[ 22 febbraio 2010 ]
Cosa chiedono i cassintegrati dello stabilimento FIAT di Pratola Serra (AV)
E' un anno che i lavoratori della Fabbrica Motori Automobili (Fma) di Pratola Serra (azienda del gruppo Fiat che produce motori di media e alta cilindrata destinati a cassino e in Turchia e conta circa 2mila operai) sono in stato di agitazione. Nel maggio scorso avevano minacciato di bloccare il Giro d’Italia per avere certezze riguardo il loro futuro lavorativo: «La nostra azienda è andata in crisi, con gravi ripercussioni per noi lavoratori: 32 licenziati a marzo 2008, 34 settimane di Cassa Integrazione Ordinaria e grande incertezza sul futuro. Il salario dei lavoratori durante Cassa Integrazione arriva ad un massimo di 800 Euro. Il 30 % dei lavoratori è fortemente indebitato con mutui e cessioni del quinto dello stipendio. In queste ore la Direzione Fiat è impegnata a siglare una serie di accordi internazionali che la possono riposizionare nel mercato internazionale dell’auto . Marchionne si è impegnato con i sia con il Governo degli Usa sia con quello Tedesco di mantenere tutti gli stabilimenti. Sugli Stabilimenti Fiat in Italia e quindi anche per la Fma, non si dice una parola, non è stato presentato nessun piano industriale».
Questo un anno fa.
Ieri 21 febbraio la polizia ha usato la mano pesante per rimuovere il blocco dei cancelli messo in atto dai lavoratori in cassa integrazione. La protesta dura da una settimana perché i cassintegrati temono di non rientrare in produzione.
La polizia ha motivato l'intervento "con la necessità di garantire il diritto al lavoro degli operai che si trovano dentro la fabbrica". In effetti la FIAT ha spaccato in due i lavoratori: quelli che mandano avanti la produzione e i cassintegrati che restano fuori e temono che finita la Cassa siano gettati sul lastrico.
Perché non si fa la cosa più giusta? Dividere il lavoro che c'è tra tutti quanti gli addetti? Perché i sindacati non chiamano i lavoratori in produzione, invece di consentirgli di agire da crumiri, a scioperare per imporre a Marchionne una riduzione dell'orario di lavoro per difendere i livelli occupazionali?
Cosa chiedono i cassintegrati dello stabilimento FIAT di Pratola Serra (AV)
E' un anno che i lavoratori della Fabbrica Motori Automobili (Fma) di Pratola Serra (azienda del gruppo Fiat che produce motori di media e alta cilindrata destinati a cassino e in Turchia e conta circa 2mila operai) sono in stato di agitazione. Nel maggio scorso avevano minacciato di bloccare il Giro d’Italia per avere certezze riguardo il loro futuro lavorativo: «La nostra azienda è andata in crisi, con gravi ripercussioni per noi lavoratori: 32 licenziati a marzo 2008, 34 settimane di Cassa Integrazione Ordinaria e grande incertezza sul futuro. Il salario dei lavoratori durante Cassa Integrazione arriva ad un massimo di 800 Euro. Il 30 % dei lavoratori è fortemente indebitato con mutui e cessioni del quinto dello stipendio. In queste ore la Direzione Fiat è impegnata a siglare una serie di accordi internazionali che la possono riposizionare nel mercato internazionale dell’auto . Marchionne si è impegnato con i sia con il Governo degli Usa sia con quello Tedesco di mantenere tutti gli stabilimenti. Sugli Stabilimenti Fiat in Italia e quindi anche per la Fma, non si dice una parola, non è stato presentato nessun piano industriale».
Questo un anno fa.
Ieri 21 febbraio la polizia ha usato la mano pesante per rimuovere il blocco dei cancelli messo in atto dai lavoratori in cassa integrazione. La protesta dura da una settimana perché i cassintegrati temono di non rientrare in produzione.
La polizia ha motivato l'intervento "con la necessità di garantire il diritto al lavoro degli operai che si trovano dentro la fabbrica". In effetti la FIAT ha spaccato in due i lavoratori: quelli che mandano avanti la produzione e i cassintegrati che restano fuori e temono che finita la Cassa siano gettati sul lastrico.
Perché non si fa la cosa più giusta? Dividere il lavoro che c'è tra tutti quanti gli addetti? Perché i sindacati non chiamano i lavoratori in produzione, invece di consentirgli di agire da crumiri, a scioperare per imporre a Marchionne una riduzione dell'orario di lavoro per difendere i livelli occupazionali?
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