20 gennaio
[Nella foto: Simone di Stefano di Casa Pound tra Adriana Polibortone vicepresidente di Fratelli d'Italia e Borghezio della Lega Nord]
Con l’aggravarsi
della crisi economica nell’area euro, in Italia è sorto un vasto e frammentato
mondo associazionistico che si batte per l’uscita dalla moneta unica e
dall’Unione Europea ed il recupero della sovranità nazionale. In quest’area,
che in molti hanno definito “sovranista”, è opinione piuttosto diffusa
che la battaglia per la sovranità nazionale debba essere “trasversale”, quindi
oltre le categorie di destra e sinistra, considerate ormai desuete, al pari
della questione fascismo/antifascismo.
[Nella foto: Simone di Stefano di Casa Pound tra Adriana Polibortone vicepresidente di Fratelli d'Italia e Borghezio della Lega Nord]
Su
posizioni simili, e con una cassa di risonanza decisamente più ampia rispetto
agli ambienti “sovranisti”, si trova anche il Movimento 5 Stelle, che ha fatto
del superamento della dicotomia destra/sinistra e del disinteresse
per l’antifascismo un tratto significativo della propria identità politica.
Anche
alcuni intellettuali di provenienza marxista, come Costanzo Preve o, quantomeno
studiosi di Marx, come Diego Fusaro, hanno più volte sostenuto nei loro scritti
l’esaurimento delle categorie destra/sinistra e l’assurdità
dell’antifascismo “in assenza di fascismo”. [Avevamo già avuto modo di criticare le idee di Preve e Fusaro. NdR]
Preve,
soprattutto negli ultimi anni della sua vita, è tornato spesso su queste
questioni. Pur ritenendo “integralmente
legittima la resistenza antifascista europea, ivi compresa quella italiana”,
considerava “tuttavia chiuso questo episodio storico, e non chiuso in
parte, ma chiuso del tutto”. Unica
vera grave pecca di Mussolini, secondo Preve, fu la politica di aggressione
imperialista e colonialista: “È questo, e praticamente solo questo, che non
perdono a Mussolini: l’aggressione ai popoli da colonizzare ed ai vicini che
non ci minacciavano né direttamente né indirettamente.”[i] Sulla stessa lunghezza d’onda anche Diego Fusaro:
“se per fascismo intendiamo il fascismo storico mussoliniano, esso si è
estinto da ormai più di cinquant'anni e non ha senso, dunque, la sopravvivenza
dell’-anti alla realtà cui l’-anti si contrapponeva. Se per fascismo intendiamo
genericamente la violenza, oggi allora il fascismo è l’economia capitalistica
(Fiscal Compact, debito, precariato, ecc.), ossia ciò che gli odierni sedicenti
antifascisti accettano in silenzio”.[ii]
Effettivamente,
queste argomentazioni avrebbero senso se per fascismo si volesse indicare la
sola prassi politica fondata sulla violenza e sulla sopraffazione dell’altro
(che si tratti di oppositori politici o popoli da sottomettere); ridurre, però,
il fascismo a violenza e politica imperialista/colonialista significa non aver del
tutto compreso i termini della questione.
Di
recente, Fabrizio Marchi, in un suo contributo[iii],
rispondendo alle argomentazioni di Preve, ha opportunamente sottolineato che il
fascismo non è solo una prassi, ma anche un’ideologia. Si tratta di una
constatazione all’apparenza banale, che però tanto scontata
non è. Un po’ l’infondato timore di nobilitare il fascismo
riconoscendogli una visione del mondo, un po’ la facilità del liquidare il
fenomeno fascista come reazione feroce attuata da trinariciuti esecutori degli
ordini del capitale, fanno si che spesso e volentieri si rinunci ad
approfondire ulteriormente la questione.
IL FASCISMO COME IDEOLOGIA
Una breve messa a
punto dell’ideologia fascista è dunque utile per ragionare dell’attualità o
meno dell’antifascismo con qualche elemento in più.
I lavori dello
storico israeliano Zeev Sternhell "La destra
rivoluzionaria. Le origini francesi del fascismo 1885-1914", "Nè
Destra, nè Sinistra. L'ideologia fascista in Francia", "Nascita
dell'ideologia fascista", insieme al saggio di George Mosse "Le
origini culturali del Terzo Reich" sono, secondo molti storici, i più centrati per delineare i tratti ideologici alla base
dei fascismi. Queste opere dimostrano infatti come la conquista del potere da
parte dei movimenti fascisti nel periodo tra le due guerre mondiali sia stata
preceduta dalla formazione di un consistente corpus teorico ed ideologico,
dalla nascita di una vera e propria "cultura fascista" avente
radici comuni nei diversi paesi europei.
Confrontando
questi studi con "La dottrina del fascismo" scritta da
Gentile e Mussolini (pubblicata per la prima volta nell'Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere e Arti del
1932), si può affermare che i punti
essenziali, ed a mio avviso, sufficienti, su cui si struttura l’ideologia
fascista sono principalmente tre.
1. L’aspirazione a fondere tutto il popolo in una comunità nazionale organica e la conseguente esaltazione dei sentimenti di identità e di appartenenza “tribali” fondati sul sangue, la terra, le tradizioni.2. La negazione del conflitto di classe e la sua sublimazione in un sistema collaborativo basato sulla solidarietà interclassista in nome dell’interesse generale della nazione.3. L’opposizione alle concezioni antropologiche materialiste ed egualitarie in favore delle “naturali” ineguaglianze tra gli uomini ed i popoli.
1.
Sulla concezione della comunità organica e del nazionalismo tribale Sternhell,
nella sua opera “La destra rivoluzionaria", mostra come tra la
fine del XIX sec. e l’inizio del XX secolo, i settori dell'estremismo di destra
più avanzati e radicali compresero che, per incidere sulla moderna società di
massa, dovevano in qualche modo rinnovarsi e cercare un rapporto con il popolo.
Con precisione puntuale, Sternhell ha descritto questa metamorfosi culturale
dall’estrema destra tradizionale ottocentesca al nazionalismo
"rivoluzionario" e populista del novecento.
Secondo
lo storico israeliano: "il nuovo nazionalismo esprime bene, sin dalla
fine dell'ottocento, il diffuso senso di rivolta contro lo spirito della
rivoluzione francese. Il fossato che separa Corradini da Mazzini, oppure Barrès,
Drumont, Maurras da Michelet, dà la misura della distanza che intercorre tra il
nazionalismo giacobino e quello "della terra e dei morti", secondo la
definizione di Barrès, formula sovrapponibile alla versione tedesca "blut
und boden", sangue e suolo."[iv]
Sternhell accenna
solo alla Germania, ma chi volesse approfondire e verificare che anche nel
contesto tedesco si assiste nello stesso periodo ad un fenomeno analogo, con la
diffusione dell'etno-nazionalismo volkisch, può consultare il già
citato "Le origini culturali del Terzo Reich" di George
Mosse. Si era, quindi, in presenza di un fenomeno generale su scala
europea: la diffusione di un nuovo nazionalismo, agli antipodi di quello
che aveva tentato, dalla rivoluzione dell’89 alla Comune, una sintesi tra la
“religione della patria” e la “religione dell’umanità”, che considerava la
nazione come una comunità organica fondata su criteri di appartenenza tribali e
non più una collettività di liberi individui.
2. Ma se è il popolo
la sostanza vitale della comunità nazionale fondata sui vincoli del sangue e
della tradizione, questo tipo di nazionalismo non può accettare che resti senza
soluzione la questione sociale.
Secondo Sternhell,
Barrès è uno dei primi a comprendere che un movimento nazionale può esistere solo
se è in grado di assicurare l’integrazione di tutti gli strati sociali nel
corpo organico della nazione. Marxismo e liberalismo sono movimenti che
alimentano il conflitto sociale e favoriscono così la disgregazione dell’unità
e della concordia nazionale: non sarebbero quindi altro che due aspetti dello
stesso male. È così che fa la sua apparizione quell’ossimoro
politico che è il socialismo nazionale.
Come Barrès, che lo
precede di vent’anni, anche in Italia Corradini, nel 1910, assume il termine di
socialismo nazionale nell’ottica della “solidarietà
familiare fra tutte le classi della nazione italiana”.[v]
Pochi anni dopo la
nozione di socialismo nazionale emerge con forza nelle elaborazioni teoriche della
Konservative Revolution, il possente movimento politico e culturale di orientamento
comunitarista, antiprogressista ed antimaterialista che svolse un ruolo
importante nella delegittimazione della Repubblica di Weimar.
Nelle ricerche di
Sternhell, emerge con estrema chiarezza un tratto fondamentale della nuova
sintesi ideologica che condurrà al fascismo: la tendenza di queste
componenti della destra radicale a "socializzarsi". A mutuare forme
organizzative, linguaggio, programmi, dall’avversario sociale (il movimento
operaio), la sua tendenza a confluire ideologicamente, e per alcuni aspetti
anche politicamente, con il proprio antagonista speculare, la sinistra radicale.
Infatti, argomenta Sternhell, “sul
piano dell’ideologia, il fascismo rappresenta la sintesi di un nazionalismo
organico e tribale con quella revisione volontaristica e anti-materialistica
del marxismo iniziata, alla fine del XIX° secolo, da Georges Sorel e dai sorelisti
di Francia e d’Italia. Alla nuova sintesi socialista-nazionale, i seguaci di
Sorel apportano anche elementi tratti da Proudhon: il culto della guerra,
naturalmente, ma anche quello della famiglia (in cui Proudhon vede
un’istituzione mistica), dell’indissolubilità del matrimonio, del rispetto
della proprietà privata frutto del lavoro” [vi]
Da questa sintesi,
che vede confluire nei movimenti fascisti tanto nazionalisti, razzisti,
futuristi quanto repubblicani, sindacalisti rivoluzionari ed ex- socialisti
massimalisti, deriva la difficoltà di incasellare il fenomeno fascista nelle
tradizionale classificazione destra-sinistra. Non a caso la maggioranza dei
movimenti della destra radicale hanno quasi sempre rifiutato la collocazione a
destra nello scacchiere politico, rivendicando il superamento di destra e
sinistra.
3. Per quanto
mi riguarda continuo ad essere convinta della collocazione a destra dei
fascismi.
Come affermato negli
anni trenta dal giurista fascista Carlo Costamagna, direttore durante il regime
mussoliniano della rivista "Lo Stato", “la nazione intesa in senso organico non è un tutto indifferenziato,
ma una totalità che ha un alto e un basso in senso qualitativo”.[vii] Il
che, va da sè, implica una differenza "naturale" tra gli uomini che
compongono la nazione stessa ed una conseguente gerarchia sociale. Secondo
Sternhell erano queste le idee di Mussolini fin dal 1918: "il regime
che il socialismo nazionale intende instaurare non sarà affatto un regime
egualitario, e non darà luogo ad alcuna socializzazione della proprietà.
Soltanto un regime fortemente gerarchizzato, che permetta a una potente elite
di guidare la società, può rivelarsi capace di condurre la nazione sulla via
dello sviluppo. In Italia come in Francia, i soreliani predicavano da tempo
dottrine niente affatto dissimili."[viii]
Insomma i fascismi,
anche quelli con maggiori velleità sociali, sono profondamente permeati da una
concezione antiegualitaria e gerarchica, quindi di destra. Come
spiegato in un mio precedente articolo, reputo la discriminante
eguaglianza/diseguaglianza fondamentale per stabilire ciò che sta a destra e
ciò che sta a sinistra e per ribadire la validità di queste categorie.
I NEO-FASCISTI E LA SVOLTA LEPENISTA DELLA LEGA NORD
Quanto il
nazionalismo tribale, una visione "sociale" contraria al conflitto di
classe e l'antiegualitarismo, caratterizzino ancora i movimenti apertamente
neofascisti e neonazisti come l'NPD tedesco, Alba Dorata in Grecia, Jobbik in
Ungheria, Svoboda in Ucraina è evidente. Già di per sé questo dovrebbe essere
sufficiente per comprendere che l'antifascismo non può proprio considerarsi
superato.
Ma siamo poi così
sicuri che solo le formazioni politiche sopracitate possono qualificarsi come
fasciste? Non necessariamente i movimenti classificabili come tali
rivendicano apertamente l’eredità del fascismo storico, anche perché, nei paesi
dell’Europa occidentale, sarebbe politicamente castrante.
In questo senso è
emblematico il fenomeno della Nouvelle Droite di Alain de
Benoist, ripreso in Italia dai giovani missini del Fronte della Gioventù
raccolti attorno a Marco Tarchi. Nei documenti del tempo si possono leggere
queste affermazioni: “dobbiamo essere fautori della logica del superamento,
basta con anticomunismo ed antifascismo, con le vecchie contrapposizioni che
fanno il gioco del sistema. Né destra né sinistra, ma innovatori non inquadrati
né inquadrabili in vecchi e logori schemi ideologici”[ix]
"Uscire dal
tunnel del fascismo" e superare le categorie di destra e sinistra erano le
parole d'ordine della nuova destra dei primi anni ottanta, tant'è che gli atti
del convegno del 1982 a Cison di Valmarino, che sancisce il battesimo ufficiale
di quella corrente di pensiero in Italia dopo l’espulsione di Tarchi dal Msi,
vengono raccolti in un volume intitolato "Al di là della destra e
della sinistra".[x]
Anche sulla
questione immigrazione-razzismo Alain de Bonoist ha indirettamente fornito i migliori argomenti ai movimenti
populisti di destra, con l'invenzione del "differenzialismo". In
pratica, sostiene il principale teorico della nuova destra, si tratta di
difendere le differenze tra i popoli contro un mondo che la globalizzazione ha
ridotto ad un unico immenso mercato, cancellando le specificità storiche e le
tradizioni culturali. Secondo Pierre Taguieff, in realtà, questo
“differenzialismo” nasconde il volto del "razzismo postmoderno": “non
si è mai capito che la norma del rispetto delle differenze, lungi
dall’incarnare quel fondamentale diritto dell’uomo che è il diritto
all’alterità, serve soprattutto a rendere presentabile, se non addirittura
rispettabile, l’ossessione del contatto, la fobia della mescolanza, che
costituisce il cuore del razzismo. Conservare la distanza culturale significa
in primo luogo evitare ogni meticciato, minaccia suprema, presunto motore di un
irreversibile declino” .[xi] E
ancora, “nell’era attuale, il razzismo si è ricomposto attorno
all’elogio della differenza culturale, del culto delle radici e delle identità
tradizionali. L’assolutizzazione delle identità culturali si è posta alla base
degli appelli all’esclusione dei presunti inassimilabili”.[xii]
Non è un caso, quindi,
che il nuovo corso della Lega sia iniziato proprio con una conferenza di Matteo
Salvini (allora candidato alle primarie del partito, ma non ancora segretario)
con Alain de Benoist, il 2 dicembre 2013 a Milano, dal titolo “La fine
della Sovranità. La
dittatura del denaro che toglie il potere ai popoli”. Una
conferenza in cui "De Benoist attacca senz’altro il
Turbocapitalismo, alla pari di molte persone di sinistra, ma lo fa arrivando a
dire che questo fenomeno è “sconnesso dall’economia reale” e per superarlo
suggerisce di tornare alle comunità locali – suscitando il plauso del pubblico
leghista– e ridare potere alle comunità interclassiste di ‘produttori’ (perché
è questa, in centoni, la soluzione auspicata dalla Nouvelle Droite). Soluzione
che non può che interessare il pubblico leghista, composto da piccoli
imprenditori spaventati per gli squilibri creati dalla globalizzazione, e che
rivela la natura classista del suo pensiero, che in teoria – con il desiderio
di creare una ‘terza via’ tramite nuove sintesi fra valori di destra e di
sinistra – supera idealmente le due categorie, ma in concreto si sposta a
destra, dal momento che, oltre ad appellarsi a valori ancestrali e tradizionali
(...), fa altresì leva su un pubblico radicato in una zona d’Italia (il
Nord-Est) composto da un forte tessuto economico-sociale di piccole e
medie imprese che, con l’appoggio alla Lega, inizia a percepire la regione come
‘comunità d’interesse dei produttori padani’ (in senso propriamente
interclassista) e come ‘comunità etno-culturale’ (una “comunità di lavoro
etnicamente coesa”) ".[xiii]
La conferenza Salvini-De
Benoist è stata organizzata da il Talebano, un centro culturale che
si propone esplicitamente di essere il think-tank della svolta lepenista della
Lega. Animatori del "Talebano” sono Vincenzo Sofo, già responsabile
giovanile della Destra di Storace e ora consigliere di zona del
Carroccio a Milano, e Fabrizio Fratus, ex dirigente del Fronte della Gioventù e
della Fiamma Tricolore, autore del libro "Fascisti su Milano" (un'apologia delle gesta neofasciste
milanesi degli anni '90), da sempre legato agli ex di Avanguardia Nazionale Mimmo
Magnetta, Adriano Tilgher e Stefano Delle Chiaie. Anche Diego Fusaro
ha partecipato ad un incontro con Fratus dall’eloquente titolo “Oltre la
destra e la sinistra. Superare le divisioni amiche del sistema”,
organizzato sempre da Il Talebano. “In realtà non ci siamo mai definiti di Destra, anzi, noi crediamo
in un superamento della dicotomia destra-sinistra.“ ha rivendicato Vincenzo Sofo, ricalcando
esattamente le stesse argomentazioni che i neofascisti più avanzati usavano già
quarant’anni fa.
Non sorprende,
quindi, che nel programma politico della Lega Nord per le elezioni europee
2014 si trovino affermazioni di questo tipo: “Il mondo è cambiato e con
esso il senso della sfida politica. Le vecchie ideologie (“destra” e
“sinistra”) ormai sono sorpassate e fuorvianti. La dicotomia oggi è tra mondialismo
e identità. Fra gli attori del mondialismo inseriamo con convinzione l'Unione
Europea. Questa, in nome di un egualitarismo spacciato per uguaglianza, sta
portando avanti una omologazione degli usi e dei costumi, dei modelli sociali,
della comunicazione e dei valori, con lo scopo di slegare l’uomo dalla sua
comunità, dal popolo di cui è parte. (..)”.[xiv]
CONCLUSIONI
Ricapitolando: 1. identitarismo
tribale (e xenofobo) mascherato da difesa delle differenze etno-culturali;
2. elogio della "comunità dei produttori" interclassista insieme a
qualche battaglia "sociale" (ad esempio il referendum per
l'abolizione della riforma Fornero o il presidio di Salvini al fianco
della Fiom per difendere gli operai della Tosi a Legnano); 3. rifiuto
dell'egualitarismo. Aggiungeteci in sovrappiù le pulsioni securitarie
ed autoritarie e chiedetevi se tutto questo non vi ricorda
"qualcosa". Ai dirigenti di Casa Pound evidentemente
"qualcosa" ricorda, tant'è che dopo aver incontrato Salvini,
hanno avviato una collaborazione ufficiale con la Lega, prima con il sostegno
militante alla candidatura di Borghezio alle scorse europee, poi partecipando
con un proprio spezzone al corteo anti-immigrati organizzato dalla Lega il 18
ottobre scorso a Milano, infine fondando “Sovranità”, “un’associazione per chi ama la Nazione e vuole sostenere attivamente le
idee di Matteo Salvini”, con l’intento dichiarato di agire nelle prossime
tornate elettorali insieme alla Lega al nord e a “Noi con Salvini” al
centro-sud.[xv]
Intanto in Francia, “il
Front di Marine, cavalcando la crisi dei socialisti e del Front de gauche,
coniuga senza alcun problema nazionalismo e ‘socialità’, una forte attenzione
alle problematiche sociali e al mondo del lavoro (in chiave ovviamente
interclassista) e una critica al mondialismo, che genera squilibri come
l’odierna crisi e l’immigrazione, e ha iniziato a puntare tutto, come la Nouvelle
Droite, su un nuovo approccio alla definizione di se stessi con slogan “Ni
droite, ni gauche, Français!” [xvi]
Insomma, dietro
l'ossessione della trasversalità e del superamento di destra e sinistra quasi
sempre si nascondono le posizioni della destra più radicale.
Se si considera che il
Front National è risultato il partito più votato in Francia alle ultime europee
e che la Lega in Italia è data in costante crescita, a me pare proprio di poter
affermare che l'antifascismo sia tutt'altro che un residuato storico.
La sola discriminante
“costituzionale” che per alcuni sovranisti sarebbe sufficiente per risolvere la
questione risulta, invece, troppo debole ed, infatti, non ha impedito che
persone ed ambienti che pure si riconoscevano in essa dessero indicazione di
voto per la Lega e simpatizzassero per la Le Pen. Peraltro,
anche i gruppi che teorizzano un razzismo piuttosto esplicito, come il gruppo
di Ar fondato dall'ideologo neonazista Franco Giorgio Freda, sostengono
che la battaglia in difesa delle differenze "razziali" dei
popoli "non è anticostituzionale, nè contraria alla dichiarazione dei
diritti dell'uomo: affermare che i popoli sono differenti significa semplicemente
evidenziare la dignità di tutte le razze e il diritto a preservare le loro
specificità".[xvii]
Dunque,
fatta eccezione per qualche sparuto gruppo nostalgico, anche gli ambienti
più radicali della destra non respingono dichiaratamente la Costituzione,
pertanto, per evitare che il sovranismo resti vittima di ambiguità e di nefaste
commistioni, la discriminante dirimente resta quella esplicitamente antifascista.
[i] http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=70200&highlight
[ii] http://www.lospiffero.com/cronache-marxiane/il-paradosso-dellodierno-antifascismo-16147.html
[iii] http://www.linterferenza.info/editoriali/il-mio-antifascismo/
[iv] Z.
Sternhell, La destra rivoluzionaria. Le origini francesi del fascismo 1885-1914,
Corbaccio, Milano, 1997, p. 42.
[v] In Z. Sternhell, Nascita dell’ideologia fascista, Baldini e Castoldi, Milano, 2002, p. 23.
[vi] Ivi, p. 19.
[vii] Cfr. C.
Costamagna, La dottrina del fascismo,
Edizioni di Ar, Padova, vol.1, Padova, 1982, p.106
[viii] Z.
Sternhell, Nascita dell’ideologia
fascista, p. 303.
[ix] A. Amorese,
Fronte della Gioventù. La destra che sognava la rivoluzione: la
storia mai raccontata, Eclettica Edizioni, Firenze, 2013, p. 73.
[x] Cfr. Al di là della destra e della sinistra. Atti
del convegno «Costanti ed evoluzioni di un patrimonio culturale», Lede,
Roma, 1982.
[xi] P.Taguieff,
Sulla nuova Destra. Itinerario di un
intellettuale atipico, Firenze, Vallecchi, 2003, p. 126.
[xii] Ivi,
p. 34.
[xiii] http://www.rivistapaginauno.it/nuova-destra-lega-nord.php
[xv] http://www.huffingtonpost.it/2015/01/13/sovranita-casa-pound-matteo-salvini_n_6462966.html
[xvi] http://www.rivistapaginauno.it/nuova-destra-front-national.php.
Per approfondire i tratti fascisti del programma del Front National rimando, inoltre a questo documento del
Front de Gauche: http://www.gauchemip.org/spip.php?article16191
28 commenti:
Complimenti per la qualità dell'analisi. In un ottica di approfondimento sull'idea di antiegualitarismo come concetto qualificante del fenomeno fascista, sarebbe interessante capire se e come i movimenti attuali declinano la problematica della mobilità sociale (la possibilità concreta di salire e scendere sull'ascensore sociale in base alle proprie qualità, o all'assenza delle stesse). Infatti l'eventuale assenza di questa discussione in seno ai movimenti delle nuove destre, consentirebbe di mettere meglio a nudo la natura classista e reazionaria degli stessi, la loro sostanziale continuità con il tradizionale approccio fascista. Di converso, dato che l'implementazione di serie politiche di mobilità sociale implicherebbe una severa limitazione alla proprietà e al libero gioco delle forze del mercato, la presenza di programmi politici concreti in tal senso ci consentirebbe di individuare importanti elementi innovativi all'interno di tali movimenti e dunque di apprezzarne la dinamica. Nonché la pericolosità potenziale.
Se prendiamo in considerazione questi articoli e li poniamo di fronte alle ideologia ben analizzata dall'articolo si vede tranquillamente come i principi fondanti queste posizioni siano diametralmente opposti e come il loro uso in appoggio alle logiche dell'estrema destra sia puramente retorico e strumentale.
Ora,se la questione dell'antifascismo (assolutamente giusta non fraintendetemi)debba essere messa come discriminante credo che qui si entri eminentemente nel campo della tattica,nel senso che bisognerebbe decidere a quale “target” rivolgersi per la costruzione di un fronte ampio.
L'antifascismo è nel campo dei principi indiscutibile,ma in quello della tattica,se contestualizzato nel quadro generale odierno,vincolante,in quanto può coagulare solo forze che si rifanno alla tradizione dell'estrema sinistra e quindi a mio avviso non garantirebbe l'appoggio di quella porzione della classe media che rispetto questi argomenti è nel migliore dei casi “freddina” e nel peggiore totalmente indifferente.
Insomma secondo me il punto è: siamo sicuri che compattare la sola sinistra anticapitalista (più realisticamente sarebbe meglio dire ciò che ne rimane) sia sufficiente per costruire un fronte unito in grado di intercettare i consensi di una popolazione deideologizzata?
Se prendiamo per vera la teoria delle fasi,non sarebbe meglio rifarsi inizialmente alla difesa della costituzione che oggi viene continuamente messa sotto attacco sia dal punto di vista dei principi sia di quello dell'attuazione degli stessi?
Non garantirebbe un potenziale perno per la costruzione di un fronte con forze non marxiste ma interessate al cambio di rotta rispetto al neoliberismo?
Insomma credo che visto lo stato comatoso della sinistra anticapitalista l'appoggio iniziale a questo genere di forze possa fungere da trampolino di lancio per la stessa,soprattutto in un ottica di esponenziale erosione delle condizioni di vita dei cittadini italiani.
Ps:
Pongo queste domande per capire,sono sempre disposto a cambiare idea,proprio perchè credo che la tattica non sia una questione preordinata ma un qualcosa che si costruisce tramite la contestualizzazione e il confronto.
Ragassuoli state risalendo posizioni col blog
http://www.alexa.com/siteinfo/http%3A%2F%2Fsollevazione.blogspot.it%2F%3Fm%3D1
Fascista è chi emette una condanna perché la stampa così scrive la sentenza di colpevolezza. Ma che strano, PD ed ANPI subito radunano le truppe (ed i cosiddetti antagonisti) per manifestazioni contro la violenza. Violenza contro la quale non si manifesta se a commetterla sono stranieri con licenza di fare quel che vogliono perché "frustrati". Chi appiccò il fuoco alla casa di Iannone dove si trovava anche il bimbo che all'epoca aveva tre anni? Nessuno si disturbò a condannare tale violenza
Ad ogni modo, meglio prendersela con CP che con gli amati giudici della consulta che negano il referendum contro la fornero
Per intanto, a furia di tentare di sbrogliare questioni di lana caprina, stiamo marciando più o meno allegramente verso il terzo conflitto mondiale (o ci siamo già?) e stiamo affondando senza speranze di riscatto nella palude mefitica del globalismo indifferenziato.
Forse, a pensarci un po', era proprio per evitare questo precipitare nelle reti dei cacciatori/pescatori di tonni (ma anche di tonti), che era sorto il cosiddetto "fascismo".
Però la storia non si ferma e gli eventi si presentano irreversibili, specie continuando a cercare di dipanare le questioni di lana caprina od accorgendosi time out che l'Urovoro non scherza.
Articolo con cui concordo, ma forse troppo lungo per essere apprezzato da un numero significativo di lettori. Andava sintetizzato un pò. Nell'era della comunicazione veloce, se si vuole essere letti bisogna essere più "easy".
Articolo ben fatto... ma secondo me l'autrice sbaglia a mettere tra la pattumiera dei noefascisti Tarchi e De Benoist.
Una semplificazione e come tale depistante.
Fare di tutt'erba un fascio non è molto serio.
Uno come Tarchi non è considerabile fascista.
In sintesi: è vero che quasi tutti i fascisti si nascondono dietro allo slogan "né destra né sinistra" --attualizzazione dello slogan dei settanta "né est né Ovet"--, ma non tutti coloro che parlano di fine della dicotomia sono fascisti (vedi Preve ieri e Fusaro oggi).
Purtroppo la prima parte del mio intervento non è stata inviata correttamente alla redazione,per questo la posto ora scusandomi per il disguido
Anzitutto complimenti per l'analisi,puntuale e lucida.
Vorrei però soffermarmi sul punto focale che l' articolo pone alla fine di questo bel ragionamento.
Si legge:
La sola discriminante “costituzionale” che per alcuni sovranisti sarebbe sufficiente per risolvere la questione risulta, invece, troppo debole ed, infatti, non ha impedito che persone ed ambienti che pure si riconoscevano in essa dessero indicazione di voto per la Lega e simpatizzassero per la Le Pen. Peraltro, anche i gruppi che teorizzano un razzismo piuttosto esplicito, come il gruppo di Ar fondato dall'ideologo neonazista Franco Giorgio Freda, sostengono che la battaglia in difesa delle differenze "razziali" dei popoli "non è anticostituzionale, nè contraria alla dichiarazione dei diritti dell'uomo: affermare che i popoli sono differenti significa semplicemente evidenziare la dignità di tutte le razze e il diritto a preservare le loro specificità".
Ora andiamo a vedere i principi fondamentali della costituzione italiana che all'articolo 3 recita così:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Per chiarezza citiamo anche la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che agli articoli 1 e 2 recita:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Allora se la Lega è fascista (più o meno condivido), forza italia è liberista, il Pd renziano peggio ancora, le frattaglie centriste tipo udc-ncd e scelta civica non ne parliamo, con chi vorreste farlo il CLN? Secondo me sbagliate ad evocare un (virtuale) CLN anti eurista che non esiste nella realtà nè ora, nè mai. L'unica via è costruire una vasta sinistra antieurista come mi par di capire proverete a fare con il convegno di Roma nel prossimo fine settimana. Del resto nè Syriza (nè Antarsya-Mars), nè Podemos cianciano di cln trasversali...o sbaglio?
La Lami ricostruisce discretamente il retroterra culturale fascista, anche se omette di citare il testo più importante in argomento: "Le origini dell'ideologia fascista" di Emilio Gentile. Accettabile anche la discussione dei collegamenti fra questo retroterra e gli attuali movimenti di "destra". Dopo 70 anni passati a tacciare i fascismi di bieca incultura, la sinistra riscopre che invece la cultura c'era.
Purtroppo ci sono anche silenzi e forzature. Silenzi, perché Lami non fa parola dei punti di contatto fra i due filoni di critica radicale della modernità liberale, quello di destra e quello di sinistra: intrecci sia remoti (ad es. il radicamento nella temperie romantica e storicista ottocentesca colla sua polemica antiborghese e antiilluminista) che vicini (ad es. ecologismo e animalismo).
La forzatura invece arriva quando, da certe condivisioni a carattere culturale, la Lami inferisce la natura fascista o protofascista tout court di questi movimenti. Il fatto che qualche neofascista dichiarato li guardi con simpatia le basta per trinciare la conclusione che la proclamata fedeltà ai valori costituzionali e l'accettazione del metodo liberal-democratico risultino irrilevanti ai fini del loro inquadramento concettuale! Ma benedetti figlioli, vi passa per la mente che a queste condizioni tutti quanti abbiano qualche affinità col marxismo dovrebbero essere identificati con Stalin e Pol-Pot?
Prescindo dal fatto che, spregiando il goffo pregiudizio umanista ed essendo indifferente ai miti polemici propalati dal regime, io avvertirei l'apparentamento con Hitler e con Pol-Pot come lusinghiero.
Un'altra cosa: davanti al feroce smantellamento dello stato sociale perpetrato dal neoliberismo, la difesa 'fascista' (se volete chiamarla così) della socialità e la sua opposizione alla finanza sradicata potrebbero interessare chi da sinistra si batte contro il medesimo avversario. Tantopiù da che avete rinunciato al principio della collettivizzazione integrale e quindi il rifiuto della proprietà privata non costituisce più un nodo divisivo insuperabile.
Preferite il cosmopolitismo inegualitario e di rapina degli anglosassoni o la socialità particolaristica e anticosmopolitica degli eredi di Hegel e Spengler? La miseria dei lavoratori italiani o la fame del terzo mondo? Vi ripeto la domanda che vi ho fatto altre volte, senza ricevere alcuna risposta: chi è il vostro nemico principale?
IL NEMICO PRINCIPALE
Si legge nell'appello che convoca l'incontro delle sinistre no-euro europee del 24-25 gennaio:
«... l’uscita dall’Unione europea può farsi in modi diversi e opposti.
La tendenza attuale allo sgretolamento dell’Unione europea alimenta spinte sociali di natura fortemente contraddittoria. Esistono movimenti politici ultra-reazionari che avanzano soluzioni nazional-liberiste se non apertamente neofasciste.
Anche se il nostro nemico principale è e resta il blocco eurocratico, è nostro dovere assoluto contrastare e fermare l’avanzata dei movimenti reazionari d’estrema destra».
Più in generale.
Non sempre "Il nemico del mio nemico , è un mio amico". E non è detto (quasi mai lo è) che forze che combattono contro un dato potere, riescono ad unirsi in un fronte unico.
Del resto oggigiorno non siamo in una guerra vera e propria. In una guerra, davanti all'aggressione armata, che la respinge e lotta armi in pugno, deve allearsi militarmente. Ma una coalizione militare non è un fronte. Un fronte si basa su una piattaforma politica comune per governare un paese.
Non sta né in cielo né in terra che oggi tutti quelli che si oppongono al capitalismo casinò possano fare fronte. Il caso della Lega salviniana che imbarca le frattaglie neofasciste è emblematico. Tra neoliberista flat tax, riduzione della spesa pubblica, xenofobia, islamofobia e quant'altro, con questa Lega non è possibile alcun fronte. Non ce ne sono le basi minime.
Certa destra, così come certa sinistra, sono solo scialuppe di salvataggio del sistema neoliberista.
Sarebbe sciocco e suicida diventare truppe ausiliarie di forze gattopardesche che agiscono come salvatori del sistema.
IL "Sistema", non so se qualcuno se ne sia accorto ma non sono in molti, ha raggiunto parecchi dei suoi obiettivi. Certo non ha terminato e basta dare una scorsa ai "Programmi" a cui rigorosamente ha tenuto fede finora con indiscutibile acutezza strategica e che dovrebbero essere ormai abbastanza noti .
Per il resto bisogna ammettere che le chiacchiere non fan farina.
Comunque Marine Le Pen ha detto che si augura la vitoria di Tsipras in Grecia: http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/21/news/elezioni_grecia_tsipras_marine_le_pen-105418945/?ref=HREC1-15
Per me, a differenza vostra e della signora Lami, la Le Pen è veramente oltre la destra e la sinistra. Lei sta nel terzo millenio, voi nel novecento.
Il concetto di "guerra" non è univoco. Chi si immagina schiere di cavalieri corazzati e armati di picche lanciate l'una contro l'altra per farsi a pezzi ha un'idea di guerra, chi invece pensa a manovre più o meno celate nell'ombra della disinformazione per far a pezzi la sovranità degli stati ne ha un'altra.
Nelle guerre, in genere, ciò che conta è arrivare a spezzare la spina dorsale dell'avversario.
Per adesso la spina dorsale è stata spezzata agli stati privati di indipendenza e quindi della libertà e che hanno pesantissime catene ai piedi e alle mani fatte di debito pubblico e di interessi da pagare. Quale sia il caso dell'Italia, fate voi.
TERZO MILLENNIO
Anche noi, come i nostri compagni francesi, nelle prossime presidenziali francesi, preferiremmo che vincesse la le Pen (se l'alternativa fosse l'eurista Hollande). Per la semplice ragione che l'Unione andrebbe ramengo.
Benedetti figlioli!
Ma questo che c'azzecca col fare fronte con il Front National?
Bisogna proprio essere a digiuno di politica per confondere il male minore, con un'alleanza politica.
E siccome fate anche un gran casino tra lotta politica e guerra militare siamo costretti a ricordarvi che la storia mondiale è piena zeppa di alleanze militari, tra Stati o tra movimenti di liberazione e Stati, che pur combattendo contro il loro nemico, non avevano affatto i medesimi obbiettivi, e quindi non costituirono alcun fronte politico.
Che pensate? Che siccome siamo entrati nel XXI secolo siano cambiati regole e protocolli della lotta politica?
Sono d'accordo, speriamo vinca la Le Pen ma far fronte con lei adesso sarebbe impossibile.
Giusto in caso di resistenza partigiana.
Comunque evitate di darvi sempre arie di grandi strateghi che ci perdete in credibilità.
Ma veramente quelli che si danno l'aria da strateghi sono quelli che fanno continue forzature storiche e ripetono a pappagallo "bisogna allearsi con questo .... bisogna allearsi con quello" quando non hanno mai visto un fucile in vita loro eccetto il superliqudator regalato dalla mamma.
I fascisti hanno questa ossessione per il terzo millenio...sperano forse di prendersi la rivincita sul secolo passato. Ebbene io dico che se il terzo millennio è la Le Pen che dopo l'attentato di Parigi vuole introdurre la pena di morte e ha lanciato una campagna all'insegna del securitarismo e dell'islamofobia, bè allora noi dovremo essere i partigiani del terzo millenio. A Cremona i fascisti del terzo millennio amici di Salvini, hanno quasi ucciso un compagno colpevole di essere comunista...ma che bel modo di superare il novecento!!!!!!
Concordo, anche alcuni commenti andrebbero sfrondati.
@ Redazione:
in rete è facile fraintendersi. Il mio discorso non è rivolto all'oggi e non vi invito a fare fronte né ad essere le truppe ausiliarie di nessuno.
Diciamo che la vostra posizione rispetto alla cosiddetta destra mi sembra confusa. Per un terzo la vedete come un avversario del sistema e per due terzi come un suo alleato gattopardesco (ma si può pensare che Hollande e Bruxelles sponsorizzino segretamente Le Pen??). La odiate per la questione immigrazione senza essere in grado di offrire alcuna soluzione ai relativi problemi. Parlate di "popolo" senza chiarire se vi riferite a quello italiano, agli italiani più gli extracomunitari residenti in Italia, o a tutti questi più i due miliardi di disperati che ci guardano famelici dal terzo mondo.
La domanda "chi è il vostro nemico principale" è un invito a fare un po' di chiarezza su questi temi. Magari inquadrando i vostri avversari nelle vesti di forze politiche concrete (c'è ad es. una bella differenza fra lo statalismo della Le Pen e il liberismo antimeridionale di Salvini, e infatti la prima si augura la vittoria di Siryza e il secondo no) anziché continuare a ragionare sulla base delle discriminanti mitopoietiche nate sui campi di battaglia del XX secolo.
@ Lorenzo. Che ci sia questa gran differenza tra Salvini e Le Pen, non mi trova d'accordo. Come dimostra questo articolo la Lega di Salvini sta effettuando una svolta ideologica importante (tutt'altro che conclusa) che proprio non si può qualificare come "liberismo antimeridionale". Anzi direi l'esatto contrario. A parte che anche lui ha detto che è meglio Tsipras dei servi di Berlino (http://noiconsalvini.org/ue-salvini-popolo-greco-vinca-elezioni-non-servi-di-berlino/), ha lanciato un progetto su tutto il territorio nazionale abbandonando di fatto il secessionismo,e infatti il 28 febbraio farà una manifestazione a Roma in Piazza del Popolo. E' vero che la flat-tax è liberista ma è anche vero che è favorevole al protezionismo contro i prodotti cinesi e turchi. Ha promosso il referendum contro la Fornero, attacca la dittatura delle banche ed elogia la Fiom. E' stato in Corea del nord...
Proprio come la Le Pen è un nemico insidioso per la sinistra sovranista. Personalmente, a differenza della redazione, non mi auguro affattonla vittoria della Le Pen in Francia, nè quella di Salvini in Italia. Rappresentano non un male minore, ma un male diverso rispetto agli oligarchi della UE. Una vera sinistra sovranista deve combattere tanto gli uni quanto gli altri.
Il nemico più piccolo della sinistra è certa destra, dialogante per mancanza di nemici...gli unici che diano senso alle loro esistenze fondate sulla sfiducia nell'uomo, e la conseguente compulsione al controllo...da cui il ricorso strumentale al mito (dio, patria, "a piazzale loreto a mussolini non cadde una lira dalle tasche" e ipocrisie varie), con quelli più svegli e emancipati nel registro della doppia morale...
francesco
Dunque: l'Europeismo atlantista, per conto mio, sarebbe da considerarsi "di destra": mondialista, liberista, globaliSTA antisovranista, Nuowayorkista e via così. Il Renzismo, ufficialmente sarebbe "di sinistra" perché di sinistra è reputato (ma da chi?) il Pd che però è anch'esso europeista, atlantista, liberista, globalisata idem come sopra.
Ora chi non ci sta in questo dualismo mainstream, secondo l'Articolista sarebbe "fascista" DENTRO.
Ma mi si faccia un piacere! per favore! che ragionamento sarebbe mai questo?
Ci si può girare attorno fin quando si vuole, ci si può raccontare storie, si può ciurlare nel manico. ma la storia sta lì, a monito, malgrado tutti i vani e pelosi tentativi di rimozione.
"Nè destra né sinistra" è uno slogan nient'affato nuovo, vecchio anzi quanto il '900. Hitler ad esempio, con questo slogan ci ha preso il potere. Ma potrei fare anche altri istruttivi esempi.
Davvero oggi tutto sarebbe cambiato? che le vecchie categorie del politico non valgono più?
Che sciocchezza!!
un compagno del MPL
Se penso che Anna Lami è stata di fatto cacciata da Ross@ per sospetta "infiltrazione fascista" per suoi precedenti adolescenziali mi sembra in Forza Nuova ... ... credo invece che sia una bravissima compagna ...
Tutti hanno diritto nella vita a sbagliare .... e soprattutto giovani e giovanissimi ...
Ancora complimenti all'autrice.
Che la massa sia sempre divisa in cani e gatti fa pensare che il vecchio adagio contiene una gran verità: fra due litiganti il terzo gode.
E il terzo è facile immaginare chi sia per chi ha una briciola di cervello.
Mi sa che l'anonimo delle 12:36 non ha manco letto l'articolo, che c'entra Renzi? Renzi è di sinistra come Al Bagdadi è musulmano.
@anonimo
non si vive di soli nemici comuni. Il terzo gode? Nella vita ci sarà sempre chi vince e chi perde, sono rarissimi i pareggi.
Comunque il mio segreto per vincere (contro chi pare a voi) l'ho trovato da un po'. Se qualcuno vuole provarlo
https://www.youtube.com/watch?v=tMxZKQYwNG8
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