27 marzo. Secondo l'ultimo sondaggio in materia, pubblicato su l'Espresso della scorsa settimana, il consenso all'euro è ormai in picchiata. Naturalmente, i rilevamenti demoscopici vanno sempre presi con prudenza, ma qualche indicazione in genere la danno, specie se i dati ricavati si muovono con decisione in una direzione univoca. E' questo il caso di quello effettuato da Demopolis, che merita dunque qualche commento.
Con il titolo «Quelli che l'euro NO», l'Espresso presenta questo sondaggio all'interno di un articolo che mette in luce la crescita delle forze anti-euro nei vari paesi europei in vista delle elezioni del prossimo 25 maggio. L'articolo ovviamente non è innocente, e punta anche ad identificare l'ondata contro l'euro esclusivamente con le forze di destra che hanno assunto una posizione contro la moneta unica. Operazione disonesta, ma purtroppo assai semplice visto il balbettio delle formazioni di sinistra, spesso duramente critiche verso la politica di Bruxelles, quanto reticenti nei confronti del «sistema euro» che le detta.
Ma veniamo ai dati più significativi del sondaggio.
Figura 1 |
Nella figura 1 si nota una curva ascendente senza soluzione di continuità. Se nel 2008 (anno di inizio della crisi) solo un italiano su otto diceva sì all'uscita dall'euro, nel 2010 (anno dello scoppio della crisi del debito in Grecia) si saliva ad uno su sette, per aumentare ad uno su 5 nel 2012 (anno delle politiche austeritarie del governo Monti), fino ad arrivare all'attuale uno su tre del sondaggio. Una bella progressione, con l'impennata più forte proprio nell'ultimo biennio.
Ora si dirà che il 33% è tanto, ma è pur sempre una minoranza. Vero.
Ma a parte il fatto che il trend anti-euro appare difficilmente arrestabile, c'è un altro grafico (vedi la figura 2) su cui riflettere per comprendere meglio cosa pensino davvero gli italiani. Il passaggio dalla lira all'euro viene infatti giudicato negativo dal 58% degli intervistati, contro il 37% che lo considera invece positivo.
Figura 2 |
La prima risiede nella campagna terroristica sui presunti effetti dell'uscita, che l'Espresso si premura di rinfocolare con un'intervista al bocconiano Tabellini, che straparla addirittura di una svalutazione del 50%. Boom! La seconda - ancora più importante - sta invece nel fatto che nessuna forza politica credibile (ogni riferimento alla Lega o a Fratelli d'Italia non è per niente casuale) ha per ora assunto con la dovuta chiarezza una linea anti-euro.
Se il giudizio sulla moneta unica appare comunque pesante, sbaglierebbe chi si aspettasse un'opinione più tenera nei confronti dell'Unione Europea. La figura n° 3, sulla "fiducia nell'UE" ce lo chiarisce.
Evidentemente i cittadini italiani hanno le idee più precise di tanti economisti, che magari criticano la moneta, ma vorrebbero in qualche modo salvare il mostro (l'Unione) che l'ha partorita. Anche in questo caso siamo di fronte ad una curva univoca, con una picchiata della "fiducia" in corrispondenza degli ultimi anni di crisi.
Ora qualcuno potrebbe pensare che questa sfiducia sia generica, se non addirittura qualunquistica. A giudicare dalla figura n° 4 non sembrerebbe che le cose stiano in questo modo.
Che gli euristi, almeno in termini di consenso, siano ormai in grande affanno, ci viene confermato dal grafico sotto (figura 5). Infatti al 33% di persone che si dicono contro l'euro si affianca un 55%, che si dice «Favorevole a restare nell'euro, ma con un netto cambio di rotta rispetto all'austerità». Quante probabilità ci sono che un simile cambio possa verificarsi? La risposta è piuttosto semplice: possono esserci piccoli aggiustamenti, ma nessun cambio netto. Le botte sui denti già prese a Bruxelles dal berluschino fiorentino già ci dicono qualcosa in proposito. Dunque, a rigor di logica, il contenitore del 55% di chi ancora tentenna andrà a svuotarsi per rafforzare sempre più la spinta anti-euro.
Ma naturalmente i processi politici non avvengono mai in maniera così meccanicistica. E molto dipende dalla soggettività politica. In questo senso ci è molto utile la figura n° 6, che ci mostra le percentuali dei favorevoli all'uscita dalla moneta unica nell'elettorato dei maggiori partiti. Come si vede, e come era praticamente scontato, il vero partito dell'euro è il Pd, mentre le cose stanno assai diversamente a destra.
Una situazione preoccupante, se non fosse per il dato del M5S, il cui elettorato si è espresso per l'uscita con un buon 45%. E' questo un dato per noi decisivo. Pur con tutti i suoi limiti, se in Italia non vi fosse il M5S lo sfondamento della destra sarebbe già in qualche modo avvenuto.
E' un fatto che assegna al Movimento Cinque Stelle una responsabilità enorme. Perché solo assumendo sempre più chiaramente una posizione anti-euro - risolvendo dunque le oscillazioni del recente passato - il M5S potrà andare ad occupare con decisione, su posizioni democratiche e favorevoli al popolo lavoratore, l'enorme spazio politico che si sta aprendo, sbarrando così la strada al duo Salvini-Meloni, anti-euro sì, quanto liberisti e reazionari.
In questo senso, la recente intervista televisiva di Beppe Grillo fa ben sperare. Speriamo che non ci siano ulteriori contorsioni, e che si sia imboccata finalmente la strada giusta. Per noi, che siamo per un'uscita da sinistra dall'euro, un posizionamento più netto del M5S segnerebbe un passo avanti non da poco.
Se il giudizio sulla moneta unica appare comunque pesante, sbaglierebbe chi si aspettasse un'opinione più tenera nei confronti dell'Unione Europea. La figura n° 3, sulla "fiducia nell'UE" ce lo chiarisce.
Figura 3 |
Evidentemente i cittadini italiani hanno le idee più precise di tanti economisti, che magari criticano la moneta, ma vorrebbero in qualche modo salvare il mostro (l'Unione) che l'ha partorita. Anche in questo caso siamo di fronte ad una curva univoca, con una picchiata della "fiducia" in corrispondenza degli ultimi anni di crisi.
Ora qualcuno potrebbe pensare che questa sfiducia sia generica, se non addirittura qualunquistica. A giudicare dalla figura n° 4 non sembrerebbe che le cose stiano in questo modo.
Figura 4 |
In questo caso la domanda posta da Demopolis è assai discutibile, visto che si parla pudicamente di "equilibri" piuttosto che di "interessi" finanziari, e tuttavia non è difficile capire dalle risposte che la maggioranza degli intervistati ritiene giustamente l'UE come una struttura a tutela del dominio delle oligarchie finanziarie.
Che gli euristi, almeno in termini di consenso, siano ormai in grande affanno, ci viene confermato dal grafico sotto (figura 5). Infatti al 33% di persone che si dicono contro l'euro si affianca un 55%, che si dice «Favorevole a restare nell'euro, ma con un netto cambio di rotta rispetto all'austerità». Quante probabilità ci sono che un simile cambio possa verificarsi? La risposta è piuttosto semplice: possono esserci piccoli aggiustamenti, ma nessun cambio netto. Le botte sui denti già prese a Bruxelles dal berluschino fiorentino già ci dicono qualcosa in proposito. Dunque, a rigor di logica, il contenitore del 55% di chi ancora tentenna andrà a svuotarsi per rafforzare sempre più la spinta anti-euro.
Figura 5 |
Figura 6 |
E' un fatto che assegna al Movimento Cinque Stelle una responsabilità enorme. Perché solo assumendo sempre più chiaramente una posizione anti-euro - risolvendo dunque le oscillazioni del recente passato - il M5S potrà andare ad occupare con decisione, su posizioni democratiche e favorevoli al popolo lavoratore, l'enorme spazio politico che si sta aprendo, sbarrando così la strada al duo Salvini-Meloni, anti-euro sì, quanto liberisti e reazionari.
In questo senso, la recente intervista televisiva di Beppe Grillo fa ben sperare. Speriamo che non ci siano ulteriori contorsioni, e che si sia imboccata finalmente la strada giusta. Per noi, che siamo per un'uscita da sinistra dall'euro, un posizionamento più netto del M5S segnerebbe un passo avanti non da poco.
10 commenti:
Voi scrivete:
"E' un fatto che assegna al Movimento Cinque Stelle una responsabilità enorme"
Due considerazioni.
a) No! La responsabilità enorme è solo nostra e cioè che dobbiamo votare per il M5S tutti uniti. Se non lo faremo dimostreremmo alla gente che non siamo più con loro. Vedete un po' se volete davvero fare una bestialità così grave come non dare il sostegno all'unica forza autenticamente popolare.
b) Basta di considerare l'euro come l'unico paletto. E' importante ma il M5S sta cercando di realizzare una cosa ancora più importante e cioè la democrazia diretta. Rebdiamoci conto che quella ancora rudimentale piattaforma per il voto online è la cosa più rivoluzionaria che esista.
UNIAMOCI AI 5 STELLE, accettiamo all'inizio una posizione di secondo piano e poi col tempo vedrete che loro stessi si renderanno conto che la vera vecchia sinistra ha molto da dare e da dire; se avremo questa uniltà e costanza vedrete che in un futuro non lontano ci saranno sviluppi eccezionali.
MA NON PERDIAMO L'ENNESIMO TRENO PERCHEì QUESTO E' L'ULTIMO!!!
DEmetrio
Non è che ci sia molto da scegliere in alternativa: questo mi pare evidente. Quello che non capisco è come qualcuno continui a girarci attorno con tipico atteggiamento choosy (o picky, se fa più english).
Schegliere M5S non sarà mai comunque un totale salto nel buio grazie alla democrazia diretta e alle prove finora date di voler rifuggire dagli inciuci.
Ognuno e' padrone di dire la propria opinione ovviamente , ma sentire certe Bestialità del commentatore che mi ha preceduto e' proprio bestiale .Il M5S che ha avuto il consenso di buona parte dei cittadini avrebbe dovuto essere chiaro e determinato sul problema principe del nostro disastro ,non averlo fatto ,determina la loro cattiva fede e a quale padrone sono fedeli ,non certamente a coloro che hanno creduto in un movimento di cambiamento , ma vedo che gli stupidi sono Duri a Morire.
Personalmente penso che voterò M5S (turandomi il naso) anche se ancora non ho deciso. Ma il motivo è che si tratta un contenitore eterogeneo dentro il quale si agitano, magari goffamente, molte posizioni e attualmente è l'unico modo, per quanto flebile, di opporsi a questo sistema. Di dargli un segnale che avrà vita difficile nel cercare di imporci il suo massacro. Il resto si vedrà col tempo.
Ma questa idea della democrazia diretta, che viene ripresa più volte, mi pare un altro fogno, e di fogno mi è già bastato quello europeo. La democrazia diretta non è applicabile al governo di una nazione, le regioni mi sembrano espressa bene qui.
Chiedo scusa, il link è questo qui.
"Stupidi ... bestialità ... fogno ...." Temo di dovermi ricredere sulla cosiddetta "democrazia diretta" se i discorsi "democratici più o meno diretti"" sono infarciti di simili "fiori" di prateria (intendo prati di montagna). Invece di bocche parlanti sembra di sentir fiatare (?) "bocche" di altro tipo.
"MA NON PERDIAMO L'ENNESIMO TRENO PERCHEì QUESTO E' probabilmente L'ULTIMO!!!
L'esortazione dal tono accorato esprime la consapevolezza di tutta la gravità dell'attuale situazione economica europea (Italia in primis) che fa trapelare enigmatici segnali di incertezza persino dal comportamento della troika: QE ? Euro bonds? Sembra che anche loro, a parte l'inossidabile Olli Rehn del Bilderberg Group, comincino a vedersela brutta a causa dei segnali di deflazione (a iniziare dalla stessa Germania, pare).
Il "Treno" bisognerebbe prenderlo senza esitazioni se esistesse un qualche tunnel per uscire non solo dall'Euro, ma della stessa UE.
Premesso che qualsaisi sia il risultato delle elezioni europee non cambierà assolutamente nulla in quanto nulla o quasi decide e deciderà tale organo, sconsiglio vivamente a tutti di votare il M5S: è troppo ambiguo e troppo collegato all'impero americano. E non si deve assolutamente dar credito a coloro che dicono che questa è l'ultima occasione: non esiste l'ultima occasione per il semplice fatto che le cosidette occasioni di cambiamento dipendono da ciascuno di noi e ciascuno di noi può in qualsiasi momento cambire o tentare di cambiare le cose, per tutte le volte che vuole farlo.
L'articolo sul QE di Pritchard tradotto su CDC l'ho letto pure io ma ne do un altra interpretazione. Penso che stiano cercando di raggiungere un compromesso per rendere l'euro giusto un po' più sostenibile nel tentativo di farlo durare ai nostri danni. E' l'ipotesi che aveva avanzato Claudio Martini poco tempo fa. Potrei (vorrei) sbagliarmi, inoltre non è detto che ci riescano, spero proprio di no, ma su questo fronte si può influire ben poco.
In estrema sintesi:dopo anni di barbarie "europea",di scivolamento verso una moderna schiavitù,di orge massive del potere più bieco e riduzione della maggioranza dei popoli allo stato servile,la maggioranza degli italiani sostiene ancora la famigerata moneta, o per meglio dire lo strumento principe del Quarto Reich tedesco.I dati parlano chiaro,non si possono edulcorare con la presunta avanzata degli "euroscettici",non bisogna farsi troppo fuorviare su possibili scenari futuri di inversione del senso comune, oggi a favore del mantenimento dell'Euro.Se vi sarà, e io dubito possa essere in tempi brevi, una presa di coscienza vera della catastrofe provocata dalla moneta unica,questo avverrà solo in seguito ad un'implosione interna ai brutali meccanismi di funzionamento "reale",che non potranno che deflagrare essendo insostenibili.Nel frattempo,in attesa della palingenesi sperata,atteniamoci al dato di fatto riportato in questo sondaggio,e cioè che i piddini, in stragrande maggioranza,sono disposti a farsi schiavizzare senza fiatare,pur di conservare il tanto amato Euro;del resto, quando,nella storia di questo paese sono stati a fianco di una giusta causa?Si potrebbero definire,a ragione, un'utile,utilissima,massa di manovra, indispensabile a lorsignori che non finiranno mai di ringranziarli per il lavoro svolto da utili idioti a sostegno del capitale. Luciano
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