[ martedì 29 ottobre 2019 ]
Un brivido mi corre lungo la schiena leggendo sui giornali titoli come il crollo del fortino rosso (?) a commento della disfatta elettorale della coalizione giallo fucsia in Umbria.
Un brivido mi corre lungo la schiena leggendo sui giornali titoli come il crollo del fortino rosso (?) a commento della disfatta elettorale della coalizione giallo fucsia in Umbria.
Rosso a chi? Sono più di vent'anni che questa attribuzione cromatica riferita agli eredi del Pci (non solo il Pd, ma Leu e compagnia cantante) suona come un insulto alla memoria dei movimenti operai del 900 (al pari del sottotitolo quotidiano comunista sotto la testata del Manifesto).
Ciò detto, ieri, per una curiosa coincidenza, nel mondo si sono verificati contestualmente i seguenti eventi: secca sconfitta del candiato neoliberista Macri nelle elezioni presidenziali argentine (in quelle uruguaiane si andrà al ballottaggio ma il candidato di sinistra è in netto vantaggio), vittoria della Linke in Turingia, con i socialdemocratici che, al pari dell'M5S in Umbria, scendono sotto il 10 per cento e i democristiani sorpassati dall'estrema destra.
Quest'utimo evento sembra fatto apposta per legittimare gli allarmi dei partiti tradizionali (coalizioni di centrosinistra di varia composizione in testa) contro la montante marea "rossobruna". In questo baccano non si sente una parola di autocritica sulle politiche economiche che alimentano la rabbia popolare e producono questi risultati (assieme alle insurrezioni in Cile ed Ecuador e ai gilet gialli francesi).
Questo perché coloro che (almeno per ora) occupano i posti di comando non è che non vogliano, non letteralmente non possono cambiare linea politica perché gli interessi della finanza globale che li manovrano non glielo consentono. Che poi la rabbia trovi espressione nei populismi (di destra e sinistra) dipende dalla perdurante mancanza (soprattutto in Europa e ancor più in Italia) di una credibile guida politica unitaria in grado di unificare un blocco sociale anticapitalista.
Chiudo con un accenno al dissolversi del capitale di consenso che l'M5S aveva accumulato negli anni scorsi: non so se le spallate di Paragone riusciranno prima o poi a incrinare il patto opportunistico che tiene assieme il cerchio magico che sorregge la leadership di pinnocchietto Di Maio, gli interessi della Casaleggio e gli umori ciclotimici di un Grillo che gioca a fare Joker (il quale, se davvero esistesse, gli avrebbe già fatto pagare l'insulto). Sta di fatto che, più presto avverrà, meglio sarà per il recupero dello spazio politico necessario alla costruzione di un polo alterntivo a neo lib di centrodestra e centrosinistra.
* Fonte: Carlo Formenti
3 commenti:
la valutazione di Potere al Popolo sulle elezioni in Umbria
Umbria. Non ci piangiamo addosso e andiamo avanti
di Emiliano Camuzzi (Candidato presidente con Potere al Popolo!)
Le elezioni in Umbria sono state un test nazionale e come tale vanno valutate. Segnano una sconfitta storica del centrosinistra e dei 5 stelle, che vengono travolti da un voto al 60% di una destra dichiaratamente reazionaria che si è mangiata anche il voto moderato una volta presente in regione.
Uno sfondamento da destra su temi nazionali, con i temi umbri totalmente assenti, avendo i due candidati maggiori la stessa appartenenza culturale e sociale, ed i programmo locali erano uguali, quindi, gli elettori hanno preferito l’ originale alla copia e votato la sfiducia a Conte
.
Queste elezioni si sono svolte con l’uso di tanti mezzi, tanti soldi, tanto potere, escludendo chi non ne ha, ma soprattutto sono avvenute dopo anni di politiche liberiste, nazionali e locali, che non solo hanno devastato i diritti, ma anche le coscienze. In una regione governata dal Pci e dalla sinistra dal 1970, il 60% con lavoratori e classi popolari, ha votato per uno schieramento dominato dalla Lega.
E’ una slavina per tutto il paese, che dimostra che non solo Pd e 5 stelle non sono un argine a Salvini, ma che, con le politiche di austerità, lavorano per lui, la politica del meno peggio ha prodotto il peggio, anche qui.
In questo contesto di crisi terminale del centrosinistra, il risultato di pap non è per niente buono. è vero che potere al popolo in Umbria è fatto da poche decine di persone e che i nostri mezzi erano nulli.
Da questo punto di vista i 4000 voti raccolti assieme al Pci sono comunque un risultato di cui ringraziamo chi ci ha dato fiducia, impegnandoci a non deluderlo.
Tuttavia la realtà è che di fronte al crollo del centrosinistra, Pap non riesce a rappresentare una alternativa: questo non solo per la frammentazione a sinistra, che pure c’è stata, sappiamo che non basta, anzi, spesso è dannoso costruire cartelli elettorali.
No, il punto di fondo che anche il voto umbro ripropone è quello del radicamento sociale e culturale su cui riproporre una alternativa alla destra, ancor di piu dopo che Pd e 5 stelle hanno dimostrato di non reggere.
Per costruire l’alternativa ci vuole tempo e organizzazione, e le nostre forze attuali sicuramente non bastano. Quindi dovremo studiare, organizzarci di più e confrontarci con chi vuole stare dalla nostra stessa parte.
Per questo proporremo la costruzione di una opposizione sociale e politica alla nuova giunta, che continuerà ed aggraverà la politica di tagli, inquinamento, grandi opere, affari, di chi li ha preceduti.
Non è un buon risultato per noi e per chi vuole lottare, ma non ci piangiamo addosso e andiamo avanti.
che "valutazione" superficiale!!!!
La sinistra dovrebbe fare opposizione a se stessa, dato che ha rinnegato ogni valore e obiettivo della VERA sinistra. Non parla piu' di proletariato (esistente oggi come ieri), di difesa dei piu' poveri, degli emarginati, ne' di equita' sociale o di collettivismo. La sinistra tutta (tranne forse il PC di Marco Rizzo) e'l'utile idiota del potere sovranazionale, quello che vuole l'immigrazione di massa e la frammentazione della societa',la distruzione della famiglia tradizionale, la supremazia del meticciato sull'etnia e dell'islam sul cristianesimo, la cancellazione dei nazionalismi e degli stati nazionali e delle singole culture in nome di un mondialismo omologante. Io sono essenzialmente di sinistra, ma questa sinistra non e' affatto di sinistra e mi appare molto "sinistra".
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