[ 01 novembre 2010 ]
RIDICOLO PACIFICI
di Piergiorgio Odifreddi
La lezione negazionista del professor Claudio Moffa all’Università di Teramo ha sollevato feroci polemiche. Il commento più adeguato mi sembra un’osservazione di Borges nel suo saggio su Nathaniel Hawthorne: «Il proposito di abolire il passato fu già formulato nel passato, e paradossalmente, è una delle prove che il passato non può essere abolito. Il passato è indistruttibile: prima o poi ritornano tutte le cose, e una delle cose che tornano è il progetto di abolire il passato».
Il commento più inadeguato, invece, mi sembra l’odierna lettera del presidente della Comunità Ebraica di Roma, nella quale egli propone un rimedio peggiore del male: elaborare in maniera bipartisan un testo di legge, da far approvare al Parlamento, che «renda reato il negazionismo e il ridimensionamento dei numeri della Shoah». La pretesa di poter stabilire per legge la verità dei fatti oscilla infatti pericolosamente tra il velleitario e il ridicolo.
Basta ricordare, ad esempio, la legge passata unanimemente (67 a 0!) dalla Camera dei Rappresentanti dell’Indiana il 5 febbraio 1897, nella quale si stabiliva che il valore corretto del rapporto fra la circonferenza e il diametro di un cerchio è 3. Come racconta la Storia di pi greco di Petr Beckmann, l’autore del testo di legge era un medico di nome Edwin Goodman, che sosteneva di aver quadrato il cerchio. Egli offrí il suo contributo come regalo gratuito allo Stato dell’Indiana, pensando forse che gli altri stati avrebbero dovuto pagare i diritti per la sua scoperta. Fortunatamente, al Senato dell’Indiana qualcuno si accorse dell’assurdità della cosa, e il 12 febbraio la discussione sulla legge fu rinviata a data da destinarsi.
Anche se il valore proposto per pi greco fosse stato corretto, la legge non sarebbe comunque stata meno assurda. Il motivo ovvio è che, come disse Antonio Labriola, «la verità non si mette ai voti». Anche perchè, quando i voti sono quelli dei parlamenti, si finisce non per stabilire la verità dei fatti, bensí per imporre una verità di stato. La quale, come ben sappiamo è tutt’altra cosa, e spesso si chiama semplicemente «menzogna».
Rendendo un reato il negazionismo, si finirebbe dunque per instillare il legittimo dubbio che veramente esso sia una verità, che si teme di sentire e si vuol impedire di divulgare. E poi, diciamoci appunto la verità: su quante altre menzogne bisognerebbe preoccuparsi di legiferare? Non si dovrebbe anche mettere fuori legge l’astrologia, ad esempio? O le teorie del complotto sull’11 settembre? O l’antievoluzionismo? O, perchè no, il cristianesimo stesso? Anche perchè, mentre i dubbi sulla Shoah sono ridicoli, quelli sull’esistenza storica di Gesù Cristo sono serissimi. Perchè mai preoccuparsi di un isolato professore che la dice grossa, a fronte di un esercito di preti che la sparano ancora più grossa?
Fonte: La Repubblica, venerdì, 15 ottobre 2010
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