28 maggio. Sapevamo
che con Bagnai è difficile intavolare un contraddittorio. Lui lo si può solo
adulare. Quando gli si muovono obiezioni [vedi: Le divergenze tra il compagno Bagnai e noi] perde la testa, la butta in caciara e,
come un gradasso, rovescia sui malcapitati una caterva di insulti che superano
la linea oltre la quale il Diritto e il buon senso ritengono ci sia
diffamazione.
Pur senza
mai citarmi (un classico della tecnica subdola della delegittimazione), mi
definisce pubblicamente, cito, un “relitto umano”, un “povero imbecille”.
Travolto dalla compulsione isterica così giustifica perché non intende
rispondere alle critiche: “Non vi aspetterete da me una mediazione coi
platelminti, o con gli anellidi, e nemmeno coi nematelminti, insomma, con tutti
gli infiniti vermi del terrario nostrano, provinciale, egotista,
intellettualmente ed eticamente deficitario”. [1]
Le
contumelie qualificano chi ne fa uso. Noi proviamo a tornare sui contenuti. Tenteremo di dimostrare che i fuochi pirotecnici a base di improperi esibiti da Bagnai sono solo un disperato tentativo di depistaggio.
La risposta che Bagnai è stato obbligato a darmi non poteva essere più clamorosa. Il Nostro ha dovuto rendere finalmente pubblico in Italia un Manifesto, di cui egli è firmatario, tenuto
furbescamente nascosto ai suoi followers per ben quattro mesi, proprio
perché questi l’avrebbero considerato, non a torto, come una clamorosa giravolta.
Chi abbia
seguito il Nostro sa che, al netto dei tecnicismi, il suo teorema si poteva
riassumere in quattro assiomi: (1) Ogni area valutaria unica basata sulla
rigidità del cambio è destinata a crollare perché va contro le leggi di
mercato; (2) l’euro non solo porta la colpa di aver accresciuto gli squilibri
in seno all’Unione europea, esso non è solo una moneta ma un “metodo di governo”,
bollato come “nazista”; (3) Non c’è “un’uscita da sinistra dal nazismo”, l’Italia
per salvarsi deve subito riconquistare la sua sovranità monetaria e politica;
(4) quindi guerra frontale alle sinistre “luogocomuniste” che chiedono “più
Europa” visto che, date le differenze tra nazioni, l’Unione europea stessa è
una mera utopia.
Come ora
vedremo questo Manifesto manda a farsi friggere tutti e quattro questi assiomi.
Già il titolo è sconcertante: “Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’eurozona”.
Potrebbero sottoscriverlo non solo i capobastone del Pd o del Pdl, ma anche
Monti o uno qualsiasi dei tecno-oligarchi di Bruxelles.
Un titolo infelice?
No! Il contenuto è in linea e consiste in una difesa non solo dell’Unione
europea ma della moneta unica. Inaudito? Inconcepibile? Per niente.
Leggiamo assieme le chicche più notevoli:
«La creazione
dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori
conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole
successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione
che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno….l’Eurozona,
nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di
integrazione europea…L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e
tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato
Comune Europeo».
Sì, avete capito
bene: avanti col processo d’integrazione europea, quindi riforma della moneta
unica, necessaria per portare avanti questa integrazione.
In concreto cosa
propone il Manifesto? Due misure essenzialmente.
La prima:
«Un nuovo sistema
di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre
valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi europei».
Il
voltafaccia di Bagnai è clamoroso e addirittura imbarazzante, poiché smentisce
tutto quanto chi lo ha seguito ha detto non solo dell’euro (non solo una
orribile moneta ma un “metodo nazista di regime”) ma dello stesso Sme (si
ricordino le paginate sulla svalutazione “salutare” del 1992).
La seconda:
«Riteniamo che la
strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la
conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione
controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei
paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta
comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il
ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di
paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà
europea».
In pratica si
chiede un nuovo Sme ma, si badi, non di paesi a sovranità monetaria. Questa
sarebbe un’ipotesi di ultima istanza, se possibile da evitare. L’euro dovrebbe
restare, è la Germania che deve uscirne. Detto di passata: questa tesi non è
nuova, circola da anni, anche a sinistra, e Bagnai l’ha sempre brutalmente
contestata — Albè, ti ricordi il nostro convegno di Chianciano Terme dell’ottobre
2011? [2]
Una tesi
recentemente sostenuta non solo da W. Munchau ma niente-poco-di-meno-che da
George Soros. [3] Così forse ci spieghiamo come mai, con la scusa di farla
finita col “complottismo”, Bagnai sia giunto, il 13 maggio scorso, in soccorso di Soros, secondo il Nostro per niente colpevole per aver affondato la
lira nel 1992. [4] Giungere a fare l'avvocato d'ufficio di Soros, assolvendolo dal ruolo
di criminale stregone della finanza predatoria globale —inopinatamente scaricandone tutte le colpe sui governanti italiani quando tutti conosciamo con quali e quante invettive ha maltrattato chiunque osasse fare della "casta" il nemico principale—, è un fatto gravissimo, che la
dice lunga sul dove Bagnai sia andato a parare.
Uno ha il
diritto di cambiare idea, non può però chiedere indulgenza se mente o se esibisce il
più italico dei vizietti, il trasformismo. Il Nostro, una volta scoperta l’arma
del delitto, vorrebbe negare che le impronte sul grilletto siano le sue,
e implora le attenuanti… “faccio solo da palo”.
Sappiamo che
un simile fare spinge molti suoi seguaci a considerarlo un impostore. Si
sentono ingannati, turlupinati. Chi si illude finisce prima o poi per
disilludersi. La lezione dovrebbe invece aiutarli ad aprire gli occhi, a comprendere
che non esiste una scienza economica neutrale, oggettiva, al di sopra delle
classi sociali. Dietro ad ogni “scienza”, per quanto vestita di una panoplia di
statistiche e tabelle, c’è sempre una concezione della società. L’economia è
sempre economia politica.
Questo,
tra l’altro, volevo dire, col mio articolo che tante polemiche sta suscitando: non ci si può fidare di qualcuno che
pensa di poter fare a meno di una teoria economica generale, che pensa di stare
al di sopra delle classi sociali. Volevo dire che una simile posizione cela un
avventurismo che poteva andare in tutte le direzioni, uno che avrebbe potuto
mettersi al servizio del primo padrone.
Per quanto ad alcuni non entri in zucca, la teoria
economica implicita del Bagnai sovranista anti-euro di ieri è la stessa di
quello di unionista e pro-euro di oggi, quello che certi suoi estimatori
considerano un inconcepibile “tradimento” è, per quanto clamoroso
e gravissimo politicamente, un salto della quaglia, un riposizionamento, più a destra, nello
stesso campo.
Ecco
quindi il Manifesto in questione, questo distillato di economicismo
imperialistico, che non contiene, non diciamo idee socialiste, ma nemmeno
keynesiane. Per questo potrebbero sottoscriverlo, fra qualche mese, non solo
Fassina, ma pure Crosetto, Brunetta e Berlusconi. Anzi, più questi ultimi che
Fassina, se si tiene conto, appunto, della totale assenza di qualsivoglia
riferimento agli interessi dei popoli, dei lavoratori, dei precari, dei
disoccupati. Ricordate le violente bordate di Bagnai ai sinistrati che dicevano
che era meglio tenersi l’euro con l’argomento che l’uscita avrebbe significato
un’ecatombe per i lavoratori? Ora il Nostro firma un Manifesto che parte dallo
stesso paradigma eurista dei sinistrati, ma per difendere i dominanti. Lo fa
infatti, dimmi con chi vai ti dirò chi sei, assieme a dei consiglieri di Sua
Maestà, suggeritori dei governi liberisti, esponenti delle cupole aristocratiche
e rentier europee.
Dei
dominanti condividono la preoccupazione di salvare la baracca del
capitalismo-casinò, i suoi sistemi bancari predatori, i suoi meccanismi oligarchici
e classisti. Identica la paura sbirresca di eventuali, Dio ce ne scampi!,
sollevazioni popolari che facciano saltare il sistema. Infatti leggiamo:
«Questa situazione rischia di portare
allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale e di
compromettere definitivamente il sostegno dei cittadini all’integrazione
europea».
Il delirio
élitario tutto borghese è totale, come il disprezzo verso la povera gente: occorre
salvare dall’alto e in maniera pilotata e tecnocratica la baracca poiché “la
minaccia” è che alcuni paesi potrebbero decidere di farla saltare «sotto la
pressione della pubblica opinione». Per Lorsignori sarebbe una disgrazia se il
volgo, cacciati i governanti corrotti, prendesse in mano i propri destini e
appendesse ad un palo i responsabili del massacro sociale. Un concentrato di
pensiero, non liberale, ma liberista e reazionario.
Osservate infatti,
l’ha già fatto notare Fiorenzo Fraioli, con quali compagni di merende Bagnai ha
sottoscritto il Manifesto: non solo precettori e luogotenenti dei governi
neoliberisti, o ausiliari degli euro-oligarchi o di multinazionali, ma
banchieri di Goldman Sachs, di Deutsche Bank, di Nomura. “Persone di elevato
profilo scientifico”, così Bagnai camuffa senza il minimo pudore i suoi nuovi
compari.
Restammo
perplessi quando Bagnai, nel dicembre scorso, mentre il governo Monti se ne
stava andando, ci disse che forse occorreva siglare un nuovo “Patto
Ribbentrop-Molotov”. Consideranmmo lì per lì una cazzata l’idea che si dovesse fare un’alleanza
coi berluscones in funzione non solo anti-piddina ma anti-grillina. Adesso è chiaro
cosa realmente bolliva nella pentola mentale del Nostro.
Azzeccata
ci appare così l’evocativa definizione del Nostro fatta da Emiliano
Brancaccio in occasione di un memorabile dibattito in cui i due furono protagonisti:
«Alberto Bagnai non è veracemente uno, ma è
veracemente due. Da un lato c’è l’autore di un libro veramente interessante, e
c’è poi, dall’altro lato, l’autore di un blog, che fa pure un buon lavoro, ma
che di tanto in tanto, sembra somigliare ad un predicatore che si metteva a
fare proseliti nel bel mezzo di Hide Park, nudo come mamma l’aveva fatto, con il
vangelo secondo Giovanni sotto il braccio, e con una vigorosa erezione in
bellissima mostra..». [5]
Nb
Nel mio
articolo "Le divergenze tra il compagno Bagnai e noi", iniziavo dicendo che
eravamo venuti a sapere che Bagnai e altri stavano partorendo un Manifesto
politico. Il Nostro ha risposto pubblicando il Manifesto europeista in
questione, smentendo poi che sarebbe mai entrato in politica. Ora, nel caso che
la meritevole opera di resistenza anti-eurista non fosse già tutta politica, di
certo in politica c’è entrato firmando quel Manifesto insulso. Tuttavia io mi
riferivo ad un'altra cosa. Mi riferivo proprio al fatto che Bagnai stava
scrivendo con altri pochi eletti, un altro manifesto. Il suo sodale e blogger Orizzone48,
il 18 maggio alle ore 13:05 sul suo blog così rispondeva ad un lettore che,
proprio segnalando sollevAzione e il Manifesto spagnolo, lo esortava a scendere
in campo:
«Pensa
che ho anche consegnato a un prestigioso esponente del costituzionalismo e del
potere giurisdizionale spagnolo l'articolo sulla incostituzionalità di tutte le
manovre finanziarie successive a Maastricht. E mi ha poi scritto che l'avrebbe
fatto tradurre.
Il "manifesto" in questione ovviamente dice le cose su cui qui stiamo
lottando e insistendo. Al suo interno si enuncia la difficoltà di arrivare a
quelle "masse" manipolate che non sono in grado di mutare
tempestivamente la loro percezione delle cause della crisi.
Il problema è ovviamente anche italiano.
Con Alberto (e non solo) stiamo provvedendo ad analogo "manifesto" e
anche a dargli un seguito di "pensiero organizzato nella società".
A quel punto ci conteremo. E non saremo mai abbastanza».
NOTE
[1] In un
tweet mi qualifica poi come “il trotskysta scalzo della Valnerina”. Descrizione
trinitaria che potrei considerare encomiastica, visti la grandezza di un
rivoluzionario come Trotsky o quanto ha donato la Valnerina alla civiltà
europea, anche solo sfornando uno come S.Benedetto. In verità non sono della
Valnerina né trotskysta. Per quanto concerne lo “scalzo” confesso che ho un
rispetto grande, se è questo che Bagnai voleva intendere, verso chi sceglie la
pauperitas come scelta di vita, mentre non ne ho affatto verso gli scaltri e i
furbacchioni in cerca di fama e cadreghe spacciandosi per “sommi economisti.
[2] Al
convegno di Chianciano “Fuori dal denito! Fuori dall’euro” questa tesi fu
sostenuta dall’economista Ernesto Screpanti, ma con ben altra prospettiva, quella di una rottura rivoluzionaria e internazionalista dell'eurozona.
[3] Disse
Soros il 10 aprile
scorso in un convegno a Francoforte: «Se invece fosse l’Italia
ad abbandonare l’Eurozona, il suo debito denominato in euro diverrebbe
insostenibile e andrebbe ristrutturato, gettando il sistema
finanziario globale nel caos. Quindi, se qualcuno deve lasciare, quel qualcuno
dovrebbe essere la Germania, e non l’Italia.» Il
Sole 24 Ore 28 maggio 2013