24 dicembre. I beccamorti di regime tirano un sospiro di sollievo per il ripiegamento del Movimento 9/12. La scossa li aveva impensieriti, non spaventati. Non dormano tuttavia sonni tranquilli. La fiammata si è spenta, com'era inevitabile, ma altre, nell'anno che entra, ne seguiranno. Il 9/12 vale anzitutto come segnale, quello di di un cambio di stagione, di un'inversione di tendenza, del passaggio dal mortorio sociale al conflitto.
Cinque anni, tanto c'è voluto affinché il corpo sociale reagisse alle crudeli terapie austeritarie e si togliesse di dosso gli stracci della rassegnazione fatalista e della vergogna. Si tratta di un cambio di grande portata: nuove e drammatiche condizioni materiali vanno fecondando nuovi e potenti spiriti di rivolta.
Di questo corpo si sono risvegliati, saldandosi nelle strade, i pezzi più sofferenti, già maciullati dalla crisi, con quelli che stanno scivolando inesorabilmente nell'indigenza. C'è chi preferisce leggere in questo scatto, come segno preponderante, quello egoistico di una piccola e media borghesia che non vuole scendere oltre verso il basso della scala sociale. Questo è un aspetto della questione. L'altro, non meno importante, non è sfuggito a chi abbia vissuto dal di dentro il Movimento 9/12, è un sentimento che pareva sparito di solidarietà e di comunanza, non solo d'interessi ma appunto ideale. Di qui la ritrosia verso ogni simbolo che non fosse quello tricolore, a simboleggiare non solo il sentimento di unità ma di un riscatto addirittura partigiano, non solo e non tanto contro i super-poteri globali, ma da sbattere in faccia alla borghesia italiana venduta a quei poteri.
Nutrito, a sinistra, lo stuolo dei babbei, diviso a sua volta in due ali. Quella che ha irriso all'immaturità del Movimento, e quella che vi ha voluto vedere solo i prodromi del fascismo. Una sinistra che dopo aver perso ogni contatto con la realtà sociale ha finito per perdere letteralmente la testa. Invece di lanciarsi nella mischia e di sostenere il Movimento, l'ha condannato, l'ha abbandonato a sé stesso, lasciando così campo libero ai demagoghi ed ai fascisti. Come nella profezia che deve autoavverarsi si evoca il pericolo, si grida al lupo, nella speranza che si materializzi davvero per poi dire di avere avuto ragione.
Ma il lupo non è venuto. In barba agli esorcisti il Movimento ha dimostrato di avere propri anticorpi democratici. Lo ha dimostrato il fallimento dell'adunata di Piazza del Popolo promossa dall'ala calvaniana. Lì c'erano davvero i sintomi di una radicalità non solo parolaia ma reazionaria. Questa frangia, che sia davvero eterodiretta o meno, è stata temporaneamente battuta, ma proverà a rialzare la testa.
La maggioranza del Movimento che non ha seguito Calvani-Masaniello deve adesso darsi un suo profilo politico, una sua propria organizzazione. Che i Ferro e i Chiavegato siano in grado di farlo c'è da dubitarne. Essi sono tuttavia obbligati a chiamare a raccolta la parte migliore del Movimento. Se lo faranno andranno aiutati, senza tuttavia cadere nell'indulgenza. I loro limiti sono parsi evidenti già durante la settimana di lotta.
E' vero che ogni rivoluzione dovrà inciampare più volte prima di camminare sulle sue gambe, a maggior ragione ha bisogno di una testa, di una direzione che sia all'altezza. Non la si innesta tuttavia dall'esterno, come fosse una protesi meccanica. Un movimento la direzione la seleziona nel fuoco della lotta. Una lotta a cui non mancheranno nei prossimi mesi e anni occasioni per scatenarsi in forme ancor più combattive e partecipate. Il 2014 sarà un anno di più dure battaglie sociali. Il 19/12 ha solo fatto da apripista.
Cinque anni, tanto c'è voluto affinché il corpo sociale reagisse alle crudeli terapie austeritarie e si togliesse di dosso gli stracci della rassegnazione fatalista e della vergogna. Si tratta di un cambio di grande portata: nuove e drammatiche condizioni materiali vanno fecondando nuovi e potenti spiriti di rivolta.
Di questo corpo si sono risvegliati, saldandosi nelle strade, i pezzi più sofferenti, già maciullati dalla crisi, con quelli che stanno scivolando inesorabilmente nell'indigenza. C'è chi preferisce leggere in questo scatto, come segno preponderante, quello egoistico di una piccola e media borghesia che non vuole scendere oltre verso il basso della scala sociale. Questo è un aspetto della questione. L'altro, non meno importante, non è sfuggito a chi abbia vissuto dal di dentro il Movimento 9/12, è un sentimento che pareva sparito di solidarietà e di comunanza, non solo d'interessi ma appunto ideale. Di qui la ritrosia verso ogni simbolo che non fosse quello tricolore, a simboleggiare non solo il sentimento di unità ma di un riscatto addirittura partigiano, non solo e non tanto contro i super-poteri globali, ma da sbattere in faccia alla borghesia italiana venduta a quei poteri.
Nutrito, a sinistra, lo stuolo dei babbei, diviso a sua volta in due ali. Quella che ha irriso all'immaturità del Movimento, e quella che vi ha voluto vedere solo i prodromi del fascismo. Una sinistra che dopo aver perso ogni contatto con la realtà sociale ha finito per perdere letteralmente la testa. Invece di lanciarsi nella mischia e di sostenere il Movimento, l'ha condannato, l'ha abbandonato a sé stesso, lasciando così campo libero ai demagoghi ed ai fascisti. Come nella profezia che deve autoavverarsi si evoca il pericolo, si grida al lupo, nella speranza che si materializzi davvero per poi dire di avere avuto ragione.
Ma il lupo non è venuto. In barba agli esorcisti il Movimento ha dimostrato di avere propri anticorpi democratici. Lo ha dimostrato il fallimento dell'adunata di Piazza del Popolo promossa dall'ala calvaniana. Lì c'erano davvero i sintomi di una radicalità non solo parolaia ma reazionaria. Questa frangia, che sia davvero eterodiretta o meno, è stata temporaneamente battuta, ma proverà a rialzare la testa.
La maggioranza del Movimento che non ha seguito Calvani-Masaniello deve adesso darsi un suo profilo politico, una sua propria organizzazione. Che i Ferro e i Chiavegato siano in grado di farlo c'è da dubitarne. Essi sono tuttavia obbligati a chiamare a raccolta la parte migliore del Movimento. Se lo faranno andranno aiutati, senza tuttavia cadere nell'indulgenza. I loro limiti sono parsi evidenti già durante la settimana di lotta.
E' vero che ogni rivoluzione dovrà inciampare più volte prima di camminare sulle sue gambe, a maggior ragione ha bisogno di una testa, di una direzione che sia all'altezza. Non la si innesta tuttavia dall'esterno, come fosse una protesi meccanica. Un movimento la direzione la seleziona nel fuoco della lotta. Una lotta a cui non mancheranno nei prossimi mesi e anni occasioni per scatenarsi in forme ancor più combattive e partecipate. Il 2014 sarà un anno di più dure battaglie sociali. Il 19/12 ha solo fatto da apripista.
8 commenti:
".... non solo il sentimento di unità ma di un riscatto addirittura partigiano, non solo e non tanto contro i super-poteri globali, ma da sbattere in faccia alla borghesia italiana venduta a quei poteri."
Non solo e non tanto, spero che diventi un "non solo e tanto più", perché la "borghesia" italiana è il prodotto di quei super-poteri globali, anzi sistemici. E quando si dice sistemico, c'è sempre dentro una parte di sè, visto che bisogna pur respirare per vivere.
Per autenticare la rivoluzione prossima ventura occorre anche affrontare quest'aspetto prioritario: "cambiare se stessi per cambiare il mondo", alla Gandhi, che è altro dalla semplice "lotta di classe", tanto necessaria quanto insufficiente.
E' la parte costruttiva della rivoluzione che deve permeare il nuovo CLN per renderlo invincibile.
Buon Natale a tutti
Alberto Conti
Perché non date altrettanto spazio al movimento di lotta per la casa, che a Roma da un tetto a 6mila persone e che ne ha 20 mila in lista?
SPAZIO
Ci stiamo sforzando di fare capire che la grande novità del movimento di protesta del 9/12 consiste nel fatto che per esso ha messo al centro il centro, ovvero la questione della sovranità politica, e quindi la lotta contro il regime dell'euro.
Ci sono altri movimenti rivendicativi legittimi, ma proprio per questa loro natura parziale e sindacalistica, non hanno alcuna capacità di fungere da lievito di un movimento rivoluzionario di massa generale.
Questa considerazione di "carattere topologico" ha centrato non solo il significato profondo del moto del 9 dicembre, ma il "problema dei problemi" di ogni Stato (perché no ogni "nazione"?) con la esse maiuscola: "L'INDIPENDENZA" che è l'autentica conditio sine qua non per la"LIBERTA'".
Non per niente c'è stata una fioritura di Tricolori. L'istinto della gente funziona ancora, si vede.
Comunque non siete gli unici "non babbei" ... e spero che la cosa non vi dispiaccia
vedi :
http://www.infoaut.org/index.php/blog/metropoli/item/10115-due-settimane-tra-i-%E2%80%9Cforconi%E2%80%9D-uno-sguardo-%E2%80%9Ca-freddo%E2%80%9D
http://www.infoaut.org/index.php/blog/prima-pagina/item/9990-#nonsoloforconi
Tanto per usare una metafora calcistica, per la Sinistra mettere al centro della sua azione la questione della sovranità politica e quindi la lotta contro il regime dell'euro significa regalare alla Destra il possesso palla
LA PALLA
per adesso il possesso ce l'hanno ancora le forze dominanti che ubbidiscono all'euroligarchia.
Noi non vogliamo lasciare che siano le destre ad apparire come i soli avversari. Per farlo occorre che la sinistra sovranista scenda in campo.
Ma nel campo da giico reale, quello della crisi dell'euro-regime, non quello immaginario dei sinistrati.
Molto interessante anche questa analisi di InfoAut Torino pubblicata su Indymedia Piemonte.
Al link sottoindicato è pure possibile scaricare un documento PDF sulla questione :
http://piemonte.puscii.nl/articolo/19514/9d-frammenti-di-futuro
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