[ 22 novembre ]
Il Seminario per un nuovo movimento politico di unità popolare (Roma, 12-13 dicembre) è alle porte.
Il Consiglio nazionale di Ora-Costituente, riunitosi a Bologna l' 8 novembre scorso, ha licenziato i documenti per i cinque tavoli di lavoro previsti. Presentiamo il secondo, che descrive i passi fondamentali che farà il governo popolare per mettere in sicurezza il Paese.
QUI le informazioni per compagni ed i cittadini che vogliano darci una mano e partecipare al Seminario. Astenersi perditempo.
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USCIRE DALLA CRISI
INIZIARE A COSTRUIRE L'ALTERNATIVA
PIATTAFORMA PER UN GOVERNO POPOLARE
Siamo
ancora dentro la grande crisi iniziata nel 2007-2008. Chi dice il contrario mente sapendo di
mentire. Ci sono, anzi, tutte le premesse per un lungo periodo di recessione,
disoccupazione di massa, impoverimento crescente. Anche se la propaganda dice
il contrario, coloro che detengono le leve del potere ben lo sanno. Per loro
l'importante è scaricare la crisi sul resto della popolazione, la grande
maggioranza di chi vive col proprio lavoro, dipendente o formalmente autonomo
che sia.
Un
programma di misure immediate per l'uscita dalla crisi è quindi necessario. Per essere davvero efficace questo
programma deve essere concreto ma non minimalista. Concreto, perché siamo tutti
stanchi di proclami generici che a nulla servono, perché siamo convinti
dell'urgenza dell'azione, perché crediamo sia doveroso indicare una strada
davvero percorribile. Non minimalista, perché per uscire dai meccanismi che la
crisi l'hanno generata, bisogna avviare un processo di sganciamento da questo
modello economico disastroso, iniziando un percorso di grandi trasformazioni
politiche, economiche e sociali.
Il
nostro non vuole essere un programma come un altro. Quella che proponiamo vuole invece
essere una piattaforma nella quale possa riconoscersi la maggioranza degli
italiani. I principi che la ispirano derivano direttamente dalla Costituzione
del 1948, quella Costituzione che non a caso il governo Renzi - e con esso le
élite economico-finanziarie - stanno stravolgendo in profondità, quella
Costituzione che andrà difesa con un no alla controriforma nel referendum
previsto per l'autunno 2016.
Sovranità popolare, democrazia, lavoro e diritti sociali
Sovranità
popolare, democrazia, lavoro e diritti sociali: sono questi i principi non negoziabili
che stanno alla base del programma che proponiamo.
Dobbiamo uscire dalla crisi con un
piano di ricostruzione dell'economia centrato sull'obiettivo della piena
occupazione. Tutti devono avere un lavoro adeguatamente retribuito. La povertà
deve essere estirpata.
Affermiamo i diritti sociali. La
sanità, l'istruzione e la previdenza devono essere pubbliche e garantite a
tutti i cittadini. Ai giovani dev'essere assicurato un accesso al lavoro che
cancelli la precarietà, agli anziani una pensione dignitosa ed il diritto
all'assistenza pubblica.
Difendiamo la democrazia, quella
che stanno cancellando ogni giorno di più. Siamo per l'applicazione effettiva
dei principi sanciti nella Costituzione repubblicana quasi 70 anni fa. Siamo
per un parlamento basato sul principio della rappresentanza, composto di eletti
e non di nominati, di delegati del popolo e non di meri esecutori dei programmi
dei centri del potere finanziario.
Uscire dal neoliberismo e
quindi dall'Unione Europea
In una società giusta la qualità
della vita dei cittadini dovrebbe essere al centro dell’azione politica dei
governi e degli stati. Nel sistema della globalizzazione
neoliberista prevalgono invece gli interessi di una esigua minoranza di ultraricchi,
i cui profitti stellari si basano sullo sfruttamento dissennato della
maggioranza della popolazione e della natura. Questo sistema è irrazionale e
insostenibile. Non mancano i mezzi e le risorse per assicurare una vita
dignitosa per tutti, ma non l’avremo mai fino a quando essi saranno monopolio
di una minoranza che li usa per i propri fini egoistici. Solo se toglieremo
questi mezzi dalle loro mani ed estirperemo il cancro neoliberista, l’umanità
uscirà dal marasma, evitando di sfracellarsi in un nuovo conflitto mondiale.
L’Unione europea, costruita
attorno all'idolo della moneta unica, è diventata anche per questo l’epicentro
della crisi economica internazionale. Le crudeli terapie adottate in
Europa non hanno solo aumentato le ingiustizie sociali nei singoli paesi ma
pure i fattori di crisi e gli squilibri tra le nazioni. Il nostro Paese, già
privato della sovranità monetaria, ha infine ceduto dopo quella militare, anche
quella politica ai poteri sovranazionali. Tutte le decisioni più importanti
vengono oggi prese non dal Parlamento italiano ma da poteri oligarchici
esterni, a cui spetta l’ultima parola anche per quanto riguarda la scelta di
chi ci deve governare. Tale progetto neoliberista, dopo aver sospeso la
Costituzione ha quindi seppellito la democrazia repubblicana. I politicanti
italiani, da destra a sinistra, complici ed esecutori di questo crimine e
responsabili del disastro nazionale, godono del consenso solo di una minoranza
dei cittadini e non sono quindi legittimati a governare il Paese.
La maggioranza è invece
consapevole che per evitare al Paese un penoso declino ed al popolo
un futuro di stenti crescenti, occorrono una profonda svolta politica e grandi
trasformazioni sociali. È a questa maggioranza che spetta il compito di
cambiare.
Occorre fermare il colpo di stato
in corso mandando a casa l’attuale parlamento di nominati, eleggendone
quindi uno nuovo con l’unico metodo davvero democratico, quello proporzionale,
così come deciso dalla Consulta.
Sconfitti i partiti asserviti alle
oligarchie, i movimenti politici democratici oggi all’opposizione e
quelli nuovi che gli italiani avranno sostenuto, dovranno allearsi formando un
governo popolare che, forte della mobilitazione e della partecipazione dei
cittadini, dovrà adottare poche ed efficaci misure urgenti allo scopo di
mettere in sicurezza il Paese, rilanciare l’economia e gettare le fondamenta
per un nuovo modello sociale.
Programma per un governo
popolare d'emergenza
1. Elezione
di un’Assemblea Costituente per riallineare l’ordinamento democratico ai principi
fondamentali della nostra Carta del 1948. Abrogare tutte le leggi neoliberiste
e anticostituzionali, siano esse di carattere politico che economico.
2.
Disdetta dei Trattati internazionali lesivi della sovranità nazionale, uscire
quindi dall’eurozona ripristinando la sovranità monetaria. Infatti, come insegna
anche la vicenda della Grecia, l'Unione Europea non è riformabile, mentre
l'euro è di fatto una moneta "straniera" in mano a banchieri che
nessuno ha eletto. Da questa gabbia si deve uscire al più presto.
3. Ripristino
del controllo pubblico sulla Banca d’Italia la quale, messa in circolazione la
nuova lira, sarà tenuta a sostenere la politica economica del governo, anche
acquistando titoli pubblici ad un tasso d’interesse sostenibile.
4. Lo
Stato, perseguendo il bene comune e l'obiettivo della piena occupazione, assume
nuovamente un ruolo propulsivo dell'economia nazionale. Esso prende quindi in mano i settori economici
strategici, sottraendoli alle multinazionali. Viene nazionalizzato il sistema
finanziario delle banche e delle assicurazioni - che oggi si giocano i risparmi
degli italiani nelle bische del capitalismo finanziario. Viene costituito un
fondo nazionale sovrano, in cui i risparmi verranno difesi utilizzandoli per
realizzare un piano di investimenti di medio-lungo periodo.
5. Piano
per il lavoro e la ricostruzione economica del Paese che debelli la
disoccupazione, ciò con una strategia basata sulla tutela dei beni comuni e del
patrimonio nazionale: a) deciso sostegno al sistema scolastico pubblico e alla
ricerca scientifica, b) sviluppo delle energie alternative ed impulso al
risparmio energetico, c) interventi per la riduzione del rischio idrogeologico,
d) riorganizzazione complessiva del sistema dei trasporti, e) recupero del
patrimonio edilizio esistente, f) sostegno al turismo non speculativo, g)
tutela del patrimonio artistico e culturale, h) piano per un'assistenza
dignitosa a tutti gli anziani i) riforma del sistema agrario tutelando le
piccole e medie imprese agricole, e favorendo forme non intensive e sostenibili
nonché i meccanismi di distribuzione a filiera corta, l) creazione di servizi e
network pubblici a sostegno dell'artigianato e delle piccole imprese.
Lo Stato, nel mentre persegue l'obiettivo della piena occupazione,
garantisce intanto a tutti i disoccupati un adeguato reddito di cittadinanza.
6. Moratoria
unilaterale sul debito pubblico. Le ingenti risorse che oggi alimentano il
sistema della finanza globale, verranno utilizzate per sostenere il Piano per
il lavoro e la ricostruzione economica del Paese. Costituzione di una
commissione d'inchiesta per accertare la natura odiosa ed illegittima di gran
parte dell'attuale debito.
7. Nuova
politica fiscale tesa alla redistribuzione della ricchezza. In concreto: a)
drastica riduzione dell'IVA e delle altre imposte sui consumi, b) inclusione
nell'Irpef delle rendite finanziarie; c) alzare la no-tax area a 15mila euro;
d) aumentare la progressività degli attuali scaglioni dell'Irpef, e) sgravi
fiscali per le imprese private che creano nuovi posti di lavoro, f) lotta al
lavoro nero ed all'evasione contributiva con il potenziamento degli organismi
ispettivi e di vigilanza.
8. Difesa
dei redditi dei lavoratori attraverso cinque misure: a) applicazione universale
dei contratti collettivi di lavoro, b) reintroduzione di un sistema di indicizzazione
di salari e pensioni, c) ritorno ad un sistema previdenziale pubblico basato
sul metodo di calcolo retributivo, d) sostegno ed incoraggiamento
all’autogestione dei lavoratori delle imprese che il settore privato abbandona
o che si costituiscono con reali forme cooperativistiche, e) eguaglianza dei
diritti pensionistici e fiscali tra lavoratori dipendenti e autonomi.
9. Difesa
dei diritti sindacali dei lavoratori dipendenti, oggi tutti sotto attacco: a)
piena agibilità e fruibilità del diritto di sciopero, b) diritto di
rappresentanza ed organizzazione sindacale nei luoghi di lavoro, c) diritto di
assemblea per tutti i lavoratori, d) ripristino dei diritti previsti dallo
Statuto dei lavoratori ed abrogazione del jobs act, e) tutela della salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro.
10. Difesa
delle condizioni di vita dei lavoratori autonomi colpiti dalla crisi: a)
affermazione del diritto all'assistenza ed alla protezione nei casi di
malattia, gravidanza e maternità, b) istituzione di un sistema di
ammortizzatori sociali in caso di prolungata assenza di commesse e di
disoccupazione, c) totale
deducibilità fiscale dei costi sostenuti per la formazione, d) facilitazioni
fiscali ai piccoli lavoratori autonomi in difficoltà, quali ad esempio la possibilità
di rinviare pagamenti Inps con contributi figurativi e la detraibilità
immediata degli investimenti.
Queste misure, necessarie per la più rapida uscita dalla crisi,
costituiranno il ponte verso una società nuova, in cui non prevalgano le leggi
della giungla mercantile, in cui il lavoro sia dignitoso e non una condanna ai
lavori forzati, dove la precarietà venga messa al bando, dove l'economia sia al
servizio dei cittadini e non viceversa.
Una società in cui siano rispettati i principi per i quali intere
generazioni, contro ogni forma di tirannia, hanno lottato nel corso dei secoli:
la tutela della libertà e della democrazia, l’eguaglianza sociale, la pace e la
fratellanza tra i popoli.
1 commento:
IL programma è assai interessante e propone soluzioni razionali al sistema Italia affinché la vita delle persone sia rispettata e ritorni ad avere dignità e speranze.
Ora l'orizzonte è fosco e le prospettive di miglioramento, se persiste l'oppressione condotta da entità esterne allo stato e alla vita dei Cittadini, sono pressoché inesistenti. Si profila un regime che non tien conto della natura democratica e popolare della Repubblica che ci è pervenuta con la sua istituzione. E' vero che la situazione storica e quella economica sono cambiate rispetto al 1946, ma la conduzione della cosa pubblica non è stata all'altezza dei suoi compiti di servizio allo Stato e dell'interesse dei lavoratori. Si impone una rettifica decisa che muti l'attuale stato di cose che, soprattutto a causa anche della fiscalità faziosa e feroce, priva la società civile di ogni risorsa che diviene preda di coalizioni antidemocratiche, sfruttatrici e di strema insidiosità per il benessere della collettività.
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