[ 7 novembre]
OGNI RIVOLUZIONE INIZIA A CAMMINARE CON SCARPETTE DA BAMBINO
L'amico Marino Badiale, dopo un'analisi sostanzialmente condivisibile della situazione generale, così concludeva il suo articolo dell'altro ieri dal titolo LA FORZA DI RENZI:
«In secondo luogo, se quanto sopra detto ha senso, è chiaro che chi voglia opporsi alla brutale regressione sociale e civile verso la quale ci stanno portando gli attuali ceti dirigenti, non può fare affidamento su improbabili sollevazioni popolari. Purtroppo molti attivisti antisistemici sembrano condividere la rozza idea che il peggioramento delle condizioni materiali della masse faciliti l'opera dei rivoluzionari. I fatti dimostrano che non è così. La crisi, l'attacco a redditi e diritti, invece di suscitare sollevazioni, è lo strumento fondamentale per ridisegnare Stato e società in funzione antipopolare, regressiva, barbarica. Il peggioramento delle condizioni di vita sta portando all'accettazione passiva di una realtà di impoverimento e regressione. La rabbia che tutto questo genera non si traduce in politica ma in imbarbarimento della vita quotidiana. Chi sta sotto non si ribella contro chi sta sopra ma se la prende con il proprio vicino, o con chi sta ancora più sotto. Tutto questo si radica, io credo, in aspetti profondi della configurazione che la psiche umana ha assunto all'interno della società attuale, aspetti che purtroppo gli attivisti antisistemici non tengono in considerazione».
Un quadro desolante. Anche noi riteniamo "rozza l' idea che il peggioramento delle condizioni materiali della masse faciliti l'opera dei rivoluzionari". Tuttavia dissentiamo dal quadro sconfortante dipinto da Badiale. Si tratta della vecchia e banale diatriba tra la schiera dei "Pessimisti" e la falange degli "ottimisti"—nella quale noi ci iscriviamo? No, c'è dell'altro. C'è una lettura diversa della realtà sociale.
Con perfetta sincronia, un'altro nostro grande amico Fiorenzo Fraioli, in un post dal titolo PENSIERINO NOTTURNO, sembra condividere lo sconforto di Badial ed anzi aggrava la dose scrivendo:
«Vado in giro, vedo gente, faccio cose, ma da mesi, se non sono io che porto il discorso sull'euro, sull'UE e il tema della sovranità, di queste cose non sento parlare. Ne parlo solo nella mia nicchia social. Anzi, nella mia nicchia social parlo solo con gente interessata all'euro, all'UE e alla sovranità.
Eppure abbiamo ragione noi! Cribbio, perché gli altri non capiscono?
Poi penso al 18 luglio del 1943, il giorno prima del bombardamento di San Lorenzo e sei prima del gran consiglio che si concluse con l'arresto di Mussolini, e mi dico: "Belin! anzi... Bail-in!".
Che non lo sapevano i romani, quella sera del 18 luglio del 1943, che c'era già stato lo sbarco in Sicilia degli alleati? Eppure affollavano Piazza Esedra ascoltando le orchestrine e tirando tardi!
Anche perché, lo dicevano tutti, c'erano le armi segrete...
Ve lo dico adesso e ricordatevelo: io a Piazzale Loreto non ci sarò, insieme a questa massa di coglioni che ancora oggi delira di casta-cricca-corruzione e reddito di cittadinanza. Anzi, mi dedicherò a difendere gli euristi sconfitti.
Sempre dalla parte dei perdenti! La mia è una vocazione».
Scrivevamo nel MANIFESTO con cui fondammo l'Mpl nella marzo 2012:
«L’alternativa secca è tra il subire questa catastrofe sociale —che non è un singolo evento fatidico, ma un processo già in atto— o sollevarsi per un vero e proprio cambio di sistema. Se questo rivolgimento non ci sarà presto, il paese sarà ridotto in macerie, col rischio che la miseria generale possa causare un devastante conflitto tra poveri ed infine lasciare spazio ad avventure populiste e reazionarie, animate da una borghesia che tiene sempre in serbo primigenie pulsioni reazionarie, senza nemmeno escludere l’eventualità di uno sgretolamento dello Stato-nazione. Conflitti aspri saranno inevitabili, così come una polarizzazione di forze contrapposte.
Di sicuro la crisi sprigionerà grandi energie sociali, energie che questo sistema politico marcio sarà incapace di ammansire e rappresentare. Queste forze sono la sola leva su cui si possa fare affidamento per cambiare radicalmente questo paese. Vanno quindi alimentate, aiutate ad emergere. Bisogna dare loro una consistenza politica, uno sbocco, una prospettiva. Per farlo non è sufficiente affermare dei no, occorre anche indicare quale possa essere l’alternativa, il nuovo modello sociale.
Questo è esattamente il compito che ci proponiamo come Movimento Popolare di Liberazione (MPL). Esso non consiste anzitutto nell’accendere fuochi di conflitto sociale, poiché essi già esistono come risultato di una resistenza diffusa che scaturisce da condizioni oggettive. Il compito nostro è quello di risvegliare le coscienze sopite, di chiamare a raccolta le migliori intelligenze, di raggruppare e dunque di far scendere in campo centinaia e migliaia di cittadini che di fronte alla miseria sociale e politica generale, sono decisi a prendersi ognuno la propria responsabilità, fino a quella di battersi per rovesciare lo stato di cose esistenti».
Noi continuiamo a pensare che il sistema vive una crisi sistemica, di più, che siamo ad un vero e proprio passaggio epocale, di civiltà. E' quindi una crisi da tempi lunghi, che vedrà passaggi dolorosi e mutamente repentini. E anche ove fosse che forze di stampo reazionario salissero al potere, in questo o quel paese, in altri, l'indignazione popolare —che oggi si manifesta in forme minimalistiche e per niente anti-sistemiche, e che si rappresenta in movimenti come M5S, Podemos o SYRIZA— sarà seguita dalla sollevazione. Giungeremo al bivio: o rivoluzione democratica di chi sta in basso o controrivoluzione pilotata da chi sta in alto.
Nel tentativo di descrivere più precisamente coma la pensassimo, scrivevamo nel marzo 2014:
«Questo sistema non vuole cambiare, ubbidisce alla più tetragona volontà di sopravvivenza. Ciò alimenta la tendenza allo scontro sociale, di cui la sollevazione è solo un momento, un tornante.
Ci sono quattro fasi che scandiscono la condotta sociale di questi nuovi poveri. La prima segna il passaggio dal sonno ipnotico al risveglio. La seconda attiene al passaggio dal risveglio all’indignazione. La terza fase è quella in cui l’indignazione si trasforma in rivolta spontanea. La quarta vede la rivolta trasformutarsi in sollevazione organizzata.
Noi siamo appena entrati nella terza fase, quella del passaggio dall’indignazione alla rivolta. Il compito dei rivoluzionari è quello di aiutare l’indignazione a diventare rivolta dispiegata. Lo si può e deve fare lavorando su due piani strettamente intrecciati: quello dell’organizzazione e quello della proposta politica».
Proviamo ad aprire una discussione che vada nel profondo.
7 commenti:
Badiale è il signore che nel 2007 ha scritto che la stragrande maggioranza degli anticapitalisti SONO PERSONE CHE SOFFRONO DI DISTORSIONI DELLA PERSONALITA' DEL TUTTO INADATTE A UN LAVORO POLITICO COLLETTIVO.
Testuale:
"La situazione reale è in realtà molto peggiore. Infatti, la stragrande maggioranza degli anticapitalisti attuali è costituita da persone che presentano distorsioni della personalità tali da renderle non affidabili per un lavoro collettivo. Il motivo di questo dato di fatto può essere spiegato: proprio l’estrema pervasività attuale della manipolazione capitalistica degli individui, proprio il fatto che oggi il capitalismo plasma gli individui in profondità, fa sì che lo sviluppo di coerenti posizioni anticapitaliste è possibile solo attraverso un travaglio personale profondo, che il più delle volte è motivato da grandi sofferenze individuali, variamente originate. Questo tipo di esperienze finiscono col plasmare persone che da una parte sviluppano capacità di comprensione dei principali problemi della nostra realtà politica e sociale, dall’altra pagano questa lucidità con vari tipi di distorsioni della personalità."
Il link:
http://www.claudiomoffa.it/_____nuovaradicalit%C3%83%C2%A0.PDF
Sembra che siate pervicacemente specializzati nella scelta di compagni di strada sbagliati...
Censuratemi pure compagni poi però non vi lamentate che la sinistra sia al disastro divisa fra venduti collaborazionisti da una parte e ininfluenti gruppetti autereferenziali, supponenti e litigiosi dall'altra.
Chi che non si sente parte del popolo, chi non desidera essere una cosa sola proprio con quelli che il povero Badiale chiama soggetti afflitti da "distorsioni della personalità", chi non capisce che questo disagio di chi non si vuole o anche non si sa omologare è il doloroso sacrificio di sé stessi da parte di chi nonostante tutto non si arrende e che quindi è l'unico vero punto fermo ideale sul quale possiamo sperare di costruire un progetto politico rivoluzionario, chi è umanamente incapace di comprendere va fermamente messo da parte fin dall'inizio pena il sicuro fallimento di qualsiasi progetto.
Certo che ci sono commentatori che ce l'hanno proprio con MPL! La frase citata ne è prova cristallina:
«proprio l’estrema pervasività attuale della manipolazione capitalistica degli individui, proprio il fatto che oggi il capitalismo plasma gli individui in profondità, fa sì che lo sviluppo di coerenti posizioni anticapitaliste è possibile solo attraverso un travaglio personale profondo, che il più delle volte è motivato da grandi sofferenze individuali, variamente originate. Questo tipo di esperienze finiscono col plasmare persone che da una parte sviluppano capacità di comprensione dei principali problemi della nostra realtà politica e sociale, dall’altra pagano questa lucidità con vari tipi di distorsioni della personalità».
Che è come dire che Pasolini aveva perfettamente capito la società dei consumi, ma non sarebbe mai stato capace di fare il pubblicitario. E allora? Ma perché costoro non danno vita, essi stessi, a un movimento rivoluzionario, invece di pretendere da voi, affetti da "vari tipi di distorsioni della personalità" di smettere di fare quel che sapete fare benissimo ("capacità di comprensione dei principali problemi della nostra realtà politica e sociale") per mettervi a fare quel che (costoro sostengono) non sapreste fare?
Io potrei capire un "Grazie compagni per averci aperto gli occhi! Adesso noi che sappiamo come si fa fondiamo un partito rivoluzionario di massa nel quale, spero, vorrete un giorno aggregarvi".
Voi direste di no? Non credo proprio! Anche perché vi ricoprirebbero il petto di medaglie...
O no?
@Fiorenzo,
che c'entra MpL?
La critica è evidentemente a Bagnale.
Sul fatto che si scelgano compagni di strada sbagliati ci sono due esempi abbastanza significativi il che però non toglie nulla al riconoscimento dell'impegno e della giustezza delle analisi di Sollevazione.
Non bisogna prenderla sempre sul personale; che la sinistra sia messa male lo diciamo tutti quindi un motivo ci deve pur essere.
Secondo me il principlae è proprio che le persone più in grado di comprendere la situazione si rivelano quasi sempre, salvo eccezioni veramente rare, interessati più che altro a sdottoreggiare o pavoneggiarsi o nel peggiore dei casi, forse, a coltivare ambizioni personali.
Lo hai riconosciuto tu stesso in un recente post sul tuo sito, fra l'altro.
Cosa pensate che possa inventarsi uno che ha le mani legate dietro la schiena, le mitragliette dell'Eurogendforce puntate alla nuca e il cappio della fiscalità più feroce girato attorno al collo?
Badiale non Bagnale...clamoroso lapsus per sovrapposizione...non ho parole!
Ci sono momenti in cui la situazione ti permette di vedere oltre il punto di rottura e di programmare quello che verrà dopo.
Ci sono momenti in cui la situazione ti permette di vedere oltre il punto di rottura e di attrezzati per programmare il dopo.
Ci sono altre situazioni in cui non è possibile sapere cosa accadrà e se accadrà, ma si avverte la sgradevole sensazione di avere un cappio al collo e poco dopo le tue dita corrono sulla corda che ti sta strozzando.
Se dovessi descrivere il mio stato d' animo di questi giorni certamente somiglierebbe a questa ultima descrizione.
Non c' è dubbio che alla base di qualsiasi azione politica debba esservi predominante la componente propositiva; il progetto ancorché visionario è il motivo che ci spinge ad agire.
É una visione rivolta al futuro, ad un nuovo mondo, un nuovo modello sociale.
La mia sensazione è che questa volta nella rottura del modello ordoliberista ognuno vede il dispiegarsi di ,nuovamente possibili, nostalgiche rivincite storiche.
È una visione rivolta al passato, ad un vecchio mondo, ad un vetusto modello socioeconomico.
I monarchici sperano nel ritorno del re, i fascisti nel ritorno del duce, i leghisti ambiscono alla riframmentazione del paese, i comunisti al ritorno del sogno socialista, altri più semplicemente al ritorno alla lira del miracolo economico.
Forse dovremmo ammettere che le situazioni mutano e la storia, pur ricalcando meccanismi evolutivi passati, non torna mai indietro riproponendosi ad evolvere come se un determinato momento storico non sia mai esistito.
Quello che accadrà se accadrà e come accadra è al di fuori delle mie capacità di previsione, ma probabilmente non accadrà se a prevalere saranno le diffidenze ed i disfattismi
Le mani legate dietro la schiena alludono alle 120 e più basi militari USA e Nato dislocate ovunque sul territorio nazionale.
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