti che hanno assistito al suo show (non tanti, se si pensa che l'Umbria è un feudo del Pd e che tra
assessori e consiglieri comunali e regionali, funzionari delle comunità montane e delle asl, e della elefantiaca macchina amministrativa, ci sono 5 mila persone).
Noi eravamo lì, sfidando i divieti categorici della questura che per proteggere il Bomba, non aveva autorizzato alcun presidio.
Anche questo spiega perché fossimo solo un centinaio: tempi stretti, spostamento dello show e divieti per ragioni di "pubblica sicurezza".
Sarà solo questo che ha impedito la presenza di Rifondazione Comunista, del Coordinamento Democrazia Costituzionale e Sinistra Italiana?
In queste condizioni, nonostante tutto, noi c'eravamo a manifestare e difendere le ragioni del No, con i nostri striscioni, cartelli e fischietti. Alla rotonda di viale Centova, con il saluto delle macchine che passavano fra i nostri comizi volanti dalle trombe.
La polizia voleva addirittura sloggiarci per confinarci dove non saremmo stati per nulla visibili, ma noi abbiamo tenuto la posizione.
Abbiamo così dato continuità nella nostra regione alla campagna referendaria per il NO, che iniziammo con il flash bob del 8 luglio scorso, in Corso Vannucci a Perugia, cosa che i media locali hanno sostanzialmente segnalato».
Noi eravamo lì, sfidando i divieti categorici della questura che per proteggere il Bomba, non aveva autorizzato alcun presidio.
Anche questo spiega perché fossimo solo un centinaio: tempi stretti, spostamento dello show e divieti per ragioni di "pubblica sicurezza".
Sarà solo questo che ha impedito la presenza di Rifondazione Comunista, del Coordinamento Democrazia Costituzionale e Sinistra Italiana?
In queste condizioni, nonostante tutto, noi c'eravamo a manifestare e difendere le ragioni del No, con i nostri striscioni, cartelli e fischietti. Alla rotonda di viale Centova, con il saluto delle macchine che passavano fra i nostri comizi volanti dalle trombe.
La polizia voleva addirittura sloggiarci per confinarci dove non saremmo stati per nulla visibili, ma noi abbiamo tenuto la posizione.
Abbiamo così dato continuità nella nostra regione alla campagna referendaria per il NO, che iniziammo con il flash bob del 8 luglio scorso, in Corso Vannucci a Perugia, cosa che i media locali hanno sostanzialmente segnalato».
30 settembre, Perugia
Nessun commento:
Posta un commento