8 gennaio
Mentre i mercati s’interrogano quali strategie, aldilà degli slogan elettorali, saranno poi effettivamente perseguite nel caso di successo delle forze politiche d’opposizione in Grecia, traspare sempre più la volontà del leader di Syriza, Alexis Tsipras, di procedere con un programma “accomodante” per la permanenza del paese nell’area euro. La stessa auspicata rimodulazione concordata del debito pubblico in una nuova versione rivista e corretta dei precedenti haircut, non produrrebbe infatti gli effetti sperati così come puntualmente evidenziato dall’economista tedesco Hans-Werner Sinn, presidente dell’Ifo (Istituto per la ricerca economica, maggiore think-tank tedesco sulle tematiche di politica economica) il quale ha fatto giustamente presente che “solo uscendo dall’euro la Grecia può evitare il fallimento”. Qualsiasi intervento sul debito significherebbe solamente procrastinare i problemi dell’economia greca e non risolverli, aggravando il già disastrato paese ellenico da ulteriori vincoli determinati da prestiti internazionali e da tutele sempre più pressanti nella gestione economica domestica. D’altronde i precedenti e sempre più onerosi salvataggi non hanno fatto che aumentare la posizione debitoria del paese e non certo aiutato nel tirarlo fuori dall’impasse della drammatica situazione economica il cui destino ogni giorno appare sempre più irreversibile.
La popolazione è allo stremo e francamente non ci sono più i presupposti e i margini di manovra per poter rendere l’euro una valuta idonea alle esigenze dell’economia greca. Il caso greco ha dimostrato, in tutta la sua drammaticità, come il trapianto forzato di una moneta possa alla fine degenerare in un inevitabile rigetto distruggendo letteralmente un paese nonostante noti personaggi, che hanno costruito esclusivamente la propria carriera e credibilità asservendosi supinamente ai dogmi perversi della moneta unica, abbiano sostenuto fino a poco tempo fa che proprio il paese ellenico era la prova più tangibile del successo dell’euro.
Il problema di fondo della Grecia pertanto rimane la permanenza nell’euro e le sue assurde e anacronistiche politiche economiche imposte a un paese che non ha mai avuto le possibilità, neanche remote, di poterle perseguire ed attuarle.
La popolazione è allo stremo e francamente non ci sono più i presupposti e i margini di manovra per poter rendere l’euro una valuta idonea alle esigenze dell’economia greca. Il caso greco ha dimostrato, in tutta la sua drammaticità, come il trapianto forzato di una moneta possa alla fine degenerare in un inevitabile rigetto distruggendo letteralmente un paese nonostante noti personaggi, che hanno costruito esclusivamente la propria carriera e credibilità asservendosi supinamente ai dogmi perversi della moneta unica, abbiano sostenuto fino a poco tempo fa che proprio il paese ellenico era la prova più tangibile del successo dell’euro.
Il problema di fondo della Grecia pertanto rimane la permanenza nell’euro e le sue assurde e anacronistiche politiche economiche imposte a un paese che non ha mai avuto le possibilità, neanche remote, di poterle perseguire ed attuarle.
Tutte le ricette provenienti dalla Troika sono state orientate esclusivamente a salvaguardare gli interessi dei creditori e non certo del “debitore”, producendo danni difficilmente quantificabili non solo nell’economia ma anche nel tessuto sociale, facendo sprofondare la Grecia in una devastante deflazione permanente.
Proprio per questo la coalizione che governerà la Grecia dopo la consultazione elettorale prevista per il 25 gennaio prossimo, più che proporre tagli e ristrutturazioni del debito, dovrebbe intraprendere una seria azione risarcitoria nei confronti delle Istituzioni europee per i danni subiti nel perseguimento delle politiche economiche che gli sono state imposte.
L’aver di fatto commissariato il governo di Atene inducendolo a perseguire politiche e metodi completamente errati che hanno peggiorato continuamente la situazione inchioda, senza possibilità di attenuanti, le responsabilità della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea almeno sin dal 2010, anno in cui sono emerse in tutta la sua gravità sia l’effettiva posizione debitoria innescata dalla bomba ad orologeria dei derivati contratti per ottenere il via libera all’entrata nell’eurozona, sia l’insostenibilità che l’euro aveva prodotto nella sua crescita economia.
Syriza chiede l’istituzione di una Commissione internazionale sulla falsariga di quella che portò all’accordo sul debito di Londra del 27 febbraio del 1953 dove fu cancellato il 50% del debito estero tedesco, ma i greci ora sottovalutano che la Germania di allora si avvantaggiò enormemente dell’accordo perché poté contare su una propria moneta e soprattutto su una politica economica perfettamente tarata per le proprie esigenze e non invece come quella odierna che rimarrebbe in ogni caso per la Grecia decisa altrove!
Pertanto se le nuove forze che assumeranno il potere ad Atene nei prossimi mesi intenderanno realmente fare gli interessi del paese con l’obiettivo di farlo risorgere economicamente e moralmente, dovrebbero perseguire una uscita dall’euro concordata e pianificata direttamente con i governi europei e promuovere contestualmente un’azione risarcitoria nei confronti della Troika per le responsabilità oggettive avute nella gestione delle crisi finanziarie avvenute negli ultimi anni. In particolare se l’inesperienza e i grossolani errori profusi a più riprese dall’ex Commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn, trincerato sempre dietro vulgata dell’irreversibilità dell’euro, non avessero forzatamente fatto adottare alla Grecia politiche economiche con il pugno di ferro con il criterio del “bisogna punire chi non rispetta i patti”, non rendendosi minimamente conto che in questo modo stava segando il ramo dove invece erano seduti anche gli altri, lui compreso, il paese ellenico non sarebbe arrivato allo stato disastroso in cui versa attualmente.
E’ giusto che vengano pertanto risarciti gli enormi danni perché gran parte delle colpe sono da imputare all’imposizione di politiche economiche completamente errate e con fini molto distanti dall’effettivo risanamento del paese: in questo modo si ristabilirebbe un criterio di giustizia nei confronti di palesi soprusi compiuti fra l’incompetenza e l’aver favorito interessi finanziari di parte.
Syriza chiede l’istituzione di una Commissione internazionale sulla falsariga di quella che portò all’accordo sul debito di Londra del 27 febbraio del 1953 dove fu cancellato il 50% del debito estero tedesco, ma i greci ora sottovalutano che la Germania di allora si avvantaggiò enormemente dell’accordo perché poté contare su una propria moneta e soprattutto su una politica economica perfettamente tarata per le proprie esigenze e non invece come quella odierna che rimarrebbe in ogni caso per la Grecia decisa altrove!
Pertanto se le nuove forze che assumeranno il potere ad Atene nei prossimi mesi intenderanno realmente fare gli interessi del paese con l’obiettivo di farlo risorgere economicamente e moralmente, dovrebbero perseguire una uscita dall’euro concordata e pianificata direttamente con i governi europei e promuovere contestualmente un’azione risarcitoria nei confronti della Troika per le responsabilità oggettive avute nella gestione delle crisi finanziarie avvenute negli ultimi anni. In particolare se l’inesperienza e i grossolani errori profusi a più riprese dall’ex Commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn, trincerato sempre dietro vulgata dell’irreversibilità dell’euro, non avessero forzatamente fatto adottare alla Grecia politiche economiche con il pugno di ferro con il criterio del “bisogna punire chi non rispetta i patti”, non rendendosi minimamente conto che in questo modo stava segando il ramo dove invece erano seduti anche gli altri, lui compreso, il paese ellenico non sarebbe arrivato allo stato disastroso in cui versa attualmente.
E’ giusto che vengano pertanto risarciti gli enormi danni perché gran parte delle colpe sono da imputare all’imposizione di politiche economiche completamente errate e con fini molto distanti dall’effettivo risanamento del paese: in questo modo si ristabilirebbe un criterio di giustizia nei confronti di palesi soprusi compiuti fra l’incompetenza e l’aver favorito interessi finanziari di parte.
* Fonte: Scenari Economici
10 commenti:
Premesso che né io né Rinaldi siamo nella testa di Tsipras non sono d'accordo con l'articolo nel senso che esistono delle considerazioni di ordine politico sulle quali è necessario riflettere si vuole ottenere un risultato e non solo esibirsi in maniera più o meno narcisistica nella propria competenza tecnica.
Come ho detto varie volte i risultati politici si ottengono PER GRADI ossia, in buona parte, tenendo presente che in democrazia occorre il consenso dei cittadini altrimenti anche il migliore progetto di questo mondo finirà per fallire con esiti disastrosi.
Se adesso Tsipras dicesse che vuole uscire dall'euro terrorizzerebbe circa il 75% dei greci che a quanto pare è la percentuale di ellenici FAVOREVOLI all'euro che quindi voterebbero per Samaras; offrirebbe il destro alla Troika per cominciare fin da subito il consueto programma di terrorismo economico prima che Syriza abbia formato il governo cioè in una posizione dalla quale organizzare un minimo di resistenza efficace; passerebbe per uno sfascista fine a sé stesso (dato che come sapete benissimo, e mi ripeto, la gente in Grecia e in Europa NON HA BEN CHIARA la situazione).
Se, e sottolineo "se", Tsipras usa toni moderati e concilianti in virtù di motivi tattici, se si appresta alla trattativa con la Troika disposto anche a qualche compromesso ma sapendo che oltre un certo limite la Grecia dovrà avere il coraggio di tagliare il cordone ombelicale con la UE ; in breve se Tsipras usa i toni soft per accingersi ad andare a vedere il bluff tedesco con la consapevolezza che questo potrebbe comportare un deciso cambio di registro verso un durissimo conflitto aperto con la Troika (e quindi con le oligarchie internazionali) allora fa bene a seguire questa strategia nonostante ad alcuni possa apparire come troppo accomodante e non risolutiva.
Però se poi Tsipras fosse un semplice indeciso, un poco coraggioso o addirittura un furbetto non cambierebbe granché perché un suo accordo "proditorio" con la Troika significherebbe un tale peggioramento della situazione della classe media e dei più poveri che le conseguenze sarebbero certamente decisive per la coesione sociale di quel paese, per la permanenza della Grecia nel sistema della moneta comune, per l'influenza che questo avrebbe sul sentiment dei cittadini degli altri paesi europei in crisi.
Quindi in conclusione tutto dipende da un unico e solo fattore di cui al momento non abbiamo certezza, un fattore che non ha niente a che vedere con le competenze professorali in economia, finanza, scienza della politica o altre discipline accademiche:
il popolo subisce fino a un certo limite dopodiché si ribella o al contrario più subisce e meno si ribella?
- dove per ribellione si intende non la protesta disordinata ma la presa di coscienza, il desiderio di consapevolezza razionale, la partecipazione attiva alla vita politica.
Nel 2015 la Grecia ci darà una risposta valida per tutti e per sempre.
Il gregge nella grande maggioranza dei casi fa quel che gli dicono i suoi padroni e ciò significa ciò che orecchia sui media. In proposito estremamente istruttivo il film "No - I Giorni Dell'Arcobaleno" di P. Larrain.
Se Tsipras vuole arrivare allo scontro colla Trojka deve preventivamente assumere il controllo dei media, e quindi del governo greco. La presentazione di un programma accomodante potrebbe essere un'esca gettata al regime europeista, buona a fomentare l'indignazione popolare quando Bruxelles inevitabilmente lo rifiuterà.
Gli scenari più probabili restano tuttavia che Tsipras sia un traditore stile Rifondazione, o che in caso contrario il regime organizzi una bella rivoluzione colorata (stavolta sarà azzurro chiaro, in preparazione di quella azzurro scuro come la maglia della nazionale).
Io ritengo improbabile che il sistema venga abbattuto da una sollevazione popolare. Più verosimile che frani su stesso per attriti fra classi dirigenti-vampiro a corto di sangue da succhiare. Prevengo la vostra obbiezione: in questo modo avremo quella che chiamate uscita da destra (e che dovreste chiamare uscita neoliberista).
La speranza concreta è che, in un contesto di disfacimento dell'impero mondiale statunitense, questi attriti inducano lo scoppio di nuove e gigantesche guerre, che spazzino via la macrostabilità del sistema e - imponendo al gregge la dignità del dolore e della disperazione - lo redimano dall'attuale inebetimento consumistico-mediatico.
Mussolini aveva ragione quando, un secolo fa, intuì che la strada della rivoluzione passava attraverso la guerra. La sua lezione è valida oggi più di allora.
Cito il freschino di turno:
"Mussolini aveva ragione quando, un secolo fa, intuì che la strada della rivoluzione passava attraverso la guerra. La sua lezione è valida oggi più di allora."
Dopo aver letto una troiata come questa anch'io in effetti comincio a credere che la popolaglia non sia matura per la democrazia.
Secondo te le rivoluzioni in Russia, Italia e Germania avrebbero avuto luogo senza la prima guerra mondiale?
Non per paragonare la merda al cioccolato, ma se Mussolini ha fatto una simile affermazione, allora in questo ha malamente scimmiottato Lenin.
Mi sembra d'aver letto da qualche parte che Tsipras sarebbe sponsorizzato da Soros e sarebbe per questo che persegue l'obiettivo di un'Europa "riformata" ma sempre con la moneta unica Euro:
C'è qualche conferma?
Se non sbaglio codesto Antonio Maria Rinaldi è vicinissimo ai post-fascisti di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale.
E' proprio necessario dare spazio a questa gente ?
Beh a parte la politicamente ridicola richiesta di risarcimento, l ' analisi è condivisibile
Soros è una personalità in gamba e sa dove vuole arrivare. Inoltre dispone di mezzi ingentissimi. Qual meraviglia che possa sostenere Tsipras?
Il fatto è che questo uomo politico mi sembra difficile da capire per la gente comune: una specie di enigma. Per questo, personalmente, non lo voterei.
Rinaldi è un tardo/democristiano proveniente da una famiglia di agrari e banchieri ... e tuttora anche lui, oltre a fare il "baronello" universitario, lavora e lucra in questi ambiti ... e forse anche i compagni di Sollevazione, che pure stimo profondamente, dovrebbero selezionare meglio gli "esperti" da pubblicare sul loro sito ... notoriamente sono anche io per l'uscita dall'euro e dalla Ue ... ma sto comunque molto attento ad evitare su questo "cattive compagnie" ...
Chi è Rinaldi lo sanno bene i compagni di Sambuci ( Roma), quelli dell'occupazione di un suo casale abbandonato da quasi mezzo secolo ed ormai cadente ... rimesso su e denominato Improbabile Squat .... contro i quali sta cercando di scatenare la repressione più dura ...
Però credo che il rischio peggiore per Tsipras sia un altro, quello di dare ascolto ad altri potenziali "consiglieri" italiani che si apprestano a partire per Atene .... tipo Civati, Fassina, Vendola .... questi sono Re Mida alla rovescia ... e portano pure jella ...
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