6 gennaio
C’è invece un passaggio molto insidioso che merita quindi molta attenzione:
Il primo errore. Nella cosiddetta “società del rischio”, Ricolfi ficca dentro surrettiziamente “… piccole imprese, lavoratori autonomi, operai e impiegati, tutti esposti alle turbolenze del mercato e sostanzialmente privi di reti di protezione”. E’ la narrazione ideologica neo-corporativa per cui gli interessi di salariati sottopagati coinciderebbero con quelli dei titolari delle piccole imprese detentori di capitale, in virtù della svalutazione di quest’ultimo a causa della crisi e della globalizzazione.
Il secondo. In quale sfera sociale Ricolfi colloca la decisiva minoranza di capitalisti e rentier che detengono la maggior parte dei patrimoni? Che essi hanno anzi accresciuto a causa della depressione economica? Da sperimentato illusionista egli la fa semplicemente sparire, così da rimuovere del tutto il principale fattore di squilibrio e contraddizione sociale.
Il terzo. Ricolfi afferma in modo lapidario che “l’interesse degli esclusi”, del “terzo stato”, è diametralmente opposto a quello dei “garantiti”. Falso! Lo è semmai solo in quanto le politiche neoliberiste insistono deliberatamente proprio sulla frattura in seno alla classi proletaria, tra “garantiti” e “non garantiti”, ed anzi tendono ad aggravarla minacciosamente.
Il quarto errore infine. Non è del tutto vero che questo “terzo stato” sia del tutto privo di rappresentanza politica. Se è vero che la sinistra, nelle sue varianti, ha perso ogni contatto con esso, lo è altrettanto che l’avanzata folgorante del M5S si spiega solo a patto di riconoscere il consenso massiccio a questo venuto proprio dalla società degli “esclusi”. Quanto possa durare questo connubio è un’altra questione —poco probabilmente.
Il disegno insidioso è quello di immaginare un blocco sociale tra il “terzo stato” e quella che chiama “società del rischio”, il quale blocco, è sottinteso, dovrà stare sotto l’egida della minoranza di super-capitalisti e rentier, politicamente incardinata nei due tradizionali poli politici dominanti.
Prima di chiederci come contrastare questo disegno occorre chiedersi se esso potrà materializzarsi. Esso potrà sì inverarsi, ma non nel guscio dell’attuale assetto politico. Se come riteniamo dalla crisi è sistemica non si esce presto e comunque non senza svolte profonde e radicali, se cioè la tendenza alla pauperizzazione di massa si acuirà, il disfacimento degli attuali equilibri sociali è ineluttabile. Come avvenne in Europa tra le due guerre un simile blocco potrà cioè affermarsi solo sulle spoglie del vigente sistema istituzionale. Potremmo avere, pur in forme inedite, una fascistizzazione sociale e istituzionale, frutto di una rivolta popolare reazionaria che vedrebbe coalizzarsi le due anime dalla destra, quella neoliberista e quella neofascista.
Questa eventualità può e dev’essere contrastata. Come? Anzitutto costruendo un fronte unico che raggruppi le disiecta membra del proletariato, anzitutto gli ancora “garantiti” con quelli che non lo sono. Solo un simile fronte potrebbe —proponendo un’uscita positiva dal marasma che implichi il totale ribaltamento della politiche liberiste— sperare di essere il perno egemonico di una più ampia alleanza con il coriandolare mondo della piccola impresa spappolato dalla crisi.
Oggi come oggi questo fronte unico appare una chimera. E lo sarà se non verrà realizzata una condizione fondamentale, quella di fondare il “partito che non c’è” ovvero, seguendo il Ricolfi, dare un’adeguata rappresentanza politica e coscienza di sé al “terzo stato”. Questo è infatti il compito principale del momento.
NOTE
[1] Ricolfi scrive: «Per capire perché gli interessi del Terzo Stato non siano in cima alle preoccupazioni di questo governo, basta riflettere sulle due decisioni cruciali di allocazione delle risorse effettuate nel corso del 2014, ossia gli 80 euro in busta paga e la decontribuzione per i neo-assunti. I 10 miliardi in busta paga sono, per loro natura, una misura a favore di chi un lavoro già ce l’ha, mentre un loro impiego per investimenti pubblici, o per abbattere l’Irap, avrebbero potuto dare una mano a chi un lavoro non ce l’ha. Quanto ai 5 miliardi di decontribuzione per i neo-assunti, possono apparire un provvedimento per generare nuova occupazione, ma lo saranno solo in misura minima perché, in assenza di vincoli di addizionalità (aumento del numero di occupati rispetto all’anno prima), finiranno per essere usati soprattutto per sostituire chi va in pensione o si dimette per maternità, senza creazione di posti di lavoro aggiuntivi. Un punto, quest'ultimo, su cui le preoccupazioni di Susanna Camusso appaiono tutt’altro che ingiustificate».
Prendiamo spunto da un editoriale di Luca Ricolfi su Il Sole 24 Ore del 2 gennaio.
Non senza piaggeria Ricolfi sostiene che nei prossimi anni Matteo Renzi, “non avrà avversari”, per la sua capacità di “recitare due parti in commedia”.
Il Nostro parte dall’assunto che con la crisi economica è venuto meno il tradizionale bipolarismo sociale e politico:
Non senza piaggeria Ricolfi sostiene che nei prossimi anni Matteo Renzi, “non avrà avversari”, per la sua capacità di “recitare due parti in commedia”.
«La sua politica economica, infatti, pare capace di realizzare due miracoli: recuperare, grazie al bonus, molti elettori delusi del centro sinistra, e attirare, grazie alla riduzione del costo del lavoro, molti elettori che un tempo si riconoscevano nel centro destra».Tuttavia, sostiene Ricolfi, sulla strada di Renzi ci sarebbe un nemico potenziale, il “terzo stato”, quell’ampia fascia sociale di “esclusi” che potrebbe prima o poi trovare una sua rappresentanza politica alla sua sinistra.
Il Nostro parte dall’assunto che con la crisi economica è venuto meno il tradizionale bipolarismo sociale e politico:
«Da una parte la prima società, ovvero il mondo dei garantiti, fatto di dipendenti pubblici e occupati a tempo indeterminato delle imprese maggiori, protetti dall'articolo 18 ma anche dalle dimensioni aziendali (secondo il principio “too big to fail”). Dall’altra la seconda società, ovvero il mondo del rischio, fatto di piccole imprese, lavoratori autonomi, operai e impiegati, tutti esposti alle turbolenze del mercato e sostanzialmente privi di reti di protezione. Gli uni, i garantiti, guardavano prevalentemente a sinistra, gli altri, gli esposti al rischio, guardavano prevalentemente a destra».Oggi c’è una “terza società”, quella che il governo Renzi [1] mostra di non volere e potere tutelare :
«Questa terza società è la società degli esclusi, o outsider, nel senso letterale di “coloro che stanno fuori”. Una sorta di Terzo Stato in versione moderna. Essa è formata innanzitutto di donne e di giovani, ma più in generale è costituita da quanti aspirano a un lavoro regolare (non importa se a tempo determinato o indeterminato), e invece si trovano in una di queste tre condizioni: occupato in nero, disoccupato, inattivo ma disponibile al lavoro. Si tratta di ben 10 milioni di persone, più o meno quanti sono i membri della società delle garanzie così come i membri della società del rischio».Quindi Ricolfi suggerisce a Renzi, se vuole restare a lungo al governo, di correre ai ripari adottando politiche economiche a favore degli “esclusi”, per la creazione di “posti di lavoro aggiuntivi”, dati i circa sei milioni sono disoccupati. Quali siano queste politiche Ricolfi non lo dice apertamente, allude tuttavia a più sfrontate misure di tipo liberista a favore delle aziende. La solita aria fritta.
C’è invece un passaggio molto insidioso che merita quindi molta attenzione:
«Ora, il dato interessante è che, ad oggi, questo segmento della società italiana è sostanzialmente privo di rappresentanza. E lo è per una ragione economica, prima ancora che politica. L’interesse degli esclusi è diametralmente opposto a quello dei garantiti, ed è in parte diverso da quello della società del rischio».In queste poche righe ci sono almeno quattro errori, i quali celano tuttavia il recondito disegno politico delle classi dominanti.
Il primo errore. Nella cosiddetta “società del rischio”, Ricolfi ficca dentro surrettiziamente “… piccole imprese, lavoratori autonomi, operai e impiegati, tutti esposti alle turbolenze del mercato e sostanzialmente privi di reti di protezione”. E’ la narrazione ideologica neo-corporativa per cui gli interessi di salariati sottopagati coinciderebbero con quelli dei titolari delle piccole imprese detentori di capitale, in virtù della svalutazione di quest’ultimo a causa della crisi e della globalizzazione.
Il secondo. In quale sfera sociale Ricolfi colloca la decisiva minoranza di capitalisti e rentier che detengono la maggior parte dei patrimoni? Che essi hanno anzi accresciuto a causa della depressione economica? Da sperimentato illusionista egli la fa semplicemente sparire, così da rimuovere del tutto il principale fattore di squilibrio e contraddizione sociale.
Il terzo. Ricolfi afferma in modo lapidario che “l’interesse degli esclusi”, del “terzo stato”, è diametralmente opposto a quello dei “garantiti”. Falso! Lo è semmai solo in quanto le politiche neoliberiste insistono deliberatamente proprio sulla frattura in seno alla classi proletaria, tra “garantiti” e “non garantiti”, ed anzi tendono ad aggravarla minacciosamente.
Il quarto errore infine. Non è del tutto vero che questo “terzo stato” sia del tutto privo di rappresentanza politica. Se è vero che la sinistra, nelle sue varianti, ha perso ogni contatto con esso, lo è altrettanto che l’avanzata folgorante del M5S si spiega solo a patto di riconoscere il consenso massiccio a questo venuto proprio dalla società degli “esclusi”. Quanto possa durare questo connubio è un’altra questione —poco probabilmente.
Il disegno insidioso è quello di immaginare un blocco sociale tra il “terzo stato” e quella che chiama “società del rischio”, il quale blocco, è sottinteso, dovrà stare sotto l’egida della minoranza di super-capitalisti e rentier, politicamente incardinata nei due tradizionali poli politici dominanti.
Prima di chiederci come contrastare questo disegno occorre chiedersi se esso potrà materializzarsi. Esso potrà sì inverarsi, ma non nel guscio dell’attuale assetto politico. Se come riteniamo dalla crisi è sistemica non si esce presto e comunque non senza svolte profonde e radicali, se cioè la tendenza alla pauperizzazione di massa si acuirà, il disfacimento degli attuali equilibri sociali è ineluttabile. Come avvenne in Europa tra le due guerre un simile blocco potrà cioè affermarsi solo sulle spoglie del vigente sistema istituzionale. Potremmo avere, pur in forme inedite, una fascistizzazione sociale e istituzionale, frutto di una rivolta popolare reazionaria che vedrebbe coalizzarsi le due anime dalla destra, quella neoliberista e quella neofascista.
Questa eventualità può e dev’essere contrastata. Come? Anzitutto costruendo un fronte unico che raggruppi le disiecta membra del proletariato, anzitutto gli ancora “garantiti” con quelli che non lo sono. Solo un simile fronte potrebbe —proponendo un’uscita positiva dal marasma che implichi il totale ribaltamento della politiche liberiste— sperare di essere il perno egemonico di una più ampia alleanza con il coriandolare mondo della piccola impresa spappolato dalla crisi.
Oggi come oggi questo fronte unico appare una chimera. E lo sarà se non verrà realizzata una condizione fondamentale, quella di fondare il “partito che non c’è” ovvero, seguendo il Ricolfi, dare un’adeguata rappresentanza politica e coscienza di sé al “terzo stato”. Questo è infatti il compito principale del momento.
Senza un simile "partito" non avremo infatti nessun fronte. La sinistra tradizionale, del tutto incapace di farsi carico delle istanze radicali del "terzo stato", finirà per perdere la sua presa sul mondo degli stessi cosiddetti "garantiti". L'incapacità di liberarsi del tabù della sovranità nazionale la condanna, se non all'irrilevanza politica, ad andare rimorchio delle oligarchie euriste. Così com'è configurata, essa è addirittura un ostacolo sulla via del fronte.
Il "partito del terzo stato" non si costruirà in laboratorio, bensì nel contesto di sconquasso sociale, di instabilità politica e di conflitto degli anni che vengono. E se, come speriamo, esso prenderà corpo, dovrà trasformare il "terzo stato" da massa amorfa quale oggi è, nella forza motrice capace di aggregare un blocco sociale antagonista che sarà anche il solo baluardo per evitare una svolta reazionaria.
NOTE
[1] Ricolfi scrive: «Per capire perché gli interessi del Terzo Stato non siano in cima alle preoccupazioni di questo governo, basta riflettere sulle due decisioni cruciali di allocazione delle risorse effettuate nel corso del 2014, ossia gli 80 euro in busta paga e la decontribuzione per i neo-assunti. I 10 miliardi in busta paga sono, per loro natura, una misura a favore di chi un lavoro già ce l’ha, mentre un loro impiego per investimenti pubblici, o per abbattere l’Irap, avrebbero potuto dare una mano a chi un lavoro non ce l’ha. Quanto ai 5 miliardi di decontribuzione per i neo-assunti, possono apparire un provvedimento per generare nuova occupazione, ma lo saranno solo in misura minima perché, in assenza di vincoli di addizionalità (aumento del numero di occupati rispetto all’anno prima), finiranno per essere usati soprattutto per sostituire chi va in pensione o si dimette per maternità, senza creazione di posti di lavoro aggiuntivi. Un punto, quest'ultimo, su cui le preoccupazioni di Susanna Camusso appaiono tutt’altro che ingiustificate».
17 commenti:
OT sul popolo che o si sveglia o è finita.
Cari compagni, vi avevo scritto che in fondo il nodo della questione è se il popolo si sveglia e allora vinciamo o non si sveglia e allora lasciamo perdere perché tutto è perduto.
E insomma, un po' di pessimismo da parte mia c'era visto che dopo sei anni di crisi i cittadini non hanno ancora capito una mazza che è una né politicamente né economicamente.
Avevo concluso dicendo che le elezioni in Grecia sono l'ultima spiaggia, o il popolo dà il segnale forte in quella occasione (sia che Syriza mantenga le promesse sia che tradisca) o la partita può considerarsi chiusa.
Vi siete un po' sdegnati della mia sfiducia verso "la gente" ma leggete un po' qui cosa dice un greco delle prossime elezioni nel suo paese:
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14457
Non c'è niente da fare ragazzi, uno ci può mettere tutta la buona volontà, voi certamente più di me (ma vi assicuro che un minimo di contributo concreto l'ho dato anch'io in questo frangente e in altri) però se dai cittadini oggi appecoronati non scocca una scintilla autonomamente, se non gli si infiamma di sdegno il cuore per l'ingiustizia e non solo per il loro stupido interesse materiale, allora sarà finita e temo per sempre.
Su questo noi e nessuno ci può fare niente perché deve necessariamente nascere spontaneamente dal cuore del popolo.
O forse può qualcosa lo Spirito Santo, non lo so, ci tocca davvero a sperare in qualsiasi cosa.
x anonimo.La democrazia e' la rovina dei popoli,e' storicamente provato che il popolo e' manipolabile vota senza cognizione di causa percio' vota a propio danno,nella situazione economica drammatica in cui le elites dominanti ci hanno portato il popolo dovrebbe votare conoscendo come funziona il nostro sistema economico monetario secondo te in che percentuale gli elettori sono informati su questi temi? quante casalinghe e pensionati che non sanno neanche accendere un pc sono indottrinati dai media maistream sul fatto che senza euro la crisi sarebbe stata anche peggiore?sai con quante persone ( che si considerano di sinistra) parlo le quali sono convinte che in caso di uscita dall'euro ci sarebbe la catastrofe?sai quanti pensano che essere contro l'euro sia da xenofobi di destra demamoghi populisti?.Nella democrazia le elites dominanti ci sguazzano con i mezzi di cui dispongono piazzano i loro uomini in tutti i settori vitali di un paese,con il potere di cui dispongono ti creano se sei funzionale ai loro piani (Renzi ad esempio vai a vedere come vinse le primarie a candidato sindaco) o ti distruggono se ti metti contro i loro interessi (Paolo Baffi vai a vedere come lo costrinsero alle dimissioni perche' non voleva separare la banca d' Italia dal ministero del tesoro).La democrazia e' una pia illusione e' storicamente provato che dietro le rivoluzioni che hanno rovesciato le monarchie in Europa c'era la massoneria ovvero il braccio esecutivo dei banchieri dietro nobili e giuste motivazioni hanno sempre e solo perseguito i loro interessi cioe' piazzare loro uomini al potere altrimenti impenetrabile nelle monarchie o nelle dittature.
CHE MINCHIATA!
Anonimo delle ore 14:15 scrive
“La democrazia e' una pia illusione e' storicamente provato che dietro le rivoluzioni che hanno rovesciato le monarchie in Europa c'era la massoneria ovvero il braccio esecutivo dei banchieri dietro nobili e giuste motivazioni hanno sempre e solo perseguito i loro interessi cioe' piazzare loro uomini al potere altrimenti impenetrabile nelle monarchie o nelle dittature”.
Un intruglio di complottismo, sanfedismo e fascismo.
Perché mai la redazione fa passare queste idiozie?
Rispondendo agli anonimi: il vero problema è capire come possa funzionare la democrazia in assenza di informazione. Oggi più che mai assistiamo alla messa in onda di propaganda alla Goebbels, e prendersela con i lavoratori perchè non si informano sufficientemente è alquanto ingiusto. Manca un vero movimento di controinformazione radicata, così come fu il PCI inizialmente. Mancando una fonte accessibile di informazioni, l'unica risorsa disponibile resta la voce del padrone. Il che significa, citando Marx, che "la cultura dominate è la cultura della classe dominante". L'enorme disparità dei mezzi a disposizione dei vari schieramenti non fa che avvalorare l'inutilità del percorso democratico attuale, vincolato a subire attacchi sempre maggiori sul senso stesso della rappresentanza: siamo passati dal proporzionale al porecellum. Colpa dei lavoratori?
Tonguessy
Di informazione oggi ce n'è quanta non ce ne è mai stata nella storia e per di più praticamente gratis.
Il problema è solo che deve esserci un moto di ribellione spontaneo dei sottomessi che li porti appunto a volersi informare valendosi dell'immenso materiale che ha già a disposizione.
Il fatto di limitarsi a seguire bovinamente il mainstream non è colpa del potere bieco e feroce ma solo ed esclusivamente di ogni singola persona.
Negarlo significa paradossalmente negare il libero arbitrio di quei sottomessi di cui ci si vorrebbe fare avvocati difensori sostenendo che in fondo hanno una giustificazione perché il loro risveglio (qui è il paradosso) dipenderebbe dal buon cuore del potere che dovrebbe (chissà perché) incaricarsi di fornire con i propri mezzi mainstream un'informazione che mettesse in luce le proprie malefatte.
Un'assurdità evidente se ci si pensa; la chiave è che o si capisce che il movente della ribellione non è in esigenze materiali ed economiche ma solo nello sdegno per l'ingiustizia dello sfruttamento e del dominio o si rimane legati mani e piedi al ricatto economicista del potere.
L'dio per la democrazia che trasuda dal post dell'anonimo di cui sopra, è solo un camuffamento, sotto le cui spoglie si nasconde goffamente il disprezzo tutto elitista e aristocratico per la povera gente, per le masse dei proletari e dei diseredati.
Non c'inganna il trucco, per cui queste masse, invece di obbedire ai padroni di oggi, dovrebbero (per considerarsi più libere -sic!) sottomettersi al pugno di ferro della casta degli eletti presunti filantropi.
Dietro alla parvenza del sogno visionario platonico c'è il mostro della peggiore tirannia.
Piemme
Per rispondendo agli anonimi.Concordo con il tuo commento e non e' certo colpa dei lavoratori il problema e' che la democrazia come dovrebbe essere e' un miraggio nella realta' viviamo in una dittatura esercitata in maniera occulta e che quindi e' piu' difficile sconfiggere le masse soffrono ma non sanno esattamente con chi prendersela pensano che sia colpa degli sprechi e della casta con i media che indirizzano sapientemente il popolo verso quei falsi bersagli e dove i politici sono servi e sottomessi al potere finanziario che detta legge in tutto il pianeta,quindi in questa situazione la democrazia e solo una pia illusione.Per la redazione che ci crediate o meno sono molto piu' democratico di quello che credete e sul fatto che le masse ignoranti debbano essere guidate da menti illuminate non e' certo farina del mio sacco ma se cercate nella storia della sinistra troverete illustri sostenitori di questa tesi,comunque mettevi l'anima in pace i banchieri governano il mondo occidentale (e non solo)perlomeno dalla creazione della banca centrale Inglese ovvero da secoli per cui se pensate di risolvere la questione "democraticamente" credo che rimarrete delusi qualcuno piu' famoso di me ha detto "se votare servisse a qualcosa non ce lo lascerebbero fare"
In considerazione dell'anonimo, è chiaro ormai come siamo in pieno medio-evo tecnologico, in cui l'antica paura per le streghe si sia evoluto in paura per i massoni.
Che tremendi questi massoni! Almeno nel 1650 le streghe si limitavano a far vomitare sangue e parlare in aramaico le ragazzine puritane del New England, ma questi massoni no, loro fanno peggio, addirittura organizzano rivoluzioni per spodestare pii e nobili monarchi assoluti illuminati, per metterci al loro posto infidi robespierri dediti servi dei banchieri!
E' vero, è un mondo che va a ramengo. Bisogna tornare alla tradizione! Abbasso i massoni! Viva il re e viva le streghe!
William WIlson
Sono pienamente d'accordo con l'anonimo delle 19:32
L'informazione anche alternativa ce n'è in abbondanza e questo sito ne è la conferma. Il problema è che parecchi alternativi, vittime consapevoli del loro narcisismo preferiscono buttarla in caciare sognando edonistici ritorni al '600 dove vi era il sacro altare e il sacro trono che proteggevano l'immonda ignorante plebaglia incapace di accendere un computer (eh si sà, siamo tutti programmatori)dalle grinfie infide e demoniache dei plutocrati rossi, che dopo la rivoluzione l'uomo non dovrebbe più bere latte perchè il latte gli animali non se lo mangiano (infatti gli animali mangiano fieno e concime in gran parte, sicchè secondo loro dovremmo mangiare pure noi la nostra stessa merda e l'erba del cortile), che il veganesimo è il futuro e che se doniamo 500 euro a Fabrizio Corona avremo salvato l'umanità.
Draghi non dorme sogni tranquilli grazie a Renzi e a Emilio Fede, ma per colpa di questi soggetti qua, che sfruttano la crisi per flaggellarci le gonadi col loro piagnisteo, mentre gli altri come i redattori di questo sito, Orizzonte48, Egodellarete, ecc...ecc... fanno il lavoro sporco.
Anonimo delle 22:10
Sono l'anonimo delle 19:32
Volevo mettere in chiaro che nonostante la tua approvazione quello che ho detto io non c'entra una fava con quello che hai capito tu.
A proposito di massoni ne ho una pessima opinione se possibile peggiorata dall'uscita del libro di Magaldi che è la più incredibile accozzaglia di fregnacce che mi sia mai capitato di leggere.
La disinvoltura con cui assimilate il gaullismo (che è la categoria più vicina alle attuali posizioni lepeniste) al neofascismo ed assimilate entrambi al turboliberismo sotto la semplicistica etichetta di "destra", mi sembra non meno discutibile delle interessate categorizzazioni di Ricolfi.
Ma sull'argomento mi sono già espresso e non ho intenzione di ripetermi.
Avrò capito male il tuo pensiero, ma quello che ho raccontato io è un fatto conclamato.
cari lettori che commentate,
è possibile chiedervi di stare al tema dell'articolo?
"Dietro alla parvenza del sogno visionario platonico c'è il mostro della peggiore tirannia."
Anche questa definizione è da sottoscrivere.
X Wiliam Wilson. Se tu sei d'accordo che persone che occupano cariche pubbliche anche molto delicate quali capi di stato Maggiore,magistrati,ecc..siano affiliati a logge massoniche giurino fedelta' a queste logge e che denunciare che le elites usano queste confraternite per scopi non propio filantropici sia un ritorno al medio evo be' questo conferma quanto da me espresso nel primo commento ovvero le masse credono di sapere come stanno le cose e si consegnano da sole nelle mani dei propi aguzzini.
E quindi? Torniamo al re? Torniamo al papato e al potere temporale?
Perchè nel momento in cui dici che i massoni hanno fatto la rivoluzione (francese, russa, ecc...) è come se dicessi che si stava meglio quando si stava peggio, anzi arcipiùpeggio.
Sai che prima della rivoluzione francese ordita dai massoni banchieri se non ti presentavi in chiesa tutte le domeniche potevi venire accusato di apostasia e quindi il rogo? Praticamente quello che succede nei califatti jihadisti succedeva prima che gli odiati massoni prendessero il potere, nelle illuminate monarchie antimassoniche pre-illuministe.
Vogliamo tornare a quei gloriosi giorni? Va bene, accomodatevi.... trovatevi la ciurma e partite!
In fondo anche gli anticomunisti di professione predicavano in giro che la rivoluzione russa che generò l'Unione Sovietica l'hanno voluta i massoni banchieri. Peccato il piccolo dettaglio che da quando l'Urss "voluta dai massoni banchieri" sia crollata, la qualità della vita nei paesi sia dell'est che dell'ovest è peggiorata. Non sarà perchè l'Urss voluta dai "massoni banchieri" aveva creato un modello alternativo che costringeva l'occidente a una competizione al rialzo in termini di istruzione, salute, e diritti dei lavoratori?
Ma forse mi sbaglio, io, magari anche quello faceva parte del complotto massonico. Farti perdere cosa significasse la durezza del vivere di monarchica memoria per poi venderti meglio l'I-Phone.
William Wilson
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