Cristiano Ciarrocchi subito dopo essere stato colpito |
Quello che non vi dicono su chi siano i mandanti di Manuel De Santis (colui che ha colpito con il casco Cristiano)
di Piemme
Erano le ore 12,30 del 14 dicembre, il corteo si trovava in Via delle Botteghe Oscure. Come rispondendo ad un sussulto di giustizia, o di vendetta sociale, decine di ragazzi, tra cui Cristiano, iniziano a tirare tutto ciò che capita loro per la mani contro un blindato della polizia. E' a questo punto che scatta la brutale aggressione da parte di un piccolo commandos di cui fa parte Manuel De Santis.
«Eravamo tutti molto arrabbiati e quello che non capisco è perché nessuno si chieda il perché di tutta quella rabbia. Anche se ci fosse stata una minoranza che voleva portare violenza, bisognerebbe domandarsi il perché”. “In quel corteo – conclude – non c’erano solo studenti, c’erano precari, terremotati, lavoratori ed erano tutti molto incazzati». Questo ha dichiarato il quindicenne Cristiano Ciarrocchi, colpito violentemente alla testa con un casco da Manuel De Santis.
Il De Santis subito dopo l'aggressione |
«Volevo solo evitare scontri, che il corteo continuasse il suo percorso... e ho voluto proteggere il blindato della polizia», dichiarerà successivamente il De Santis.
«Ventenne confessa: sono io l'aggressore col caso. Volevo proteggere gli agenti». (Il Mattino)
«Il mio assistito è un giovane di buona famiglia, non ha precedenti, e si è assunto la responsabilità del gesto - ha detto il legale -. Mi ha raccontato che in quel momento gli studenti stavano attaccando le camionette della polizia, perché volevano raggiungere il Senato in corteo. Fra questi c'era anche Cristiano. Manuel ha detto di essersi lanciato contro di loro per evitare lo scontro con le forze dell'ordine. E per questo motivo lo avrebbe colpito, rispondendo a un impulso: ma non voleva certo provocare quello che ha provocato». Secondo il racconto, Manuel non è scappato: «Si è fermato lì per qualche minuto. Cristiano si era rialzato. Tutto questo è avvenuto durante una manifestazione, è ovvio che c'era grande confusione». (ibidem)
Questa la verità dei fatti, che i media hanno cinicamente distorto, al punto che nessuno ha potuto capire la loro reale dinamica. La verità è che in Via delle Botteghe oscure, c'è stato, in barba alle direttive dei "capibastone romani del movimento", il primo segnale di quella che sarà la vera e propria rivolta esplosa un'ora dopo a Piazza del Popolo. Il De Santis dichiara di considerarsi un "cane sciolto ". Io ritengo invece che il suo non è stato un gesto inconsulto o individualistico, ma la conseguenza fattuale della decisione politica di chi pretende di guidare il movimento romano, che aveva impartito l'ordine di manifestare senza causare problemi alla polizia, con la quale si era precedentemente accordato per un tranquillo esito della sfilata.
Il fatto che questi "grandi capi" siano stati poi travolti dalla piazza, non deve far passare in sordina la gravità dell'aggressione del De Santis, e le responsabilità dei suoi mandanti i quali, da bravi opportunisti, si sono guardati bene dal difendere il suo operato.
Ritengo quindi opportuna, nonostante l'estremismo verbale, la lettura di questa riflessione sull'aggressione e Cristiano.
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LA MALAPIANTA DEI KATANGA
dopo il 14 dicembre
I NOSTALGICI DEL SERVIZIO D’ORDINE PROPONGONO LA LORO RICETTA
di Dino Erba
Non appena una protesta esce dai binari del loro ordine costituito, subito padroni, politicanti e pennivendoli perdono la testa, e si abbandonano alle più demenziali supposizioni, invocando i più luridi provvedimenti sbirreschi. I padroni e i loro servi non riescono a concepire che esseri umani, soprattutto quelli di bassa condizione sociale, possano, invece, pensare e agire con la propria testa.
La giornata del 14 dicembre ha dato la stura a strilli e strepiti, mescolando protervia e demenza. I sinistri hanno dato il fischio di inizio, denunciando infiltrati e provocatori. Sciocca ipotesi, che presto è naufragata. Ecco allora i destri, proporre arresti preventivi, in occasione dei cortei. Misura che evoca il ventennio fascista, e, con un velo di ipocrisia, è stata lasciata cadere (per ora). Alla fine, i moderati hanno tirato le fila, invitando, con gesuitica malizia, i «ragazzi» del movimento a isolare i violenti.
Come? Si è fatto subito avanti un esperto in materia, quel Mario Martucci, che nel post- Sessantotto, contribuì a organizzare i «katanga», il servizio d’ordine del Movimento studentesco milanese.
Un’organizzazione che, sotto una veste vetero stalinista, agiva sostanzialmente al servizio dell’establishment «progressista» milanese. I suoi componenti erano tutti figli di papà, visceralmente ostili a ogni lampo sovversivo, soprattutto in tuta operaia.
A questo picchiatore in servizio permanente effettivo, il «Corriere della Sera» ha dedicato
un’intervista (PAOLO FOSCHINI, L’inventore dei «katanga» ai ragazzi «Imitateci, fate il servizio d’ordine», 22 dicembre 2010, p. 3). Martucci dichiara «Un servizio d’ordine organizzato come il nostro è esattamente quel che manca agli studenti di oggi. Per tenere fuori dalle balle quei quattro imbecilli violenti. [...] Anche allora, come dovrebbe essere oggi, l’urgenza era quella di difendere il Movimento da quelli come loro. Come? In primo luogo dialogando con la polizia: io ricordo interi pomeriggi trascorsi a parlare con gli uomini della Questura, per studiare come isolare i violenti».
E il 12 dicembre 1970, primo anniversario della strage di piazza Fontana, Martucci e gli allora capi del Movimento studentesco milanese (Mario Capanna, Luca Cafiero, Turi Toscano) dialogando con la Questura, fecero un accordo infame: organizzarono un cordone «sanitario» intorno al loro feudo, l’Università Statale, per impedire l’accesso a chi manifestava contro la strage dei padroni, per la scarcerazione di Valpreda e degli altri anarchici detenuti.
Quando la polizia caricò il corteo, nei pressi dell’Università, anarchici e altri sovversivi si trovarono la via di fuga sbarrata: da una parte, i manganelli della polizia, dall’altra, le spranghe dei katanga.
Chiusi in una morsa, i manifestanti furono facile bersaglio dei candelotti sparati dagli sbirri. E un candelotto colpì e uccise il giovane internazionalista Saverio Saltarelli [cfr. Che cosa è stato il 12 dicembre, terrorismo fascista, ipocrisia democratica, «Rivoluzione Comunista», 12 dicembre 2010).
Dopo questo esordio da ausiliari dell’ordine pubblico, nei primi anni Settanta, i katanga si prodigarono a colpire ogni voce di dissenso, sprangando, in primis, gli internazionalisti, poi i militanti di Lotta Comunista e di Potere Operaio, quelli di Lotta Continua e gli autonomi, e anche quei pesci in barile di Avanguardia Operaia. E molti operai, che nelle fabbriche e nei cortei, levavano note fuori dal coro.
I katanga non ci sono più, da oltre trent’anni; i suoi effettivi si sono tutti sistemati, come Martucci conferma («noi abbiamo trovato lavoro in fretta, e anche con un certo successo», vorrei ben dire, erano ricchi di famiglia ... e negli anni Ottanta si son goduti la Milano da bere, alla corte di Craxi).
Ma la mala pianta dei servizi d’ordine è proseguita a lungo. Solo ultimamente, si stava estinguendo, sull’onda dei nuovi movimenti di lotta, che pongono l’autorganizzazione in primo piano. Ma non abbastanza. Il 14 dicembre, sono entrati in scena i nostalgici del servizio d’ordine. Sempre pronti a fiancheggiare gli sbirri, a suon di caschi sulle altrui teste. E sotto un casco è finita la testa del quindicenne Cristiano Ciarrocchi, ora all’ospedale, con un brutto ematoma, che preme sul cervello. Il casco che l’ha colpito era di un affiliato a un circolo di amici della polizia che, in quella, e in altre occasioni, si era distinto nello sporco mestiere di tutore dell’ordine dei padroni. Chi fa lo sbirro o da sbirro si comporta, ama a tal punto questa società fetente, che, per difenderla, non esita a seminar morte e galera. Come sempre, unico antidoto dei proletari, è l’autonomia politica e l’autorganizzazione pratica.
Milano, 25 dicembre 2010
3 commenti:
Tra i katanga ... Sergio Cofferati, Carlo Rossella, Ombretta Colli, l'attuale direttore del Corsera Ferruccio De Bortoli, l'attuale parlamentare berlusconiano Quagliariello ... l'attuale segretaria della Cgil Susanna Camusso .... ma anche il successivo leggendario bandito Renato Vallanzasca ..... e tanti altri ancora ....
Per conoscerne il ruolo, a tratti veramente infame, consiglio il libro di Marco Philopat ( con Andrea Bellini) "La banda Bellini" ... la storia di una banda di giovani sottoproletari del Casoretto, passati brevemente per il Katanga e poi approdati prima a Lotta Continua e poi all'autonomia operaia .... scontrandosi spesso ( ed altrettanto spesso, gli unici a riuscirci, dandogliele di santa ragione) proprio coi "katanghesi" ....
Una volta detto questo, però, il 12 Dicembre 1970 non andò propriamente come dice l'articolo che sto commentando .... vero l'accordo dei katanghesi con la questura ... vera l'idea comune coi questurini ( tipica dei katanghesi, all'epoca strettamente legati alla Cgil milanese) di isolare i "cattivi" nei cortei ... ma quando il corteo degli anarchici, caricato da dietro dai carabinieri che non erano al corrente degli accordi tra katanghesi e questura o ne erano al corrente ma volevano "sabotarli" - accordi che prevedevano che eventuali scontri tra anarchici e polizia non si avvicinassero alla Statale - arrivò sospinto dalle cariche in Statale, il servizio d'ordine dei katanghesi si aprì e diede rifugio agli anarchici in fuga ... e poi si scontrò pesantemente coi carabinieri ...
Saverio Saltarelli, giovane studente fuori-sede abruzzese ucciso quel giorno da un lacrimogeno dei CC che lo colpì in pieno petto, era sì un "internazionalista" di Rivoluzione Comunista, ma quel giorno si era intruppato coi katanghesi ... anche questo lo raccontano Philopat e Bellini, come dicevo non certo teneri coi katanghesi ... e quindi assolutamente degni di fede .... ma la raccontano in modo identico in altri testi pure Jacopo Fo, Aldo Cazzullo ed altri "storici" di quelle vicende ....
La pesante faida milanese dei mesi successivi, la prima della lunga serie descritta questa sì correttamente dall'articolo iniziale, tra katanghesi e "internazionalisti" nacque proprio dalla morte di Saltarelli .... del quale i "katanghesi" avevano rivendicato, nei giorni successivi all'uccisione, la militanza nelle proprie file mentre invece era un "internazionalista" solo casualmente quel giorno intruppato nel loro servizio d'ordine ....
Grazie davvero per le tue precisazioni.
<A proposito: ci confermano che il picchiatore De Santis noin era affatto alla manifestazione come "cane sciolto": era inquadratio nel Servizio d'Ordine di Esc, un organismo romano riferibile ai Disobbedienti.
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