giovedì 15 gennaio 2015

DOPO CHARLIE HEBDO. La dissacrazione dei valori religiosi o della divinizzazione del Capitale di Diego Fusaro

15 gennaio 

«L’anti-islamismo e l'anti-cristianesimo conducono dritti dritti all’apologia del capitale. La Lega Nord ci è dentro fino al collo e rivela così la sua vera natura di partito organico al nuovo ordine mondiale neoliberale».

Premetto che fino a qualche giorno fa non conoscevo neppure nominalmente il comico Dieudonné, prima che venisse arrestato per apologia di terrorismo. Premetto anche che, ascoltandolo, non lo trovo neppure poi divertente, e nemmeno condivido larga parte delle cose che dice, con un’ironia che anzi trovo piuttosto volgare e crassa.
Ma non è questo il punto. Il punto sta invece altrove. La vicenda del comico Dieudonné, arrestato per apologia di terrorismo, la dice lunga sull’ipocrisia dell’ordine neoliberale e sulla sua libertà di espressione a corrente alternata. La libertà di espressione è difesa fintantoché esprime liberamente ciò che il nuovo ordine mondiale vuole che sia espresso: volgare presa in giro delle religioni, delegittimazione degli Stati sovrani, identificazione senza riserve tra Islam e terrorismo, ecc. Non appena si devia dal percorso preordinato, si è puniti con l’accusa di terrorismo, la nuova arma con cui si metteranno a tacere le voci fuori dal coro. L’apologia di terrorismo costituirà, da qui in avanti, la nuova frontiera del politicamente corretto e della sua criminale strategia di diffamazione, persecuzione e silenziamento di ogni prospettiva non allineata.
La tragicomica vicenda di Dieudonné è, allora, davvero istruttiva: ci insegna che nell’occidente capitalistico è possibile dileggiare liberamente Dio e/o Allah, ma non si possono toccare altre divinità, pena l’arresto. Il terrorismo si dice in molti modi, a quanto pare. E talvolta la caccia al terrorismo diventa essa stessa terrorismo. Se le parole conservano ancora un senso (ed è discutibile, in effetti, nel tempo dell’orwelliana “neolingua” gestita univocamente dai dominanti al solo scopo di rendere finanche impronunciabile la contraddizione), non mi è chiaro perché non siano qualificate come operazioni terroristiche le invasioni imperialistiche della Libia e dell’Iraq, dell’Afghanistan e della Serbia; o, ancora, le riforme del lavoro che rendono precaria la vita delle nuove generazioni, causando morti invisibili sul lavoro. Si sa: i dominanti gestiscono univocamente le grammatiche, inducendo gli oppressi stessi ad amare gli oppressori ed accanirsi, come nella caverna platonica, contro gli eventuali liberatori.
Mi domando, tuttavia, dove siano finiti coloro che scendevano in piazza, pochi giorni prima, con la matitina alla mano a manifestare in nome della libertà d’espressione: forse che tale libertà d’espressione vale solo per alcuni? O per certe idee? Libertà d’espressione, a rigore, vuol dire libertà di pensare e dire tutto, anche – supponiamo – le cose più sbagliate e più false: le quali debbono essere confutate sul piano delle idee, e non certo dell’uso terroristico della lotta al terrorismo. La quale lotta diventa facilmente – è chiaro come il sole – strumento di repressione di tutto ciò che si doscosta dal coro virtuoso, millimetricamente calibrato, del pensiero unico politicamente corretto. Il caso di Dieudonné ne è la prova lampante.
Non è forse il francese Voltaire ad aver insegnato che anche se non si condivide una tesi, occorre lottare fino alla morte per il diritto di poterla liberamente sostenere? Strano paese, dunque, la Francia, che scende in piazza per la libertà d’espressione e il giorno dopo punisce chi esprime un’opinione non allineata, peraltro nel silenzio generale. Premesso che non condivido le opinioni spesso volgari di Dieudonné, come peraltro non condivido la linea altrettanto volgare e di cattivo gusto della rivista Charlie Hebdo (espressione dello spirito animale del capitalismo postborghese), riconosco al primo come alla seconda la libertà di espressione: né mi è chiaro perché si debba riconoscerla alla seconda e non al primo. Condannare Dieudonné crea un precedente: con l’accusa di apologia del terrorismo si potrebbero silenziare non solo tutte le voci critiche rispetto all’ordine neoliberale, ma addirittura le voci del passato (perché, in fondo, non proibire la lettura di Lenin, Marx e Machiavelli come terroristi in pectore?).
Occorre esserne consapevoli. La vicenda dell’attentato di Charlie Hebdo apre un nuovo ciclo. Un ciclo di restrizioni della libertà, e non solo di quella d’espressione: restrizione giustificata in nome del sacro dogma della sicurezza. Questo dogma permette di imporre norme che, in situazioni normali, i cittadini mai accetterebbero e, di più, facilmente identificherebbeo nella loro autentica natura autoritaria e antidemocratica. È questo il punto decisivo.Il potere usa schemi prestabiliti: tramite l’urgenza e lo stato d’eccezione“, si fa accettare ai cittadini ciò che essi, in situazioni normali, mai accetterebbero.
Ci vuole più Europa, ci vogliono più bombardamenti umanitari, ci vuole più sicurezza e meno libertà, ci vuole meno religione della trascendenza e più religione atea del mercato, ci vuole più libertà di espressione (se si dice ciò che è permesso e coerente con il pensiero unico) e ci vuole meno libertà di espressione (se si dice ciò che va contro il pensiero unico, tipo Dieudonné): ecco alcune delle conseguenze di Charlie Hebdo. Insomma, si è trattato di un terribile attentato che, tuttavia, in fondo finisce, guarda caso, per rafforzare il potere e il processo di integrazione coatta nell’ordine neoliberale. Non bisogna, certo, cedere al complottismo – almeno se si vuole essere allievi, per quanto eterodossi, di Marx – , ma la domanda da porsi, in tutta franchezza, è una sola: cui prodest? A chi ha giovato questo atto terroristico?  Non alle vittime, certo. E neppure all’Islam, oggetto di una montante rabbia indiscriminata da parte dei soliti utili idioti del capitale. Ognuno tragga le conseguenze che vuole. Sul fatto che a trarre giovamento dall’attentato sia stato il potere, e solo quello, credo sia arduo dubitare.
Dall’attentato di Charlie Hebdo nel futuro più prossimo credo che seguiranno more geometrico tre punti, oltre al già citato restringimento delle libertà (di cui l’affaire Dieudonné è un prezioso indizio): a) rinsaldamento dell’ideologia europea, sull’onda lunga del „ci vuole più Europa“ come via di superamento dei drammi terroristici; b) nuovi bombardamenti umanitari (dopo Iraq, Libia, ecc.) sempre in nome della terroristica ideologia antiterroristica; c) nuova ondata di diffamazione delle religioni ad opera dell’ateismo religioso pudicamente detto laicismo, formazione ideologica di fondamentalismo illuministico che, dietro l’apparente lotta per la laicità, difende la lotta di quel monoteismo del mercato che deve neutralizzare ogni religione che non sia quella del capitale, delle omelie neoliberali e della teologia economica.
Per quel che concerne il punto (a), sappiamo che la grande macchina della propaganda e della fabbrica dei consensi si è già attivata: è stato a dir poco osceno veder sfilare in piazza a Parigi, tra lacrime e abbracci, coloro che nei loro rispettivi Paesi stanno massacrando i popoli e i lavoratori in nome dei sacri dogmi “ce lo chiede il mercato” e “ce lo chiede l’Europa”. La strage viene già artatamente impiegata in nome dell’ideologia europeista. E lo sarà ancora di più prossimamente. Addirittura già si parla di controlli alle frontiere dei Paesi europei. Il solo aspetto positivo dell’Unione Europea era la possibilità di muoversi da Berlino a Roma, da Atene e Parigi: toglieranno anche questo? Non v’è di che stupirsi. L’Unione Europea in cui circolassero liberamente solo le merci, e non gli uomini, sarebbe l’immagine perfetta dell’odierna Europa neoliberale, l’Europa del capitale e delle banche.
Per quel che concerne il punto (b) – altrettanto telegraficamente –, sappiamo che nel quadro dell’odierna quarta guerra mondiale“ (cfr. il mio Il futuro è nostro“, cap. VI) ogni qual volta si è sventolata la bandiera della lotta al terrorismo e all’integralismo islamico ne sono seguite guerre: Iraq, Afghanistan, ecc. L’analogia storica con l’11 settembre è, in questo caso, feconda. Nell’epoca della terza guerra mondiale (“Guerra Fredda”) il nemico era identificato nel comunista; oggi, nella quarta guerra mondiale, diventa il terrorista. Si legga il surreale discorso del presidente Bush all’indomani dell’11 settembre e si capirà cosa intendo. Il terrorismo diventa il casus belli per le ipocrite politiche di aggressione imperialistica da parte dell’Occidente, sempre in nome dei diritti umani, della libertà, ecc. Presto verrà bombardato qualche nuovo Stato, con la roboante retorica dei diritti umani e della lotta al terrorismo: l’imperialismo sa sempre nascondersi e legittimarsi, già lo sappiamo.
Per quel che riguarda il punto (c), occorre essere chiari e precisi: se al tempo della terza guerra mondiale il nemico era il comunismo, ora che esso si è estinto (Berlino, 9.11.1989), il nuovo nemico diventa la religione. La religione infatti – sia islamica, sia cristiana – costituisce un impedimento per l’estensione illimitata (reale e simbolica) della forma merce: la religione insegna che il senso del mondo non si esaurisce nei perimetri della società reificata; di più, mostra come la sola divinità sia quella trascendente e non quella immanente (il monoteismo del mercato).
La religione – lo ripeto, sia cristiana sia islamica – costituisce un potente fattore di resistenza alla logica illogica della mondializzazione capitalistica, ed è per questo che essa è oggi sotto permanente scacco da parte di Monsieur Le Capital. “Ogni limite è per il capitale un ostacolo che deve essere superato”, scriveva Marx nei Grundrisse. Uccisa l’etica borghese (1968), uccisa la potenza catecontica sovietica (1989), dissolti gli Stati sovrani con primato del politico (UE), resta ora la religione come ultimo impedimento per il capitalismo absolutus, cioè pienamente realizzato e del tutto „sciolto“ da ogni limite. Per questo essa è già da tempo nel mirino del capitale e del pensiero unico planetario. In Italia, è il caso della ridicola armata Brancaleone dei laicisti che lottano contro ogni religione che non sia il mercato e contro ogni superstzione che con sia quella dell’economia.
L’analfabetismo di partitini come la Lega Nord è, sotto questo profilo, palese: il nemico è da essi identificato non con il finanz-capitalismo, bensì con l’Islam – in una ridicola identificazione dell’Islam con il terrorismo (identificazione analoga a quella di chi volesse istituire l’identità tra Cristo e l’Inquisizione). I maestri della Lega, del resto, non sono Marx e Lenin, bensì Samuel Huntington e la signora Fallaci: l’emancipazione non è pensata come lotta contro il capitale in nome dell’emancipazione umana, bensì come transito per le donne dal burqua alla minigonna occidentale; l’emancipazione è, dunque, concepita come passaggio a Occidente del mondo intero.
Che lo si sappia oppure no, l’anti-islamismo conduce more geometrico alla capitolazione nell’ultracapitalismo magnificato come “valori occidentali”, “civiltà buona“, ecc. L’anti-islamismo conduce dritti dritti all’apologia del capitale. La Lega Nord ci è dentro fino al collo e rivela così la sua vera natura di partito organico al nuovo ordine mondiale neoliberale. Quest’ultimo – lo ripeto – deve necessariamente destrutturare le religioni, lasciando unicamente il monoteismo del mercato: sarà forse un caso che l’attentato si sia rivolto contro una rivista – Charlie Hebdo – che faceva della volgare satira antireligiosa la propria bandiera? Immediatamente, complice la manipolazione organizzata, la contrapposizione cessa di essere quella tra capitale e umanità, e diventa quella tra difesa del laicismo e difesa dell’Islam inevitabilmente terroristico. L’alternativa che il potere ci vuole offrire è quella tra il terrorismo islamico e le patetiche Femen che bruciano il Corano. Di modo che tutti, in modo irriflesso, siano indotti a pensare che libertà ed emancipazione siano sempre e solo quelle delle ridicole Femen e della pornografia capitalistica del godimento individuale senza freni, il meglio che la religione del capitale possa vendere.
È questo il punto: ridicolizzazione del fenomeno religioso qua talis (assunto come intrinsecamente terroristico e autoritario), con l’obiettivo di accelerare il processo – peraltro già ampiamente in corso – di “sdivinizzazione” (Heidegger), di modo che l’individuo senza identità, senza famiglia, senza valori e anche senza religione sia integralmente plasmato dal capitale e dalla sua fantasmagorica macchina dei desideri.
Per concludere queste note sparse, sulle menzogne diffuse dal pensiero unico, sui vili poteri che giocano con le nostre vite, valgano sempre le parole di Pasolini: non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: “il loro castello di ricatti, di violenze, di menzogne crollerà”.
* Fonte: L'intellettuale dissidente

12 commenti:

Anonimo ha detto...

".. resta ora la religione come ultimo impedimento per il capitalismo absolutus, cioè pienamente realizzato e del tutto „sciolto“ da ogni limite."
(cit)
Se si vuole restringere bisogna soprattutto allargare
Se si vuole indebolire bisogna soprattutto rafforzare

AP

Anonimo ha detto...

Un filosofo attento non mette insieme le cosiddette Religioni "cristiane" come fossero uguali. I valori Calvinisti sono un'altra cosa, ben diversa e direi quasi opposta di quelli del Cattolicesimo il quale, tuttavia, con il Vaticano II ha fatto molti passi per attenuare le differenze cedendo alle Sirene moderniste. Le diversità però ,più che formali (liturgiche o giù lì) ,sono sostanziali. L'errore di accomunare il protestantesimo calvinista con il cattolicesimo è purtroppo comunissimo ma occorrerebbe una lunga disquisizione per capire bene la questione. Per ridurla ai minimi termini il Calvinismo è una religione individualista mentre il Cattolicesimo che si impernia fortemente sulla figura del Cristo crocifisso, è una religione collettivista. Il Protestantesimo Calvinista è la Religione della potenza anglosassone ed è fortemente influenzato dal Giudaismo.
Dalla Religione dipendono la Visione del Mondo e la prassi d'azione degli individui e degli stati.

Ippolito Grimaldi ha detto...

Non riesco proprio finire di leggere Fusaro, scrive bene, ma è prolisso e ridondante, però permettetemi una considerazione: basta co' ' sto Voltaire, uno pronto a dare la vita per la libertà altrui morto per cancro alla prostata ad 83 anni, eventidentemente nel secolo XVIII la libertà di opinione era già un diritto acquisito e ben consolidato

Anonimo ha detto...

@Ippolito

Era un diritto acquisito per la classe dominante.
Nel '700 la classe dominante era composta da un pool di aristocrazia e clero.
L'aristocrazia si fece venire in mente l'idea peregrina di sussitere in quanto ruling class da sola, libera dal controllo della Chiesa.
Come sempre accade si avvalse di un terzo incomodo rampante ossia gli intellettuali borghesi e in maniera molto complessa da descrivere della borghesia imprenditoriale e finanziaria (che non aspettava altro per fargli le scarpe...tema complesso...).
Voltaire quindi, essendo un intellettuale alla moda che divertiva molto le signore nei salotti, aveva pieno diritto di parola PURCHE' RIVOLGESSE LE SUE CRITICHE ALLA CHIESA mascherandole da presa di coscienza "razionale" fonte di "libertà" per l'astratta categoria della "umanità".
Se Voltaire si fosse minimamente azzardato a criticare il sistema di potere affermando che TUTTI hanno diritto al benessere, all'istruzione, che è necessaria la democrazia in cui ogni cittadino ha uguali diritti (etc etc) nella migliore delle ipotesi sarebbe stato cacciato via dai suoi "salons" in men che non si dica.

La realtà è che i diritti della persona, tanto per fare un esempio la parità delle donne con gli uomini o la assoluta libertà sessuale sia per i rapporti extramatrimoniali che per l'omosessualità, nel XVIII secolo erano stati raggiunti sostanzialmente al nostro stesso livello solo che erano riservati alla classe dominante di razza bianca.

Locke ad esempio era un fervente democratico solo che - piccolo dettaglio che lo accomuna a Voltaire, a Newton e al suo stesso padrone Lord Shaftesbury - investiva i suoi soldi nelle azioni della Royal Africa Company ossia la più grande compagnia di traffico di schiavi negri verso le Americhe e quando scrisse la Costituzione delle Carolinas mise per iscritto che il nero ha sí un anima (meno male) ma non è in grado di decidere e quindi il padrone bianco deciderà per lui.
Naturalmente per la classe dominante dell'epoca e per i suoi lacchè a pagamento come Voltaire e Locke non c'era differenza fra un essere di razza inferiore e un essere di classe sociale inferiore.


Per concludere riallacciandomi al post, nonostante anch'io non ami molto Fusaro sul fatto che resta solo la religione come reale ed efficace opposizione al capitalismo neo liberista sono assolutamente d'accordo.

Lorenzo ha detto...

Oltre a essere ridondante Fusaro tende a ricostruzioni onnicomprensive in cui tutto si dispone secondo un grande disegno munito di buoni e cattivi. Cosa che ha poco a che spartire colla realtà e men che meno con questa società sempre più sfilacciata.

Tanto per fare un esempio Funaro si inventa che il regime plutocratico voglia dichiarare guerra all'islam e gli rimprovera di chiudere le frontiere. Ma se l'invasione islamica in Europa l'ha creata e la tiene quotidianamente in vita proprio il regime, per moltiplicare l'esercito industriale di riserva e falcidiare i diritti del lavoro. Ma se la mobilità della forza lavoro è la seconda ganascia della tenaglia - la prima è la mobilità dei capitali - di cui il regime si serve per garantirsi manodopera a prezzo stracciato, in alternativa alle delocalizzazioni. Già, ma Fusaro è di sinistra e quel che gli piace dev'essere affabulato come minacciato dal sistema anziché essere un suo immediato sottoprodotto.

Sono poi perfettamente d'accordo con voi sull'equivalenza fra regime e attentatori in rapporto alla libertà di opinione. Semplicemente il regime sta sfruttando l'avvenimento come una (sempre più rara) occasione di aggregare la popolazione sotto le sue sfilacciate bandiere. Una società che perde continuamente pezzi deve cogliere l'attimo fuggente.

Anonimo ha detto...

Leggete questa frase di Fusaro:

" uccisa la potenza catecontica sovietica (1989)"

Dove "catecontico" viene dall'evangelico katechon ossia colui che trattiene; in questo caso il comunismo sovietico era il katechon dell'espansione sfrenata del capitalismo neo liberista ma il katechon per definizione sarebbe la Chiesa Cattolica che è katechon contro il dilagare dell'Anticristo.

Se qualcuno è interessato ai concetti di questo intervento di Fusaro, lo rimando a questo link di una nota intervista di Blondet a Cacciari dove appunto si parla del katechon, della religione contrapposta a una "etica laica" che nelle parole del filosofo veneziano significa in sostanza capitalismo neo liberista e di una visione molto da philosophe di Europa come ultimo bastione di razionalità e tradizione contro il dilagare della odierna cannibale modernità senza radici. Una visione quest'ultima certamente illusoria ma che rende conto della difficoltà anche da parte delle élites intellettuali di accettare l'alternativa ossia la presa d'atto della propria insignificanza culturale e politica di fronte al cosmopolita Anticristo neo liberista, della paura non solo di trovarsi costretti a prendere una posizione conflittuale contro un nemico più potente ma soprattutto di scoprirsi obbligati a condividere la lotta con un popolo verso il quale si nutre nascostamente sfiducia e disprezzo. Molto interessante:

http://www.parrocchie.it/correggio/ascensione/volto_luciferino_occidente.htm

Per quanto riguarda Fusaro non dice cose sbagliate, anzi il suo discorso sul ruolo della religione nell'epocale conflitto dei nostri giorni lo condivido pienamente.
Il problema è lui come persona o come personaggio: la sinistra e in generale l'anti liberismo ha estremo bisogno di figure in grado di esercitare un richiamo forte sulla massa di quei cittadini ad oggi ancora ripiegati su sé stessi, incapaci di intendere nient'altro che il proprio interesse materiale (cosa che li rende completamente indifesi di fronte all'ideologia della competizione e del profitto che ovviamente finisce per favorire chi già parte da una posizione di incolmabile vantaggio). Un Fusaro, coi suoi modi da ragazzino petulante di borghesia media, col suo linguaggio sempre ben pettinato e privo di guizzi, privo di scatti di passione o di rabbia, non fa altro che confermare nella gente i sentimenti di sfiducia e sospetto nei confronti degli intellettuali.
Occorrono persone adulte di cervello, di cuore e di sangue che abbiano delle passioni che la gente sia in grado di condividere istintivamente e solo allora sarà possibile cominciare a tentare di veicolare contenuti più articolati e complessi.
Se la sinistra non si sbriga a identificare almeno 3-4 di queste persone sarà surclassata dalla destra.

Ippolito Grimaldi ha detto...

Ecco questo è scriver bene, grazie

Anonimo ha detto...

Bellissimo intervento fi Fusaro e ottimi contributi dei lettori, che condivido.

Ricordiamoci che se abbiamo - in Italia - una Costituzione così socialista, lo dobbiamo a quella parte di Cattolici - ferventemente cristiani come Dossetti - che hanno supportato quelle istanze di socialismo dell'estrema sinistra più - a mio avviso - "colta e coerente" come quella dello PSIUP.

Una nota di "encomio" particolare al commento Anonimo del "16 gennaio 2015 00:06"

Junius

Anonimo ha detto...

Da qualcuno, ad est, ho sentito dire che “le strade che portano a dio sono le stesse che ne allontanano”, deve valere anche per le strade che portano alla sollevazione...

Se ho letto bene condivido quasi tutto, a parte:
La critica alla Laicità, da me intesa come dare a cesare solo se “separato” da dio, e viceversa...poiché cesare non abbia a pretendere di più da chi ha una fede diversa (corano, secondo isis);
Intendere in modo univoco e positivo il contributo dell'islam e della religione cristiana alla giustizia sociale, ad di sopra delle altre religioni, presupponendo che le capacità mimetiche del capitale vengano respinte dai luoghi di culto, piuttosto che esserne accolte (doppia morale);
L'identificazione della Religione con una dottrina dettata da uno dei tanti, troppi, dei.

Se è stato del tutto casuale essere stati cooptati nella culla dal contesto dogmatico di una religione piuttosto che un'altra...
Se dio è davvero l'ultima risorsa per limitare il capitale (ammesso che poi ci sia un modo per limitare dio)...
Se i principi econometrici possono applicarsi alle religioni...
Allora:

La religione cristiana e mussulmana sono ostacolo al capitale, dunque viva le religioni (che non abbiamo scelto);
Per esclusione altre religioni, non menzionate, lo potrebbero favorire, dunque abbasso le religioni (che non abbiamo scelto);
Mentre il “laicismo” nella e della satira, nonostante la neolingua con le sue strumentalizzazioni e i casus belli, avrebbe un'accezione univoca e negativa, se scherzare con i santi è ciò che oggi più identificherebbe il laico;
L'accezione negativa varrebbe anche nel caso della satira che ha per oggetto le “religioni che non ostacolano il capitale”, anche se nel caso citato (Dieudonné) sembrerebbe di no, quando gli viene imputato di prendersela con gli ebrei (pro capitale), solidarizzando con i mussulmani del commando parigino (contrari al capitale, ma non agli interessi accumulabili sulle vergini non toccate sulla terra);
Dunque un laico non mussulmano e non cristiano non fa satira, finge, l'intento è spianare la strada al capitale dalle remore morali, forse addirittura non sa ridere se si ostina a farlo sui tabù, di sicuro saprà bestemmiare sulle scopate che non farà in paradiso;

Il fatto che ci sia il fenomeno degli atei devoti, idealmente sempre in prima fila alle crociate, non preclude la possibilità di una autentica Laicità (antiteocratica), senza doppi fini (morale), e contraria al pensiero unico che vede il mercato come migliore sistema economico di allocazione delle risorse.
Ma i francesi, poi, non sono forse cristiani (anti-capitale) come dichiarano esserlo i loro rappresentanti istituzionali? Non sono mica laici, sciolti, da poter simpatizzare per l'umorismo di Charlie o di Dieudonné in base alla maggiore portata iconoclasta della loro satira, da buoni cristiani seguono le indicazioni del loro pastore, che se gli dici “jijo de puta” dà un cazzotto.

Leggere i libri sacri (pensiero dogmatico, unico per eccellenza) in chiave marxista non aiuta, satira a parte. Troppi sarebbero i compagni, autenticamente laici, veri religiosi agnostici, mistici della risata, buddisti zen, raeliani figli delle stelle, animisti, atei non devoti, lgbt e blasfemi vari che sulla terra non potrebbero rivendicare la dignità del loro percorso esistenziale e filosofico (dove si cresce anche sbagliando), se al contempo venissero ghettizzati (chiusi in una gabbia con adinolfi) prefigurando il ghetto nei cieli.

Se oggi i popoli considerassero che forse ce solo una vita sarebbero più o meno docili?
Senza dio farebbero più alla guerra o all'amore (dopo essersi ribellati)?
...ad est, un principe guerriero, afflitto e triste per i mali del mondo, con uno sguardo gonfio di lacrime testimoniò fino in fondo della Vacuità della propria Natura, ne emerse Realizzato, come da un Oceano di Compassione.
franceso

Anonimo ha detto...

Vorrei tanto sapere da quelli che dicono che le religioni sono argine al capitale cosa intendono loro per capitalismo, visto che non mi risulta che papi, sceicchi ed emiri siano proprio dei "compagni", per così dire.

Facile parlare di valori religiosi quando si è sicuri di non rischiare la vita.

Anonimo ha detto...

"Tanto per fare un esempio Fusaro si inventa che il regime plutocratico voglia dichiarare guerra all'islam "
Il "Capitale" sappiamo tutti bene in quali mani si trova e sappiamo tutti altrettanto bene che Ismaele e Isacco erano fratelli (sebbene di madri diverse). Conosciamo tutti il proverbio "Fratelli coltelli".
E perché "coltelli"? Coltelli significa contese, liti, guerre ecc. ecc, Caino uccise il povero Abele perché pensava gli comtendesse le benedizioni divine. Al tempo dell'Impero Ottomano, tutti figli del Gran Sultano vivevano assieme in un castello fra agi, benessere e sollazzi, ma quando il Gran Sultano moriva, nel castello irrompevano le guardie e uccidevano tutti eccetto il primogenito: era una strage di fratelli. Anche fino a settanta, tavolta. Questo perché sapevano bene quali contese violente sarebbero avvenute per accaparrarsi il "Divano".
Fusaro non s'inventa nulla: Fra Islam e Sionismo i rapporti sono e saranno sempre più simili a quelli fra Ebrei e Palestinesi.
La Bibbia profetizza: "i fratelli Arabi piantranno le loro tende di fronte ad Israele". Fronteggiarsi, di solito, non è convivere pacificamente.

Anonimo ha detto...

L'Anonimo del 17/1 16.0.5.
non ha tutti i torti. Effettivamente i "Fratelli" usano i coltelli per contendersi l'eredità. E qual è l'eredità? ma la TERRA, ovviamente. Non ci sono "due terre Promesse".

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