[ 13 novembre ]
La dicotomia "lavoro - reddito" che sta all’origine del pensiero liberista, è ciò che consente al progresso scientifico di provocare disoccupazione, povertà e ingiustizia.
Il testo che segue è uno dei documenti proposti in vista del Seminario nazionale per un nuovo movimento politico di Unità Popolare che si svolgerà a Roma il 12 e 13 dicembre prossimi
«Il reddito di base, detto anche universale, non è il reddito di cittadinanza, ma è un’erogazione monetaria, ad intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza, in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita, ecc.), indipendentemente dall'attività lavorativa effettuata, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto.»
* * *
La dicotomia "lavoro - reddito" che sta all’origine del pensiero liberista, è ciò che consente al progresso scientifico di provocare disoccupazione, povertà e ingiustizia.
❏ Principi ispiratori:
Secondo comma dell’articolo 4 della Costituzione della Repubblica
Italiana che recita:
“Ogni cittadino ha il dovere di
svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una
funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”
Aforisma di Karl Marx che recita:
“Da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi
bisogni”
❏ Preambolo
Ringraziando
gli amici Giuseppe Mattoni e Luigi Pecchioli che hanno avuto il merito di
andare oltre le mie resistenze iniziali nell’introdurmi all’argomento, contestualmente alla lettura di
questo testo consiglio:
- la visione di questo interessante video sottotitolato in italiano
(occorre attivare l’opzione, Ndr): ,
- di considerare, ad ogni passaggio del testo che segue, ciò che recita
l’Art. 4 della Nostra Carta Costituzionale: “La Repubblica riconosce a tutti
i cittadini, il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le
proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società.”
- di tener presente che la questione dovrà essere affrontata, dalle istituzioni passando
per la via democratica, quando torneremo a vivere in uno Stato sovrano e
democratico che avrà spazzato via tutte le pseudo-riforme e le norme di stampo
liberista degli ultimi decenni, che si sarà tirato fuori dal giogo dell’Unione
Europea e che starà applicando la Costituzione originaria del 1948 (compreso
l’Art.4 in toto) nell’ottica del perseguimento dell’impiego ottimale di tutti i
fattori della produzione a disposizione del paese (e concessi dai cittadini),
anche mediante il rientro in possesso di tutti quei fattori produttivi
strategici che nell’attuale era liberista, sono stati ceduti improvvidamente ai
privati.
In altre parole lo Stato democratico e sovrano che tutti noi auspichiamo,
dovrà indiscutibilmente fornire opportunità
di lavoro (anche e soprattutto finanziando tutti i servizi alla persona) così
da provvedere all’eliminazione delle sacche di povertà ed emarginazione sempre
più ampie nell’Italia colonizzata dalla U.E. e, contemporaneamente o appena
successivamente, dedicarsi a chi proprio non ha attitudine o abilità al lavoro,
ma magari ha una famiglia cui badare, un’arte da esprimere, uno scopo sociale
da perseguire e non ultimi chi più drammaticamente soffre di patologie
invalidanti, ecc., lasciando al contempo ai cittadini la
libertà di stipulare obblighi economici reciproci i quali implicano,
necessariamente, il diritto all'iniziativa privata.
Il tutto
nell’adempimento di quanto impongono i principi costituzionali che prevedono,
da un lato l’intervento diretto dello Stato nell’economia per bilanciare la
tendenza del capitale verso il massimo profitto, generando come conseguenza lo sviluppo
di una dinamica virtuosa tra gli egoismi privatistici e i bisogni collettivi e
dall’altro il sostegno ai cittadini.
Infine puntualizzo a priori che il reddito di base (o reddito universale)
di cui tratterò, non è per nulla assimilabile al reddito di cittadinanza
di gran moda in questi giorni e di matrice liberista, che prevede la perdita di
tale diritto in caso di rifiuto da parte del cittadino di un certo numero di
offerte di lavoro, consegnandolo quindi nelle mani del “peggior offerente”, in
altre parole, costringendolo ad accettare lavori di qualsiasi genere per
importi che poco hanno a che fare con la dignità prevista in Costituzione, ma
al contrario, è un dispositivo in grado di affrancare tutti i cittadini dallo
stato di bisogno.
E’ un fatto che
da quando siamo entrati nella modernità anche in tempo di relativa pace, con la
più ampia disponibilità di risorse e tecniche, la povertà non solo continua a
sussistere, ma tende ad aumentare in proporzione rispetto all’aumento dei
profitti di chi detiene il capitale.
L’inarrestabile
progresso tecnologico, sia pur indirizzabile da uno Stato democratico e sovrano
a favore dei propri cittadini anche in considerazione dei limiti del mondo in
cui viviamo, inevitabilmente innesca e accentua tutta una serie di
problematiche legate alla minore necessità di posti di lavoro (anche di
concetto) che, accompagnata dall’incremento della popolazione mondiale, a sua
volta fa esplodere il problema della disoccupazione, inducendo i lavoratori a
rinunciare a diritti acquisiti pur di lavorare e garantendo profitti sempre
maggiori al capitale.
Anche in
settori come l'insegnamento, la medicina, le opere pubbliche, l'informazione ecc.,
l'impiego umano verrà sempre più limitato dall'uso esasperato di macchine e
computer destinati a eseguire operazioni sempre più complesse e lasciando a
pochi il compito della mera sorveglianza, mentre l’incremento di lavoro
impiegato nella costruzione e nella manutenzione delle macchine, non potrà mai
compensare le perdite.
Non è
certamente opinione superficiale e fantascientifica dello scrivente asserire
che l’uso di futuribili mezzi di produzione renderà superfluo il genere umano
ovviamente, ma piuttosto che lasciare
che così tali potenti mezzi di produzione vengano acquisiti ed utilizzati esclusivamente
dai privati per il loro profitto, significa consegnare le leve dell'economia a
questi ultimi e con esse tutta la società.
Nell'Unione
Europea, dove l'intervento pubblico nell'economia è in sostanza vietato, non è
prevista alcuna forma di solidarietà e comunione, anzi queste sono
espressamente negate dai trattati che regolano l’Unione stessa; la competizione
è istituzionalizzata e perseguita a tutti i livelli: tra Stati, tra Enti, tra
imprese, tra lavoratori, ecc.; la comunicazione tende a mettere tutti contro
tutti; la democrazia è solamente di facciata; gli Stati non possono operare
negli interessi dei cittadini a meno di indebitarsi con la finanza
internazionale e l'indebitamento degli Stati ricade sui cittadini in una
spirale inarrestabile verso il basso.
In un concetto:
nell'Unione Europea l'esautorazione delle Costituzioni è un fatto indiscutibile
che mostra ogni giorno i suoi frutti avvelenati.
Non solo, gli
Stati stanno per essere sottomessi definitivamente al potere economico delle
multinazionali con dispositivi come il trattato transatlantico TTIP,
impossibile da realizzare senza la "copertura" dell'attuale
costruzione europea e in presenza di veri Stati democratici e sovrani.
Pertanto, ciò
che mi prefiggo di discutere con chi vorrà a seguito di queste righe, è un’ipotesi
che, rafforzando il concetto di redistribuzione insito nella nostra
Costituzione, potrà essere attuata unicamente successivamente al riposizionamento
ai vertici dell’ordinamento e della vita dei cittadini italiani della Carta
Costituzionale nella sua versione originale del 1948, quindi alla uscita
del Nostro Paese dall'Unione Europea ed all'abrogazione di tutte le pseudo-riforme
di stampo liberista degli ultimi decenni. Ovvero dal momento in cui la
democrazia sarà ritornata a determinare le scelte pubbliche e lo Stato
sovranamente avrà ricostruito il potenziale produttivo nei territori e
perseguito la massima occupazione creando lavoro con retribuzioni di riguardo e
orari commisurati alle esigenze del singolo lavoratore anche grazie al
potenziamento del settore dei servizi alla persona.
Da ciò ancora,
la necessità in primis di un impegno finalizzato al ripristino della legalità costituzionale,
ove preveda una lettura in chiave futura dei principi universalmente validi
contenuti nella Carta fondamentale redatta dai padri costituenti.
Ripeto a scanso
di equivoci ed in altri termini: questa proposta non è attuabile in un regime
oligarchico liberista, nelle attuali condizioni, con gli Stati impossibilitati
a perseguire politiche di piena occupazione e di benessere diffuso, un
eventuale reddito (che verrebbe emesso dal sistema bancario attualmente
totalmente privato) rappresenterebbe un’elemosina elargita alla gente con lo
scopo di soggiogarla e controllarne gli impulsi alla ribellione, oltre a
determinare lo sfruttamento dei lavoratori da parte del capitale come già analizzato
al termine del preambolo.
❏ Il punto
Affinché si possa realizzare quanto segue occorrerà innanzitutto liberare
da concetti moralistici intrisi di liberismo ed origine dello stesso (del
genere “i soldi bisogna guadagnarseli”) il tema del lavoro e considerare tale
anche il dedicarsi a doti personali, alle arti, alla conoscenza, al benessere
dei propri cari, agli interessi della società.
Uno Stato, sebbene social-democratico e sovrano, che crei lavori alienanti
e fini a se stessi (tipo “scavare buche per poi riempirle”) sarebbe visto
comunque come un padrone ingiusto al quale ribellarsi.
Il reddito di base o universale, definizione:
Il reddito di
base, detto anche universale, non
è, come già spiegato, il reddito di cittadinanza, ma è un’erogazione monetaria,
ad intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di
cittadinanza e di residenza, in grado di consentire una vita minima dignitosa,
cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita, ecc.), indipendentemente
dall'attività lavorativa effettuata, dal sesso, dal credo religioso e dalla
posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto.
La presenza del
reddito minimo universale non esclude, anzi prevede d parte dello Stato, oltre
ad un forte investimento verso la ricerca, la fornitura di servizi al cittadino
gratuiti legati a sanità, previdenza, istruzione, trasporti, acqua, ecc., nonché
a un esaustivo piano di edilizia residenziale pubblico.
Unica
condizione a fronte di questo diritto, tutti i cittadini abili e in età
lavorativa dovranno rendersi disponibili ad affrontare le esigenze dello Stato
attraverso un servizio civile o militare commisurato alle proprie capacità e
sensibilità da ripetere ogni anno per un periodo di tempo limitato o in caso di
emergenze nazionali durante, se necessario, tutto il corso di queste. Ciò
ingenererà nelle donne e negli uomini così impiegati, attaccamento alle
istituzioni, senso del dovere e nuove e utili abilità, il tutto nell’interesse
di tutta la collettività.
La sua
traduzione in legge dello Stato dovrà passare il vaglio democratico e,
collateralmente ad esso, dovrà essere necessariamente ripristinato il controllo
statale sui prezzi oltre che un indispensabile efficientamento e ammodernamento
della funzione pubblica.
Il reddito di base o universale prevede:
1.
Un versamento in denaro a scadenza regolare. Dunque,
né una somma versata una tantum, né un contributo per specifici servizi;
La determinazione della sua entità dovrà essere stabilita da un’apposita
commissione pubblica formata da rappresentanti di tutte le categorie, da quelli
dei ministeri interessati, da quelli di camera e senato, ed in generale da
rappresentanti degli organi statali e non interessati. Dovrà comunque essere
commisurata alle esigenze delle persone in funzione delle condizioni
dell’economia caratteristiche la sua “area di residenza” e dell’età dell’avente
diritto.
2.
L’erogazione da parte di una comunità politica
(Stato), che lo finanzia attraverso l'emissione di moneta sovrana, la
tassazione generale, i ricavi dovuti alle attività delle aziende di Stato.
3.
Unico requisito richiesto per essere titolati a
ricevere un reddito di base è la cittadinanza e la residenza stabile; in alcune
proposte gli individui stabilmente residenti da un periodo di tempo lungo sono
inseriti tra i beneficiari benché non ancora dotati di cittadinanza.
4.
Ancora le diverse proposte distinguono tra un reddito
versato a partire dalla maggiore età da uno a cui si è titolati dalla nascita,
in questo caso dovrà essere prevista una perequazione crescente in funzione
dell’età e quindi delle necessità reali del soggetto che lo percepisce o dei
suoi tutori
5.
Quando proposto come sostituto delle pensioni di
anzianità, è inoltre generalmente previsto un assegno più sostanzioso in
corrispondenza con il raggiungimento dell'età pensionistica.
6.
A differenza di molte delle politiche sociali attuali,
determinate dal nucleo familiare, il reddito di base è un intervento di tipo
individuale, che non subisce variazioni in riferimento al proprio status
familiare.
7.
Il reddito di base è versato a tutti (cioè ai soggetti
individuati nel punto 3 indipendentemente dalla propria condizione economica.
Questa caratteristica, oltre a renderlo compatibile con i dettami
costituzionali che non ammettono disparità di trattamento tra i cittadini,
renderebbe i costi di gestione di un reddito di base, minimi se non
inesistenti. Versato a tutti, esso sarebbe anche l'unico reddito a non essere
tassabile, mentre ogni altra risorsa economica sarebbe tassata (tramite
aliquote progressive) rendendo così possibile anche il recupero dello stesso
reddito dai soggetti più agiati.
8.
L'unica condizione personale richiesta per essere
titolati a ricevere il reddito di base è la cittadinanza (o la residenza
stabile). La mancata accettazione di un lavoro, quando offerto, non è da
considerarsi quindi ragione sufficiente per decadere dal beneficio. Inoltre,
trattandosi di un intervento monetario incondizionato, non esistono vincoli
nell'utilizzo delle risorse economiche concesse salvo quello relativo alla
partecipazione di attività di servizio civile o militare periodiche e limitate
precedentemente accennate.
9.
Il Reddito di Base o Universale sarà impignorabile e
verrà sospeso alla cittadina ed al cittadino in stato di detenzione.
Il reddito di base o universale ha questi scopi:
1.
Garantire la libertà dal bisogno di ogni cittadino.
2.
Annullare gli effetti del progresso tecnologico che
rende progressivamente sempre meno indispensabile l'opera umana.
3.
Innalzare il livello di salari e stipendi in modo
da eliminare ogni sfruttamento del lavoro.
Premettendo
sempre che un programma del genere può essere unicamente applicato in caso di
Stato sovrano e democratico, capace di generare lavoro ben retribuito e con un
regime fiscale progressivo, una volta erogato il reddito minimo universale:
- una cittadina
o un cittadino con ambizioni e bisogni particolari potrà lavorare con orari
confacenti alle sue necessità e, percependo un reddito di riguardo, senza dover
scendere mai a compromessi
- una cittadina
o un cittadino con capacità artistiche, sportive, politiche, ecc. potrà
dedicarsi ad esse con tranquillità concedendo i frutti del suo operato alla
società tutta, senza alcuna pressione
- una cittadina
o un cittadino che vorrà intraprendere un’attività imprenditoriale sarà libera/o
di fare ricerca e sviluppare un'idea senza lo spettro incombente del fallimento
- una cittadina
o un cittadino che sentirà la necessità di dedicarsi unicamente alla propria
famiglia potrà farlo senza rinunce e sacrifici
- una cittadina
o un cittadino che deciderà di "accontentarsi" e lasciare che il
reddito di base sia la sua unica fonte di reddito ... dovrà appunto
accontentarsi.
A proposito di
quest’ultimo concetto, vorrei precisare che, l’importo percepito col rdb (al
quale vanno sommati tutti quei servizi fondamentali che lo Stato fornirà ai
propri cittadini sopra elencati) sarà sufficiente a coprire solamente le
necessità primarie e non consentirà acquisti di beni e servizi non essenziali
alla vita; la sua entità quindi non coprirà i costi per l’acquisto e l’esercizio
di: auto, dispositivi elettronici, beni mobili e immobili, ecc., ma solamente
quelli legati alla sussistenza; quindi al sorgere di una particolare esigenza,
l’interessato dovrà necessariamente lavorare per potersi permettere la spesa
relativa. E’ noto che gli italiani sono un popolo di lavoratori creativi, che
apprezza tutti quei piaceri che elevino la qualità della vita, oltre che essere
molto spesso ambiziosi, cose che, per la stragrande maggioranza di essi, rafforzerà
ingegno e propensione al lavoro.
Ma il più sottile
ed al contempo forte tra i vantaggi che il reddito di base offre ai propri cittadini
è certamente l’inibizione di ogni spinta prevaricatrice ora presente nel mondo
del lavoro in virtù del fatto che nessuno più sarà disponibile ad essere sfruttato.
Per questo, un
imprenditore che pretenderà di abusare dei suoi dipendenti o che investirà in
tecnologia alienante il lavoro umano (mirando unicamente all'innalzamento della
propria quota di profitto), non avrà vita facile perché il reddito di base sarà
affiancato ad altri provvedimenti atti a salvaguardare i lavoratori secondo i
principi costituzionali sia in tema di lavoro che in tema fiscale; quindi, per
esempio, salario e stipendi minimi saranno, giocoforza, fissati dai contratti
di lavoro pubblico, la tassazione sarà proporzionale al profitto e modulata in
funzione delle spese per salari, stipendi e investimenti che comportano
assunzioni e così via.
Il tutto in
ossequio e secondo i dettami della Costituzione della Repubblica Italiana nella
sua versione originale uscita dai lavori dell’Assemblea Costituente ed entrata
in vigore il 1° Gennaio 1948.
* Simone Boemio, membro del Consiglio nazionale di Ora-Costituente
10 commenti:
Molto bene, ecco una proposta forte.
Occorre però, e anche urgentemente, spiegare come sia sostenibile questo reddito universale e perché il piccolo imprenditore ne ricaverebbe vantaggio.
Occorre spiegarlo (e la prima parte anche a me) perché sono le primissime due domande che ci faranno quando andremo di casa in casa a citofonare alla gente per diffondere l'idea.
Infine è molto importante un'analisi dei cambiamenti che un simile progetto provocherebbe nella società. Esistono degli equilibri e dei rapporti consolidati che sono funzionali alla costruzione e al mantenimento di alcune rendite di posizione più o meno prospere e salde. Il reddito universale andrebbe a sconvolgere questi equilibri, magari rendendoli più "giusti" ma certamente intaccando molte di quelle rendite di posizione ormai stabilite.
È essenziale comprendere in che termini avverrà questo "sconvolgimento" (positivo) perché bisogna essere preparati a sostenere la reazione di chi verrà toccato dalla realizzazione di questa proposta.
Sui grillini che sarebbero dei liberisti proporrei di farla finita; la Taverna ha appena lanciato strali contro il neoliberismo sul blog di Grillo e senza il reddito di cittadinanza dei m5s noi non staremmo qui a parlare di reddito universale (tanto è vero che Simone deve riportare il grafico di gradimento della proposta pentastellata per sostenere la propria).
I grillini non hanno una idea né precisa né chiarissima al di là dell'impegno all'onestà ma si sono dimostrati pronti a rivedere e rielaborare le proprie posizioni; SONO QUINDI INTERLOCUTORI COI QUALI SARÀ OBBLIGATORIO COLLABORARE per cui riconosciamogli tutti gli enormi meriti che hanno e cerchiamo di spingerli verso una direzione più concretamente anti neoliberista. Ma da amici e senza sospetti o atteggiamenti critici di supponenza.
Ringrazio la redazione per la pubblicazione del mio studio (questo l'originale: http://simoneboemio.blogspot.it/p/blog-page.html, mi scuso, ma avendo notato i grafici messi dalla redazione, chiedo cortesemente che quantomeno vengano accompagnati da una didascalia che esplichi il fatto che non fanno parte del mio testo originario in quanto possono essere forieri di interpretazioni errate; in verità preferirei che quello sul reddito di cittadinanza che fortemente contesto nel mio pezzo fenisse rimosso se non è chieder troppo. Di nuovo grazie infinite, ArticoloUno.
Ah ecco, mi sembrava strano...;)
Comunque il reddito di cittadinanza ha avuto il merito di rendere accettabile una proposta che solo due anni fa sembrava solo una specie di barzelletta.
Capisco la fermezza della persona onesta e determinata ma ogni tanto cerchiamo di dimostrarci magnanimi e generosi altrimenti ci rendiamo antipatici.
Simone abbi pazienza se mi consenti vorrei porti delle domande volutamente provocatorie ( mi piace fare l' avvocato del diavolo)
1) a proposito di servizi alla persona mi spieghi chi invece di dedicarsi alle arti vorrà dedichersi a lavare la merda degli anziani nelle case di riposo?
2) a proposito di progresso tecnologico tu preferiresti vedere ancora le mondine nelle risaie o ritieni che è meglio che quei lavori le facciano le macchine?
Per ora mi fermo qui, ma se non do fastidio ne avrei delle altre.
Desidero comunicarti che la tua passione per questo tema è ammirevole e certamente ne uscira qualcosa di buono.
@Ippolito
Bella domanda.
In parte la soluzione potrebbe essere il servizio civile obbligatorio per uno o due anni (secondo me meglio due) per i ragazzi di entrambi i sessi appena raggiunti i 18 anni o conseguito il diploma pre universitario. Eventualmente anticipando la maturità di un anno levandone uno alle elementari (o altra soluzione).
Servizio pagato ma obbligatorio che nell'arco del periodo comprenda due o tre tipi di mansioni alternate fra pesanti e meno pesanti.
Questo servizio civile diventa permanente per l'immigrato finché è senza lavoro e se non lo fa bene viene rispedito a casa.
Forse il reddito universale di Simone va rielaborato ma è comunque una proposta fondamentale
Non c' è bisogno di costringere nessuno a fare i lavori meno ambiti col RMU, poi Simone ci spiegherà perché.
Piuttosto c' è da capire e sviscerare come cambiano i rapporti socioeconomici non solo su grande scala, ma anche a livello interpersonale, addirittura familiare; come viene riorganizzato il welfare, l' istruzione, la Giustizia etc..
E ancora cosa comporta il RMU sui rapporti commerciali con l' estero.
Inviterei a non innamorarsi di eccessivo populismo, queste soluzioni nascondono modelli sociopolitici che non sono scevri di gravi effetti collaterali, di difetti non inferiori a quelli dei modelli che si vogliono sostituire.
Sono soluzioni che bisogna maneggiare con cura.
@Hyppos
Sono d'accordo, l'ho scritto sopra che bisogna analizzare bene quello che questa misura implica dal punto di vista dei rapporti economici, sociali e come aggiungi tu con l'estero.
Però apprezzo molto il fatto che si stia cominciando a formulare progetti precisi su una strada che almeno nelle intenzioni è quella giusta se si vuole andare a incidere sulla sostanza dei "rapporti di produzione" attuali.
Il problema essenziale è che nessun "modello" astratto può essere considerato il non plus ultra che risolve tutte le contraddizioni esistenti. Anzi, anche il liberalismo ha dei pregi e il suo vero difetto è precisamente quello di essere stato preso a "modello" in maniera astratta (certo non per eccesso di filosofismo ma per fini molto pratici ossia far accettare ai dominati l'egemonia dei dominanti spacciandola per un dato di natura, come se fosse dovuta a una oggettiva "durezza del vivere" sulla quale invece c'è moltissimo da discutere).
Insomma, prima dei modelli contano:
1) la capacità di dialogo, prima di tutto fra noi, e su questo non siamo messi benissimo nonostante le intenzioni
2) l'idea che non si procede solo ed esclusivamente elaborando PRIMA un modello e poi pretendendo che la realtà vi si adatti ma il contrario.Guardate i grillini che praticano il work in progress quasi integrale. Loro esagerano dal lato opposto al nostro però qualche risultato lo hanno ottenuto quindi sarebbe opportuno mixare la capacità di elaborazione filosofica (i modelli, che sono il nostro forte) con la capacità di improvvisare che è un'arte molto più complicata di quello che si può credere.
3) soprattutto tanto lavoro sul campo in mezzo alla gente, nelle fabbriche, nelle associazioni, di casa in casa, non solo per divulgare la nostra idea e per convincere ma in primis per ASCOLTARE, per capire come la gente vede il nostro tentativo e soprattutto per tradurre quello che dicono in progetti politici organici, trovando il modo di armonizzare delle istanze che saranno contraddittorie in quanto provenienti da classi diverse ma anche espresse in termini probabilmente non correttissimi dal punto di vista formale e concettuale.
Ecco, su questo vedo tanto sacro sdegno, tanta sincerità, tanta determinazione ma molta poca voglia di mettersi in discussione.
Ippolito, grazie, allora,
nel mio pezzo non intendo contestare l'evoluzione della tecnologia ma il fatto che questa viene sfruttata per sole ragioni di profitto e mai di giustizia.
Per quanto riguarda il tema del fancazzismo è ben spiegato che se hai una necessità (oltre al sostentamento garantito dallo Stato sovrano e democratico) devidalavorà!
E siccome gli Italiani amano tutto ciò che rende la vita piacevole, se vuoi andare in vacanza devi dedicarti a chi ha bisogno, se vuoi bere un bel bicchiere accompagnato da una burrosa tavoletta di cioccolato devi dedicarti all'ambiente e al territorio, e così via.
Vai pure avanti con i tuoi quesiti, ci mancherebbe, con questo spirito sarò pronto a risponderti sia pubblicamente che per email: simone.boemio@gmail.com
A presto, ArticoloUno
A tutti, che ringrazio per la reale voglia di partecipare al perfezionamento della mia proposta che sento dal tenore delle vostre osservazioni, faccio presente che il rdb non può funzionare in un sistema liberista e quindi necessita inevitabilmente di un modello istituzionale che abolisce totalmente la competizione. Ciò significa abrogare tutto ciò che minimamente disconosce la Carta Costituzionale e promulgare provvedimenti che favoriscano dapprima il lavoro, poi un eventuale (se deciso dalla popolazione) rdb.
A livello di scambi con l'estero e quindi di bilancia commerciale, per esempio, la disdetta di TUTTI i trattati internazionali va compensata con accordi bilaterali con i vari paesi ripristinando controlli e tariffe doganali.
E così chi più ne ha più ne metta, sono pronto ad un incontro sul tema che invito la redazione a promuovere quanto prima.
ArticoloUno
@Simone
Se ci sarà un incontro parteciperò volentieri cosí ci sarà l'agnizione e non sarò più anonimo.
Anche una cosa preparatoria più informale potrebbe essere interessante e soprattutto più rapida.
Io sono a Roma, mettiamoci d'accordo quelli che sono in zona e vediamoci a cena magari prima dell'assemblea del 21.
Posta un commento