4 gennaio
Mi auguro che Syriza vinca le elezioni del 25 gennaio (leggi QUI), e che abbia i numeri per governare. Credo di averne spiegato a sufficienza le ragioni. Il fatto che altri esprimano lo stesso auspicio ma con motivazioni assai diverse fa parte delle cose della politica e financo della vita.
Fin qui siamo nella normalità. Oltretutto in Italia, e solo nella pittoresca Italia, ha potuto presentarsi alle elezioni europee una lista portante il nome del «papa straniero» Alexis Tsipras. Un'anomalia certo spiegabile dalle trascorse prestazioni dei suoi promotori, i quali hanno pensato di poter galleggiare solo a condizione di riuscire a camuffarsi. I fatti non gli hanno dato torto, anche se il prezzo è stato quello di mettersi sotto le ali del fianco sinistro del partito de la Repubblica, nell'occasione ben rappresentato da Barbara Spinelli e Curzio Maltese.
Ora la Grecia va al voto e Tsipras ha reali possibilità (non la certezza, sia chiaro) di arrivare al governo. Com'è giusto e naturale che sia i sostenitori della lista italiana hanno promosso un appello per esprimere il loro sostegno a Syriza. E, come è giusto e naturale che sia, lo hanno fatto con i loro argomenti. Che spesso e volentieri sono gli stessi argomenti di Tsipras. Tutto bene dunque? Assolutamente no.
L'appello «Cambia la Grecia, cambia l’Europa» dice cose totalmente condivisibili sulla situazione greca, sulle conseguenze della politica della Troika, sulla campagna mediatica in atto. Dice cose assai meno condivisibili laddove lascia intendere che l'Unione Europea sarebbe riformabile, ma fin qui siamo ancora nel campo delle opinioni, non condivisibili ma legittime. Dove invece si gioca sporco, che più sporco non si può, è nel seguente passaggio:
Ma la cosa più grave non è questa. Il punto davvero intollerabile è contenuto nella seconda parte della citazione di cui sopra, laddove si vuole affermare non una semplice opinione, bensì un autentico dogma: quello secondo cui tutti coloro che sono per l'uscita dall'euro sono immancabilmente populisti, xenofobi, razzisti ed ovviamente fascisti.
E' esattamente lo stesso dogma diffuso a gran voce da tutti i mezzi di informazione fedeli alla causa dell'oligarchia eurista. E' un caso? Non credo proprio. E' invece il classico atteggiamento - a voler essere buoni dettato da una sorta di "sudditanza psicologica" - dei riformisti all'acqua di rose. Di coloro che vedono il male, ma non le cause che l'hanno generato. Che parlano dei diritti dei deboli, ma senza voler mettere in discussione il sistema dei dominanti. Si respinga dunque l'austerità che rovina i popoli, ma sempre nella piena e totale lealtà al mostro che l'ha generata.
L'appello "Cambia la Grecia, cambia l'Europa" è tutto dentro a questa impostazione. Ma la ciliegina sulla torta è l'identificazione tra ogni posizione no-euro e la destra più reazionaria. Sono semmai proprio i discorsi di questo tipo a regalare a quella destra il monopolio della lotta all'euro. Un autentico crimine politico compiuto per non dispiacere alle èlite euriste.
Come molti dei firmatari dell'appello sanno, la posizione no-euro va facendosi invece strada in diversi ambiti della sinistra europea. Certamente è una posizione ancora minoritaria, ma in crescita. Viceversa la posizione del "più Europa" - alla Vendola o alla Spinelli, per capirci - è palesemente alla frutta.
Molti sono ormai gli esponenti della sinistra (militanti, intellettuali, economisti, dirigenti politici) che riconoscono quantomeno la necessità di aprire un dibattito sulla questione dell'euro. Ma la sinistra italiana, sinistrata non per caso, ama solo i dibattiti innocui e rassicuranti. Cioè, per dirla tutta, i dibattiti inutili.
Modestamente, anche in Italia esiste una sinistra contro l'euro. E ne siamo orgogliosi. Anche perché pensiamo di essere nel giusto ed avvertiamo quanto il nostro sentire sia vicino a quello di ampi strati popolari. Che comprendono che di Europa ce n'è una, ed una soltanto: quella che gli strappa la vita giorno dopo giorno. E che una nuova sorgerà, se sorgerà, solo quando quella realmente esistente sarà stata finalmente spazzata via.
A proposito dell’appello «Cambia la Grecia, cambia l’Europa»
Notizia fresca fresca: «Se dopo le elezioni del 25 gennaio prossimo la Grecia, con una vittoria della sinistra di Alexis Tsipras deciderà di metter fine alla politica di risparmi e cancellare il debito, un'uscita del Paese dalla moneta unica sarà inevitabile». Questo è quanto ritengono la cancelliera Angela Merkel e il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble.
Ha voglia Tsipras a dire che non vuole far uscire la Grecia dall'euro! Se applicherà le misure che ha annunciato, saranno loro a cacciare Atene! In questo contesto sarebbe un vero e proprio crimine se Syriza, una volta salita al governo, non avesse un "piano B" per gestire l'uscita. Gli unici a non volerlo capire sono i sinistrati italiani, che vogliono continuare ad adorare l'idolo euro.
Mi auguro che Syriza vinca le elezioni del 25 gennaio (leggi QUI), e che abbia i numeri per governare. Credo di averne spiegato a sufficienza le ragioni. Il fatto che altri esprimano lo stesso auspicio ma con motivazioni assai diverse fa parte delle cose della politica e financo della vita.
Fin qui siamo nella normalità. Oltretutto in Italia, e solo nella pittoresca Italia, ha potuto presentarsi alle elezioni europee una lista portante il nome del «papa straniero» Alexis Tsipras. Un'anomalia certo spiegabile dalle trascorse prestazioni dei suoi promotori, i quali hanno pensato di poter galleggiare solo a condizione di riuscire a camuffarsi. I fatti non gli hanno dato torto, anche se il prezzo è stato quello di mettersi sotto le ali del fianco sinistro del partito de la Repubblica, nell'occasione ben rappresentato da Barbara Spinelli e Curzio Maltese.
Ora la Grecia va al voto e Tsipras ha reali possibilità (non la certezza, sia chiaro) di arrivare al governo. Com'è giusto e naturale che sia i sostenitori della lista italiana hanno promosso un appello per esprimere il loro sostegno a Syriza. E, come è giusto e naturale che sia, lo hanno fatto con i loro argomenti. Che spesso e volentieri sono gli stessi argomenti di Tsipras. Tutto bene dunque? Assolutamente no.
L'appello «Cambia la Grecia, cambia l’Europa» dice cose totalmente condivisibili sulla situazione greca, sulle conseguenze della politica della Troika, sulla campagna mediatica in atto. Dice cose assai meno condivisibili laddove lascia intendere che l'Unione Europea sarebbe riformabile, ma fin qui siamo ancora nel campo delle opinioni, non condivisibili ma legittime. Dove invece si gioca sporco, che più sporco non si può, è nel seguente passaggio:
«Alexis Tsipras ha un programma chiaro: restare in Europa per cambiare l’Europa. Il suo governo chiederà una conferenza europea per la ristrutturazione del debito, che riguarda la maggior parte dei paesi europei; la fine delle politiche di austerità, con l’abrogazione del fiscal compact; un piano europeo per il lavoro e la salvaguardia dell'ambiente. Altro che politica anti-euro e antieuropea, come cercano di descriverla i principali mezzi di informazione del continente per giustificare l'attacco dei mercati, diffondere paura fra gli europei, condizionare gli elettori e le elettrici in Grecia e confondere le proposte della Sinistra con i populismi xenofobi, razzisti e neofascisti».«Restare in Europa per cambiare l'Europa» è certamente il programma di Tsipras, anche se non esattamente quello di tutto il suo partito, visto che all'interno di Syriza vi è comunque un 35% a favore dell'uscita dall'euro. Ovviamente, vedremo poi quanto l'Europa sarà disponibile a farsi cambiare da Tsipras. Vedremo cioè, alla prova dei fatti, cosa resterà della favola di poter mettere fine all'austerità, tagliare significativamente il debito ed abrogare il fiscal compact con l'amorevole consenso degli oligarchi di Bruxelles...
Ma la cosa più grave non è questa. Il punto davvero intollerabile è contenuto nella seconda parte della citazione di cui sopra, laddove si vuole affermare non una semplice opinione, bensì un autentico dogma: quello secondo cui tutti coloro che sono per l'uscita dall'euro sono immancabilmente populisti, xenofobi, razzisti ed ovviamente fascisti.
E' esattamente lo stesso dogma diffuso a gran voce da tutti i mezzi di informazione fedeli alla causa dell'oligarchia eurista. E' un caso? Non credo proprio. E' invece il classico atteggiamento - a voler essere buoni dettato da una sorta di "sudditanza psicologica" - dei riformisti all'acqua di rose. Di coloro che vedono il male, ma non le cause che l'hanno generato. Che parlano dei diritti dei deboli, ma senza voler mettere in discussione il sistema dei dominanti. Si respinga dunque l'austerità che rovina i popoli, ma sempre nella piena e totale lealtà al mostro che l'ha generata.
L'appello "Cambia la Grecia, cambia l'Europa" è tutto dentro a questa impostazione. Ma la ciliegina sulla torta è l'identificazione tra ogni posizione no-euro e la destra più reazionaria. Sono semmai proprio i discorsi di questo tipo a regalare a quella destra il monopolio della lotta all'euro. Un autentico crimine politico compiuto per non dispiacere alle èlite euriste.
Come molti dei firmatari dell'appello sanno, la posizione no-euro va facendosi invece strada in diversi ambiti della sinistra europea. Certamente è una posizione ancora minoritaria, ma in crescita. Viceversa la posizione del "più Europa" - alla Vendola o alla Spinelli, per capirci - è palesemente alla frutta.
Molti sono ormai gli esponenti della sinistra (militanti, intellettuali, economisti, dirigenti politici) che riconoscono quantomeno la necessità di aprire un dibattito sulla questione dell'euro. Ma la sinistra italiana, sinistrata non per caso, ama solo i dibattiti innocui e rassicuranti. Cioè, per dirla tutta, i dibattiti inutili.
Modestamente, anche in Italia esiste una sinistra contro l'euro. E ne siamo orgogliosi. Anche perché pensiamo di essere nel giusto ed avvertiamo quanto il nostro sentire sia vicino a quello di ampi strati popolari. Che comprendono che di Europa ce n'è una, ed una soltanto: quella che gli strappa la vita giorno dopo giorno. E che una nuova sorgerà, se sorgerà, solo quando quella realmente esistente sarà stata finalmente spazzata via.
6 commenti:
Frantumare l'Europè è la fine di un sogno : l'unità.
Ma "questa" Europa pare più un mostruoso marchingegno escogitato da nemici dell'Europa che sembrano far di tutto per depredarla e gettare i Popoli europei nella miseria. L'Europa di oggi, praticamente, si prospetta come un filtro mortale per gli Europei.
E allora: perché continuare a sorbirlo giorno dopo giorno in un calvario di condanna?
Ad anonimo 12:17, frantumare? Per prima cosa dobbiamo distinguere fra Europa: continente comune a popoli, etnie, nazioni, non sempre coincidenti: Unione europea: risultato di un accordo socioeconomico nato politicamente minorato; €urozona: parte dei Paesi di cui sopra che hanno adottato la stessa moneta, fraudolentemente. La minorità politica e la frode economica sono serviti ad arricchire i più ricchi e a impoverire gli altri. Un matrimonio sbagliato finisce con un divorzio o un uxoricidio.
Magnifica analisi, ineccepibile.
Grande Mazzei
Articolo davvero ottimo per lucidità d'analisi; dispiace vedere Fassina tra i firmatari, le sue ultime prese di posizione lasciavano preludere qualcosa di meglio.
A Mariof
Con "frantumare l'Europa" intendevo l'arrestare il processo di unificazione per tornare indietro nella storia recente. Poiché effettivamente il tentativo di costituire una unità europea è sorto sotto pessimi auspici dando i risultati che ha dato e che sono sotto gli occhi di tutti, anch'io personalmente auspico che tale tentativo finisca per abortire .
A questo punto mi permetto citare che, ai tempi dell'"Asse ", si parlava di Europa unita ma probabilmente (!) non sotto la "protezione" di WallStreet.
Siamo di fronte ad una chiara provocazione ed ingerenza nella politica greca, d’altra parte nulla di nuovo, basta pensare al mancato referendum che Papandreu aveva proposto e che gli è costato il posto di governo. Con questa provocazione il partito di maggioranza tedesco CDU prende due piccioni con una fava: per primo destabilizza ala Grecia creando confusione e timori irrazionali fra gli elettori, mette fuori gioco il partito AfD (Alternative für Deutschland) che da tempo chiede l’uscita della Germania dall’euro o quello degli altri Stati che potrebbero divenire oggetto di compensazioni economiche a carico della Germaina. Poi mette in guardia sia Tsipras che gli elettori greci sulle conseguenze della scelta: “inutile oltre che rischioso votare a sinistra tanto NON cambierà nulla, siamo NOI (Germania) che decidiamo.”
Infine può anche essere un’uscita “ad usum delphini” diretta all’Italia ed ai movimenti e partiti che stanno proponendo l’uscita dall’euro: anche per loro vale la diffida: non dimenticatevi chi comanda nell’UE”.
L’opinione sull’uscita della Grecia dall’euro è stata con ogni evidenza fatta circolare tramite la stampa di regime “Spiegel Ondine” come “ballon d’essay”, né la cancelliera Merkel né il suo ministro delle finanze Schäuble hanno confermato o smentito. L’unico commento ufficiale è stato quello del vice capo del gruppo parlamentare Ralph Brinkhaus, che ha affermato: 1) "L’uscita della Grecia dalla zona euro sarebbe per il resto d’Europa molto meno drammatica che tre o quattro anni or sono“
2) "Nessuno desidera l'uscita della Grecia dall'eurozona", 3) “Non ci sarà alcuno sconto per alcun nuovo governo greco” 4) “Un’uscita non soltanto costerebbe soldi ma distruggerebbe anche quattro anni di dure riforme” 5) “Io penso che la gente in Grecia se ne rende conto e quindi alla fine non voteranno per una maggioranza populista di sinistra”.
Qui il tresto tedesco: -- Unions-Fraktionsvize Ralph Brinkhaus sieht den "Grexit" als verkraftbar an "Ein Austritt von Griechenland aus der Eurozone wäre für den Rest von Europa wesentlich weniger dramatisch als vor drei oder vier Jahren", sagte er SPIEGEL ONLINE. "Niemand wünscht sich einen Austritt Griechenlands aus der Eurozone." Aber eines sei auch klar: "Es wird für keine neue griechische Regierung einen Sonderrabatt geben." Ein Austritt "würde nicht nur Geld kosten - sondern auch vier Jahre harte Reformen in Griechenland zunichtemachen", sagte er. "Ich denke, das spüren die Menschen in Griechenland und werden daher am Ende keine linkspopulistische Mehrheit wählen."
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