8 dicembre. In base alla Circolare del Ministero degli Interni, quella che vieta blocchi e presidi in prossimità di svincoli autostradali, strade, stazioni ferroviarie, porti e valichi di frontiera, alcune questure —sulla base delle particolareggiate ordinanze di divieto emesse dalla prefetture—, hanno addirittura recapitato ad alcuni responsabili della mobilitazione del 9 dicembre (anzitutto quelli che avevano chiesto le autorizzazioni per i presidi), provvedimenti di diffida.
Di che si tratta? Alle vittime del provvedimento è fatto divieto, dalle ore 22:00 di questa sera in poi, di recarsi in numerosi luoghi. Quali? praticamente tutti quelli che prefetture e questure considerano "sensibili", ovvero dove potevano svolgersi assembramenti. Nota bene: ai provvedimenti di diffida si deve fare immediato ricorso al T.A.R. eccependo la violazione degli artt. 7 e 8 L.241/1990 (è la Legge sulla trasparenza amministrativa).
Vittime di queste diffide di questa mattina anzitutto i fratelli del Movimento dei Forconi, quelli che conoscemmo durante la rivolta sicialiana del gennaio 2012: Franco Crupi di Paternò, Giuseppe Scarlata di San Cataldo, Carlo Siena di Catania, Massimiliano Drago di Messina, Sandro Tinirello di Tremestieri Etneo. Ci sono altri diffidati a Ragusa e Siracusa, in pratica tutti i responsbaili del Movimento dei Forconi della Sicilia orientale.
Diffidati anche in Campania, di sicuro i coordinatori di San giuseppe Vesuviano e Ottaviano.
Cercheremo di avere informazioni più precise nelle prossime ore.
Intanto proviamo a riflettere.
Sono legittimi questi provvedimenti unilaterali? Secondo noi non lo sono, sono anzi illegali. Tali eventuali provvedimenti debbono essere infatti circostanziati e motivati, e lo sono nel caso che chi ne è vittima sia considerato recidivo, ovvero abbia compiuto in precedenza atti considerati "illegali" ovveero "Delitti" contro lo Stato, l'ordine pubblico, il buon costume ecc.. Non è questo il caso dei fratelli dei Forconi come Crupi, Scarlata, Siena e gli altri.
Che significano hanno queste diffide?
In quanto dievieti preventivi essi ci riportano alla mente quelli del ventennio fascista. La prassi consueta era che in occasione di cerimonie di regime, o delle festività proibite come il primo maggio, le autorità fasciste "diffidavano" i presunti sovversivi dal recarsi in prossimità dell'evento, o di uscire di casa. Chi contravveniva veniva arrestato.
C'è infatti il fermo di polizia se non l'arresto anche oggi per chi non ottemperi al provvedimento.
Lo scopo di questi soprusi è duplice: (1) decapitare la protesta popolare immobilizzando i suoi organizzatori; (2) intimidire la cittadinanza, dissuadarla dal partecipare alla lotta.
Come dobbiamo rispondere a queste minacce?
Con sangue freddo, senza perdere lucidità, dimostrando nei fatti che non abbiamo paura. Non si può fare la frittata senza rompere le uova. Le autorità costituite rispondono agli interessi di una plutocrazia parassitaria, era prevedibile che davanti alla nostra avanzata agitassero lo spaventapasseri della repressione. Che ci riescano dipende dalla nostra determinazione, dal nostro coraggio e anzitutto dai rapporti di forza. Se saremo non tanti, ma tantissimi, non c'è repressione che tenga. Nei presidi in cui saremo pochi non dobbiamo tirare la corda, ma dove saremo in tanti allora dovremmo sfidare i divieti. Sempre rispettando la consegna che la nostra rivolta è non-violenta.
Intanto esprimamo subito ai militanti dei Forconi di Mariano Ferro la nostra incondizionata solidarietà. Ci riconosciamo nel messaggio inviato loro da Lucio Chiavegato, uno dei coordinatori nazionali:
Ricordiamoci che il 9 dicembre è solo il primo passo di una lunga marcia. Un nuovo movimento si sta mettendo in cammino. Non giochiamoci tutto ora, consolidiamoci, conquistiamo consenso in settori sempre più ampi della popolazione.
Ogni sollevazione popolare la comincia un'avanguardia che da l'esempio, ma questa da sola non può vincere. Cuore e testa, passione civile e intelligenza politica, debbono restare sempre collegati.
E ricordiamo ad ognuno il motto: «Chi non ha il coraggio di ribellarsi, non ha il diritto di lamentarsi!».
Di che si tratta? Alle vittime del provvedimento è fatto divieto, dalle ore 22:00 di questa sera in poi, di recarsi in numerosi luoghi. Quali? praticamente tutti quelli che prefetture e questure considerano "sensibili", ovvero dove potevano svolgersi assembramenti. Nota bene: ai provvedimenti di diffida si deve fare immediato ricorso al T.A.R. eccependo la violazione degli artt. 7 e 8 L.241/1990 (è la Legge sulla trasparenza amministrativa).
Vittime di queste diffide di questa mattina anzitutto i fratelli del Movimento dei Forconi, quelli che conoscemmo durante la rivolta sicialiana del gennaio 2012: Franco Crupi di Paternò, Giuseppe Scarlata di San Cataldo, Carlo Siena di Catania, Massimiliano Drago di Messina, Sandro Tinirello di Tremestieri Etneo. Ci sono altri diffidati a Ragusa e Siracusa, in pratica tutti i responsbaili del Movimento dei Forconi della Sicilia orientale.
Diffidati anche in Campania, di sicuro i coordinatori di San giuseppe Vesuviano e Ottaviano.
Cercheremo di avere informazioni più precise nelle prossime ore.
Intanto proviamo a riflettere.
Sono legittimi questi provvedimenti unilaterali? Secondo noi non lo sono, sono anzi illegali. Tali eventuali provvedimenti debbono essere infatti circostanziati e motivati, e lo sono nel caso che chi ne è vittima sia considerato recidivo, ovvero abbia compiuto in precedenza atti considerati "illegali" ovveero "Delitti" contro lo Stato, l'ordine pubblico, il buon costume ecc.. Non è questo il caso dei fratelli dei Forconi come Crupi, Scarlata, Siena e gli altri.
Che significano hanno queste diffide?
In quanto dievieti preventivi essi ci riportano alla mente quelli del ventennio fascista. La prassi consueta era che in occasione di cerimonie di regime, o delle festività proibite come il primo maggio, le autorità fasciste "diffidavano" i presunti sovversivi dal recarsi in prossimità dell'evento, o di uscire di casa. Chi contravveniva veniva arrestato.
C'è infatti il fermo di polizia se non l'arresto anche oggi per chi non ottemperi al provvedimento.
Lo scopo di questi soprusi è duplice: (1) decapitare la protesta popolare immobilizzando i suoi organizzatori; (2) intimidire la cittadinanza, dissuadarla dal partecipare alla lotta.
Come dobbiamo rispondere a queste minacce?
Con sangue freddo, senza perdere lucidità, dimostrando nei fatti che non abbiamo paura. Non si può fare la frittata senza rompere le uova. Le autorità costituite rispondono agli interessi di una plutocrazia parassitaria, era prevedibile che davanti alla nostra avanzata agitassero lo spaventapasseri della repressione. Che ci riescano dipende dalla nostra determinazione, dal nostro coraggio e anzitutto dai rapporti di forza. Se saremo non tanti, ma tantissimi, non c'è repressione che tenga. Nei presidi in cui saremo pochi non dobbiamo tirare la corda, ma dove saremo in tanti allora dovremmo sfidare i divieti. Sempre rispettando la consegna che la nostra rivolta è non-violenta.
Intanto esprimamo subito ai militanti dei Forconi di Mariano Ferro la nostra incondizionata solidarietà. Ci riconosciamo nel messaggio inviato loro da Lucio Chiavegato, uno dei coordinatori nazionali:
«Massima solidarietà per l'abuso di potere che state subendo da parte di uno stato che non esiste, da parte di uno stato mafioso che vi impedisce la protesta pacifica. Siamo tutti solidali con voi e se occorrerà verremo noi da voi».Come questo ne stanno circolando centinaia. Facciamo sì che siano migliaia e migliaia!
Ricordiamoci che il 9 dicembre è solo il primo passo di una lunga marcia. Un nuovo movimento si sta mettendo in cammino. Non giochiamoci tutto ora, consolidiamoci, conquistiamo consenso in settori sempre più ampi della popolazione.
Ogni sollevazione popolare la comincia un'avanguardia che da l'esempio, ma questa da sola non può vincere. Cuore e testa, passione civile e intelligenza politica, debbono restare sempre collegati.
E ricordiamo ad ognuno il motto: «Chi non ha il coraggio di ribellarsi, non ha il diritto di lamentarsi!».
5 commenti:
Infonde effettivamente sgomento e, diciamolo pure, anche democratica indignazione, l'atteggiamento dell'Autorità nei confronti di una manifestazione pacifica come quella dei Forconi, imgiustificatamente ritenuta una protesta pericolosa per l'ordine pubblico.
Tale atteggiamento dà la misura di come sia consentito alla Gente di esprimere la propria sofferenza per la situazione del Paese che va aggravadosi progressivamente senza lasciare speranza di miglioramento. L'animo dei cittadini è oppresso dall'oscura ombra di un domani denso di prospettive angosciose per i lavoratori e tutti coloro che assistono impotenti all'aumento della disoccupazione e della sotto occupazione, angoscia che i responsabili sottovalutano nella sua concreta oggettività che lentamente costringe il popolo in condizioni esistenziali ognora più severe e meno sopportabili.
è lo stato mafioso che ai camionisti di Agrigento ha mandato avvisi "se uscite dal garage per lavorare vi ammazziamo di botte?"
” Non credo assolutamente che il Movimento dei Forconi sia assimilabile con la mafia, penso semmai che forse qualcuno voglia strumentalizzarli con questi messaggi”.
Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta, Sergio Lari, intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3 nel corso di ‘In mezz’ora’. Il magistrato ha risposto ad una domanda precisa relativa al volantino anonimo in cui si parlava dei blocchi proclamati dai Forconi e si inneggiava a Cosa Nostra.
Volantino che come per magia, è comparso alla vigilia della grande manifestazione di protesta che scatterà domani in mezza Italia e che è stato fatto circolare ad arte. I grandi media, infatti, Rai3 inclusa, hanno messo in secondo piano le ragioni che spingono migliaia di cittadini a scendere nelle piazze. Preferiscono concentrarsi su un volantino anonimo scritto da chissà chi e non certo per giovare ai Forconi. In linea con tutte quelle istituzioni che stanno tentando in tutti i modi di bloccare una protesta democratica.
“Questo volantino mi sembra un episodio di folklore. Qualcuno, approfittando di questa protesta, forse vuole fare credere che la mafia può garantire lavoro- ha detto Lari- Ma in Sicilia la gente ormai ha capito da tempo che non è così”. In ogni caso, ha aggiunto il Procuratore di Caltanissetta “la mafia teme tutto ciò che è democrazia”.
Vedremo se, dopo le parole di un magistrato che guida una Procura in prima linea nella lotta alla mafia e nelle inchieste relative agli anni delle stragi, i politici e i sindacati che hanno ‘banchettato’ con loro, la smetteranno di insultare i Forconi solo perché non gradiscono che qualcuno protesti. Non vorremmo fossero loro, come la mafia, a temere tutto ciò che è democratico…
Ma come mai la diffida è arrivata solo ai forconi? E ai gruppi organizzati aderenti alla protesta provenienti dal nord???
Che esistono figli e figliastri per caso?
"E ricordiamo ad ognuno il motto: «Chi non ha il coraggio di ribellarsi, non ha il diritto di lamentarsi!».
Frase questa che si potrebbe anche far a meno di citare. La citereste a proposito di un vitello che non si ribella e muggisce quando lo portano allo scannatoio?
Cosa vorreste che facesse?
Il sistema di coercizione è cinico e spietato.
Una volta ho sentito un politico che, a chi gli obiettava che gli addetti alla repressione (alle volte feroce e disumana come al G 8 di Genova) potrebbero rifiutarsi di farlo facendo magari causa comune con i manifestanti, ha risposto che al posto fisso non è facile rinunciare. Avete capito a cosa serve anche la disoccupazione diffusa e massiva?
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