29 marzo. «Prima di impartire benedizioni e reprimende al governo Renzi, Obama ha incontrato il solo abilitato a simili pratiche, Papa Francesco che forse anche per questa usurpazione, oltre che per i temi etici e le pericolose iniziative antirusse, lo ha accolto con un misurato distacco.
Dopo sono state soltanto profusioni di servilismo andate oltre le righe anche per un protocollo al quale eravamo rassegnati.
E mentre se ne andava il povero Marino si affannava a giurare che c’era anche lui, anche se ai più è sfuggito.
Il Nobel per la pace-serial killer, quello che dà l’OK per colpire i bersagli con i droni, quello che minaccia di scatenare un guerra nel cuore dell’Europa, ha espresso i suoi desiderata; vedremo quanto diventeranno diktat per governo e parlamento, ma c’è poco da stare allegri».
Dopo sono state soltanto profusioni di servilismo andate oltre le righe anche per un protocollo al quale eravamo rassegnati.
Egli ha reso omaggio all’amico americano di sempre, Napolitano, dichiarandosi in piena sintonia; ha elargito sorrisi e scappellotti a Renzi, il quale ha tenuto a esaltarlo come suo modello nel ricordargli il suo slogan: “Yes we can”, quasi altrettanto stupido di quello di Clinton che non portò molta fortuna a Veltroni (e gli auguriamo altrettanta sfiga).
“ Yes we can, noi possiamo estendere il precariato come hai fatto tu” gli ha detto ed il presidente Usa lo ha elogiato, come se le politiche del lavoro in Italia dovessero riguardarlo. Poi però lo ha bacchettato sugli F35 per gli incauti annunci di tagli al programma di acquisti annunciati alla vigilia della visita.
“ Yes we can, noi possiamo estendere il precariato come hai fatto tu” gli ha detto ed il presidente Usa lo ha elogiato, come se le politiche del lavoro in Italia dovessero riguardarlo. Poi però lo ha bacchettato sugli F35 per gli incauti annunci di tagli al programma di acquisti annunciati alla vigilia della visita.
Questi erano ampiamente giustificati dal costo eccessivo, dallo scarso utilizzo di tali sistemi per la nostra aviazione, dall’inaffidabilità riscontrata dagli stessi americani nei test effettuati, tanto da rivangare le famose bare volanti, sempre della Lockheed, quelle che costarono care al presidente Leone; tralasciamo l’opinione pubblica contraria che tanto se ne fregano. Ma a mister president è bastato calibrare un tono un po’ più severo, ricordandoci che la pace non è gratis e costerebbe anche perdere i contratti di Finmeccanica sponsorizzati dal Pentagono. E Renzi si è premurato di rimangiarsi i tagli. Un monito è venuto anche perché si parli con una voce sola, quella delle sanzioni e della minaccia Nato, sull’annessione della Crimea. E Renzi si è prontamente rimangiato gli auspici a non isolare la Russia. Successivamente, in uno slancio di italico orgoglio, ha sostenuto che noi possiamo sopperire ad una carenza energetica provocata dall’aggravarsi della crisi Ucraina.
Parole apprezzate dal questuante della Casa Bianca venuto anche per vendere il suo gas di scisto al posto di quello russo. Probabilmente c’è anche la ragione della concorrenza del gas sui mercati europei dietro il sostegno americano agli avventurieri di Kiev; peccato che anziché con gli oleodotti come il sud south stream, voluto con lungimiranza da Berlusconi e da Putin per tagliare fuori l’Ucraina dalla rotta, dovremo riempire il paese di rigassificatori per approvvigionarci dagli americani.
L’incontro con John Elkan è servito a magnificare la fusione Fiat-Chrysler come esempio di buona strategia di impresa, quella che taglia posti di lavoro e produzione nel paese che ha sempre munto per spostarsi dove chiama il mercato; intanto sulla rete impazzava il video degli operai ballerini di Melfi, a testimoniare che la fine della centralità operaia ha lasciato anche regressioni antropologiche.
E mentre se ne andava il povero Marino si affannava a giurare che c’era anche lui, anche se ai più è sfuggito.
Il Nobel per la pace-serial killer, quello che dà l’OK per colpire i bersagli con i droni, quello che minaccia di scatenare un guerra nel cuore dell’Europa, ha espresso i suoi desiderata; vedremo quanto diventeranno diktat per governo e parlamento, ma c’è poco da stare allegri».
Fonte: A pugno chiuso
4 commenti:
Kassander
Però: avremo anche perso la guerra mondiale negli anni '40, ma è un po' umiliante dipendere dall'Impero.
Beati quelli che pensavano che il vincitore li avesse fatti salire sul suo carro (un po' affumicato a Hiroscima e Nagasaki) mentre ora si accorgono che sono trascinati in catene in coda al corteo (globalizzato) pagando profumatamente per i sub-prime, per altro: e quale onore, perdinci!
Fra i patti di Cassibile c'era l'impegno di mantenere le enclaves militari dei Vittoriosi per novant'anni (dal 1945 andremo al 2035, se va bene ...)
La guerra che abbiamo perso è quella dell'89 non del '40. Prima gli Usa non si sarebbero mai sognati operazioni imperialiste a ripetizione come Iraq, Jogoslavia, Afganistan, Libia ecc. E mai i politici democristiani sono stati così servili come ieri Renzi.
Kassander
Quella dell'89 (meglio: del 1988) più che una guerra persa, è stata una fatwa irreversibile contro la sinistra. Stalin lo prevedeva e ha tentato a lungo di difendere l'URSS, ma hanno finito per assassinarlo.
Il resto è venuto da sé.
Un’analisi da condividere al 100% poiché i fatti successivi hanno pienamente confermato che l’elezione (e rielezione) di Obama sono state un fatto mediatico paragonabile al lancio di un nuovo prodotto per non perdere i mercati: divenuti impresentabili a livello mondiale ma soprattutto all’interno figure come Bush, era necessario “cambiare tutto affinché tutto restasse come prima”, quindi altro partito (dai repubblicani ai democratici) e addirittura da bianchi ad afroamericani. Le campagne elettorali (le più costose della storia USA) furono sponsorizzate da banche ed industria bellica: le banche furono quasi subito lautamente ricompensate, l’industria bellica in modo dapprima dissimulato ma costantemente in crescita (il bilancio militare di Obama mette in ombra tutto quanto si era visto finora), l’accerchiamento di Cina e Russia è iniziato da molti anni e senza l’opposizione della Russia avremmo un nuovo Irak in Siria, con tanto di partecipazione europea al massacro, come in parte avvenuto in Libia (bell’esempio di democratizzazione coi bombardamenti).
Anche i ciechi ormai possono vedere che Obama altro non è che la marionetta di altro colore delle forze che in realtà gestiscono la politica USA a danno della pace nel mondo e senza riguardo alla vita dei propri cittadini, mandati a a massacrare ed a morire per gli interessi della General Dinamic e &.
L’”altra America” disorientata si ribella di tanto in tanto (es.: “Occupy Wall Street”), ma il bombardamento mediatico e il distorto messaggio pubblicitario che ha sostituito nei media USA la presentazione dei fatti politici non consente una presa di coscienza a livello di massa. Le condizioni di vita negli USA peggiorano, la disparità di reddito ha avuto un rapidissimo incremento a decorrere dalla Presidenza di Obama e mette in pericolo la pace sociale (lo ricordano e dimostrano in tanti, il più noto è l’economista Joseph Stiglitz), e non è un caso che per distogliere lo sguardo dai problemi interni Obama & C. si agitino guerrescamente in politica estera. Non ultimo il TTIP, il trattato da imporre all’UE, i cui termini sono tenuti “democraticamente” segreti sia agli elettori USA che a quelli europei (!) e che come si può facilmente dedurre verrà firmato senza discussione dai servi UE : “sign it and fuck you, EU”.
Anche i discorsi pacifisti, le “mani tese al mondo arabo” e simili vuote promesse si rivelano ora per quello che erano: inganni per guadagnar tempo, una finzione per nascondere i preparativi bellici in corso: serviva tempo per recuperare le forze militari dispiegate in Afganistan ed Irak e poterle impiegare altrove … e speriamo che i nuovi luoghi non siano l’Ucraina o il Venezuela, dove sfruttando la crisi economica e politica gli USA stanno ripetendo quanto giá attuato con “successo” in Cile nel 1973.
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