9 marzo. Si può e si deve sfatare il mito del "Risorgimento"; si può e si deve ricordare che l'unità d'Italia sotto l'egida della monarchia sabauda è stata un'annessione costata un fiume di sangue e sottosviluppo per i popoli del Mezzogiorno; si può e si deve affermare che l'Italia è stata fatta all'insegna del centralismo più reazionario; si può e si deve denunciare il carattere pusillanime del garibaldinismo. Si può e si deve difendere una concezione federale dello Stato e quindi immaginare una Assemblea costituente che ridisegni l'Italia futura.
Si tratta, com'è evidente, di cose terribilmente serie, sulle quali non è ammesso sparare cazzate, come ha invece fatto l'altro ieri Beppe Grillo sul suo blog.
Non faremo le carte, né andremo a chiedere al mago Otelma cosa frulli nella testa del comico e politico genovese. Confessiamo che stiamo perdendo ogni speranza. Ci interessano le implicazioni politiche della sua uscita.
La prima implicazione è che —mentre il Paese va in rovina, mentre il regime agonizza, mentre nella società italiana cresce la consapevolezza che occorre una svolta radicale e di converso la domanda sul "come si esce da questo marasma"—la recente uscita del leader del principale partito d'opposizione, invece di indicare una strada e dare forza e prospettiva all'incipiente sollevazione popolare, sembra calata ad arte per creare confusione, scompiglio e sconcerto. Un'uscita boomerang di cui gli sciacalli di regime hanno infatti subito approfittato.
La crisi sistemica e la gabbia dell'euro stanno in effetti portando il Paese sull'orlo della disintegrazione. La proposta di Grillo invece di proporre un argine, di indicare la riconquista della piena sovranità nazionale (tra cui quella monetaria), avalla la tendenza al disfacimento del Paese alimentando le forze centrifughe. Se è già difficile per uno Stato-nazione difendersi dall'assalto e dal saccheggio della finanza globale e imperialistica, figuriamoci cosa ne sarebbe di queste macro-regioni, repubblichette o principati. Essi sarebbero prede ancor più facile da divorare.
La sola salvezza per il nostro Paese è appunto la riconquista della sovranità sganciandosi dall'eurozona e dal capitalismo-casinò. Esattamente ciò che non vuole la grande borghesia finanziaria italiota, orami pienamente integrata nel sistema globalista e i cui affari cozzano appunto con gli interessi popolari e gli argini della comunità nazionale, che considera catene da spezzare.
Solo dei folli, degli avventuristi, o dei globalisti-liberisti possono alimentare pulsioni separatistiche. La strada è quella opposta, quella di costruire un nuovo Comitato di liberazione nazionale che diriga la sollevazione popolare per la sovranità nazionale.
Quando saremo di nuovo sovrani e liberi, allora potremo decidere quale sarà l'architettura istituzionale del Paese. E noi siamo per una struttura repubblicana, democratica e federale, dove l'autonomia delle regioni sarà bilanciata da un potente potere centrale nei campi della politica monetaria, economica, estera e di difesa.
La strampalata uscita di Grillo rischia di essere un boomerang anzitutto per il Movimento Cinque Stelle. Il Movimento è posto proprio dalle forzature del suo leader maximo davanti ad un bivio: è possibile continuare così? Ovvero: è possibile che questioni tanto delicate di orientamento politico siano decise da una persona sola o da due? E' possibile che il leader supremo ponga migliaia di attivisti nonché il nutrito gruppo parlamentare ancora una volta davanti al fatto compiuto? E' ammissibile che egli e solo egli tracci dall'alto la linea e poi lanci l'anatema agli eventuali dissidenti?
Noi ci auguriamo che in M5S ci sia un coraggioso sussulto di intelligenza e di saggezza politica. Grillo ha avuto tanti meriti, ma adesso, proprio adesso che si gioca il finale di partita con le forze di regime (e Renzi sembra davvero l'ultima carta dei dominanti), dev'essere richiamato all'ordine. Errori tanto clamorosi e pacchiani si pagano a caro prezzo.
Se questo Movimento non sarà in grado di farlo, se non si darà una struttura più solida e democratica, farà la fine che evidentemente merita, quella che già fece l'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. L'indignazione popolare dovrà trovare altre forme per manifestarsi.
La Segreteria nazionale del Movimento Popolare di Liberazione
9 marzo 2014
Si tratta, com'è evidente, di cose terribilmente serie, sulle quali non è ammesso sparare cazzate, come ha invece fatto l'altro ieri Beppe Grillo sul suo blog.
Non faremo le carte, né andremo a chiedere al mago Otelma cosa frulli nella testa del comico e politico genovese. Confessiamo che stiamo perdendo ogni speranza. Ci interessano le implicazioni politiche della sua uscita.
La prima implicazione è che —mentre il Paese va in rovina, mentre il regime agonizza, mentre nella società italiana cresce la consapevolezza che occorre una svolta radicale e di converso la domanda sul "come si esce da questo marasma"—la recente uscita del leader del principale partito d'opposizione, invece di indicare una strada e dare forza e prospettiva all'incipiente sollevazione popolare, sembra calata ad arte per creare confusione, scompiglio e sconcerto. Un'uscita boomerang di cui gli sciacalli di regime hanno infatti subito approfittato.
La crisi sistemica e la gabbia dell'euro stanno in effetti portando il Paese sull'orlo della disintegrazione. La proposta di Grillo invece di proporre un argine, di indicare la riconquista della piena sovranità nazionale (tra cui quella monetaria), avalla la tendenza al disfacimento del Paese alimentando le forze centrifughe. Se è già difficile per uno Stato-nazione difendersi dall'assalto e dal saccheggio della finanza globale e imperialistica, figuriamoci cosa ne sarebbe di queste macro-regioni, repubblichette o principati. Essi sarebbero prede ancor più facile da divorare.
La sola salvezza per il nostro Paese è appunto la riconquista della sovranità sganciandosi dall'eurozona e dal capitalismo-casinò. Esattamente ciò che non vuole la grande borghesia finanziaria italiota, orami pienamente integrata nel sistema globalista e i cui affari cozzano appunto con gli interessi popolari e gli argini della comunità nazionale, che considera catene da spezzare.
Solo dei folli, degli avventuristi, o dei globalisti-liberisti possono alimentare pulsioni separatistiche. La strada è quella opposta, quella di costruire un nuovo Comitato di liberazione nazionale che diriga la sollevazione popolare per la sovranità nazionale.
Quando saremo di nuovo sovrani e liberi, allora potremo decidere quale sarà l'architettura istituzionale del Paese. E noi siamo per una struttura repubblicana, democratica e federale, dove l'autonomia delle regioni sarà bilanciata da un potente potere centrale nei campi della politica monetaria, economica, estera e di difesa.
La strampalata uscita di Grillo rischia di essere un boomerang anzitutto per il Movimento Cinque Stelle. Il Movimento è posto proprio dalle forzature del suo leader maximo davanti ad un bivio: è possibile continuare così? Ovvero: è possibile che questioni tanto delicate di orientamento politico siano decise da una persona sola o da due? E' possibile che il leader supremo ponga migliaia di attivisti nonché il nutrito gruppo parlamentare ancora una volta davanti al fatto compiuto? E' ammissibile che egli e solo egli tracci dall'alto la linea e poi lanci l'anatema agli eventuali dissidenti?
Noi ci auguriamo che in M5S ci sia un coraggioso sussulto di intelligenza e di saggezza politica. Grillo ha avuto tanti meriti, ma adesso, proprio adesso che si gioca il finale di partita con le forze di regime (e Renzi sembra davvero l'ultima carta dei dominanti), dev'essere richiamato all'ordine. Errori tanto clamorosi e pacchiani si pagano a caro prezzo.
Se questo Movimento non sarà in grado di farlo, se non si darà una struttura più solida e democratica, farà la fine che evidentemente merita, quella che già fece l'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. L'indignazione popolare dovrà trovare altre forme per manifestarsi.
La Segreteria nazionale del Movimento Popolare di Liberazione
9 marzo 2014
21 commenti:
Grillo inzia ad invecchiare, a questo punto o si deve pensare a un fenomeno senile avanzato oppure ad una volontà precisa di non voler cambiare le cose di non volere la sovranità.è diventato come gli altri in cerca di voti e basta, dice tutto e il contrario di tutto a sencondo dei sondaggi.
Scusate,visto che il Comitato Nazionale di Liberazione ha come primo punto la riconquista della sovranità anche monetaria, voi sareste disposti a unirvi anche a Fratelli d'Italia che con tutti i distinguo che si vuole sta però sostenendo igli stessi vostri due punti cardine (uscita dall'euro e sovranità anche monetaria)?
Grillo ha avuto la straordinaria capacità - probabilmente del tutto involontaria - di mettere a nudo l'inconsistenza della proposta sovranista. Chi decide, infatti, quale debba essere la "taglia" della sovranità? L'Italia (che alcuni dicono non esiste)? Il Regno delle Due Sicilie, il Granducato di Toscana, la Padania? Le piccole patrie? Le comunità locali? La Val di Susa? O piuttosto l'Europa, qualcuno dice, data la globalizzazione? In questi termini la questione è irrisolvibile. La cosa che fa sorridere è che i neo-nazionalisti sovranisti usano verso Grillo la stessa critica che gli "europeisti" (ammesso che ve ne siano ancora fuori da certe oligarchie economiche e finanziarie) usano verso di loro: non ce la fai a reggere nel mercato globale. E perché la cosiddetta Padania non dovrebbe riuscire mentre invece la Padania più Calabria sì? Quella del sovranismo è una via sbagliata. E' una forma di neo-nazionalismo.
A mio parere Grillo e Casaleggio sono dei gatekeeper quindi quella di Grillo e' una strategia.Spero che il movimento 5stelle che e' formato da gente pulita e preparata si liberi dei due guru dando vita ad un M5S 2.0.Per l'anonimo delle 12.59 io credo che tutte le forze antieuro in questo momento debbano fare una battaglia comune lo so che a questo punto molti si indigneranno,ma come fa vedere bene louis even nel suo racconto l'isola dei naufraghi alimentare l'odio e le divisioni tra rossi e neri fa parte della strategia delle elites economiche per tenerci impegnati a litigare tra noi oppressi mentre loro gli oppressori si godono lo spettacolo se non si capisce questo non riusciremo mai a liberarci dalla schiavitu' economico/monetaria una volta vinta questa guerra potremo tornare a dividerci sui motivi di divisione che naturalmente esistono ma che andrebbero per ora accantonati.La lotta partigiana dovrebbe averci insegnato qualcosa non creddete?.
Emiliano
Condivido le riflessioni, le critiche e le proposte accennate in questo articolo, ma non sottovaluto la proposta di Grillo (bisognerebbe vedere sino a che punto essa sia del M5S o soltanto di Grillo e/o di Casaleggio, e quanto sia condivisa dal Movimento), visto che il federalismo, come ogni soluzione alternativa al centralismo statalista e come qualsiasi altra soluzione, può esser ottenuto in vari modi, con formule amministrative e politiche differenti (quello della Lega Nord è soltanto uno tra i tanti possibili tipi di federalismo).
Sono sempre dell'avviso che abbiamo bisogno di unità, sia in piccolo sia in grande, sia territorialmente sia organizzativamente e politicamente, ma di certo non ci serve un'unità qualsiasi, non abbiamo bisogno di unirci sempre e con chiunque in ogni caso, e, inoltre, serve rivedere il nostro attuale centralismo politico, che ha troppa confusione, troppe piccole e grandi eccezioni (Regioni a statuto speciale, Comuni pressoché indipendenti, deroghe ai patti e agli accordi nazionali e centrali, ecc.), al punto da essere più una frammentazione centralista che una vera unità nazionale, economica e politica.
Ma anche qui, prima di pensare a quale soluzione sia migliore, bisogna pensare a chi, a quali forze politiche e sociali devono e possono trovarla e applicarla: può e deve farlo soltanto il M5S, solo o con la Lega, possono e devono farlo tutti i partiti insieme al M5S o soltanto con alcuni di essi (e quali e perché?), oppure devono e possono farlo tutti i Cittadini e le Cittadine del Paese in un tavolo aperto e permanente, insieme ai partiti - sinché questi esisteranno - e a tutti i movimenti e le associazioni, in cui vengano discusse e prese collegialmente qualunque scelta e/o decisione importanti, senza dipendere soltanto dalle decisioni di questo o di quel leader od organizzazione o movimento o partito politico?
Io propendo per la seconda ipotesi, quella realmente democratica, in cui sempre tutto il Popolo (ovvero l'Elettorato, circa 50 milioni di persone) sia costantemente e necessariamente coinvolto nelle scelte, nelle decisioni, nelle linee politiche, economiche, sociali che il Paese deve necessariamente prendere. Il non averlo mai fatto, ci ha portato al punto in cui siamo, farlo ci renderebbe tutti, ugualmente, direttamente, responsabili dell'andamento del Paese e delle Sue sorti.
Concordo con quanto dice Gilda rivoluzionaria che tutto volge al consenso elettorale ,ma in realtà non cambiare nulla e la stessa cosa sta facendo Fratelli d'Italia .Proprio ci piace essere ingannati?. Quando impareremo a diventare adulti.
@Marco riformetti.Nel convegno no euro organizzato dalla lega viene spiegato molto bene il perche' tornare all'Italia magari federale ma unita faccia comodo anche al nord.Il motivo e' molto semplice un nord staccato dal sud avrebbe una valuta forte mentre invece tenendosi il sud avrebbe una valuta piu' debole favorendo le esportazioni in pratica quello che sta' avvenendo ora in Europa tra germania e paesi del sud e quello che avveniva in Italia ai tempi della lira con la differenza che il nord trasferirebbe attraverso le tasse parte della sua ricchezza al sud che naturalmente sarebbe opportuno che li spendesse meglio di come faceva all'epoca ma in caso di federalismo se al sud eleggessero corrotti e mafiosi che spendessero male i soldi di questo potrebbero incolpare solo loro stessi.La proposta sovranista con un Italia unita ma federale federale e' valida ed auspicabile quindi credo che i sovranisti dovrebbero sostenerla.
Emiliano
Non è importante ciò che ha affermato Grillo, è il movimento che dovrà mantenere salda la propria rotta ed eventualmente cominciare a camminare con le proprie gambe, dimostrando che Grillo ha fatto il suo tempo e si deve "riposare". Non è importante neppure ciò che dice l'articolo, poichè anche all'MPL penso convenga, tatticamente, basare parte delle proprie iniziative future sulle scelte del M5S, detentore, volente o nolente, di milioni di voti di protesta espressi dalla massa popolare e unica possibilità di un cambiamento, impegnandosi per una evoluzione a sinistra delle sue componenti, invece di condannarlo davanti ad una serie di esagerazioni metaforiche.
Mi dispiace che la sinistra, anche quella più "radicale" si sia arresa al federalismo. Penso che senza uno statalismo democratico (non dico centralismo sennò si capisce un'altra cosa) la sinistra smarrisce il più efficace strumento concreto che ha per rovesciare lo status quo.
Gli stati nazionali sono sottoposti a due pressioni: da una parte quella sovranazionale del neo-mercantilismo europeista, che espropria lo stato nazionale delle sue funzioni per appropriarsene e usarle in modo dispotico e antipopolare, dall'altro quella regionalista (non solo in Italia ma anche in paesi come Spagna o Belgio) che invece cerca di disgregare lo stato dall'interno. Ed è proprio il neomercantilismo che usa quest'ultimo per ottenere i propri scopi. Non a caso i partiti europeisti sono quelli che vogliono cambiare l'ordinamento dello stato (o di quel che ne rimane) in senso federalista, come vuole il pd che su questo abbraccia le posizioni della Lega (che a parole si dice contro l'euro).
Gli stati nazionali se vogliono resistere alle fortissime pressioni delle lobby internazionali (che li usano per salvare le banche e poi li distruggono) devono dotarsi di un forte apparato burocratico, invece di delegare a organismi regionali ciò che solo loro possono realizzare (istruzione per tutti, servizi pubblici nazionali, interventismo nell'economia, nazionalizzazioni, ecc.). Basta utopismi e basta al no-globalismo sterile.
Ci vuole un programma di politica economica realizzabile nell'immediato, non basta fare proclami contro qualcuno.
Matteo
La mia critica di Grillo è più severa di quella di MPL. Però mi fa piacere che anche sul fenomeno M5S le valutazioni comincino ad avvicinarsi.
Questo è ilmio articolo: "Da ieri il M5S è nemico dei sovranisti. La Lega lo era già" http://www.appelloalpopolo.it/?p=10829
Stefano D'Andrea
Demetrio
Leggendo il discorso di Grillo sul suo Blog, si può anche avere l'impressione che le coup de Theatre possa essere anche solamente una provocazione per innescare una specie di caos, direi vagamente pubblicitario. Le intenzioni espresse non appaiono del tutto categoriche. Non viene indicata una precisa via da percorrere e si ha anche la sensazione che si sia voluto tendere una mano alla Lega e al suo cospicuo elettorato che oggi appare piuttosto sbandato. Chi vivrà vedrà, ma se fosse realmente un serio piano di frantumazione dell'unità nazionale sarebbero problemi: in primis per il M5S i cui sostenitori incontrerebbero difficoltà a capire e ad adeguarsi. Vedremo in seguito, ma per l'imminenza delle Elezioni Europee non mi pare una gran trovata.
Come giustamente sosteneva Gramsci, il Nord Italia ha sempre sfruttato Sud, Sicilia e Sardegna come delle colonie, in combutta con i latifondisti locali in particolare. Le questioni sarda e meridionale sono là pronte ad esplodere, checché ne dicano gli sciovinisti. Il futuro è una serie di repubbliche mediterranee federate/confederate che agiscano in cooperazione.
«Grillo ha avuto la straordinaria capacità - probabilmente del tutto involontaria - di mettere a nudo l'inconsistenza della proposta sovranista».
Quando si dice "L'economicismo dottrinario che si arrampica sugli specchi".
La prima domanda a cui Riformetti dovrebbe rispondete è semplice: l'Italia è o non è uno Stato-nazione? Un concreto e determinato prodotto storico?
La seconda: esiste o no una contraddizione tra la tendenza globalista, in specie nella sua forma eurista (tendenza a spianare gli stati-nazione che il capitale sovranazionale considera barriere) e gli stati-nazione?
La terza: se il capitale multinazionale globalista è il nemico principale (il quale incapsula le frazioni davvero dominanti della borghesia italiana), debbono no le forze rivoluzionarie utilizzare questa contraddizione nella loro lotta per fuoriuscire da questo sistema?
Fate sempre lo stesso sbaglio, da quarant'anni.
Pretendete di realizzare soluzioni
a) razionali
b) che tengano conto delle varie esigenze anche delle forze che non la pensano come voi ma che hanno un comune nemico con voi
Non avete capito (e mai capirete) che
a) la "razionlità" è totalmente ed esclusivamente nelle mani dei dominanti per cui i subalternipensano, respirano e vivono solo la "irrazionalità".
b) di questa "irrazionalità" in cui vivono le classi subalterni fa parte integrante e costitutiva l'idea che ognuno si fa prima i cazzi suoi e poi eventualmente i cazzi di quelli come lui; solidarietà fra sfruttati contro gli sfruttatori oppure riconoscimento che esiste un nemico comune e quindi bisogna lottare insieme anche a chi non è parte della nostra "nicchia di sporavvivenza" sono entrambi concetti del tutto incomprensibili alle classi subalterne.
Di conseguenza Grillo e Casaleggio hanno capito che l'unica soluzione è rovesciare il tavolo in nome di pretese "irrazionali" (quelle che voi chiamate populismo) che sono le uniche comprensibili per il popolo "di oggi".
Rovesciare il tavolo significa sbaragliare questa classe politica e questa costruzione istituzionale; è impossibile ipotizzare un attacco ai veri dominanti per cui si fanno saltare i vassalli che servono da proxy.
Se succederà qualcosa sarà solo secondo le linee della strategia di Grillo e Casaleggio ma voi siete troppo rigidi intellettualmente per capirlo e per rendervi conto di quali enormi opportunità vi si presenterebbero se si realizzasse questa specie di strana rivoluzione dei 5 Stelle.
Demetrio
"La seconda: esiste o no una contraddizione tra la tendenza globalista, in specie nella sua forma eurista (tendenza a spianare gli stati-nazione che il capitale sovranazionale considera barriere) e gli stati-nazione?"
La tendenza gpbalista (imprescindibie per l'Impero") lapalissianamente considera ostacoli gli stati nazione. Però, nel caso U.E., non si tratta di uno "stato nazione" ma di un grappolo di pseudo stati nazione che in sostanza sono marionette -Quisling che fanno dell'U.E. già un satellite dell'impero globaLista.
Dove sarebbe la contraddizione?
A parità di tutto il resto, quanto più uno stato è centralista tanto più tende allo statalismo/dirigismo economico, quanto più è federalista/regionalista tanto più tende al liberismo e al lasciar-fare al mercato. Francia e Usa casi emblematici.
DEMTRIO!
la contraddizione è tra lo Stato-nazione ( o quel che ne rimane) e l'Unione europa, che non è uno Stato infatti, ma un mero spazio economico nell'interesse esclusivo del grande capitale finanziario globale.
DEmetrio
D'accordo. Però l'U.E. finora ci ha fatto fare capriole e salti mortali come è più di una "dittatura politica".
Forse inizialmente venne pensata da qualcuno come spazio economico ma poi è successo come per certi insetti che inoculano le uova in un altro insetto: nascono larve che, crescendo si mangiano tutto quel che c'è dentro e si manifesta le mostruosità cannibale dell'entità che ha invaso, divorandolo, l'essere preesistente.
Ormai penso che sia tempo di uscire dall'equivoco del M5S : le posizioni che di volta in volta assume sono puramente demagogiche e l'idea di democrazia diretta che propongono è totalmente aberrante nella sua pretesa che le masse siano di per sé nel giusto e progressiste.
In realtà dopo trent'anni di martellamento ideologico la maggior parte delle persone pensa una mare di cavolate nella più completa ignoranza di ritorno.
Stare dietro ai M5S è quindi tempo completamente perso rispetto all'unico obiettivo serio che può essere solo quello della costituzione di un fronte sovranista e socialista.
Boicottiamo quindi queste elezioni , è l'unico modo per essere chiari e progressivi.
Adriano Ottaviani
Una volta un amico mi fece ridere con questa battuta "Chi boicotta le elezioni resterà senza coglioni".
Non so quanto sia vero, ma a conti fatti, chi non vota è un po' come chi si priva degli attributi per fare un dispetto alla moglie. Indubbiamente il panorama dei candidati, i partiti in lizza, il meccanismo maggioritario, le liste bloccate, l'impossibilità di esprimere preferenze limitano drasticamente la democraticità dell'evento elettorale. Mettici poi il fatto che l'offerta politica è sempre oscura con programmi ermetici e nebulosi, e salta fuori un quadro desolante delle consultazioni elettorali. Purtroppo bisogna prendere "quel che passa il convento"-
Anonimo: dipende da come ognuno la vede.
Per alcune le elezioni sono il massimo esempio di libertà, per altri una sonora presa in giro.
In fondo Gaber diceva: io sono democratico non per scelta ma per nascita.......
Si dice che il voto sia un dovere civico,ma è difficile da dire, per me è una scelta etica, un pò come il testamento biologico, se ti sembra giusto lo fai se ti sembra un errore non lo fai.
William Wilson
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