[ sabato 26 ottobre 2019]
Questa mattina, in quel di Pescara, inizia l'annuale kermesse di A/SIMMETRIE, ovvero la cerimonia con cui Alberto Bagnai chiama a raccolta fedeli, chierici, gregari, quindi studenti e insegnanti affamati di crediti per dare spessore al loro curriculum. Quale sarà ora la narrazione del nostro dopo il grande patatrac del governo giallo-verde e il voltafaccia di Salvini? Per farsene un'idea non serve andare in pellegrinaggio, basta leggere il programma. La parola magica è decommissioning. Un lemma che in inglese sta per disattivazione, disarmo, dismissione. Decommissioning globalism, deflation, european semester, potential output, banking union....
Se si voleva una prova provata che la giravolta della Lega sull'euro non è solo una paraculata, l'abbiamo in queste contorsioni pescaresi. Avendo il "grande" capo affermato che l'euro è irreversibile, di necessità si deve fare virtù. L'uscita dall'euro è rimpiazzata dalla "disattivazione", il sovranismo dall'altreuropeismo. E voi che pensavate che l'opportunismo allignasse solo a sinistra.
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Il dietrofront di Salvini e l'imbarazzo dei suoi economisti
Nell'ultima conferenza stampa in qualità di uomo-euro, Mario Draghi ha così festeggiato le recenti retromarce di M5s e Lega sulla moneta unica: «Everybody in Italy says today that the euro is irreversible». Dunque «oggi in Italia tutti dicono che l'euro è irreversibile», laddove con quel "tutti" Draghi ha inteso riferirsi in primo luogo alle recenti dichiarazioni di Matteo Salvini.
Per togliere ogni incertezza ha infatti aggiunto che: «I dubbi ipotetici che c’erano in una parte della governance dell’Italia ora non ci sono più». E, per chi proprio non avesse capito, il solerte Corsera ci informa come la frase sulla "irreversibilità" sia stata pronunciata «sorridendo e certamente pensando a Matteo Salvini».
Ora, è chiaro come Draghi abbia voluto strafare — anche secondo le statistiche di Eurostat l'Italia resta il paese più euroscettico dell'Unione — ma certamente ha colto il punto: la normalizzazione di M5s e della Lega. Ovviamente, come ogni normalizzazione, anche questa non può essere totale. Sia nei Cinque Stelle che, soprattutto, nel partito salviniano restano dunque settori sovranisti tuttora convinti della necessità di uscire dall'euro.
Ma, si sa, quel conta è la linea espressa dai gruppi dirigenti, ed essa non lascia spazio a dubbi. Tanti sono dunque i sovranisti delusi e spiazzati. Se nei Cinque Stelle si preferisce parlar d'altro, nella Lega si ricorre alla solita narrazione consolatoria, quella secondo cui il fine dell'uscita non sarebbe cambiato; cambiata sarebbe solo la comunicazione, adesso tesa a dissimulare quell'obiettivo.
Questa storiella è davvero avvincente. Ed ha il vantaggio di non poter mai essere smentita. Tu cominci a rinunciare ai tuoi obiettivi? Niente paura, è solo un modo per disorientare l'avversario, non facendogli conoscere le tue reali intenzioni. Tu finisci, via via, per assumere le posizioni del nemico? Perfetto, vuol dire che siamo vicini all'obiettivo! E più si rinnega quel che eravamo (o dicevamo di essere) e più si è vicini alla vittoria. Talmente vicini che non ci si arriva mai... E non arrivandoci chi potrà mai smentire la bontà di questa dissimulazione?
Un esempio di come funzioni questo meccanismo ci viene dalla storia del Partito comunista italiano (Pci). Negli anni settanta del secolo scorso questo partito operò una serie di svolte piuttosto pesanti, tutte presentate però ad una certa parte della base come semplici espedienti tattici. Proponiamo il "compromesso storico" con la Democrazia Cristiana (1973), ma solo per batterla meglio. Accettiamo apertamente la Nato (1976), ma al fondo restiamo filo-sovietici coi baffi. Diciamo sì alla politica dei sacrifici (governi Andreotti 1976-79 - svolta sindacale dell'Eur 1978), ma è solo perché la classe operaia deve ormai farsi Stato. Eccetera, eccetera, eccetera. Insomma, arretriamo di continuo, ma lo facciamo in nome della rivoluzione. Peccato che al posto della rivoluzione arrivò invece la Bolognina e lo scioglimento del Pci: chissà perché...
Naturalmente, come già detto, la narrazione di cui sopra riguardava solo ed esclusivamente una certa parte della base. Una parte via via sempre più minoritaria. L'altra, unitamente ai gruppi dirigenti ai vari livelli, ben sapeva dove si stava andando. E lo approvava. Ma chi lo sapeva ancora meglio era la classe dominante dell'epoca, tant'è che con la Seconda repubblica il personale politico ex-Pci (si pensi all'orrida figura di Napolitano) sarà quello prescelto da lorsignori per far digerire ogni porcata neoliberista al popolo lavoratore.
Ora, i paragoni storici valgono quel che valgono, ma — mutatis mutandis — ho l'impressione che qualcosa del genere stia accadendo a quella parte della Lega che crede davvero alla battaglia per la sovranità nazionale e che dovrebbe adesso digerire la salviniana irreversibilità dell'euro come stratagemma, pensate un po', per arrivare all'uscita dall'euro. Caspita, che furbi! Chissà perché non ci avevano pensato finora!
Non so se questa favoletta verrà propinata in questo fine settimana, nell'annuale raduno pescarese organizzato da Bagnai. Probabile che si aggiri il tema parlando d'altro, un po' come quando nel Pci gli intellettuali organizzavano dotti convegni su Gramsci, proprio mentre la dirigenza politica si adattava sempre più al pensiero unico neoliberista. Insomma, un modo come un altro per tenere ancora in piedi una commedia ormai scaduta di livello.
Agli inizi di settembre mi ero permesso di rivolgere a Bagnai dodici domande. La dodicesima di queste domande, così riassumeva la questione:
«Alla luce di quanto abbiamo visto finora, non è che nella Lega le posizioni di Bagnai sono state sonoramente battute?».
Ovviamente, ma questo era scontato, quelle domande non hanno avuto risposta alcuna dall'interessato. Adesso però, dopo l'uscita salviniana di metà ottobre, una risposta ce la dà Mario Draghi. Il quale sulla normalizzazione dell'Italia si illude (o finge di farlo), ma su quella della Lega salviniana sa quel che dice. Canta vittoria e nessuno gli replica, qualcosa vorrà pure dire.
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7 commenti:
Mi scuso con Mazzei perché questo commento non c'entra con il suo ottimo articolo.
Insomma, non facciamo niente per Assange? Ho visto delle foto tremende. Lo stanno ammazzando lentamente. Magari con qualche sostanza speciale, come é successo in altri casi. Perché evidentemente la cosa migliore é che crepi. E chiusa lí.
Non si potrebbe organizzare qualcosa? Nessuno fa niente? L'unico é stato il povero Barnard, solo come un cane davanti all'ambasciata. Anche una cosa piccola, simbolica. Non siete d'accordo?
Suvvia non prendiamoci in giro. Premetto che non ho nessuna simpatia particolare del Salvini politico (figuriamoci della persona) ma ormai da qualche giorno circola su you tube il passaggio dell'intervista al programma 'L'aria che tira' dove il suddetto smentisce di aver mai detto che l'euro e' irreversibile.Siccome fino ad ora non c'e' stata la smentita dell'autrice dell'articolo vale l'ultima dichiarazione dell'interessato. Quindi incominciamo a fare i seri quando soprattutto lo si richiede giustamente agli altri. Comunque e' tutta l'impostazione che state assumendo con le vostre dichiarazioni che e' sbagliata. L'avevo rilevato qualche giorno fa che con una prospettiva politica tutta appiattita sulla critica degli avversari non si va da nessuna parte. Invece di elaborare una strategia che consenta di superare i limiti che i vari gruppuscoli anti EU hanno mostrato (vedasi er esempio il numero di partecipanti alla recente manifestazione di Roma) si continua a fare le pulci sui virgolettati, sui non detti ecc di chi comunque come Bagnai e Borghi ci sta mettendo la faccia rispetto ad un mainstream mediatico assolutamente schierato in favore dell'oligarchia globalista (anche se dubito che molti di loro sanno di aver quel ruolo tanto sono ignoranti). Per onesta' bisogna ammettere che solo Pasquinelli e' intervenuto in maniera propositiva ma serve un salto di qualita' per poter aspirare ad avere un seguito di persone all'altezza della sfida. L'auspicio e' che ci sia la volonta' di creare un contesto tale che possano finalmente emergere posizioni che conteplino sia una fase critico-analitica di quello che e' stato fatto, sia una fase propositiva che faciliti una progressiva realizzazione a livello pratico di quello che si viene di volta in volta ad elaborare. Ovviamente nessuno qui sta offrendo certezze ma la mia esperienza di studio costantemente riflessa sull'azione politica, mi consente di avvertirvi che il continuare a seguire una linea come decritta sopra non potra' sortire nulla di positivo rispetto alle giuste istanze a cui questo sito vuole aspirare. La contigenza lo richiede e prima lo fate e maggiore e'la probabilita di apertura di nuovi orizzonti affinche'sempre piu' numerosi compagni/e possano incamminarsi per poterli poi supportare nell'affrontare le vicissitudini della lotta quotidiana. La strada dopotutto, potrebbe dimostarsi piu' breve di quella che noi assumiamo.
Mi associo convintamente al primo commentatore (fuori tema): l' inerzia sulla sorte di questo autentico eroe dei nostri tempi ("beati i popoli che non hanno bisogno do eroi", Brecht; e infatti siamo messi molto male...) é semplicemente vergognoso.
G.B.
Il Ticino rosso-bruno
https://www.forumalternativo.ch/2019/10/26/il-ticino-rosso-bruno/
concordo con Dianade sulla necessità di associarsi alla
campagna in solidarietà con Assange.
Condivido e apprezzo moltissimo l'editoriale:
sono curioso di sapere cosa ne pensa la base dei seguaci di Bagnai.
Condividendo il pensiero di Roberto, sono uno che ha seguito (in streaming) le due giornate di Pescara. Ammesso e non concesso il ruolo di gatekeeper di questo convegno, ascoltare la lezione del professor Galli sulla sovranità o anche gli interventi dei professori Chessa e Guazzarotti sul rapporto Costituzione e Trattai Ue, è stato musica per le mie orecchie. Il problema, forse, è che questi pensieri, difformi dalla dottrina dominante,restano confinati ad una platea ridotta. Addirittura ho trovato degli spunti positivi nell'intervento del professor Zingales che, a mio modo di vedere, non è riuscito a trovare argomenti a favore dell'Unione Europea se non esaltandone le evidenti distorsioni. Quello che possiamo fare noi, a prescindere Bagnai e Borghi, è diffondere questi pensieri e punti di vista ed aumentare la massa critica. Inziare sui distinguo, potrebbe rivelarsi controproducente.
Considerando anche che il voto è così volatile che basta un niente per passare dalle stelle alle stalle.
Stefano Petroncini
Concordo in pieno con Roberto e Stefano Petroncini. Sentitevi su youtube l'intervento di Carlo Galli sulla sovranità e capirete che si è parlato in modo chiaro contro l'euro.
Non so ma nel vostro intervento forse mi sbaglio, traspare ancora dopo tanto tempo, dell'acredine nei confronti di Bagnai che non serve a nulla, se non ad una polemica personale che lascia il tempo che trova. Aggiungo infine che se si vuole criticare un qualsiasi evento bisognerebbe parteciarvi.
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