[ 27 dicembre ]
«La
politica consiste in una dura e prolungata
penetrazione
per mezzo di una tenace resistenza, e questo richiede, allo stesso tempo,
passione e temperanza.
E’
certamente vero, e la storia lo dimostra,
che
in questo mondo non sarà mai raggiunto il possibile
se
non si tende ripetutamente all'impossibile».
Max Weber
1.
Protesta sociale e mobilitazione elettorale, sono i motori del cambiamento. È
stato detto molte volte e non sempre rigorosamente: le lezioni 20 dicembre
chiudono un ciclo aperto, in ultima analisi, dalla protesta di 15M [ degli indignatos, Ndr]. Lotta sociale e
confronto elettorale sono cose diverse ma correlate. Nella nostra grammatica
tradizionale diremmo che la lotta sociale prepara quella elettorale e la
qualifica. Questo concetto va tuttavia chiarito. Se consideriamo il 15M come una
ribellione sociale pacifica e democratica, dobbiamo concludere che esso ha
avviato un ciclo di mobilitazioni che si sono concluse in un ciclo elettorale oggi
solo all’inizio.
Nel mezzo, c’è Podemos.
Lotta
sociale e mobilitazione elettorale si sono concluse, non senza contraddizioni,
coincidendo. Questo è quanto caratterizza Podemos: espressione di un movimento
sociale che, tuttavia, non può essere ridotto ad esso; entrambi i fenomeni
procedono insieme, con ritmi, forme e contenuti diversi ma che alla fine
convergono. Podemos —è bene insistere su questo— è un processo, una forza politica in costruzione e in definizione,
con relazioni complesse con una base sociale eterogenea ed estremamente ampia.
2.
Il sistema elettorale ed il bipartitismo, sono il vero catenaccio della
Costituzione del 1978. La tesi sostenuta in un recente libro di Javier Perez
Royo sulla riforma costituzionale, per quanto già nota, conserva una grande
validità oggi visti i risultati delle elezioni 20D. Quanto sostiene il
Professore di Diritto Costituzionale dell'Università di Siviglia è chiaro: la
Costituzione del ‘78 è uno strumento che serve, in ultima analisi, al fine di
garantire il bipartitismo, il centralismo e la monarchia borbonica; ed in
quanto tale è impossibile riformarla.
Nella
sostanza il bipartitismo, inteso come un modo di organizzare il potere affinché
continuino a comandare coloro che non si presentano alle elezioni, la cosiddetta
“governabilità”, che altro non è se non la perpetuazione della monarchia. Il
sistema elettorale favorisce e organizza il bipartitismo e quando, per vari
motivi (queste elezioni lo dimostrano) si producono cambiamenti nel sistema dei
partiti, la tendenza è quella di sfoderare il discorso sull’ingovernabilità, ciò
che favorisce il ritorno al bipartitismo, ovvero il dominio dei partiti
dinastici.
3. Arretramento
del bipartitismo e concrezione elettorale dell'alternativa. Superare il
bipartitismo è, in un certo senso, un modo di nominare la rottura del regime.
Non è mai stato facile e non lo sarà ora. Sono necessarie specifiche
condizioni. Al centro, un movimento sociale che sostiene e spinge l'alternativa
politica elettorale. Questo sta già avvenendo in Spagna. Nulla cade se non
viene fatto cadere. Dobbiamo perseverare, con tenacia e coraggio.
Il
20 dicembre il bipartitismo indietreggia ma mostra una forte capacità di
recupero. È naturale, è la potenza del sistema. Eppure, PP e PSOE, hanno perso
più di 5 milioni di voti; a sua volta, Podemos raggiungere più del 20%, con 69 seggi
e supera i 5 milioni di voti. Ciudadanos ottiene quasi il 14% con 3,5 milioni
di voti. Izquierda Unida (IU) ha perso più di 600.000 voti e, come sempre,
punita dal sistema elettorale, ottiene solo due deputati.
Dietro
a questi dati generali in quanto vi sono realtà che non possiamo discutere in
questo articolo, ma di cui si deve tener conto. In particolare, due dati: in
primo luogo, che il nuovo emerge con forza nelle grandi città e poi che quando
si realizzano grandi alleanze elettorali si ottengono ottimi risultati. Questo lo
abbiamo già verificato in occasione delle elezioni comunali e viene confermato con più forza dalle elezioni
generali. Che Podemos sia la prima forza in Catalogna e nei Paesi Baschi è
un'impresa non da poco e, a sua volta, che sia la seconda in Galizia, Valencia
e Madrid. Non è necessario scendere nei dettagli, ci sarà tempo.
La
cosa sostanziale, a mio parere, è che vengono avanti tre nodi che andavano sciolti
e sembravano antagonistici. Mi riferisco al legame tra 'questione sociale',
'questione nazionale' e 'nuovo progetto di Paese'. Podemos —ed è un fatto
cruciale— pretende di superare il bipartitismo unendo queste tre questioni, con
una chiara vocazione a intrecciare l’aspetto sociale e quello nazionale, in
quella che potremmo chiamare "ampia alleanza delle sinistre sovraniste",
come un mezzo per costruire un nuovo potere, un nuovo Stato federale
(auto)istituito.
Un
altro aspetto che va sottolineato è che, seppur non in modo del tutto lineare, mentre
il bipartitismo arretra grazie all’avanzata della sinistra, il progetto
Ciudadanos s’impantana. L’operazione guidata da Rivera è stata molto importante
e aveva alle spalle, tutti lo sapevano, le grandi potenze economiche e i media.
L'obiettivo era chiaro: indebolire
Podemos dal centro destra e promuovere una nuova maggioranza PP-Ciudadanos. Al
di là degli errori della campagna —uno è stato notevole— [la dichiarazione che Ciudadanos avrebbe appoggiato un governo del PP, Ndr], l'operazione di Ciudadanos
non ha funzionato come sperato perché non potevano nascondere la suo carattere
di destra, in molti sensi, più di destra del PP.
La
resistenza del PSOE, nonostante abbia ottenuto il risultati peggiori della sua
storia, ha a che fare, a mio parere, con due ragioni strettamente correlati: da
un lato, perché la campagna puntava a contenere l’esodo verso Ciudadanos e, in
secondo luogo, perché è sempre avuto chiaro che il nemico principale veniva da
sinistra, da Podemos. Di qui l'ossessione di Pedro Sanchez Mariano di
polarizzarsi con Mariano Rajoy tentando di apparire come la vera alternativa al
PP. Si potrebbe dire—e ciò è stato un grande servizio al bipartitismo— che Pedro
Sánchez ha preferito perdere voti verso destra piuttosto che alla sua sinistra,
ben sapendo che non alla sua destra sta il nemico di un sistema di potere che
ha sempre beneficiato il PSOE e che dunque andava perpetuato.
4.
Podemos e Izquierda Unida. Come ho già detto, i risultativi IU sono stati brutti.
Come sempre, ciò non si spiega solo con un singolo fattore ma la sconfitta ha
molto a che fare con l'incapacità del nucleo dirigente di IU ci connettersi con
il nuovo che è emerso col 15M, quindi la sua profonda incomprensione del
fenomeno Podemos. Quando IU poteva cambiare, non comprese il treno passa una
volta sola, che poi molto difficile prenderlo di nuovo. Podemos —vale la pena
insistere— è, sotto molti profili, prodotto delle lacune di IU, una
organizzazione politica e un apparato che non hanno capito i cambiamenti
sociali e culturali in atto nella nostra società e che tutto quello che cercato
di fare, alla fine, è stato rappresentarli elettoralmente.
Malgrado
il treno sia ripassato, lo si lasciò andare. Con gli accordi raggiunti in
Catalogna, Galizia e quasi conclusi in Valencia, hanno alla fine prevalso la
tradizionale inerzia del Sud, il richiamo all’identità, la presunzione di autosufficienza.
La percezione è stata, ancora una volta, sbagliata. Si è pensato che Podemos era
un progetto in declino elettorale e che IU sarebbe stata in grado di ottenere
gruppo parlamentare nello Stato. Quello che è accaduto è già noto. In qualche
modo, si è ripetuta la strategia del 1982, dimenticando che Podemos non è il
PSOE e che è nato contro esso, e che IU non è, neanche lontanamente, il PCE del
1982.
In
queste condizioni, la strategia elettorale era facilmente prevedibile:
distinguersi in negativo da Podemos rivendicando, ancora una volta, con
l’utilizzo di teoria cospirativa della storia, una identità in pericolo. E’
vero che questa strategia ha sempre funzionato bene. Se c’è una tradizione di
IU è il suo orgoglio e il senso di appartenenza dei suoi membri. Possiamo dire,
senza sbagliarci, che le donne e gli uomini di IU hanno dato anima e sangue in questa
campagna elettorale. Un altro problema è che la conseguenza più negativa di una
tale politica si materializza nella “cattiva notizia” che l'unità è
indispensabile e che si debbono forgiare alleanze con i "nemici" di
ieri. Non sarà facile.
In
un certo senso, si può dire che quella di IU è stata la strategia più funzionale
a Podemos perché non gli contestava l'egemonia del cambiamento e si auto-isolava
da una base sociale che aspirava a profonde trasformazioni sociali e politiche
con uno stato d'animo aperto, unitario e plurale. Gli spazi si costruiscono e
mai, soprattutto ora, sono determinati per sempre. Questo è stato sperimentato nelle
elezioni comunali e si è riprodotto in Catalogna, Galizia, Paesi Baschi,
Valencia ...
Dobbiamo
insistere: Podemos e UI, per molti versi, sono complementari e insufficiente da
soli per costruire l'alternativa. In queste elezioni Podemos ha avanzato molto.
Un'organizzazione che si costruisce in piena campagna elettorale vive, per dirla così, un
cambiamento permanente. Podemos di oggi non è già più quello del passato e
certamente quello di domani non sarà quello di oggi. IU può tentare, ancora una
volta, di procedere contro Podemos, ma può anche, ferma la sua autonomia, allearsi,
mescolarsi, intervenire, essere parte di un progetto che è l'unico che in grado
di egemonizzare un cambio di regime.
Il
prossimo treno è già partito. Questa legislatura sarà molto complessa e anche
breve. L’unità di IU e Podemos può moltiplicare voti, speranze e illusioni.
Presto dovremo scegliere. Ci vorranno passione e temperanza; e decisione, soprattutto
decisione.
* Fonte: Cuarto poder
** Traduzione a cura della redazione
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